A proposito dei miei amori

«Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni.»

Jesse Owens

domenica 16 dicembre 2012

domenica 2 dicembre 2012

Ma va là, albanese!

Gennaio 2012. La prendo alla larga, ma è da qui che è cominciato un cammino che tra un mese mi riporterà al punto in cui tutto è iniziato.
A cercare bene nella memoria "l'arco della partenza" andrebbe posizionato molto più indietro, nell'agosto 1998 quando, terminato il quarto anno di studio alla Facoltà di Medicina all'Università di Trieste, per motivi che ancora non mi sono chiari, mi sono trovato a poter scegliere il mio alloggio in casa dello studente dopo molti altri colleghi. E così, dopo 4 anni di permanenza nella casa dello studente "Nuovissima", sono stato retrocesso nella "Vecchia" senza nemmeno passare per la "Nuova" che era in ristrutturazione da tempi immemori. La mitica "Vecchia", edificio di concezione non proprio moderna, facilitava i rapporti sociali molto più delle strutture più recenti, se non altro perché la presenza di un unico bagno per corridoio costringeva ad uscire dal loculo che i progettisti avevano avuto l'ardire di chiamare camera. Il vivacissimo ambiente sociale della mia nuova dimora mi strappò da uno studio diligente e da una vita ordinata per gettarmi nella vera vita universitaria, fatta sì di libri, ma anche di feste, grandi amicizie, molte conoscenze e abbandono della mia convinta, almeno fino ad allora, monogamia.
Se prima di allora la mia vita era interessante ed ordinata


da quel momento divenne estremamente animata, variegata, certamente meno produttiva dal punto di vista accademico ma molto più formativa dal punto di vista umano.

Vagando nel labirinto della mia vita studentesca mi sono, più o meno casualmente, imbattuto in variopinti personaggi: molti non hanno lasciato alcuna traccia nella mia esistenza, ma con due di loro ho compiuto almeno un tratto di percorso.
Il primo, in ordine di tempo, è Alessandro. Inquieto, tormentato, dolcissimo amico, dall'anima immensa almeno quanto la sua fragilità. Intelligente, colto, affascinante viaggiatore che sa ancora affabulare e far innamorare le donne con il suo entusiasmo e la sua mente vivace. Artista, lo chiamavamo, e tale era, sicuramente il più bohémien del gruppo, sognatore, dotato di rara onestà intellettuale. Uno che voterei come rappresentante dei genitori dell'asilo, o come amministratore di condominio, ma anche come Presidente del Consiglio.
Il secondo è Olti. Presentatomi da Alessandro, studente suo malgrado di Odontostomatologia, spedito a pedate in Italia dal padre che lo voleva salvare dalla vita violenta degli adolescenti in un'Albania appena uscita da decenni di regime comunista che, al confronto, in Cina si stava bene. Lo si vedeva tre giorni, poi spariva. Quando tornava ci raccontava che era andato a comprare due bilici di pali di legno da spedire al padre che stava dotando l'Albania delle linee telefoniche. "Ha voluto mio papà che facessi il dentista, ma io voglio fare il manager", mi diceva. Olti è un falco, scelta la preda si adopera con tutte le sue energie per arrivare all'obiettivo, silenziosamente. Che si tratti di donne o affari è raro vederlo fallire, anzi era ed è raro vederlo. Sempre impegnato in un nuovo progetto capita di chiamarlo al telefono e sentirsi rispondere: "Ci sentiamo la prossima settimana perché adesso sono a Pechino ma domani parto per il Messico" "Vacanza?" "No devo incontrare delle persone...". Intelligente, fiero e spietato, dall'animo semplice e generoso, sognatore ma con i piedi ben piantati a terra. Il suo più grande pregio è la capacità di contagiarti e farti sembrare possibile anche il progetto più azzardato. "Voglio lavorare come un dannato fino a 35 anni, poi basta. Vivrò di rendita!".
Il trio funzionava, nell'amicizia e con le donne: l'artista, l'imprenditore e il futuro medico. Il cuore, le braccia, la testa. Ciò che ci accomunava era l'amiciza l'uno per l'altro che faceva delle nostre differenze un reciproco arricchimento.
Durante le nostre chiaccherate piene di progetti ci si prendeva in giro immaginandoci chi Presidente del Consiglio Italiano, chi Presidente del Consiglio Albanese, chi Primario di una Clinica prestigiosa.
Soprattutto ricordo Olti: "Quando (non "se") costruirò una clinica privata in Albania, tu sarai il Primario!". E giù a ridere pensando al fatto che avremmo scelto solo infermiere strafighe e che Sandro le avrebbe prima collaudate.
Poi l'Università finisce. La Casa dello Studente non è più la nostra casa, ognuno fa le sue scelte e ci si vede sempre meno. Il sentimento rimane intatto ma la scarsa frequentazione ci allontana. Ci si sente ogni tanto e si viene a sapere che uno ha cambiato già due-tre fidanzate (Sandro), uno ha cambiato due-tre lavori (Olti) e uno due-tre fidanzate e due-tre lavori (io).
Passano circa 10 anni e a gennaio 2012 (ci sono finalmente arrivato) mi chiama Sandro e mi fa: "Tieniti libero sabato prossimo che siamo invitati a Tirana per l'inaugurazione dell'ospedale di Olti". E io: " Ma che cazzo dici, che sabato c'ho turno mattina-notte, che in reparto siamo pochissimi, che nessuno mi darà mai un cambio... ok, dammi 24 ore e ti confermo."
Il sabato dopo siamo su un aereo che se cade gli Specializzandi di Medicina fanno festa una settimana.
Una caterva di Medici, varie personalità politiche della zona e qualche infiltrato come me e Sandro. A Tirana il solito pirla (Sandro) non trova di meglio che mettersi su un marciapiede e gridare "Dottoreeee" per vedere che effetto fa. E infatti si voltano in un centinaio.




Il posto è davvero bello. Metrature albanesi, dove il mattone costa ancora poco, tecnologie italiane. Un goiellino architettonico, un sogno per molti dei presenti. Ma solo Olti ha realizzato il suo.

http://www.salus.al/ospedale/

In aereo mi porto il libro che mi ha regalato Max a Natale: la biografia di Steve Jobs. E qui anche un ragazzino delle medie impegnato nella realizzazione del cortometraggio per il concorso indetto dal Comune metterebbe la scena in cui io leggo il discorso di Jobs ai neolaureati di Stanford che finisce con l'nvito ad essere affamati e folli.... Non è andata così, ma tutta la biografia di Jobs trasuda coraggio e capacità di abbandonare le certezze per mirare più in alto.
Due mesi dopo arriva, non del tutto inattesa, la telefonata di Olti: "Doc, ti devo parlare...".
Il resto sono dettagli, tipo: devo prendere aspettativa, il mio Primario mi ammazza, e tutti i progetti che ho in piedi nel mio ospedale? Ho appena comprato casa e sono pieno di debiti. Che ne dici Laura? E i figli? Ah già, i figli... ma soprattutto: dove andrò a correre?

