A proposito dei miei amori

«Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni.»

Jesse Owens

lunedì 28 marzo 2011

Solidarietà alla maratona di Trieste

Il 23 aprile Leonardo compirà due anni. E' un bambino fortunato per molti motivi. E' sano. Ha la sicurezza che non gli mancheranno mai una casa ed un pasto. Ha una famiglia solida. E' circondato dall'amore di tante persone. Ha la possibilità di ricevere un'istruzione di qualsiasi grado. Ha già fatto alcuni viaggi. Potrà realizzare i suoi sogni. Insomma, vive tutte le condizioni che lo facilitano nel raggiungimento della felicità. Tutte cose che ho sempre dato per scontate, ma che tali non sono.
Potrebbe essere nato qualche migliaio di chilometri più a sud e vivere nella guerra civile. Oppure essere nato in una favela del Sudamerica o dell'Africa, dove la vita di un bambino vale meno di una confezione di augmentin o di una vecchia pompa d'infusione.
E' un vulcano in attività. Ogni giorno impara qualcosa di nuovo e plasma il suo carattere, cambia, amplia la sua sfera di interazione. E' lui stesso un mondo che io sto vedendo strutturarsi, complicarsi, arricchirsi. Fare il papà è un'esperienza meravigliosa che riesce ad affievolire il peso della responsabilità ed il terrore per il suo domani.

Ho conosciuto la famiglia Pecorari all'inizio del 2011. Qualche anno fa ha vissuto la tragedia della perdita repentina e violenta del mondo immenso e meraviglioso che è una figlia di 20 anni. E nel deserto che ha lasciato la scomparsa di Francesca, in suo nome e nel suo ricordo, hanno cominciato ad arare, a seminare, ad irrigare. E adesso, dove la furia ha sradicato un albero, l'amore fa germogliare una miriade di piccole piante che diverranno una verde foresta.
La fondazione Francesca Pecorari non solo ha mantenuto in vita il mondo di Francesca, ma da la possibilità a centinaia di bambini in Myanmar, in India, in Uganda di accedere ad una adeguata istruzione, di crescere con gli strumenti necessari per raggiungere la felicità, di diventare a loro volta un mondo complesso, bellissimo, pieno di sogni, desideri, progetti e speranze.

Il giorno 8 maggio 2011, alla maratona di Trieste, sarò "ambasciatore" della fondazione Francesca Pecorari. Correrò in nome suo, correrò per mio figlio Leonardo e per i bambini che non hanno avuto la sua fortuna.
Mi impegno a raccogliere fondi da destinare alla fondazione Francesca Pecorari.
Chiedo a tutti gli amici e familiari di "acquistare" 1 chilometro della mia maratona versando 10 euro: sono a disposizione 43 quote: 1 per ogni chilometro+1 aggiuntiva per i 195 metri finali.
Io mi impegno a versare ciò che manca per arrivare a 500 euro più 10 euro per ogni minuto al di sotto del mio primato personale in maratona (3 ore e 11 minuti).
Il chilometro verrà assegnato al versamento della quota. Non è possibile "prenotare" un chilometro senza versare la quota.
La quota deve essere versata a me personalmente.
Chi, per motivi logistici, non può consegnarmi la quota, può contattarmi all'indirizzo e-mail sotto riportato per accordi.
Si può scegliere il chilometro da "acquistare" tra quelli disponibili. Ognuno verrà informato sull'orario del mio passaggio al chilometro "acquistato".

I partecipanti all'iniziativa sono invitati all'Azienda Lis Neris di San Lorenzo Isontino, via Gavinana 5, il giorno 30 aprile dalle ore 16 alle ore 19 per assistere alla relazione annuale sull'attività della Fondazione: al termine è prevista una bicchierata con la famiglia Pecorari.

Conto sul vostro aiuto e sono sicuro che parteciperete in molti all'iniziativa.

Contattatemi all'indirizzo e-mail:
oppure al mio cellulare. Gli amici hanno il numero.

Per informazioni sulla Fondazione:
telefono: 0481.80105

Non esitate a chiamare o a contattare la Fondazione per verificare ciò che vi propongo.


