Udine e Buttrio: due gare diverse, condizioni assai simili, epilogo identico.
Come noto le gare nei dintorni tendono ad aggregarsi. E così in tre fine settimana consecutivi si disputa quasi la metà delle mezze maratone regionali. Udine 25 settembre, Città del vino 2 ottobre, Pordenone 9 ottobre.
Approfitto di questa successione per riprendere contatto con la distanza, abbandonata dalla scorsa primavera in favore di distanze più contenute.
In questo periodo l'efficienza non è al massimo e il limite viene fuori a fine gara.
A Udine ho corso "a tutta" con sensazioni di cosce legate e pesanti dal primo all'ultimo chilometro, concludendo in vistoso calo (ma quanto dura è tentare di mantenere l'andatura quando non ne hai più, e mancano ancora 3-4 km...). Tempo finale 84'36'', 35'' sopra il mio PB ottenuto però con metà fatica.
Il 2 ottobre ho corso per la prima volta la maratonina delle città del vino.
Il programma prevedeva un'andatura tra la corsa a ritmo medio e la "corsa lunga svelta", per me quindi circa 4'20'' al km. In tabella, nell'ultima colonna, quella delle note, c'era il malefico appunto: se te la senti, arriva anche a 25 km. E così, al fine di precludermi la via di fuga dopo lo striscione dell'arrivo, decido di correre circa 5 km a tale ritmo prima della partenza della gara in modo che, se avessi deciso di terminare l'allenamento a 21 km, mi sarei trovato tra i ritirati.
Salto subito alla conclusione: 4'20'' al km non è il mio "ritmo maratona". E lo è ancora meno su un percorso "fastidioso " (alla fine saranno 60 metri D+ e 120 metri D-) correndo tra le 10.35 e le 12.05.
"Cerca le sensazioni della maratona" mi era stato detto. Le ho trovate, sì, ma speravo di sorridere a quelle dei primi 27 km, non di maledire la sofferenza degli ultimi.
A dirla tutta la colpa è anche mia, che ho gestito in malo modo le energie, sottovalutando la giornata. Non ho dati da scorrere in questo momento, ma sicuramente fino al km 20 ho corso tra i 4'10'' ed i 4'15'' (vado a memoria sui lap intravisti in corsa), per poi crollare letteralmente dal 22°-23° quando mi sono trovato in seria difficoltà a mantenere i 4'30'' al km. La media finale conta poco e, nonostante sia prossima a quanto programmato, la fatica è stata troppa ed il mal di gambe dei due giorni successivi sottolinea la scarsa qualità della mia prestazione.
La corsa di rigenerazione del martedì successivo mi ha però lasciato positivamente sorpreso. Mi aspettavo gambe di legno e piedi di piombo, e invece ho corso un totale di 16 km con 10 allunghi finali che, pur non tutti in scioltezza, mi hanno fatto ritrovare un paio di piedi smarriti qualche settimana fa.
Il resto della settimana è caratterizzato da due sole uscite in vista della mezza di Pordenone, con recupero soprattutto psicologico dopo la "bambola" di Buttrio. Per dire: già martedì a pensare alla mezza non mi veniva più da vomitare.
Arrivo quindi a Pordenone scarico "il giusto". Obiettivo: 4'05'' al km, considerando che il percorso è "bigoloso" soprattutto nel finale.
I partenti sono circa 400 e non mi è difficile portarmi nelle prime 6-7 file. Allo sparo parto cauto, senza spingere, anche perché c'è un rampetta ai 500 a cui portare rispetto. Passo al km 1 in 4'02'' senza grossi patemi. Da qui comincia una bella storia, del tutto inaspettata. Un po' come quelle serate in cui uscivi senza grandi aspettative e andava a finire a casa delle studentesse Erasmus a fumare il narghilè col rhum al posto dell'acqua e chissà cosa al posto del tabacco. E tutti amici!
Non mi è difficile individuare la figura di Meris, un ragazzo che ho incontrato per la prima volta ad una non competitiva ma competitiva a Biverone, che so viaggiare comodamente più forte di me (80' in mezza, abbondante under 3h in maratona). Tendo l'orecchio "Ogi la fasso a 4". Lo prendo come riferimento e come me fanno almeno altri 6: 2 AzzanoRunner, 2 Aggrdire, un giovanotto pimpante e un simpatico portatore di pizzetto XL bianco. Subito i due AzzanoRunner coglionano Meris che a 4' al km si permette di saltare gli spartitraffico per salutare i fan. Lui se la prende e i due Azzurovestiti hanno ormai posto la firma sotto la loro condanna a morte. Infatti da lì in pochi split avranno il 4 davanti. Siccome ho capito come butta mi metto dietro e decido che perdere 5'' al km non è un delitto. Ma rischia di diventarlo nel momento in cui mi rendo conto che tenendo il gruppetto sempre a 6-7 metri, di fatica non ne faccio mica tanta. Allora giustamente pizzetto verso il settimo km mi propone di andarli a prendere, visto che dietro a noi c'è il nulla podistico. Peraltro notriamente goloso di runner imprudenti o paurosi. Un piccolo allungo ci permette di rifarci sotto e posso sfruttare la scia dei magifici 7. A questo punto si inserisce il fattore C. Che starebbe per il retrotreno di una avvenente runner in short sgambatissimo che dall'inizio della gara se ne sta là, a 150 metri. L'effetto è quello del magnete sulla limatura di ferro (ed il paragone calza a pennello, per me podista "sega") e inesorabilmente Meris