Sono passati 11 mesi dall'inaugurazione della clinica e oggi sono a Tirana per un sopralluogo. Nei nuovi turni del reparto dove attualmente ancora lavoro il mio nome compare fino alla notte tra il 5 ed il 6 gennaio 2013. Poi la colonna è vuota.
La sfida è di quelle grosse.
Vivere in Albania, lasciare Laura ed i bambini in Italia e riprendere a fare una vita da pendolare, un lavoro totalmente nuovo, nuove responsabilità.
Ho una immensa opportunità e, sia chiaro, se ho la libertà di scegliere è solo merito di Laura che, nonostante la prevedibile difficoltà che incontrerà nel gestire due bambini ed il suo lavoro di medico, non mi ha mai ostacolato e nemmeno fatto intravedere i suoi giustificati timori.
Ci siamo dati un anno. Poi si tireranno le somme e si deciderà se questa resterà un'esperienza o se sarà il nostro futuro.
Professionalmente in Italia la prospettiva non è rosea e alzarsi in volo evolvendosi da gallina razzolante magari ad anatra o al massimo a fagiano prima dei prossimi 15-20 anni è alquanto improbabile.
Questa è l'occasione per diventare aquila. Da gennaio.

mercoledì 31 ottobre 2012

A mente fredda

Sono passati tre giorni dalla maratona di Venezia e le emozioni vissute cominciano a sedimentarsi.
La mente comincia ad analizzare la gara e prendo coscienza di alcuni aspetti per me nuovi.
Sono un podista piuttosto razionale, che si affida a metodi di preparazione "scientifici" o meglio, parametrici. In gara difficilmente commetto errori grossolani perchè parto con una strategia costruita usando i dati degli allenamenti, controllo sempre molto bene l'andatura, tengo in grande considerazione i messaggi del mio corpo. In gara sono sempre lucido, ricordo gran parte delle fasi della competizione e non ricordo quasi nulla dei luoghi attraversati.
Domenica invece dal km 32 ho vissuto una nuova esperienza. Mi sono immerso totalmente in ciò che facevo, dimenticando orologio, palette chilometriche, maltodestrine e tutte le sovrastrutture che mi hanno sempre aiutato in maratona. In quel  momento avevo un solo obiettivo verso il quale tutto il mio corpo e la mia mente erano tesi: raggiungere quei palloncini. Per quasi quattro chilometri è parsa un'impresa impossibile ma non mi è mai passata per la mente l'idea di rinunciare a provarci. E' stata come un'estasi, un uscire dal mio mondo di calcoli e di sicurezze per lanciarmi verso un obiettivo e nel farlo vivevo un'assenza di pensiero quasi zen.
Da qui deriva l'entusiasmo per la mia prestazione. Non da un riscontro cronometrico ma da una situazione interiore facilitata dagli eventi e dagli agenti atmosferici che, a questo punto, non posso più definire avversi. Non sto cercando un aspetto positivo ad ogni costo. Semplicemente ho goduto del correre questa maratona complicata molto di più che di altre competizioni simili (per esempio Padova o Trieste 2011) sia perché sono arrivato ai chilometri fatidici ancora con benzina in corpo, sia perché, costretto dagli eventi a chiudere tutti i canali d'ingresso e a concentrare l'intero mio essere su di un obiettivo, ho vissuto sensazioni di buona efficienza e benessere.
L'analisi degli split ogni 5 km supporta poco il mio vissuto, sia perché comprendono tratti molto difficili a tratti più facili, sia perché sono viziati dalle soste obbligate. Tuttavia TDS rileva che tra il km 35 ed il 40 ho recuperato 114 posizioni in classifica generale, cioè un sorpasso ogni 44 metri, un sorpasso ogni 11 secondi. Questo mi dice che sono arrivato alla parte più importante della maratona ancora in ottima efficienza, capace ancora di correre e non di trascinarmi, in grado certamente, in condizioni meteo meno penalizzanti per il cronometro, di migliorare sensibilmente il mio miglior risultato sulla distanza.

lunedì 29 ottobre 2012

27a Venice marathon, 28 ottobre 2012

3.10
Così ho finito ieri la Venice marathon. Ma in tutta onestà dovrei dire "abbiamo finito" visto che una fatica simile l'hanno fatta Laura e il mio insostituibile fratello Mauro per permettermi di portare al traguardo il mio Leonardo. Settima maratona, terza con Leo sotto lo striscione.
Quella di Venezia è una maratona logisticamente difficile da seguire. Se poi lo vuoi fare con un bambino di 3 anni ed una bambina di 6 mesi, l'acqua fino al ginocchio, bora a raffiche e pioggia praticamente continua, diventa un'impresa titanica.

Lasciando da parte i preparativi, la visione della laguna grigia solcata da creste bianche dall'autobus che ci conduceva alla partenza ed il freddo patito nell'attesa di partire, vengo alla gara.

Partenza a sorpresa, un paio di conti alla rovescia abortiti e poi via, senza nemmeno sciogliere le gabbie, con i volontari in difficoltà, travolti dalla massa dei maratoneti.
Sono tranquillo, ho una mia strategia: gruppo delle 3.10', davanti quando il vento è sopportabile, nel gruppo, quando no. Non mi piace il gruppo, troppe incertezze, rallentamenti, pestoni e gomitate, involontarie. Prendo e do.
Il primi 25 km scorrono.

22'03''
22'15''
22'32''
22'50''
22'20''

Non una gran prestazione, nemmeno sotto il profilo della regolarità. Ma non c'è alternativa. Come dice Ligabue: testa dentro chè là fuori è un brutto mondo.
La svolta della mia gara è a Mestre, dopo il brutto lap del km 20, su cui pesa anche una sosta per un bisogno fisiologico "light" con un rientro in gruppo non proprio agevole. Non conosco il percorso, ma i volontari segnalano molto bene la presenza del sottopasso, e la loro solerzia mi lascia presagire che si tratta di un imbuto. Non voglio rimanere imbottigliato col gruppone e così mi porto davanti ai pacer affrontando il sottopasso tra le urla del pubblico e dei compagni di gara. Mi aggrego ad uno spilungone che fa l'aereoplanino e mi tengo su un passo confortevole. In pochi chilometri il distacco dai pacer delle 3.10 si dilata, anche troppo. Qualche km dopo si affronta il ponte che immette nel parco di San Giuliano. All'interno dell'area verde, dopo un altro strappo, si affrontano alcuni passaggi tortuosi con la possibilità di controllare agevolmente il distacco dal gruppo: non cresce più, anzi forse cala. I pacer si sono risvegliati. Mi rendo conto che stare 50 metri avanti al gruppone non serve a nulla e medito sulla possibilità di farmi "riassorbire", ma c'è un dato che mi fa desistere. Più precisamente una presenza che si situa a livello di basso ventre e che non credo di poter ignorare ancora per molto.

Parziale km 25-30: 22'20''

Mi do un ultimatum: se sto meglio prima del ponte della Libertà, vado avanti, altrimenti, pit-stop. E se pit-stop deve essere, almeno che sia con un po' di margine sul gruppone.
Sul cavalcavia che immette sul ponte della Libertà capisco che una sosta è necessaria e mi butto tra i rovi a lato della strada. Quando esco dalla selva spinosa, portandomi appeso sulla schiena un enorme ramo, i palloncini delle 3.10 sono a 150 metri. Davanti. Pessimo posto per rimanere da soli. Mancano 10 km all'arrivo e appena messo piede sul ponte il vento mi sferza il corpo da sinistra, impedendomi di andare dritto. Bisogna correre piegati in avanti e a sinistra per contrastare la bufera. Le gocce di pioggia pungono e l'unico sollievo sono gli autobus che ci sorpassano, facendoci da schermo per pochi istanti. Non sto a pensarci tanto. Sono ancora pimpante e le cose sono due: o mollo (e perché?) o abbasso la testa e spingo. Via allora! Avanzo zigzagando spinto dal vento laterale, con il piede sinistro che spesso urta la gamba destra. Supero decine di atleti in difficoltà. Le palette chilometriche sono state stese a terra per evitare che finiscano in laguna spinte dal vento e non si riesce a decifrarle. Dove sono? Una di queste, a stima, deve essere il 35° e schiaccio il lap. In quel momento non lo so, ma adesso sì:

Parziale km 30-35: 23'17'' (compreso il minuto perso ai box).