Poichè queso blog è un modo per mantenere i contatti con amici e compagni di corse e poiché questa iniziativa si basa su un rapporto di fiducia tra me e tali persone, invito chi non mi conosce, chi non ha sufficienti elementi per fidarsi di me o chi abbia qualsiasi dubbio sulla buona fede di questa iniziativa, ad ignorare questo appello.

Aggiornamento al 3 aprile:
Trovandomi nella insperata situazione di aver ricevuto più adesioni di quanti non siano i chilometri, avviso tutti che alcuni chilometri verranno condivisi da più sostenitori. Da parte mia, poiché i 500 euro sono al momento virtualmente superati (ho ricevuto molte "promesse" ma non tutti ancora hanno versato la somma), io mi impegno a versare sempre 10 euro per ogni minuto sotto le tre ore e 11 minuti e comunque non meno dell'offerta massima ricevuta, che attualmente ammonta a 100 euro.

lunedì 21 marzo 2011

Ed è subito salita

Dopo la 10 k di Brescia, un po' deludente sotto il profilo del risultato, ho dovuto stringere i tempi ed anticipare le sedute di questa settimana di un giorno perché sapevo che domenica, oggi, non avrei potuto correre per impegni di lavoro.
Lunedì seduta di tonificazione del tronco in palestra, martedì sono uscito per una corsa lenta di 14 km e mercoledì ho svolto con discreta soddisfazione un seduta di corsa media della durata di 61 minuti ad una media di 4'15'' al km. Giovedì di nuovo in palestra in mattinata e nel pomeriggio, forse l'errore: 16 km di corsa di rigenerazione. Intanto non sono abituato a correre tanto in una seduta rigenerante, che tale non è stata visto che il giorno dopo avevo sensazioni di precoce affaticamento nel salire i due piani di scale di casa. Venerdì, dopo una mezza giornata di dubbi, ho rinunciato alla corsa e ho dedicato un'ora alla preparazione di un dolce da portare a casa di amici. Ho cercato di mangiare solo carboidrati la sera, ma avevo il dubbio che la seduta di 16 km del giovedì avesse svuotato le riserve, già impoverite dal medio del giorno prima.
Sabato mattina simulo la colazione premaratona (tè verde + due fette biscottate con marmellata + gelatina  Enervit condivisa con Leo). In macchina ci ascoltiamo i nostri due pezzi preferiti: Sandman e Everyone I meet is from California degli America che ci portano alla piscina di Villesse per la nostra oretta di gioco in acqua.
Alle 12 sono in strada per il primo vero lunghissimo (che io intendo come superiore ai 32 km). Sono ottimista, ma non così tanto da mettermi su un percorso ondulato. Non è che c'ho tutta 'sta voglia di soffrire. Così da casa della suocera prendo la strada per Villesse. Ripasso davanti alla piscina e vado verso Ruda. La strada Provinciale è dritta, le macchine vengono incontro veloci. Sono abbastanza sensibile al ritmo e mi assesto sui 4'35''-4'40'' al km. E' subito chiaro che le gambe non sono al 100%. Avverto un vago senso di pesantezza. Quando sto bene la prima ora dei lunghissimi non passa, vola via. Mi sembra di trovare un po' di giovamento da un cavalcavia autostradale che mi costringe a cambiare assetto di corsa. Al centro di Ruda sono 40' che corro. Conosco qualcuno a Ruda e mi piacerebbe incrociarlo, anche solo per un saluto. La prospettiva di correre altre due ore un po' mi scoraggia. Mi immetto sulla ciclabile che conduce più decisamente verso sud, verso Villa Vicentina. Il vento è sempre un po' contrario ma devo ammettere che è di modesta intensità e che la fatica che sento viene da cause "interne". Attraverso la strada statale Triestina e proseguo verso Fiumicello. Qui la ciclabile si interrompe e mi riporto sul ciglio sinistro. Un idiota con una monovolume mi fa il pelo con lo specchietto che riesco ad evitare solo torcendo il busto. Il movimento mi mette in posizione ideale per mandare a quel paese lui e la sua incolpevole madre, che ha messo al mondo un demente che manda SMS mentre guida. In centro