tende a collassare verso il centro di gravità del nostro universo mentale. Al km 10 il crono segna 40'10'', la lancetta del carburante è ancora abbondantemente sopra la metà serbatoio ed il mirino è incollato alla lycra che ci ondeggia davanti. Il triste panorama offertoci dalla zona industriale che attraversiamo non demoralizza il buon Meris che, sfruttando un paio di falsopiani, ottiene i due risultati sperati: salutare i due AzzanoRunner (e con loro perdiamo anche il buon pizzetto ed il giovanotto dalla corsa elastica) e raggiungere missmondo. Resto solo con Meris ed i due Aggredire che non sembrano dare segni di cedimento. Ora però si torna verso il centro e attorno al km 14 comincia la parte più dura: circa 4 km sempre a salire, con piccoli strappi, tratti di falsiopiano e qualche breve discesa da affrontare con cautela. Decido di assecondare le sensazioni e accetto l'ipotesi di lasciarmi anche un po' staccare perché è ancora lunga. Sorprendentemente mantenere l'andatura di Meris non mi causa particolari affanni ed oltretutto mi rendo conto che da qualche km il gap di 150 metri che mi divide da Piergiovanni, amico che inseguo da quando ho iniziato a correre, sta diminuendo. I due Aggredire mollano e resto solo con la mia lepre personale. Attorno al km 17 una svolta ad U ci immette su un grande viale e chiamo Pier che ormai mi precede di non più di 30 metri. Corre ancora bene e continua a farlo insieme ad un altro runner in canotta verde che lo accompagna dall'inizio della gara. Sfruttando il rettilineo e una certa fluidità di gamba piazzo un 3'52'' che mi riporta sulla coppia giusto al cartello dei 18 km. Il rettilineo sembra continuare ancora per un km e mi sembra saggio accodarmi a rifiatare. I due si voltano e dichiaro di voler "sfruttare la scia per un po'" riproponendomi di ricambiare il favore più avanti. Al km 19 mi sembra di aver rifiatato abbastanza, nonostante il cronometro segni 3'54''. A questo punto arriva la ciliegina, e ce la offre il runner in verde: "Sto per fare il mio personale..." e Meris risponde con tre parole: "E allora via!" piazzando un allungo che in tre secondi ci da dieci metri. Non ho il tempo di pensarci e agisco d'istinto: non si lascia scappare l'ultimo treno, soprattutto se gratis. Chiudo il gap. Ora gli strappetti del Corso che mi hanno visto adolescente tante domeniche pomeriggio con la mia ragazza di allora, lei che si specchiava sulle vetrine e io con i pantaloni gonfi dopo una settimana chiuso nella stanzetta della Casa delle Studente, sono rampe di lancio verso il traguardo. C'è pure un po' di timido tifo. Al cartello del km 20 lappo 3'46''. Si scende rapidamente verso il fiume, curva secca a sinistra. Cerco di affrettare il passo, che tanto all'ultimo km non si scoppia, perché o sei già scoppiato o ne hai ancora, non sai dove, ma ne hai. Gli ultimi 500 metri sono un vialone in lieve ascesa che però lascia vedere in fondo l'arco dell'arrivo e allora ti pare di stare già sul tappeto blu. Ultimi 1097 metri in 4'02'', come i primi 1000. Il cerchio si è chiuso perfettamente: 1h23'21''.
Arrivo strigendo la mano di Meris. E' l'unico modo che ho per ringraziarlo di avermi trascinato fino a lì con il mio nuovo personal best.
Il caso mi assegna il terzo posto di categoria (a chi ride gli mando il virus che fa venire le vesciche sul mignolino del piede) ma mi perdo la premiazione (senza rimpianti) per andare a mangiare in agriturismo con famiglia e amici.
A proposito dei miei amori
«Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni.»
Jesse Owens
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martedì 11 ottobre 2011
lunedì 7 marzo 2011
Maratonina transfrontaliera Gorizia 2011
33a edizione della mezza maratona di Gorizia, ben organizzata dal gruppo marciatori Gorizia.
Giunge in un momento buono lungo la via che mi porterà alla maratona d'Europa di Trieste, 8 maggio 2011. Nell'ultimo mese infatti mi sono dedicato ad un "richiamo" della capacità aerobica che in vista della maratona mi servirà per reggere i carichi dei prossimi due mesi. Le sedute di ripetute medie e le uscite a ritmo medio fino ai 15 km mi davano in uno stato di forma più che buono, anche se non ottimale. In realtà il confronto con sedute analoghe sostenute ad ottobre-novembre non era semplice perché quelle più recenti le ho corse spesso con le gambe stanche. Insomma, mi aspettavo di correre una gara sovrapponibile alla mezza di Palmanova in termini di prestazione almeno fino al 14° km (4'05''/km) ma di non essere poi in grado di accelerare nell'ultimo terzo di gara. A rendermi cauto con le previsioni c'era anche la conoscenza del tracciato di gara, non proprio piatto. A mio vantaggio giocava invece una situazione atmosferica ideale per correre: soleggiato, 8° C alla partenza, poco vento.
Stavolta le gambe in riscaldamento le sento. Non ho la sensazione di leggerezza che avevo a Palmanova.
Siccome non sono venuto qui per fare il personale ma per confermare la prestazione precedente, decido di non badare troppo al cronometro e di cliccare ogni 5 km.