Ogni tanto alzo la testa. I maledetti palloncini sono sempre laggiù e non si avvicinano. Ma io sto bene e continuo a spingere. Finalmente al km 36 il noto ponte finisce e la strada svolta a destra, salendo sul ponte del Tronchetto. D'improvviso i palloncini mi vengono incontro. Il vento a tratti è favorevole ed il morale alle stelle. Al km 38 guardo il crono: 2.51'. E pensare che l'ultimo lunghissimo di 38 km l'avevo chiuso in 2.50'! Poco dopo raggiungo i palloncini. Sul momento penso di stare con loro un km per riposare, ma ne ho ancora e vado via senza fatica. Il vento è di nuovo in faccia e la laguna sale sul marciapiede. I ponti li faccio di slancio spingendo con i piedi e usando l'elasticità del legno per avanzare. Non capisco nulla dei km e non ricordo in che punto della gara ho attraversato il ponte di barche, urlando tutta la grinta e la forza contro le raffiche tremende che mi spingevano indietro. Scendo il ponte ridendo di me e felice delle mie gambe che ancora non ne hanno abbastanza. In cima ad un altro ponte sento il bip del tappeto del km 40 e guardo il crono: 2'59'08''.

Parziale km 35-40: 21'32'' (media 4'18''/km)

So benissimo che il PB è possibile, ma non mi frega. Ho cose più importanti. Mi godo finalmente un po' di pubblico e mi viene da ridere, perché sto bene, perché è la degna conclusione di tre mesi di allenamento duro, perché è bello essere lì in questo momento. Meris a sinistra mi urla come un selvaggio e mi trovo a superare agevolmente altri 3-4 compagni di gara. L'ultimo ponte. A sinistra Mauro mi porge Leonardo, avvolto nel giubbotto e nella mantella sembra un pacco regalo. Grazie Mauro! Percorriamo al passo gli ultimi 100 metri, tra due ali di folla che applaudono il mio bambino, intimidito da tanta festa.

Ultimo parziale: 10'39''

Che corsa! Che vittoria! Che immensa gioia poter essere lì, avere la possibilità di correre, di gareggiare, di portare al traguardo mio figlio. Che fortuna!

Cassandra contro il Turco: vince il Turco, e vincono anche Laura, Mauro, Leonardo e Cecilia. Che squadrone di fenomeni ;)

Su segnalazione di Piergiovanni, che ringrazio, aggiungo l'intervista di Alex Zanardi all'arrivo. Sullo sfondo una pallina azzurra e verde che arriva felice.

Leo all'arrivo




venerdì 26 ottobre 2012

Verso Venezia - Controvento

OK, mi arrendo all'evidenza. Domenica non sarà per nulla una giornata facile.

Anche le ultime 3 settimane di preparazione mi hanno dato alcune conferme e pochi dubbi. L'unica vera seduta "test" era il bigiornaliero di 21 + 21 concluso con una media appena inferiore ai 4'30'' al km, conclusa in buona efficienza ed il recupero ha richiesto non più di un giorno di riposo.
La condizione è buona, non eccellente, anche se minata da una nuova virosi comparsa negli ultimi due giorni. Però è inutile mentirsi e illudersi che domenica vi saranno le condizioni per una prestazione ottimale.

Cassandra contro il Turco

Resta la certezza di essere riuscito ad affrontare una preparazione lunga ed impegnativa, svolta quasi totalmente prima dell'alba. E se questo non sarà sufficiente a fare di me, domenica, un maratoneta migliore, mi ha reso certamente un podista (e un uomo) più forte.

Ci vediamo in riva Sette Martiri.

domenica 7 ottobre 2012

Verso Venezia - settimane 7, 8 e 9: i lunghissimi

Involontario silenzio negli ultimi 10 giorni in cui la preparazione per la maratona di Venezia sta ormai assumendo la forma definitiva.
Le ultime 3 settimane sono state caratterizzate di chilometraggi sempre sostanziosi (105-85-108) e da una intercorrente infezione delle alte vie respiratorie che mi ha fatto propendere per un giorno di riposo in più nella settimana di mezzo. All'inizio di questa settimana ho avuto qualche difficoltà in un paio di uscite facili, probabilmente per qualche strascico della virosi.
La settimana 7 è stata caratterizzata da due sedute specifiche: una costituita da variazioni di ritmo (10x1000 a 4'10'' e rec a 1000 a 4'40'') tutto in gran facilità, ed una rappresentata dal primo lunghissimo "alla Tergat", domenica, come già annunciato. All'alba di domenica mattina 23 settembre, concentrato e riposato, mi immetto sul circuito di Farra-San Lorenzo (5 km) e, senza contare i giri, comincio a macinare km con le solite piccole difficoltà a raggiungere il passo adeguato nei primi km. Lentamente però mi porto a regime e raggiungo senza mai spremermi il km 32. Di lì 2 km a 4'/km con ottime sensazioni nei primi 6' e affaticamento, neanche eccessivo, per gli ultimi 500 metri, dove ho netta la sensazione di aver bruciato anche gli ultimi grammi di glicogeno. Media dei 32 km: 4'31'' come da programma. E via il primo lunghissimo.
Lunedì e martedì le gambe dolgono, anche più di quanto mi aspettassi. Esco comunque per un paio di sedute di 12 km in tranquillità. Mercoledì mi attende l'unica seduta piuttosto impegnativa, almeno mentalmente. Correre 20 km, seppur al ritmo del fondo lento, ed essere al lavoro alle 8 del mattino richiede una levataccia anche per chi è abituato alla sveglia ben prima delle sei. Praticamente mi butto giù dal letto alle 4.47 e alle cinque e mezza sono già a ritmo. La seduta va e le gambe finalmente smettono di pungere. E' la gola però che brucia e nel pomeriggio dolori muscolari diffusi mi fanno propendere per il riposo sia venerdì mattina che sabato. Solito virus d'importazione made in Scuola dell'Infanzia. La settimana è comunque una settimana a carico chilometrico contenuto e non mi pereoccupa aver saltato un fondo lento di 10 k. Domenica mi attende un 3x7000 a ritmo gara, con recuperi di 1 km tranquillo a 4'55''. La seduta scivola via senza sforzo e l'ultimo 7000 passa velocemente ad un ritmo un pelo più allegro del dovuto. So bene però che i malanni si pagano la settimana successiva ed infatti lunedì e martedì è una pena tenere i 4'40'' per 1 ora. Mercoledì 3 ottobre soffro nei 10+10 (10 km a 4'45'' + 10 km a 4'20'') e solo sul finale riesco a correre a ritmo senza dover spingere più del dovuto. La seduta mi impegna più dell'atteso. Per fortuna giovedì mi attendono solo 10 km e venerdì qualche km solo per muovere la gamba. In verità venerdì mi trovo ad un Congresso e quando arrivo vedo che qualche volenteroso ha organizzato la "maratona" (4 km circa) (testuale). Mi iscrivo e, come previsto, è una garetta piacevole tra Colleghi, purtroppo corsa nel centro di Vicenza alla 18 facendo slalom tra gli ignari passanti. Tre giri di circa 1300 metri. In autobus qualcuno fa pretattica e si raggiunge l'accordo di correre tutti insieme per due giri e poi, ognuno al suo passo. Partiti a 6' al km facciamo un certo effetto sulla gente. L'organizzatore del Congresso ha infatti fornito pantaloncini e maglietta sponsorizzati e 13 podisti vestiti uguali in centro provocano non pochi commenti (e non tutti lusinghieri). Al termine del primo giro il vincitore della gara precedente (due anni fa) cambia passo e se ne va. Gli accordi non erano tali e non lo seguo. Ma gli altri podisti, anche un po' contrariati, mi incitano ad andarlo a prendere. Accelero e mi tengo a distanza per vedere quanto regge. Ha un vantaggio di 30 metri e non corre male. Dopo circa 700 metri, pur mantenedo lo stesso ritmo, comincio ad avvicinarlo rapidamente e quando si gira a sinistra lo passo a destra e lo avviso che ci sono. Procedo del mio ritmo ma lui è già da un pezzo al 100% e mancano ancora 1500 metri. Non lo rivedrò più e non mi volterò più nemmeno per vedere dove sia, anche spendendo un briciolo troppo per quello che era necessario. Terminata la simpatica gara comincia il calvario del rientro in albergo che mi porterà a ritardare all'appuntamento con mia moglie che mi ha raggiunto in treno in città. La serata è piacevolissima, aperitivo, cena in risotrantino tipico, Mojito per lei e Negroni per me e arrivo in albergo vagamente allegro ;-). E che strano cenare senza il frastuono dei figli (grazie alle due nonne!).
Sabato non lo vivo proprio come una vigilia di lunghissimo. Passiamo la giornata in giro per Vicenza, la mattina alla mostra "Raffaello verso Picasso" nella belllissima Basilica Palladiana appena restaurata (consigliatissima la visita) ed il pomeriggio... shopping selvaggio. In tutto sono 6-7 ore in piedi. Sono un po' preoccupato perchè il giorno dopo ho "l'esame finale".
Stamattina... sveglia alle 6 ma mi concedo 10' a godermi il rumore dell'acquazzone sul tetto in legno. Mi preparo lentamente per lasciare il tempo alle gambe (e alla testa) di svegliarsi. Alle 7 sono in strada e, dopo 10' di riscaldamento, mi immetto sull'ormai tradizionale circuito da lunghissimo. Stavolta mi porto ad andatura di crociera quasi subito ed il tempo passa tra mille pensieri scatenti dalla selva di schippettate che riempiono l'aria e i tanti animali terrorizzati che mi attraversano la strada per gettarsi tra le vigne. Ragazzi, difficile non tifare per la lepre quando è inseguita da tre cani e da due cacciatori armati...
Non penso ai 7 giri da completare ma rimango concentrato sul ritmo. Per i primi 10 km cerco di gestire un dolore al tricipite surale destro che mi infatidisce da una settimana, ma dopo i primi due giri mi sciolgo e corro con facilità. Il ritmo è sempre spontaneamente lievissimamente più veloce del dovuto e mi devo continuamente frenare con il pensiero che, fino ai 30, tutto serve solo per svuotare il serbatoio. Infatti dal km 30 (2h15' e spiccioli) la corsa si fa un po' meno rotonda ma non devo forzare per mantenere il ritmo. Al km 35 allungo il passo e faccio girare le gambe. 3'55'' il km 36 senza spingere eccessivamente, 4'03'' il km 37 lasciando andare un po' le gambe nel finale. Tengo il ritmo del fondo lento nell'ultimo km che mi separa da casa, facile, anche perché un po' in discesa e cammino gli ultimi 2-300 metri. Chiudo 38 km in 2 ore 50', stanco, ma sicuramente in grado di correre altri 4 km dignitosamente.
Mi sento soddisfatto, l'ultimo vero lunghissimo è andato maglio del previsto. Adesso c'è da vedere come lo recupererò, visto che stanotte lavoro. Giovedì 10x1000, poi domenica bigiornaliero 21+21 e quindi si comincia a calare un po' i carichi chilometrici.
Cauto ottimismo.