a Fiumicello scocca l'ora esatta e il cartello dice "Monfalcone 12 km". Da qui non ci sono molte alternative, ma so che intorno alla capitale della Bisiacherìa molte sono le strade che posso scegliere per allungare o accorciare a piacere il percorso che mi riporterà a Gradisca. Ora la strada ritorna verso est, verso Trieste. Per qualche km sono costretto a percorrere la Statale 14 che però è interrotta da numerosi semafori in corrispondenza dei tanti piccoli centri abitati. Appena posso lascio la strada principale e mi immetto su una strada tra i campi che mi dovrebbe condurre a San Canzian d'Isonzo. Attorno al ventesimo km (95') bevo mezzo Enervit, avidamente. Mi ferma un'anziana signora con fazzoletto in testa e la bicicletta per mano carica di fascine di legna raccolta chissà dove. I rami secchi sono avvolti in una tovaglia e distribuiti tra il portapacchi posteriore ed il manubrio. Mi chiede di tendere l'elastico che fissa l'involto al manubrio in modo che non si muova e già mi figuro una frattura di femore in diretta, io che vado alla casa più vicina e chiamo il 118 e passo la prossima ora ad aspettare l'ambulanza con il sudore che si ghiaccia sulla schiena. Ovviamente la aiuto, ma quando mi chiede di portarle la bici fino a casa le dico che non posso. Quando mi allontano mi parla ancora per venti secondi comunicandomi, oltre la sua precaria situazione patrimoniale (senza pensione a novant'anni), anche il suo augurio che si possa avverare ogni mio desiderio, facendomi sentire irrimendiabilmente e definitivamente una grandissima merda.
All'incrocio successivo leggo il nome di una via che conosco a causa dei miei trascorsi lavorativi in quella zone (tempo di gavetta). La viabilità è un po' cambiata ed infatti sbuco su una nuova rotonda da dove scorgo una ciclabile che avevo già in passato intravisto dall'automobile. La pista passa sotto la ferrovia e la salita mi taglia le gambe. La vedo nerissima ed il cronometro non segna neanche due ore di corsa. A Ronchi dei Legionari ingollo il rimanente Enervit e due pasticche da 5 grammi di maltodestrine. Ho la bocca impastata, le gambe che cominciano a far male e non riesco ad aprire il cassonetto della spazzatura per gettarvi gli involucri vuoti. Riparto ed ho un attimo di annebbiamento. Km 26. Sono in deplezione di carboidrati, la sensazione la conosco. So che avrei dovuto bere già da un po', anche perché la giornata è soleggiata e ci saranno 15-16 gradi. Ma da queste parti fontane non ce ne sono. Da Ronchi la strada è un nastro di asfalto di 2,5 km fino a Redipuglia. La salitella del celebre monumento mi succhia le ultime energie ed non trovo consolazione nella discesa successiva. Suddivido i successivi due km e mezzo in tratti più brevi, ma il rettilineo può illudere gli occhi, non le gambe. A Fogliano la strada comincia a salire leggermente, ma a questo punto anche i marciapiedi mi sembrano passi dolomitici. Sono alla fine delle energie. Il respiro è a 1:1 col passo, ma so di non aver calato troppo l'andatura. Arrivo comunque fino a casa dei suoceri correndo. Finisco la seduta in 2 ore e 32', con sette minuti e 1500 metri di anticipo sul programma, ma sono distrutto.
La verifica su GoogleMaps dirà 32,5 km, media 4'40''.
Ci metto un quarto d'ora per recuperare e non mi azzardo a fare stretching.
Dopo la doccia riesco a bere. Tra aminoacidi, sali acqua e tè mando giù almeno due litri di liquidi nelle due ore successive, ma andrò a far pipì solo in serata. Gli gnocchi alla salsiccia della suocera meritavano un bicchiere di rosso, ma non mi sono azzardato.
Se dovessi dare retta alle sensazioni ed ai numeri direi che è andata male.
Tenendo conto però che il mio corpo deve reimparare queste "lezioni" e che sono riuscito a far fronte ad una crisi importante senza riportare danni, non sono poi tanto pessimista.
A Trieste mancano 7 settimane e la forma verrà.