PIMPUMPAM via tutti. Stavolta ho ascoltato il consiglio di Franchino e ci ho messo "solo" 13 secondi a passare sotto lo striscione della partenza. I primi 3 km sono un budello dentro le vie della città ma non ci sono problemi. Riesco a scorgere il cartello dei 2 km, butto l'occhio all'orologio che segna 8'04''. Alla fine del terzo km ci immettiamo sul corso Italia, da percorre in andata e in ritorno per un totale di un paio di km. E' un tratto bello perché incrocio i primi, quelli scuri, quelli che vanno forte, quelli depilati, quelli che vanno viaggiano ma sono già in acido lattico. A questo punto la folla si è già diradata, ma davanti ho ancora un bel serpentone folto folto. Svolta ad U e cerco di mettere a fuoco un po' di amici. Prima Riccardo, pacer dell'ora e 30'. Poi Luca e Daniele (11111) che dovrebbero correre a ritmo maratona. Poi Max, re leone, ed infine, 20 metri dietro al king, Simone. Ci incitiamo a vicenda. Al quinto km clicco: 20'05''. Sto bene. Non in scioltezza, ma bene. Oltrepassiamo il vecchio confine con la Slovenia e entriamo nel paesino di San Pietro (Sempeter), ampiamente ignorati dai paesani che entrano in chiesa per la messa. Dopo un giro intorno all'abitato ripassiamo davanti alla chiesa e ci dirigiamo a destra, verso la ciclabile accanto alla ferrovia e poi al lungo rettilineo nella zona industriale di Nova Gorica. Qui aggancio due runner, uno saggio e uno stolto. Lo stolto comincia a gridare fonemi incomprensibile e a fare l'elastico. Accelera, guadagna due metri e poi cede, mezzo minuto dopo fa lo stesso. Al terzo colpo, ovviamente, lo perdiamo. Il saggio continuerà ad andare del suo ritmo e alla fine arriverà al traguardo quasi con me. Lo dico con orgoglio: per chilometri ho lentamente guadagnato qualche metro nei confronti degli altri runner, per poi perderli ad ogni incrocio. Questo perché tutti tagliavano su marciapiedi, spartitraffico, parchetti cittadini, mentre io rimanevo sempre sulla strada. Sarò pirla? Io non la penso così. Comunque, passo al decimo km appena sotto i 40', poi il 15 me lo perdo, ma al sedicesimo sono a 1 ora e 4 minuti. Media tonda tonda. La parte difficile arriva a desso. Ci immettiamo su una stradina di periferia con alcuni tratti in sterrato, qualche ondulazione, un po' di vento. Il km 17 lo faccio in 3'53'' ma sento che non riuscirò a tenere questo ritmo. Mi limito un po' e cerco di restare sul filo della soglia anaerobica. Divido ciò che mi resta in due tratti di 2 km e tengo duro. Clicco al km 20 e vedo 1 ora 19' 12'' (sbagliando. Poi saprò che che i secondi ammontavano a 42). Non serve essere dei geni per capire che finirò sotto l'ora e 24. Poi do tutto. Sono al massimo. Al traguardo il mio timex da 1.24'01'', da correggere in 1.24'03'', meno irritante. Inaspettato, ma frutto di una gestione di gara meno timorosa rispetto a Palmanova.
Al di là dei numeri, mi sono divertito. A tratti, probabilmente aiutato dal vento e incoraggiato dalla rassicurante presenza del runner saggio, correvo con facilià sui 4'00'' al km. Gli ultimi due chilometri ho sofferto, ma il giusto, senza cali considerevoli (ultimi 1097 in 4'18'') ma senza nemmeno capacità di reagire allo scatto del ragazzino che, scoprirò poi, risponde al nome di Lorenzo Paussa, corrispondente regionale di "Correre". Senza falsa modestia, mi sembra di poter migliorare ancora qualcosa.
Giunge in un momento buono lungo la via che mi porterà alla maratona d'Europa di Trieste, 8 maggio 2011. Nell'ultimo mese infatti mi sono dedicato ad un "richiamo" della capacità aerobica che in vista della maratona mi servirà per reggere i carichi dei prossimi due mesi. Le sedute di ripetute medie e le uscite a ritmo medio fino ai 15 km mi davano in uno stato di forma più che buono, anche se non ottimale. In realtà il confronto con sedute analoghe sostenute ad ottobre-novembre non era semplice perché quelle più recenti le ho corse spesso con le gambe stanche. Insomma, mi aspettavo di correre una gara sovrapponibile alla mezza di Palmanova in termini di prestazione almeno fino al 14° km (4'05''/km) ma di non essere poi in grado di accelerare nell'ultimo terzo di gara. A rendermi cauto con le previsioni c'era anche la conoscenza del tracciato di gara, non proprio piatto. A mio vantaggio giocava invece una situazione atmosferica ideale per correre: soleggiato, 8° C alla partenza, poco vento.
Stavolta le gambe in riscaldamento le sento. Non ho la sensazione di leggerezza che avevo a Palmanova.
Siccome non sono venuto qui per fare il personale ma per confermare la prestazione precedente, decido di non badare troppo al cronometro e di cliccare ogni 5 km.
PIMPUMPAM via tutti. Stavolta ho ascoltato il consiglio di Franchino e ci ho messo "solo" 13 secondi a passare sotto lo striscione della partenza. I primi 3 km sono un budello dentro le vie della città ma non ci sono problemi. Riesco a scorgere il cartello dei 2 km, butto l'occhio all'orologio che segna 8'04''. Alla fine del terzo km ci immettiamo sul corso Italia, da percorre in andata e in ritorno per un totale di un paio di km. E' un tratto bello perché incrocio i primi, quelli scuri, quelli che vanno forte, quelli depilati, quelli che vanno viaggiano ma sono già in acido lattico. A questo punto la folla si è già diradata, ma davanti ho ancora un bel serpentone folto folto. Svolta ad U e cerco di mettere a fuoco un po' di amici. Prima Riccardo, pacer dell'ora e 30'. Poi Luca e Daniele (11111) che dovrebbero correre a ritmo maratona. Poi Max, re leone, ed infine, 20 metri dietro al king, Simone. Ci incitiamo a vicenda. Al quinto km clicco: 20'05''. Sto bene. Non in scioltezza, ma bene. Oltrepassiamo il vecchio confine con la Slovenia e entriamo nel paesino di San Pietro (Sempeter), ampiamente ignorati dai paesani che entrano in chiesa per la messa. Dopo un giro intorno all'abitato ripassiamo davanti alla chiesa e ci dirigiamo a destra, verso la ciclabile accanto alla ferrovia e poi al lungo rettilineo nella zona industriale di Nova Gorica. Qui aggancio due runner, uno saggio e uno stolto. Lo stolto comincia a gridare fonemi incomprensibile e a fare l'elastico. Accelera, guadagna due metri e poi cede, mezzo minuto dopo fa lo stesso. Al terzo colpo, ovviamente, lo perdiamo. Il saggio continuerà ad andare del suo ritmo e alla fine arriverà al traguardo quasi con me. Lo dico con orgoglio: per chilometri ho lentamente guadagnato qualche metro nei confronti degli altri runner, per poi perderli ad ogni incrocio. Questo perché tutti tagliavano su marciapiedi, spartitraffico, parchetti cittadini, mentre io rimanevo sempre sulla strada. Sarò pirla? Io non la penso così. Comunque, passo al decimo km appena sotto i 40', poi il 15 me lo perdo, ma al sedicesimo sono a 1 ora e 4 minuti. Media tonda tonda. La parte difficile arriva a desso. Ci immettiamo su una stradina di periferia con alcuni tratti in sterrato, qualche ondulazione, un po' di vento. Il km 17 lo faccio in 3'53'' ma sento che non riuscirò a tenere questo ritmo. Mi limito un po' e cerco di restare sul filo della soglia anaerobica. Divido ciò che mi resta in due tratti di 2 km e tengo duro. Clicco al km 20 e vedo 1 ora 19' 12'' (sbagliando. Poi saprò che che i secondi ammontavano a 42). Non serve essere dei geni per capire che finirò sotto l'ora e 24. Poi do tutto. Sono al massimo. Al traguardo il mio timex da 1.24'01'', da correggere in 1.24'03'', meno irritante. Inaspettato, ma frutto di una gestione di gara meno timorosa rispetto a Palmanova.