giovedì 20 settembre 2012

Verso Venezia - settimana 6

Settimana, la scorsa, di molto volume nella tabella proposta da Roberto Albanesi nel suo sito.
Due le sedute "specifiche": una caratterizzata da variazioni di ritmo, alternando 2 km a 4'05'' a 1 km a 4'40'' per 4 volte, ed un lungo nel fine settimana con ritmi prossimi a quelli tipici dei lunghissimi proposti dall'ingegnere. Nel mezzo quasi 60 km di fondo lento.
Sicuramente la seduta che incuteva più timore era il lungo di 28 km a ritmo gara +10'' seguito alla sera, dopo un pasto ipoglucidico, da 8 km di fondo lento. Considerata la stanchezza avvertita negli ultimi 4 km al mattino ero abbastanza preoccupato. In realtà gli 8 km serali sono stati di una facilità sorprendente e addirittura ho dovuto frenarmi ben sapendo che il mattino dopo il fondo lento sarebbe stato più faticoso. Devo dire che le variazioni di ritmo del mercoledì si sono rivelate più ostiche del previsto, probabilmente a causa della stanchezza accumulata il giorno prima in un fondo lento di 20 chilometri.

Chiudo la settimana con 116 km (di cui 10 tra risc e def) che costituisce, per me, un record.

La settimana corrente si chiude invece con il primo lunghissimo alla Tergat (copyright R.Albanesi).
Farò sapere. Se non mi sentite dite a mia moglie che le voglio bene ;-)

lunedì 17 settembre 2012

Dove sei andato in ferie?

Quasi che fosse obbligatorio andare da qualche parte per poterle definire tali, quest'anno le ferie le ho passate a casa. O comunque nei suoi dintorni.
Già potersi dedicare ai bambini è una gran vacanza, soprattutto a Leonardo che, nel periodo di carenza di personale nel nostro reparto, aveva preso a dire: "Mamma, adesso che il papà non c'è più, posso venire a dormire nel lettone?" e io, vai di toccatine i maroni.
Qualcosa l'abbiamo fatta e anche la mamma è stata accontentata con il completamento dei battiscopa, del muro del bagno e con lo spostamento della porta del ripostiglio, tutte azioni, è risaputo, di importanza vitale, quanto meno per l'equilibrio della coppia.
Va da sè che la piccola Cecilia è venuta a rimorchio tollerando come Giobbe le varie attività, ludiche per tutti, tranne che per lei.
Da segnalare: Gulliverlandia a Lignano. Parco divertimenti per bambini, in sè non male, ma vi si respira un'aria di trascuratezza e di "minimo indispensabile" che fa un po' tristezza. Giostre rese opache dal tempo e non più ridipinte e attrezzature malfunzionanti forse colpiscono solo noi adulti, visto che Leonardo si è divertito come un matto. Anche se devo ammettere che i giri sui kart col motore del rasaerba divertivano me e altri papà, sempre in gara per prendere il cordolo interno e non farsi passare.
Grotte di Postumia: da vedere. Spettacolo. Dieci minuti di trenino elettrico, un'ora di cammino e di nuovo in trenino. Forse 22 euro sono un po' troppi per pensare di tornarci, però una volta vanno visitate. Anche solo per il brivido dell'improvviso black-out (non credo voluto) che mi ha fatto capire che cos'è il "buio pesto".
Acquasplash: noto parco acquatico, che io avevo frequentato un paio di volte da bambino-ragazzino. Purtroppo l'aria che si respira è quella di Gulliverlandia. Solo dopo vengo a sapere che i gestori sono gli stessi. Anche qui, entrare in due adulti ed un moccioso di 3 anni va vicino alle vecchie 100.000 lire però la giornata passa rapida grazie anche agli scivoli per adulti.
Il meglio arriva però venerdì, con un'"escursione" alle pendici del Montasio per soli e veri uomini: io, Leonardo, mio fratello Mauro e il cuginetto Riccardo. Segue cena in baita e pernottamento in malga con Leonardo che dorme nel lettone matrimoniale col cuginetto ma non rinuncia al sacco a pelo. Al mattino ci sveglia il muggito della manza e via a mungere mucche e caprette e aiutare il signor Rino a fare il formaggio. Se passate dalle parti del tarvisiano fate tappa al Pian dei Spadovai in val Dogna. Il prossimo anno dovrebbe divenire anche fattoria didattica.
Sabato rientro allungando per Forni di Sopra per pranzo al base di frico e salsiccia, perfetto carburante per la gara di Buttrio.
Poi finalmente lunedì un po' di riposo... si torna a lavorare!