martedì 15 marzo 2011

Brescia Ten

Cade a fagiuolo questa visita-parenti  a Brescia, proprio quando si tiene la Brescia art marathon. Come lasciarsi sfuggire un'occasione così? Non è che sia né abiutato né propenso a gareggiare ogni settimana, ma immaginarmi domenica mattina senza pettorale in contromano rispetto ai quasi tremila delle tre gare bresciane (42,2-21,1-10) mi metteva di malumore. Reduce dal PB di Gorizia, mentirei se dicessi che non speravo in un risultato che poi non è arrivato. Iscritto alla 10K, strapazzo un po' l'antivigilia con un pirlo (da noi sarebbe una cosa tipo spritz, ma il conte Dodo Sormani mi prepara una Negroni per fortuna "sbagliato" con il frizzantino al posto del gin che comunque mi va subito in testa). Poi si pasteggia a Bianco di Mosnel, Franciacorta, e nero dei fratelli Berlucchi, giusto per accompagnare i casoncelli e gli ottimi formaggi offerti dai nostri impeccabili ospiti. Poi si finisce a bollicine col dolce e mirto bianco con le palpebre che si abbassano ed il gomito che scivola dal bordo del tavolo.
Il sabato sono a posto. Il ritiro pettorali mi sembra un po' convulso. Siamo in dieci al banco e attendo comunque un quarto d'ora, forse perché i volontari si stanno ancora organizzando. Con il pranzo finiscono gli stravizi (non prima di aver assaporato un pirlo classico) e la sera costringo tutti a pasta al pomodoro. Fissato!
Domenica mattina mi alzo che il vento fa sbattere le imposte ed il cielo non promette una giornata propriamente agostana. In realtà non fa freddo e la pioggia risparmerà chi corre sotto i 4' al km, almeno sui 10K. In zona partenza vedo che sono predisposte delle gabbie pur non essendo stato richiesto, in fase di iscrizione, un crono indicativo sulla distanza. Mi guardo il torace e mi rendo conto di essere stato assegnato alla zona a ridosso della non competitiva. Praticamente parto da Verona. Comunque i limiti tra le gabbie non sono netti, per lo meno nelle retrovie, e riesco a portarmi in posizione più consona. Sulla gara sarò breve: il ritmo di 3'50'' al km mi è stato da subito ostico. Mantenerlo mi costa fatica, tendo ad adagiarmi sui 3'55''-4'00'', come se avessi acceso il cruise control. Corro come al solito in lieve rimonta da metà gara ma dall'ottavo in poi non recupero più molte posizioni. Chiudo in 38'55'' RT con una media di 3'54'' al km.
Semplicemente il 3'50'' non ce l'avevo nelle gambe.
Un minuto dopo il mio passaggio sotto il traguardo comincia a piovere e Laura con Leo nel passeggino è costretta ad abbandonare la non competitiva. Mi ritrovano, non so come, tra le decine di matelline dorate che ci rendono tutti uguali.
E così, traditi chi dal tempo cronometrico, chi dal tempo atmosferico, ci rifugiamo in ristorante dove mi uccido con soutè di cozze e vongole, grigliata mista di pesce e meringata passata in forno al cioccolato.
Condizione: lieve flessione.
Bilancio calorico: vergognoso.
Bilancio relazionale: faccina che ride. Bel fine settimana in cui siamo stati coccolati dai nostri ospiti e, caso raro, mi sono goduto la mia famiglia per tre giorni filati.
Progetti per il futuro: stop con le garette e sotto con i lunghissimi che a Trieste manca poco più di una Quaresima (in realtà giovedì ci sarebbe una 7km saliscendi qui vicino... no no, giuro che non ci vado).