Al di là dei numeri, mi sono divertito. A tratti, probabilmente aiutato dal vento e incoraggiato dalla rassicurante presenza del runner saggio, correvo con facilià sui 4'00'' al km. Gli ultimi due chilometri ho sofferto, ma il giusto, senza cali considerevoli (ultimi 1097 in 4'18'') ma senza nemmeno capacità di reagire allo scatto del ragazzino che, scoprirò poi, risponde al nome di Lorenzo Paussa, corrispondente regionale di "Correre". Senza falsa modestia, mi sembra di poter migliorare ancora qualcosa.
martedì 23 novembre 2010
Mezza maratona di Palmanova 2010
Mi ritengo una persona razionale e la scaramanzia non fa parte dei fattori che influenzano il mio comportamento.
Il silenzio sul blog è dovuto ad altri motivi che forse un giorno avrò modo di spiegare.
La mezza maratona di Palmanova l'avevo messa nel mirino qualche mese fa, quando avevo capito che non avrei potuto correre a Udine. Avevo iniziato a seminare nel lontano maggio, sulle salite di Colmello e su quella di Castelvecchio. In val di Fassa a fine giugno i primi germogli, stentati, innaffiati dall'acido lattico speso su salite per me terribili. A fine agosto un primo test a Velden dove appariva evidente che la pianta era cresciuta, le radici erano salde, ma i rami non ancora pronti a reggere i frutti. A fine settembre ci sarebbe stata proprio bene la mezza a Udine ma la promessa fatta di subordinare qualsiasi impegno sportivo alle nostre ferie autunnali mi ha portato a sudare in Tunisia. Ho appeso ai rami ripetute, corse a ritmo medio, stramaledettissimi IT, constatando che mi riusciva abbastanza facile stare al limite superiore del range di velocità consigliata. Un test il lunedì dopo la maratona di Venezia (come accompagnatore in borghese) aveva dato risultati talmente lusinghieri che: 1) ho dato il merito al vento, 2) ho pensato di aver sbagliato a misurare (un anello che avrò percorso almeno 200 volte in due anni, e misurato col GPS una cinquantina di volte!), 3) ho pensato di aver riposato "troppo" (ben 48 ore!).
Insomma, ieri era il momento di raccogliere.
Clima meraviglioso per correre. Vento quasi zero, 12 gradi. Tutto pronto. Mi riscaldo i soliti 20 minuti e mi sembra di non avere le gambe. A 15' dal via entro nell'unica gabbia. Mi sembra onesto posizionarmi a 20-30 metri dalla linea di partenza, lasciando circa 300 persone a precedermi. Mi guardo intorno. Una signora in fuseaux e felpona mi spintona per passare avanti. Accanto a me uno spilungone di 90 kg dichiara di voler stare sotto le due ore. Mi viene il dubbio di essere nel posto sbagliato, ma forse è il dubbio ad aver sbagliato persona. Perché non assali loro? Hanno un'aria innocente che fa capire che semplicemente NON SI RENDONO CONTO che qui non vale "chi prima arriva meglio alloggia", e soprattutto non capiscono che a stare lì danneggiano molti altri. In precedenti occasioni in questa gara sono arrivato a perdere anche 1 minuto e mezzo nel primo chilometro. Praticamente irrecuperabile.
Allo sparo, incredibile, quella dietro a me comincia a spingere. E no, cazzo. Punto i piedi e lascio che chi mi precede mi prenda un metro. Poi parto. Mi metto a lato e qui corro abbastanza libero. Ho idea di fare i primi 1000 a 4'15'', giusto per far ricircolare il sangue e poi mettermi a velocità di crociera 4'05''/km. Freno un po' e lascio che gli imprudenti sfoghino le energie. Alla porta c'è un rallentamento e già nel falsopiano successivo affianco qualcuno con il fiato 1:1, roba che neanche al ventesimo. Al cartello del 1° km riconosco la bandana rossa del Margiotta, seguito da una folta schiera di triatleti. Un po' scortesemente gli chiedo a quanto vuol portare i suoi al traguardo e mi risponde in modo strano "se ce la faccio, 1 ora e trenta". Mi viene da dirgli: "in un'ora e trenta ne fai due e ancora ti avanza", ma dico solo "grazie" e mi riprometto di chiedergli scusa di averlo disturbato senza essermi presentato. Ma forse era meglio risparmiare il fiato, per me e per lui.
E così prendo il largo immaginando che qualcuno fissi l'immagine della mia schiena nella speranza di ritrovarla nei chilometri successivi.
Da sempre mentalmente divido la mezza in tre parti: 7 km in scioltezza, 7 km tenère, 7 km spara tutto. I 4'05'' non mi costano fatica. Cerco di mantenermi decontratto. Sono su un impegno tra la corsa lenta e la corsa lunga svelta. Mi lascio passare dagli ultimi audaci e sto sulle mie.