lunedì 10 settembre 2012

Verso Venezia - Settimana 5 & ator dal tor di Buri 2012

Settimana di "alleggerimento" del carico finalizzata ad una gara nel fine settimana.
Come detto nel precedente post, lunedì pago la fatica domenicale e riposo.
Martedì seduta di fondo lento con acceleratina finale per un totale di 21 km, non proprio brillante.
Mercoledì fondo medio di 14 km, cominciato con gambe di legno (adesso torno a casa) ma chiuso brillantemente con una media di 4'12'' (su un prefissato di 4'10'') e con un certo margine. Giovedì ancora fondo lento di 16 km e venerdì 10 km per muovere la gamba.
Domenica mattina dalle 10 alle 11 corro l'ora a Buttrio dove realizzo la peggior prestazione degli ultimi due anni. Colpa di che? Bho. Fino alla mezz'ora sono andato sciolto attorno ai 4 al km, poi la magia è finita e, pur calando relativamente poco, ho sofferto soprattutto sui brevi strappi che non riuscivo a recuperare velocemente. Va detto che non avevo la testa sulla gara tanto che ho raramente guardato il cronometro e solo al minuto 52 mi sono reso conto che ormai i 15 km erano un miraggio. Chiudo con un modesto 14,7 e spiccioli che, se dal lato numerico non mi soddisfa, mi dice qualcosa: lo stato di forma è ancora molto lontano e, per uno come me che è sempre in anticipo ed arriva alla gara già in calo, è un gran bene. E poi, come dice Luca, "quando ti trovi ingolfato succede sempre un buon progresso, sempre!".

Mi permetto una lieve digressione per due motivi: uno è serio, uno più "leggero".

La testa non ce l'avevo sulla gara (non che questo abbia più di tanto inficiato il risultato) perché all'orizzonte si profilano cambiamenti nella mia vita piuttosto profondi ed il giorno successivo avrei dovuto dare una delusione ad una persona che ha investito su di me negli ultimi 3 anni. E questo mi preoccupava. (per i curiosi: non mi separo e Laura non è di nuovo incinta).

Secondo: sia che la vostra vita di coppia vi soddisfi dal punto di vista sessuale, sia che stia attraversando un momento di stanchezza, vi consiglio di regalare a vostra moglie il libro "50 sfumature di grigio". Ora, non so bene di cosa parli e poco me ne importa, però gli effetti sono piuttosto sorprendenti.
Provare per credere!

mercoledì 5 settembre 2012

Verso Venezia - Settimana 4

La quarta settimana di preparazione alla mia prima Venice Marathon mi ha portato per la prima volta in questo periodo ad un chilometraggio a tre cifre.

Dopo i 28 km di sabato con conclusione non proprio brillante e una corsa rigenerante la domenica, lunedì nuovamente fondo lento di 15 km con gambe ancora legate. Martedì però le sensazioni sono nettamente migliori. Mentre la sveglia tra le 5.30 e le 6 è digerita (tranne quando la sera prima facciamo tardi o quando Cecilia decide che non è il caso di dormire per più di 3 ore filate), la prima mezz'ora di corsa all'alba è sempre faticosa. Con questa premessa le 4 prove sui 3k con recupero al ritmo della corsa lenta vanno via senza troppi problemi. In pratica rispetto a 3 settimane fa sono riuscito a correre una prova in più con un indice di sforzo di 8 anziché di 10. Bene! Ma la settimana richiede cautela e l'ottimismo lo metto da parte per ottobre. Infatti mercoledì fatico per 12 km di fondo lento con timida progressione finale e giovedì devo mettercela tutta per una seduta che, sulla carta, sembrava facile: 10 km di medio. Venerdì finalmente il meteo è dalla parte del runner e quasi 15k di fondo lento filano via con gran facilità, sarà anche per la prospettiva del riposo del sabato dopo 7 giorni consecutivi di allenamenti.
Purtroppo le mie speranze di un sabato tranquillo si infrangono contro l'impellente necessità di arredare la stanza guardaroba con un fantastico broder e completare il bagno del piano di sotto con il mobile Lillagen (o roba così). In conclusione: spedizione all'Ikea (di sabato!), armato di carta di credito e tanta pazienza. Tanto per dire quanto sono bravi a loro vendere (o quanto polli siamo noi): broder fuori produzione e Lillagen non disponibile, ma siamo usciti comunque con 120 euro di minchiaglierie!
Domenica mattina me la prendo comoda e parto alle sette. Prendo la strada del Preval e tento di godermi il primo vero lunghissimo. Parto con calma e passo Lucinico, Gradiscutta (rampa), Giasbana (rampa), zona La Subida (rampa), bosco di Plessiva (rampona+salitina per un paio di k), per poi riservarmi la pianura per gli ultimi 12 k (Brazzano-Cormons-Boatina-Moraro). Bene fino al km 28, poi ho dovuto spingere e soffrire un po', forse a causa dell'eccesso di confidenza con una giornata coperta che mi ha indotto a scegliere un giro lontano dai soliti cimiteri e quindi dai rifornimenti idrici. In compenso ho sfiorato un numero imprecisato di più o meno famose aziende vinicole e agricole della zona, ma questo poco ha giovato al mio stato di idratazione. Chiudo 33 km ad una media di 4'40'', un pelo più stanco di quanto avrei desiderato. Clima migliore rispetto ai 28 k del sabato precedente, percorso decisamente meno scorrevole. Andatura identica.
Settimana chiusa con 114 km totali (compresi risc e def) che lunedì ha presentato il conto (una stanchezza potente che mi ha costretto ad un lungo e gustoso pisolino pomeridiano).
Segnalo ripetuti mugugni da parte della coniuge per il fatto che al risveglio non sono lì a farle le coccole. Dice che comincia ad odiare la preparazione alla maratona. E mancano ancora 7 settimane!

mercoledì 29 agosto 2012

Verso Venezia - settimana 3

Archiviata una mezza corsa con buon margine almeno fino al 15 km, lunedì mattina 9 km rigeneranti con gambe abbastanza appesantite. Martedì seduta inedita per me: 5k a 4'08'' + 4' da fermo seguiti da 8x500 in 1'50'' con recupero 1'30'' sempre da fermo. Prove corse in facilità con qualche fastidio da acido lattico nelle ultime due. Mercoledì 16k con progressione finale un po' difficoltosa e giovedì 3x5k a 4'12'' recupero 1k a 4'35''. Seduta corsa con un vento molto fastidioso ma terminata in buona efficienza per un totale di 22 km compresi riscaldamento e defaticamento. Venerdì il riposo che precede  il primo quasi-lunghissimo: 28k corsi, per necessità di riposo (a letto alle due dopo cena con amici), dalle 9 alle 11 con tanto caldo e tanta testa. Rifornimento idrico ogni 4 km attaccato ai rubinetti dei numerosi cimiteri dei dintorni. Difficoltosa la piccola progressione finale a ritmo maratona. Media finale 4'42'' che, considerato il clima, mi soddisfa pienamente. Concludo domenica dopo una festa di matrimonio finita "in bellezza" alle 3 (macchina in parcheggio per tutta la notte con portafoglio sul tetto, ritrovato al mattino) con 11k facili. Totale settimana: circa 96 km.
Dopo Klagenfurt ho cominciato ad usare le Vomero 7 senza alcun fastidio rispetto al modello precedente. Purtroppo questo paio non arriverà alla maratona.
Al momento reggo la preparazione ed i chilometraggi, bisognerà vedere sul lungo termine. Segnalo solo qualche vago e transitorio fastidio all'area anteriore delle ginocchia in fase di riscaldamento che poi scompare nel corso della seduta e non si ripresenta a riposo.
La settimana corrente presenta due sedute specifiche e si conclude con il lunghissimo di 32 km con un chilometraggio complessivo, nelle intenzioni, in crescita rispetto alle precedenti.

martedì 21 agosto 2012

Verso Venezia - Settimana 1 e 2

Terminato un periodo davvero faticoso al lavoro causa carenza di organico, mi ero ripromesso di valutare seriamente l'opportunità di trasferire la mia iscrizione alla Venice Marathon 2012 al 2013. In pratica mi ero dato tempo 2 settimane dal 5 agosto per verificare se fossi stato in grado di impegnarmi seriamente nella preparazione di una maratona.