PS: venerdì in pista a Gradisca c'era uno che girava in macchina. Seat Ibiza. Giuro. Altro che il motorino di nicolap.

lunedì 7 marzo 2011

Maratonina transfrontaliera Gorizia 2011

33a edizione della mezza maratona di Gorizia, ben organizzata dal gruppo marciatori Gorizia.
Giunge in un momento buono lungo la via che mi porterà alla maratona d'Europa di Trieste, 8 maggio 2011. Nell'ultimo mese infatti mi sono dedicato ad un "richiamo" della capacità aerobica che in vista della maratona mi servirà per reggere i carichi dei prossimi due mesi. Le sedute di ripetute medie e le uscite a ritmo medio fino ai 15 km mi davano in uno stato di forma più che buono, anche se non ottimale. In realtà il confronto con sedute analoghe sostenute ad ottobre-novembre non era semplice perché quelle più recenti le ho corse spesso con le gambe stanche. Insomma, mi aspettavo di correre una gara sovrapponibile alla mezza di Palmanova in termini di prestazione almeno fino al 14° km (4'05''/km) ma di non essere poi in grado di accelerare nell'ultimo terzo di gara. A rendermi cauto con le previsioni c'era anche la conoscenza del tracciato di gara, non proprio piatto. A mio vantaggio giocava invece una situazione atmosferica ideale per correre: soleggiato, 8° C alla partenza, poco vento.
Stavolta le gambe in riscaldamento le sento. Non ho la sensazione di leggerezza che avevo a Palmanova.
Siccome non sono venuto qui per fare il personale ma per confermare la prestazione precedente, decido di non badare troppo al cronometro e di cliccare ogni 5 km.
PIMPUMPAM via tutti. Stavolta ho ascoltato il consiglio di Franchino e ci ho messo "solo" 13 secondi a passare sotto lo striscione della partenza. I primi 3 km sono un budello dentro le vie della città ma non ci sono problemi. Riesco a scorgere il cartello dei 2 km, butto l'occhio all'orologio che segna 8'04''. Alla fine del terzo km ci immettiamo sul corso Italia, da percorre in andata e in ritorno per un totale di un paio di km. E' un tratto bello perché incrocio i primi, quelli scuri, quelli che vanno forte, quelli depilati, quelli che vanno viaggiano ma sono già in acido lattico. A questo punto la folla si è già diradata, ma davanti ho ancora un bel serpentone folto folto. Svolta ad U e cerco di mettere a fuoco un po' di amici. Prima Riccardo, pacer dell'ora e 30'. Poi Luca e Daniele (11111) che dovrebbero correre a ritmo maratona. Poi Max, re leone, ed infine, 20 metri dietro al king, Simone. Ci incitiamo a vicenda. Al quinto km clicco: 20'05''. Sto bene. Non in scioltezza, ma bene. Oltrepassiamo il vecchio confine con la Slovenia e entriamo nel paesino di San Pietro (Sempeter), ampiamente ignorati dai paesani che entrano in chiesa per la messa. Dopo un giro intorno all'abitato ripassiamo davanti alla chiesa e ci dirigiamo a destra, verso la ciclabile accanto alla ferrovia e poi al lungo rettilineo nella zona industriale di Nova Gorica. Qui aggancio due runner, uno saggio e uno stolto. Lo stolto comincia a gridare fonemi incomprensibile e a fare l'elastico. Accelera, guadagna due metri e poi cede, mezzo minuto dopo fa lo stesso. Al terzo colpo, ovviamente, lo perdiamo. Il saggio continuerà ad andare del suo ritmo e alla fine arriverà al traguardo quasi con me. Lo dico con orgoglio: per chilometri ho lentamente guadagnato qualche metro nei confronti degli altri runner, per poi perderli ad ogni incrocio. Questo perché tutti tagliavano su marciapiedi, spartitraffico, parchetti cittadini, mentre io rimanevo sempre sulla strada. Sarò pirla? Io non la penso così. Comunque, passo al decimo km appena sotto i 40', poi il 15 me lo perdo, ma al sedicesimo sono a 1 ora e 4 minuti. Media tonda tonda. La parte difficile arriva a desso. Ci immettiamo su una stradina di periferia con alcuni tratti in sterrato, qualche ondulazione, un po' di vento. Il km 17 lo faccio in 3'53'' ma sento che non riuscirò a tenere questo ritmo. Mi limito un po' e cerco di restare sul filo della soglia anaerobica. Divido ciò che mi resta in due tratti di 2 km e tengo duro. Clicco al km 20 e vedo 1 ora 19' 12'' (sbagliando. Poi saprò che che i secondi ammontavano a 42). Non serve essere dei geni per capire che finirò sotto l'ora e 24. Poi do tutto. Sono al massimo. Al traguardo il mio timex da 1.24'01'', da correggere in 1.24'03'', meno irritante. Inaspettato, ma frutto di una gestione di gara meno timorosa rispetto a Palmanova.
Al di là dei numeri, mi sono divertito. A tratti, probabilmente aiutato dal vento e incoraggiato dalla rassicurante presenza del runner saggio, correvo con facilià sui 4'00'' al km. Gli ultimi due chilometri ho sofferto, ma il giusto, senza cali considerevoli (ultimi 1097 in 4'18'') ma senza nemmeno capacità di reagire allo scatto del ragazzino che, scoprirò poi, risponde al nome di Lorenzo Paussa, corrispondente regionale di "Correre". Senza falsa modestia, mi sembra di poter migliorare ancora qualcosa.