Calcolo che devo arrivare almeno al settimo km con questo impegno respiratorio. All'ottavo il fiatone non arriva. Passo al decimo in 40'54'', con sei secondi di vantaggio sulla tabella di marcia. Al quarto di maratona sono a 43'12''. Mi basta incrementare di 3 secondi al km a l'obiettivo di stare sotto gli 86' è raggiunto. Il prossimo traguardo mentale è il km 14, qui inizia la mia gara. Ci arrivo e il fiato è quello dell'inizio. Che faccio? Incremento. Il km 15 vola a 3'47'' e allora mi do una calmata. mi assesto sui 3'52''-3'55''. Gli ultimi km li divido in 2 parti: una prima parte da correre appena sotto i 12', l'altra, a tutta. Continua a cliccare ogni 1000 e la prima cifra è sempre 3. Al 18° smetto di guardare il crono e fisso solo quelli davanti a me. Prima vado a prendere un carnico in giallo, poi uno in scarpe arancioni. Miro ad un pelato tutto storto, e via anche lui. Mi manca solo uno spilungone, Gabriele, Libertas, ce l'ha scritto sulla schiena. Mi ha passato al quinto-sesto km ed è andato via. Poco dopo l'ho visto dietro una siepe, si è rimesso in strada e mi è andato via di nuovo, dal 15° in poi è sempre rimasto là, a 50 metri. Dal 18° ha ricominciato ad ingrandirsi. Non riesco più ad accelerare e ne passo tanti. Quasi tutti hanno il fiato peggio del mio e provano ad attaccarsi, inutilmente. Dal decimo all'arrivo saranno 62 le "vittime". Ultimo chilometro.
Provo a sfruttare un po' di discesa. Ne passo ancora qualcuno. A 30 metri dalla porta sento un urlo selvaggio. Da sopra la porta della città sponta la testa dell'amica Manu che grida il mio nome come un ossesso. Alzo il pollice "OK!". Ormai l'"impresa", la mia impresa è fatta. Passo sotto la porta e nella salitina successiva arrivo a 2 metri da Gabriele. Lui non lo sa che ce l'ho nel mirino ma il tifo gli fa cambiare marcia. Io soffro e pago lo sforzo della salita e perdo qualche metro da lui. Negli ultimi 300 metri non allunga più ma non riesco ad avvicinarlo. Finisce che passa lui per primo e io chiudo l'ultimo mille attorno ai 3'40''. Cesare dal microfono segnala il mio arrivo e dice 1 ora 24 minuti e quarantotto secondi, mentre il mio crono segna un realtime di 84'29'', sei secondi sopra la soglia dei 4'00'' al km netti, correndo gli ultimi 11097 metri ad una media di 3'55'' al km.
Trovo la forza di sgambettare 4-5 minuti per defaticare, ma la felicità mi permetterebbe di continuare per altri 21 km (iperbole).
Da quasi due anni ero inchiodato agli 87 minuti, 30'' più 30'' meno e credevo di non riuscire più a migliorare. Raramente ho provato sensazioni di così gran benessere durante una gara e la sofferenza vera l'ho provata solo negli ultimi 3 km, dove la forza me l'hanno data i sorpassi continui.
Un'altra barriera (85') è caduta e per poco non è caduta quella dei 4'00'' al km sulla mezza. Se avessi dovuto scommettere, avrei dato un risultato così a 1:50.
Gli altri:
Matteo
Ancora molto lontano dalla massima espressione delle sue potenzialità, passeggia per un bel pezzo con i palloni dell'ora e quaranta, poi si rompe le palle e in 10 km scava un buco di 5'. La gamba fa ancora i capricci ma se la smette di voler correre a tutti i costi una 42 e si dedica seriamente a distanza minori l'ora e 30 è destinata a cadere molto molto presto.
Luca
Stop inatteso a tre settimane dalla gara. Impossibile puntare al PB, ma sostanzialmente uguaglia, seppur con grande fatica, il crono di Pordenone. Continuo a sostenere che il ragazzo ha potenzialità. Senza fretta però.
Simone
Manda serenamente a quel paese la mezza di Palmanova e dedica la domenica al piccolo Matteo. Bravo papà!
Il mio avversario virtuale Poiana (ma lui non lo sa)
Aveva vinto lui a Farra (7800), poi io a Medea (21097), ancora io a Fagagna (1 ora), lui a Buttrio (1 ora). Ieri ha condotto una bella gara in progressione ma gli ho rifilato 1'50''. Bravo. continua così che sei uno stimolo.
Il silenzio sul blog è dovuto ad altri motivi che forse un giorno avrò modo di spiegare.
La mezza maratona di Palmanova l'avevo messa nel mirino qualche mese fa, quando avevo capito che non avrei potuto correre a Udine. Avevo iniziato a seminare nel lontano maggio, sulle salite di Colmello e su quella di Castelvecchio. In val di Fassa a fine giugno i primi germogli, stentati, innaffiati dall'acido lattico speso su salite per me terribili. A fine agosto un primo test a Velden dove appariva evidente che la pianta era cresciuta, le radici erano salde, ma i rami non ancora pronti a reggere i frutti. A fine settembre ci sarebbe stata proprio bene la mezza a Udine ma la promessa fatta di subordinare qualsiasi impegno sportivo alle nostre ferie autunnali mi ha portato a sudare in Tunisia. Ho appeso ai rami ripetute, corse a ritmo medio, stramaledettissimi IT, constatando che mi riusciva abbastanza facile stare al limite superiore del range di velocità consigliata. Un test il lunedì dopo la maratona di Venezia (come accompagnatore in borghese) aveva dato risultati talmente lusinghieri che: 1) ho dato il merito al vento, 2) ho pensato di aver sbagliato a misurare (un anello che avrò percorso almeno 200 volte in due anni, e misurato col GPS una cinquantina di volte!), 3) ho pensato di aver riposato "troppo" (ben 48 ore!).
Insomma, ieri era il momento di raccogliere.
Clima meraviglioso per correre. Vento quasi zero, 12 gradi. Tutto pronto. Mi riscaldo i soliti 20 minuti e mi sembra di non avere le gambe. A 15' dal via entro nell'unica gabbia. Mi sembra onesto posizionarmi a 20-30 metri dalla linea di partenza, lasciando circa 300 persone a precedermi. Mi guardo intorno. Una signora in fuseaux e felpona mi spintona per passare avanti. Accanto a me uno spilungone di 90 kg dichiara di voler stare sotto le due ore. Mi viene il dubbio di essere nel posto sbagliato, ma forse è il dubbio ad aver sbagliato persona. Perché non assali loro? Hanno un'aria innocente che fa capire che semplicemente NON SI RENDONO CONTO che qui non vale "chi prima arriva meglio alloggia", e soprattutto non capiscono che a stare lì danneggiano molti altri. In precedenti occasioni in questa gara sono arrivato a perdere anche 1 minuto e mezzo nel primo chilometro. Praticamente irrecuperabile.