Settimana 1:
Non parte sotto i migliori auspici la prima settimana di preparazione. Sono costretto a stare fermo il lunedì e cominciare il martedì con una seduta di fondo lento con progressione finale per un totale di quasi 16 km. Mercoledì poi era il momento di una seduta che si rivelerà più tosta del previsto: 3x3000 a 4'05'' con recupero 1000 a 4'35''. Eccedo un po' nelle prove e chiudo affaticato con una media di 4'01'' al km nelle prove e 4'30'' nei recuperi. Decido di riposare il giorno successivo per non eccedere nel carico dopo due mesi di chilometraggi settimanali attorno ai 55 km. Venerdì nuovamente 17 km di fondo lento con chiusura in progressione davvero facile. Sabato e domenica sono impegnato in un addio al celibato in montagna che, facendomi totalizzare circa 6 ore di sonno totale in due notti mi induce a non correre. La prima settimana termina con sole tre sedute ed un chilometraggio totale di circa 48 km. Un po' scoraggiante.

Settimana 2:
Anche questa settimana comincia male. Esco lunedì alle tre del pomeriggio per un fondo lento che avrebbe dovuto essere di 24 km, ma al km 8 giro il sedere e torno a casa, affaticato, assetato, ma non particolarmente demoralizzato. Avrei potuto portare a termine, pur con grande fatica, tutta la seduta, ma ho preferito conservare le energie per la settimana. Inoltre avevo già corso 24 km due settimane prima, distanza che quindi avevo nelle gambe senza problemi, in condizioni un po' più "fisiologiche".
Martedì mattina 8 km facili cin sensazioni nettamente migliori. Mercoledì 10x1000 a 3'56, con recupero 400 metri a 4'35'' al km. Anche stavolta esagero un po' con l'andatura nelle prove e per finire la seduta sono costretto a rallentare, seppur di poco, nel recupero delle ultime tre ripetute. Seduta di complessivi 18,5 km. Giovedì corsa in progressione di 16 km con discrete sensazioni e venerdì fondo lento di 12 con gambe non brillanti ma comunque capaci di un po' di vivacità nel finale. Sabato riposo e trasferimento a Klagenfurt. Domenica la mezza maratona (sempre ottimamente organizzata) più bella della Carinzia che ho condotto con pazienza fino al km 15 a 4'23'' (poco più veloce del ritmo maratona) per poi mollare le gambe negli ultimi 6 km, non scorrevolissimi, ad un ritmo di 4'00'' al km non proprio spontaneo ma nemmeno eccessivamente difficoltoso. Chiudo poco sotto l'ora e 30, meglio che da programma, ma soprattutto senza indolenzimenti.
Settimana iniziata male e chiusa bene per un totale di quasi 95 km, senza particolari problemi. Adesso si comincia a ragionare e Venezia sembra possibile.

A breve racconto sintetico del fine settimana austriaco.
A tutti buone corse!

giovedì 2 agosto 2012

Allucinante!

Ieri sera avevo fretta. In programma un'uscita di 15 km a 4'25'' + 3 di riscaldamento e solo 70' a disposizione. Accorcio il riscaldamento a 1,5 km e parto al ritmo prefissato, forse un pelo più veloce, ma sono riposato e me lo posso permettere. Scelgo il giro per Poggio Terza Armata, ai piedi del Monte San Michele, di circa 17 km, sempre lievemente ondulato e con qualche gradito tratto in ombra. Dopo essere transitato dietro il cimitero di Gradisca e sotto l'autostrada in costruzione, percorro quasi tutta via Aquileia e mi immetto nel viale Trieste per raggiungere il ponte sull'Isonzo che mi conduce nel comune di Sagrado. Qui svolto lungo il fiume e mi porto, costeggiando la ferrovia, verso l'asilo nido che Leonardo ha frequentato fino a qualche settimana fa.
Dopo qualche centinaio di metri sento il familiare rumore del treno che giunge alle mie spalle. Mi volto e salto sul binario di destra. Non passa molto tempo che la locomotiva mi raggiunge e comincia lentamente a sopravanzarmi. Per qualche centinaio di metri il convoglio mi sfila accanto e la mia insicurezza mi impedisce di provare a stare al suo passo. Del resto ad occhio viaggerà sui cento all'ora ed è in accelerazione dopo la galleria in curva di Sagrado. All'altezza dell'asilo nido però decido di provarci: aumento la frequanza del passo, porto il respiro ad un rapporto di 1:1 con la falcata ed i vagoni smettono di passarmi avanti per sembrare fermi. Le traversine di legno screpolato dal sole e dal tempo scorrono veloci sotto i miei piedi ed alla lieve curva a destra che allontana dall'Isonzo riesco anche ad avvicinarmi alla locomotiva. Sbuffo come una vaporiera ma il passo è sempre disteso ed elegante. Penso di riuscire a portarmi davanti al treno prima di raggiungere l'incrocio che mi riporterà indietro vetrso casa e mi costringerà ad abbandonare la sfida. Quando ormai sono all'altezza del macchinista, che tra l'altro mi guarda con aria annoiata aspirando una boccata di fumo da una Malboro 100's, riportando lo sgurdo davanti a me, capisco perché non si cura di aumentare la velocità: un altro treno sopraggiunge dalla direzione opposta, percorrendo il binario che ci porterà ad un inevitabile scontro. Per un momento penso di provare a saltarlo ma calcolando la somma delle velocità mi servirebbe un volo di non meno di 15 secondi, cosa possibile solo in momenti di buona forma fisica. Per un attimo mi balena l'idea di fermarlo ma ho le Vomero nuove e pensare di scivolare all'indietro per un paio di chilometri con le suole che fumano sui binari roventi mi sembra uno spreco, in questi tempi di crisi. Mi vedo costretto ad abbandonare il binario ed a lasciare sfilare i due treni che si incrociano con un fischio che, a me, suona di scherno.
Ormai sono al ponticello che segna il punto più lontano da casa. Ho già percorso quasi 10 km a ritmo maratona e dovrei avere sensazioni migliori. Solitamente a fine preparazione sono in grado di percorrere 25 km a quasto ritmo, pur non senza fatica, ma mancano tre mesi a Venezia e di tempo ce n'è. Mi attende una parte difficile del percorso, fatto di un lento ascendere fino al centro di Farra. In centro a Gradisca ritrovo come sempre un po' di freschezza che mi aiuta a superare il dolce falsopiano che riporta alla strada della Mainizza. Mancano solo tre km e il pensiero della conclusione della seduta mi aiuta a spingere ancora un po' terminando i 15,5 km ad una media di 4'23'' al km, che, con il riscaldamento in totale fanno 17 km.
Sono in ritardo di soli 5' minuti e rientro in casa gocciolante: è il mio turno con i due bambini mentre Laura esce per i suoi primi 20' filati.
Nella nuova casa non ho ancora il box doccia e faccio il solito disastro in bagno.
Prima che Laura torni voglio scendere nel prato dietro casa a raccogliere ancora un po' di quagli ottimi funghetti che mi sono mangiato a mezzogiorno e che mi danno un piacevole senso di testa leggera...