sabato 5 marzo 2011

Giro veloce

Giovedì scorso seduta di IT300 "per ritrovare le giuste tensioni" in vista della mezza di domani, in un periodo in cui le gambe rischiano di sedersi sui ritmi del lunghissimo. Siccome ho una velocità di base che andrebbe misurata in "millimetri al millennio" piuttosto che in chilometri orari, queste sono le sedute che soffro di più. O meglio, che ho imparato meno a soffrire. Sì, perché il disagio che provoca un 10x300 è diverso dalla sofferenza di un LL con variazioni di ritmo nel finale. E io sono più abituato a gestire la seconda. E così mi metto in pista in una giornata molto ventilata, con l'unica consolazione che, per ogni 200 contro vento, ne ho duecento a favore. L'obiettivo e 62'' con 200 metri di recupero in 56''. Come al solito i primi son un pelo più veloci, ma proprio un pelo, poi mi assetto e mi preparo a soffrire davvero solo nelle ultime 2-3 ripetute. Alla sesta-settima vedo comparire sulle tribune della magnifica pista asfaltata di Gradisca (con tanto di fango che percola dal campo di calcio in prima corsia) Laura con al seguito il piccolo Leo. Lo saluto ma non mi fermo. Sento solo: "Anche Nano coe-e" (trad.: anche Leonardo correre). Al giro successivo comunico che mi mancano 5 minuti e siccome il campo è un deserto battuto dalla bora dico alla mia famiglia di entrare. Al giro successivo Leonardo mi aspetta sul rettilineo dei 100 metri e comincia a correre in seconda corsia. I giri si susseguono e lo trovo all'arrivo dei 100, poi in curva, quindi all'uscita della prima curva. Quando finisco la seduta sulla linea di arrivo non riesco più a vederlo. Aguzzo la vista e scorgo, alla fine del rettilineo opposto, un puntino viola che balzella felice. Lo raggiungo tagliando attraverso il campo e mi sembra il bambino più felice del mondo. Ma forse sono io il papà più felice del mondo. Corriamo insieme fino a metà curva e poi mi chiede di prenderlo in braccio.
So bene che presto snobberà il papà e la corsa per finire a giocare a calcio in qualche squadra locale i cui dirigenti scapperanno con 3000 euro e manderanno in fallimento la società (succede, succede). E non sarò certo io ad ostacolarlo in questo, nè ad indirizzarlo e tanto meno a costringerlo verso l'altetica. Sarà libero e per questo responsabile.
Però, a 22 mesi, ha già fatto qualcosa che buona parte degli adulti sovrappeso non ha mai fatto in una vita intera: quasi un giro di pista di corsa!