Allo sparo, incredibile, quella dietro a me comincia a spingere. E no, cazzo. Punto i piedi e lascio che chi mi precede mi prenda un metro. Poi parto. Mi metto a lato e qui corro abbastanza libero. Ho idea di fare i primi 1000 a 4'15'', giusto per far ricircolare il sangue e poi mettermi a velocità di crociera 4'05''/km. Freno un po' e lascio che gli imprudenti sfoghino le energie. Alla porta c'è un rallentamento e già nel falsopiano successivo affianco qualcuno con il fiato 1:1, roba che neanche al ventesimo. Al cartello del 1° km riconosco la bandana rossa del Margiotta, seguito da una folta schiera di triatleti. Un po' scortesemente gli chiedo a quanto vuol portare i suoi al traguardo e mi risponde in modo strano "se ce la faccio, 1 ora e trenta". Mi viene da dirgli: "in un'ora e trenta ne fai due e ancora ti avanza", ma dico solo "grazie" e mi riprometto di chiedergli scusa di averlo disturbato senza essermi presentato. Ma forse era meglio risparmiare il fiato, per me e per lui.
E così prendo il largo immaginando che qualcuno fissi l'immagine della mia schiena nella speranza di ritrovarla nei chilometri successivi.
Da sempre mentalmente divido la mezza in tre parti: 7 km in scioltezza, 7 km tenère, 7 km spara tutto. I 4'05'' non mi costano fatica. Cerco di mantenermi decontratto. Sono su un impegno tra la corsa lenta e la corsa lunga svelta. Mi lascio passare dagli ultimi audaci e sto sulle mie.
Calcolo che devo arrivare almeno al settimo km con questo impegno respiratorio. All'ottavo il fiatone non arriva. Passo al decimo in 40'54'', con sei secondi di vantaggio sulla tabella di marcia. Al quarto di maratona sono a 43'12''. Mi basta incrementare di 3 secondi al km a l'obiettivo di stare sotto gli 86' è raggiunto. Il prossimo traguardo mentale è il km 14, qui inizia la mia gara. Ci arrivo e il fiato è quello dell'inizio. Che faccio? Incremento. Il km 15 vola a 3'47'' e allora mi do una calmata. mi assesto sui 3'52''-3'55''. Gli ultimi km li divido in 2 parti: una prima parte da correre appena sotto i 12', l'altra, a tutta. Continua a cliccare ogni 1000 e la prima cifra è sempre 3. Al 18° smetto di guardare il crono e fisso solo quelli davanti a me. Prima vado a prendere un carnico in giallo, poi uno in scarpe arancioni. Miro ad un pelato tutto storto, e via anche lui. Mi manca solo uno spilungone, Gabriele, Libertas, ce l'ha scritto sulla schiena. Mi ha passato al quinto-sesto km ed è andato via. Poco dopo l'ho visto dietro una siepe, si è rimesso in strada e mi è andato via di nuovo, dal 15° in poi è sempre rimasto là, a 50 metri. Dal 18° ha ricominciato ad ingrandirsi. Non riesco più ad accelerare e ne passo tanti. Quasi tutti hanno il fiato peggio del mio e provano ad attaccarsi, inutilmente. Dal decimo all'arrivo saranno 62 le "vittime". Ultimo chilometro.
Provo a sfruttare un po' di discesa. Ne passo ancora qualcuno. A 30 metri dalla porta sento un urlo selvaggio. Da sopra la porta della città sponta la testa dell'amica Manu che grida il mio nome come un ossesso. Alzo il pollice "OK!". Ormai l'"impresa", la mia impresa è fatta. Passo sotto la porta e nella salitina successiva arrivo a 2 metri da Gabriele. Lui non lo sa che ce l'ho nel mirino ma il tifo gli fa cambiare marcia. Io soffro e pago lo sforzo della salita e perdo qualche metro da lui. Negli ultimi 300 metri non allunga più ma non riesco ad avvicinarlo. Finisce che passa lui per primo e io chiudo l'ultimo mille attorno ai 3'40''. Cesare dal microfono segnala il mio arrivo e dice 1 ora 24 minuti e quarantotto secondi, mentre il mio crono segna un realtime di 84'29'', sei secondi sopra la soglia dei 4'00'' al km netti, correndo gli ultimi 11097 metri ad una media di 3'55'' al km.
Trovo la forza di sgambettare 4-5 minuti per defaticare, ma la felicità mi permetterebbe di continuare per altri 21 km (iperbole).
Da quasi due anni ero inchiodato agli 87 minuti, 30'' più 30'' meno e credevo di non riuscire più a migliorare. Raramente ho provato sensazioni di così gran benessere durante una gara e la sofferenza vera l'ho provata solo negli ultimi 3 km, dove la forza me l'hanno data i sorpassi continui.
Un'altra barriera (85') è caduta e per poco non è caduta quella dei 4'00'' al km sulla mezza. Se avessi dovuto scommettere, avrei dato un risultato così a 1:50.
Gli altri:
Matteo
Ancora molto lontano dalla massima espressione delle sue potenzialità, passeggia per un bel pezzo con i palloni dell'ora e quaranta, poi si rompe le palle e in 10 km scava un buco di 5'. La gamba fa ancora i capricci ma se la smette di voler correre a tutti i costi una 42 e si dedica seriamente a distanza minori l'ora e 30 è destinata a cadere molto molto presto.
Luca
Stop inatteso a tre settimane dalla gara. Impossibile puntare al PB, ma sostanzialmente uguaglia, seppur con grande fatica, il crono di Pordenone. Continuo a sostenere che il ragazzo ha potenzialità. Senza fretta però.
Simone
Manda serenamente a quel paese la mezza di Palmanova e dedica la domenica al piccolo Matteo. Bravo papà!
Il mio avversario virtuale Poiana (ma lui non lo sa)
Aveva vinto lui a Farra (7800), poi io a Medea (21097), ancora io a Fagagna (1 ora), lui a Buttrio (1 ora). Ieri ha condotto una bella gara in progressione ma gli ho rifilato 1'50''. Bravo. continua così che sei uno stimolo.
lunedì 13 settembre 2010
A tor dal tor di Buri

Test atteso, quello dell'ora. Ad inizio giugno avevo corso una gara simile, in una pista affollata.