domenica 15 luglio 2012

Lost in translocation

Eh lo so, non mi faccio più sentire... la realtà è che di corsa ho poco da dire visto che il lavoro (che mi ha impegnato interamente gli ultimi 7 fine settimana su 9) e l'imminente trasloco nel nuovo appartamento, con tutti problemi connessi a maestranze latitanti, mi hanno indotto a lasciare, per la prima volta dopo l'infortunio alla bandelletta ileotibiale che ha dato luce a questo blog, qualsiasi forma di allenamento organizzato e finalizzato. Diciamo che sono uscito alla cazzo (tipo 2 giorni sì, 3 no, poi 1 sì, due no, poi 3 sì e via dicendo) e i risultati si vedono. Ieri ho corso un corto veloce al sangue con una media di 4'05'', che non sarebbe stato neanche male se si fosse potuto tenere conto del caldo, che però non c'era.
Di gare poi non si parla, visto che l'unica che mi attira veramente è la 5 miglia di Torviscosa che però si tiene proprio la sera del trasloco.. e si sa, non ci si può esimere dal ringraziare gli amici che forniranno manovalanza con un paio di bicchieri di buon bianco del Collio e qualche boccale di birra.
Nonostante la scarsa attività riesco comunque a mantenere uno stato di forma decente, probabilmente grazie ad un po' più di attenzione nella dieta (nel senso che non mi ammazzo di gelato quattro volte alla settimana ma solo due...), tanto che stasera un'infermiera mi ha detto che le ricordo troppo Jack. Non so mica se è un complimento...

sabato 16 giugno 2012

24x1 ora Fagagna 2012

Rapido aggiornamento, che ormai è passata una settimana dall'ora in pista e non sono praticamente mai riuscito nemmeno ad accedere al blog, figuriamoci ad aggiornarlo. Cominciano le ferie e in aggiunta alla ormai sistematica carenza di personale Medico, si aggiunge l'assenza dei Colleghi in vacanza. Questo significa meno tempo per tutto, tanto che fino a fine agosto non ho programmato nulla di podistico nei week end che passerò tutti al lavoro.

Comincio dal risultato: ancora una volta mi sono sfuggiti i 15K: 14.895. Gara strana, ma figlia di un calo negli allenamenti nell'ultimo mese. Le difficoltà vere sono uscite negli ultimi 10 minuti di gara quando, oltre alla fisiologica stanchezza, è comparso un inedito dolore all'ipocondrio destro (zona fegato) che mi ha un po' piegato e molto rallentato. Pochi rimpianti, ho dato tutto quello che avevo.

La vera nota positiva è stata la vittoria della squadra magistralmente guidata da Giorgio e da tutta la sua famiglia, in primis la moglie e Veronica. Siamo in molti ad essere orgogliosi di correre per lui. Non ha mai nascosto il sogno di vincere a Fagagna, ma non ha mai fatto pesare a nessuno una prestazione sotto le aspettative. Un vero esempio di amore viscerale per lo sport, capace di coinvolgere un numero tale di persone da arrivare a formare 3 squadre da 24 persone, una delle quali prima su ottanta. Appena conclusa la manifestazione è stato visto fare le capriole sul prato all'interno dell'anello, ma non so se sia realtà o già leggenda.

Grazie Giorgio, sei un esempio!

domenica 3 giugno 2012

Dal duathlon all'ora in pista

Dopo la mezza maratona di Trieste corsa il 6 maggio, sarebbe stato fisiologico lasciar andare un po' lo stato di forma (in realtà già in discesa da almeno 3 settimane) e dimenticare gare e sfide. Ma il secondo WE di giugno si corre la 24x1 ora sulla pista blu di Fagagna, probabilmente la manifestazione di questo tipo più partecipata in regione, se tralasciamo telethon di Udine a dicembre (che comunque non ha spirito competitivo e non si svolge in pista).
Va da sè che dopo le mezze primaverili ci si trovi a giugno tutti un po' con il fiato corto e le gambe imballate dalle prime salite per un nuovo piccolo ciclo di potenziamento. E così capita che pur correndo una mezza poco sotto i 4 al km, in pista a Fagagna i 15 km continuino a sfuggire. Certo, va anche detto che 80 squadre in un anello di 400 metri costituiscono una difficoltà e costringono a continui slalom e escursioni sulle corsie esterne. Ciò nonostante ci proverò anche quest'anno. Di certo le tensioni si sono allentate e non so quale sarà il risultato... qualcuno in un commento ad un post precedente mi aveva consigliato di mollare un po' e così ho fatto, un po' anche per necessità familiari, senza alcun tipo di rimpianto o senso di colpa. Forse questa recuperata serenità mi aiuterà.
Nel mentre sono andato a fare un'esperienza nuova: ho corso la frazione di corsa di un duathlon sprint in compagnia di Davide.
Sabato pomeriggio alle 18 al via sulla pista di Gorizia eravamo una quarantina. Un primo tratto di 2500, poi il cambio per 10 km di MTB e infine un 1000 a piedi.
Chiudo i 2500  con gambe fiacche in un gruppetto di 4 senza la forza di prendere la testa del plotoncino ad una trentina di secondi dal primo concorrente. Poi corro il 1000 in solitudine perché nella frazione in MTB si sono fatti buchi di minuti.
Chiudiamo quinti senza nessun rimpianto. I tempi non li ho presi. Non mi posso neanche fermare alla grigliata perchè abbiamo una cena-degustazione in Azienda Agricola, che ovviamente finisce in allegria. Segnalo la grappa di Pignolo.
A presto!

giovedì 10 maggio 2012

Maratonina dei due castelli, Trieste 2012

Metto solo momentaneamente da parte il tema del precedente post, che tanti stimoli mi ha dato, per raccontare un po' della mezza di Trieste, disputatasi il 6 maggio.
Correre "in casa" ha sempre un sapore particolare. Un po' perché ti senti padrone di una strada della quale solitamente godi solo del margine sinistro, un po' perché, come mai prima, ho incontrato tanti amici e colleghi da salutare e ritrovare.
Temperatura ideale, cielo coperto, umidità attorno al 90%. Previsioni di temporale che incombono sulla gara, che poi non si avvereranno.
Mi concedo il tempo per un buon riscaldamento, facendo attenzione ad infilarmi in gabbia nè troppo presto, per evitare di stare fermo per troppo tempo, nè troppo tardi, per evitare di finire in coda. Ciò nonostante, a causa del ritardo di 5' dello start, rimango ingabbiato una ventina di minuti.
Conosco bene il tracciato, percorso migliaia di volte in auto, qualche volta di corsa, l'anno scorso in maratona. Ne conosco le insidie e stavolta non mi voglio fare fregare.
Il primo km è tutto a salire e, come previsto "a tavolino" lo percorro "a sensazione", senza badare a ciò che succede intorno. In effetti vedo che ci sono pochi "pazzi" che partono a razzo, almeno tra quelli a me vicino.
4'30'' è accettabile, soprattutto perché le gambe non avvertono pesantezza. Il secondo km è più scorrevole e passa in 4'00'', mentre i successivi due, che salgono in lieve falsopiano portando a Sistiana e poi alla Costa dei Barbari, se ne vanno a 4'15'', sempre con margine. Transito quindi al 4° km in 16'56'', perdendo un minuto circa rispetto ad una gara pianeggiante. Mi concedo ancora un km per permettere alle gambe di abituarsi al nuovo assetto di corsa in pianura. Non sto ad annoiare sgranando i tempi al km ma riporto solo le mie sensazioni di grande tranquillità e scioltezza. Di certo siamo in un tratto in lievissima discesa e forse c'è un po' di vento che aiuta. Viaggio stabilmente sotto i 4'00'' al km infilando anche qualche 1000 sotto i 3'50'', non in relax, ma nemmeno lontanamente in affanno.
La gara prosegue così fino al km 13, quando la strada comincia a scendere in modo più deciso e noi cominciamo a rendere i metri guadagnati alla partenza. In discesa non forzo, assecondo la pendenza, mi sposto con il busto lievemente in avanti, faccio rullare bene i piedi senza ciabattare: km 14 in 3'47''.
Al "bivio di Miramare" giungo con ottime sensazioni ma appena la strada spiana i quadricipiti si appesantiscono e sembrano salire di 5° di temperatura. L'azione si fa meno brillante e le cose peggiorano. Nemmeno l'incitamento delle migliaia della Bavisela non competitiva mi aiutano. Le palette cilometriche sono nascoste dalla marea dei non competitivi e riesco ad intravedere quella del 18°. Clicco e leggo 15'56'', praticamente 3'59'' al km. Il km 19 è fastidioso, con il passaggio sotto il ponte ferroviario: praticamente un impercettibile avvallamento, quando ne hai. L'andatura cala ancora e davvero le gambe ed il fiato chiedono pietà. Però ormai siamo in città ed io certo non mollo. Cerco le ultime energie e, un po' annebbiato, scorgo il segnale dei 200 metri all'arrivo. Sprinto come posso, tenendo dietro due podisti con i quali ho giocato a "chi muore perde" negli ultimi chilometri. Ultimo Km 3'28''. Ovviamente corto! Chiudo 1.23'33'', più verosimilmente andrebbe aggiunto 1 minuto. C'è qualcuno che l'ha corsa che ha avuto la mia stessa sensazione?
In definitiva mi confermo su questi tempi per la terza volta consecutiva, il che non è nemmeno male.
Come l'anno scorso ho pagato il cambio di pendenza al bivio di Miramare, anche se l'anno scorso è stato un tracollo, mentre quest'anno ho solo vacillato, vistosamente. Ma non era maratona.