Stavolta il percorso è cittadino e riserva due piccole asperità per ogni giro di 874 metri.
Corro la ventiduesima ora di una staffetta, dalle 13 alle 14. Caldo, ma sopportabile. Quando arrivo al tendone della mia squadra (Palme-Gonars-Jalmicco) il mitico Giorgio mi fa notare che siamo primi e che mi basta non perdere terreno dal nostro diretto avversario dell'atletica Buja. Io lo individuo e, pur avendolo già visto, non so se sia uno che va più forte o più piano di me. Decido di partire al ritmo prefissato su un percorso a me totalmente sconosciuto. E così NON sarà.
Al via mi attesto attorno all'ottava posizione ed esagero un po', anzi un bel po'. Mi accorgo che il mio avversario si è attaccato ai miei talloni e non capisco cosa voglia fare. Credo che abbiamo almeno 3 km di vantaggio e dovrebbe attaccare, mentre io dovrei controllare. Ma non accenna a superarmi. Sul tracciato molti lo conoscono e lo incitano "Bene mauro, Vai Mauro". Io ho Leonardo che ad ogni giro mi indica col ditino e mi guarda col ciuccio in bocca. Dopo i primi tre giri decido di scoraggiare ogni iniziativa del mio avversario, anche perché io ho il vantaggio di sentire il suo fiato mentre il mio lui non lo percepisce. E comunque è meno concitato. Mi rendo benissimo conto che sto correndo oltre le mie potenzialità ma non credo che lui reggerà ancora molto. Attorno al minuto 20 un runner che mi sta davanti di pochi metri decide di aspettarmi e di mettersi in coda. Dietro di me sento lo scalpiccìo dei loro passi e non capisco se siano in due o uno solo. Per di più, questo runner che si è appena accodato si chiama Mauro, come quello di prima. Quindi tra un vai Mauro ed un forza Mauro, mi volto verso un vetrina e vedo che siamo in due. Quello davanti è un pelato in canotta azzurra, quello dietro un pelato in canotta bianca. Manca il trinoriciuto, manca il mio avversario. Non mi volto a controllare dove sia. Ormai la frittata è fatta. Attorno al minuto 32 comincio a sentire che le gambe non sono più brillanti. Il runner che è con me non ne vuole sapere di tirare, ma servirebbe a poco, visto che il poco vento è trasversale e non da fastidio. So che sto calando e che la crisi verrà inesorabile. Attorno al minuto 40 Mauro, il pelato, decide di andare e io non riesco a reagire. La sua sarà una progressione inesorabile che io non riuscirò ad arginare.
Per quelli a cui interessa, un crollo si presenta così:
Primi 8 giri a 3'30''5 a giro
Gli altri 8 giri a 3'39'' a giro
Praticamente naufrago nell'acido lattico
Ovvio che sarei dovuto partire a 3'36'' a giro.
Concludo davvero affaticato 14613 metri, terzo di frazione, guadagnando ulteriori 360 metri sui secondi.
Una gara sconsiderata, mal gestita, corsa più sull'avversario che sulla distanza.
Unica nota positiva: 150 metri in più rispetto a Fagagna, tre mesi fa, su un percorso più mosso ma meno affollato, nel quale si poteva scegliere la traiettoria ideale.
Uno dei miei avversari "virtuali", il Poiana, mi ha dato uno schiaffo tremendo correndo la sera prima quasi 15100 metri, un'enormità più di me. Bravo!
Sono felice per Giorgio, che per la prima volta porta una sua squadra alla vittoria. Va detto però, che tra le cinque edizioni disputate finora, questa ha avuto i contenuti tecnici più scadenti. Abbiamo vinto con 332 km e poco più, mentre l'anno scorso ne sarebbero serviti 370.
Onore comunque a Giorgio, che si starà godendo questa prima indimenticabile vittoria.
lunedì 15 marzo 2010
Treviso marathon
Ore 8.00 in macchina con Matteo e Alex Piergiovanni ci racconta del giorno del suo PB a Padova 2009: "Hai presente quando arrivi e ti sembra di averne ancora ed ancora... ho fatto gli ultimi chilometri in costante progressione, ne avrò superati 100 e le gambe andavano da sole.". Hai presente? No, non ho presente. Due maratone, due massacri. Piccoli cali nel finale ma mantenere la velocità prefissata mi era costata una fatica immane. E poi nessuna voglia di ripetere l'esperienza, almeno per qualche mese.
Oggi, all'indomani della mia prima vera corsa sui 42 km, ho presente.
333 posizioni recuperate dal 10° al 42° km, gli ultimi 12 km a 4'29''. Una soddisfazione enorme.
Oggi le gambe fanno male. Doveva essere un lunghissimo di allenamento e fino al 32° km è stato così. Poi ho deciso di provare le gambe, visto che fino a lì mi era sembrato di passeggiare. Raggiunta una velocità che mi sembrava di poter reggere senza problemi, il crono mi diceva 4'30'' ad ogni km. Per la prima volta i cartelli dei km mi si gettavano incontro e non fuggivano verso l'orizzonte.
Penso di avere ancora margine. Quanto?
Non lo so, ma voglio arrivare e poter dire ancora: "ho presente, ho presente!" per avere la forza di caricarmi sulle spalle Leonardo e portarlo sotto il traguardo a Vienna.
Oggi, all'indomani della mia prima vera corsa sui 42 km, ho presente.
333 posizioni recuperate dal 10° al 42° km, gli ultimi 12 km a 4'29''. Una soddisfazione enorme.
Oggi le gambe fanno male. Doveva essere un lunghissimo di allenamento e fino al 32° km è stato così. Poi ho deciso di provare le gambe, visto che fino a lì mi era sembrato di passeggiare. Raggiunta una velocità che mi sembrava di poter reggere senza problemi, il crono mi diceva 4'30'' ad ogni km. Per la prima volta i cartelli dei km mi si gettavano incontro e non fuggivano verso l'orizzonte.
Penso di avere ancora margine. Quanto?
Non lo so, ma voglio arrivare e poter dire ancora: "ho presente, ho presente!" per avere la forza di caricarmi sulle spalle Leonardo e portarlo sotto il traguardo a Vienna.
martedì 23 febbraio 2010
Vittoria alata 2010
Giornata amara, nonostante il PB.
Hai presente quando le previsioni dicono sole splendido e poi il cielo è velato? Non è una brutta giornata in sè, ma l'osservato si discosta così tanto dall'atteso da lasciarti deluso.
L'obiettivo era correre attorno ai 4'05''/km per portare a casa un prestazione sotto l'ora e 27' e così non è stato.
Il tempo era ottimo per correre, nulla in confronto alla giornata dell'anno scorso, davvero difficile.
Riscaldamento un po' in fretta nel finale, discreta posizione in partenza, sempre un po' indietro. Parto seguendo Pier che stimo possa andare più o meno come me. Non so a quanto vado perché i cartelli dei chilometri sono messi malissimo (passo al km 1 in 1'46''!) ma da subito sento i quadricipiti appesantiti, nonostante i primi 4 km siano quasi totalmente in lieve discesa. Lascio andare Pier per non forzare e si svolta verso sinistra per immettersi nella parte più movimentata del percorso. Piccoli tratti in lieve salita si alternano a ponticelli e strappi di qualche metro sui quali io non riesco mai a salire di slancio. Mi lascio sfilare da qualcuno e da un paio di ragazzi che corrono i 10 km. Il ritorno sulla strada principale verso il 10° km mi rinfranca. Passo ai 10000 (saranno giusti?) in 41' e al quarto di maratona appena sopra in 43', in realtà secondo "tabella" ma le sensazioni non sono "da tabella". Comunque nei successivi 4 km rifiato un po', mi attacco ad un trenino di tre che corrono bene, tutti con maglie di maratone degli anni passati, quindi probabilmente gente che gestisce bene. Di nuovo svolta a sinistra, di nuovo sul misto. Se prima non andavo di slancio, adesso trascino le gambe. Non so assolutamente a quanto vado, ma il trenino resta indietro. Un tipo che canta a squarciagola mi passa facile ma poi resta lì a 5-6 metri. Mi pare di potergli stare dietro ma solo perché ha deciso di non spingere. Al diciannovesimo di solito parto, ma stavolta sono piantato e mi passano in due, anche facilmente. Riesco ad incrementare solo negli ultimi 500 metri in cui conservo la posizione e chiudo in 1h 27' e 21'' RT, deluso ed affaticato.
Per la seconda volta (la prima alla mezza di TS nel 2009) chiudo con uno split positivo, oltre 80'', cosa per me non abituale.
Ci sarebbero degli alibi, ma non contano. Questo è quello che valgo ora in mezza. Chiuso.
Pier... l'ho cercato con gli occhi per tutta la seconda parte della gara. L'anno scorso l'ho visto a 5 km dalla fine e mi ha dato lo spunto per accelerare, ma quest'anno proprio non l'ho visto. Ed infatti ha chiuso a 1h 25'45'', mostruoso ed inarrivabile.
E come al solito nel pomeriggio parte il mal di gola e oggi ho un chiodo piantato in faringe.
Riposo lunedì e poi si riprende in vista di Vienna, un po' abbattuto ma mi passa presto.
Hai presente quando le previsioni dicono sole splendido e poi il cielo è velato? Non è una brutta giornata in sè, ma l'osservato si discosta così tanto dall'atteso da lasciarti deluso.
L'obiettivo era correre attorno ai 4'05''/km per portare a casa un prestazione sotto l'ora e 27' e così non è stato.
Il tempo era ottimo per correre, nulla in confronto alla giornata dell'anno scorso, davvero difficile.
Riscaldamento un po' in fretta nel finale, discreta posizione in partenza, sempre un po' indietro. Parto seguendo Pier che stimo possa andare più o meno come me. Non so a quanto vado perché i cartelli dei chilometri sono messi malissimo (passo al km 1 in 1'46''!) ma da subito sento i quadricipiti appesantiti, nonostante i primi 4 km siano quasi totalmente in lieve discesa. Lascio andare Pier per non forzare e si svolta verso sinistra per immettersi nella parte più movimentata del percorso. Piccoli tratti in lieve salita si alternano a ponticelli e strappi di qualche metro sui quali io non riesco mai a salire di slancio. Mi lascio sfilare da qualcuno e da un paio di ragazzi che corrono i 10 km. Il ritorno sulla strada principale verso il 10° km mi rinfranca. Passo ai 10000 (saranno giusti?) in 41' e al quarto di maratona appena sopra in 43', in realtà secondo "tabella" ma le sensazioni non sono "da tabella". Comunque nei successivi 4 km rifiato un po', mi attacco ad un trenino di tre che corrono bene, tutti con maglie di maratone degli anni passati, quindi probabilmente gente che gestisce bene. Di nuovo svolta a sinistra, di nuovo sul misto. Se prima non andavo di slancio, adesso trascino le gambe. Non so assolutamente a quanto vado, ma il trenino resta indietro. Un tipo che canta a squarciagola mi passa facile ma poi resta lì a 5-6 metri. Mi pare di potergli stare dietro ma solo perché ha deciso di non spingere. Al diciannovesimo di solito parto, ma stavolta sono piantato e mi passano in due, anche facilmente. Riesco ad incrementare solo negli ultimi 500 metri in cui conservo la posizione e chiudo in 1h 27' e 21'' RT, deluso ed affaticato.
Per la seconda volta (la prima alla mezza di TS nel 2009) chiudo con uno split positivo, oltre 80'', cosa per me non abituale.
Ci sarebbero degli alibi, ma non contano. Questo è quello che valgo ora in mezza. Chiuso.
Pier... l'ho cercato con gli occhi per tutta la seconda parte della gara. L'anno scorso l'ho visto a 5 km dalla fine e mi ha dato lo spunto per accelerare, ma quest'anno proprio non l'ho visto. Ed infatti ha chiuso a 1h 25'45'', mostruoso ed inarrivabile.
E come al solito nel pomeriggio parte il mal di gola e oggi ho un chiodo piantato in faringe.
Riposo lunedì e poi si riprende in vista di Vienna, un po' abbattuto ma mi passa presto.
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