Segnalare tutti gli amici ed i loro risultati porterebbe via lo spazio di un altro post.
Cito solamente:
Daniele (Devil): 1.22'02''. Imprendibile.... almeno per ora;-)
Luca (Genur): primo tentativo a 4'25'' fallito a causa di una "sommossa interna"... Tranquillo, a breve il riscatto.
Marco: 1.27' e rotti, migliorando di più di 8' il personale di novembre... e c'è margine!
Simone: ancora lontano dalla forma migliore, i crampi lo costringono a camminare. A Fagagna 12 km?

martedì 24 aprile 2012

Psicologia del runner debole

Mi chiedo se tutta 'sta cosa della corsa mi faccia bene.
Spesso il pensiero della corsa è pervasivo, ossessivo. Nel senso che la mia testa ritorna più e più volte nel corso della giornata all'argomento corsa-allenamento. Questo accade soprattutto se, durante la giornata, le ore trascorrono e non riesco a pianificare il momento da dedicare all'uscita di corsa. Quando mi attende una seduta impegnativa sono teso e, a volte, preoccupato. Talvolta mi manca proprio la voglia di uscire e, decidendo di infilare le scarpette, mi sembra di "rubare" del tempo ad attività più piacevoli (come stare con la mia famiglia). In queste occasioni cerco degli alibi e delle scuse per rimandare la seduta e solo due cose alleviano il tormento: decidere definitivamente che "Oggi non corro" oppure mettermi in strada. Per i medesimi motivi, quando riesco ad allenarmi al mattino, magari all'alba, la giornata è più "lieve". La sensazione è di essermi liberato di "un pensiero", di non dover dannarmi l'anima per trovare settantacinque minuti da dedicare alla seduta e di non dover stravolgere il resto della giornata in ottica corsa.
Vivo in me due diverse "pulsioni", non facili da esprimere a parole. Una è caratterizzata da un senso di "dovere", quasi di costrizione. Nasce dalla consapevolezza che qualsiasi risultato, sia in termini di salute, sia in termini prestazionali, deve passare attraverso al "frequenza". La mia testa mi dice "Oggi DEVI uscire a correre" ed il solo pensiero di tirarmi indietro fa insorgere prontamente un forte senso di inadeguatezza. L'altra "pulsione" è invece positiva, meno razionale, più viscerale, quasi romantica. E la sensazione che provo quando, dall'automobile, vedo un runner sotto la pioggia, oppure percorro la strada che normalmente utilizzo per allenarmi. E' quel sentimento di amore verso quel gesto tecnico, quel percorso, quel faticare, quel rifiatare, quel bestemmiare che si chiama correre ed allenarsi. E' tutto ciò che è frutto di quella "frequenza", di quella "imposizione". Sia chiaro che non sto parlando della gioia per un risultato. Essa sfuma presto ed è così rara da potersi considerare di assoluta eccezionalità, in confronto all'impegno profuso quasi quotidianamente. Mi riferisco invece a tutte le piccole e grandi cose piacevoli che accadono durante e dopo un allenamento: incrociare e salutare un altro podista, accodarsi ad un nonnetto in bicicletta senza faticare molto, notare lo sguardo di una ragazza dietro il parabrezza dell'automobile, filare a 3'50'' senza eccessiva fatica in una giornata di grazia, scorgere un animale selvatico incurante della tua presenza, leggere sul crono 39'50'' in una seduta di variazioni di ritmo sui 10 km, correre all'alba, scorgere le montagne innevate, provare a spingere con i piedi in salita, cercare di correre in scioltezza controvento, salutare i ciclisti che ti incrociano a 40 all'ora, sentirsi parte di una "comunità" di fissati come te e che condividono molte delle tue difficoltà, fare stretching a petto nudo in estate, bere dalla fontanella del cimitero perché hai finito la borraccia del lunghissimo, salutare l'amico sedentario che dal finestrino ti grida "vai che sei solo!".
Se solo riuscissi a vivere in modo diverso quella che ora mi sembra una necessità, un obbligo, un imperativo mi sentirei certamente più rilassato. Forse dovrei considerarla una "attività" vitale, al pari di nutrirsi o dormire, ma non ci riesco. E' paradossale, ma non sono "dipendente" dagli effetti benefici della corsa. Sono invece vittima della necessità di dimostrare a me stesso che ho una grande "forza di volontà" e per questo sono sempre teso, messo alla prova e giudicato da me stesso.
Come dire, se mi obbligassero a fare l'amore cinque volte alla settimana, pur tacendo dell'inevitabile ansia da prestazione, il dover sottostare ad un contratto, anche se autoimposto, rende il tutto, indubbiamente, meno piacevole.

martedì 17 aprile 2012

Quattro maratone ed una mezza

Martedì 10 aprile alle ore 11.30 Laura ha comiciato l'induzione al parto che l'ha portata, vi salto molti dettagli, alle 23.07 a dare alla luce il nostro secondo figlio: Cecilia.
Ho assistito a tutto, come per Leonardo, e dodici ore di contrazioni, non sempre insopportabili, almeno a dire di Laura, ma comunque sempre dolorose, non sono uno scherzo. Ho visto il suo volto cambiare in quelle 12 ore, ho visto superare la soglia di sopportazione, ho rivisto la serenità dopo l'anestesia peridurale, il terrore negli ultimi cinque minuti e di nuovo la luce quando la piccola le è stata posata in grembo.
Di fronte a questa sofferenza non mi lamenterò più per la fatica in una maratona. Laura, martedì, ne ha corse quattro di fila, senza sosta, l'ultima delle quali in salita, senza allenamento. Fate voi.

Ieri ho corso la maratonina dei Dogi.
Tempo effettivo: 1.23'40''
Tempo ufficiale: 1.24'05''
Messa così  potrei ritenermi appena soddisfatto, voto 6-. Del resto non ho mai fatto mistero di voler abbattere il "muro" dell'ora e 23.
Ed invece mi do un 7 abbondante, forse anche un 8.
La manifestazione si è svolta tutta sotto una leggera pioggia, che a me non ha creato nessun disagio né fastidio. Il vento era presente ma debole, raramente fastidioso.
L'organizzazione è stata, a mio parere, appena sufficiente: rapidi nella consegna pettorali e pacco gara, spogliatoio troppo piccolo, impossibile capire se vi fosse un servizio doccia, almeno fino a mezz'ora prima dello start, raggruppamento sulla linea di partenza "da davanti" con necessità di fare indietreggiare tutti i mille e più per fare spazio agli ultimi arrivati...
Le sensazioni durante il riscaldamento sono buone fino agli allunghi, fase in cui non riesco a muovermi con fluidità. Anche durante la gara questa sensazione mi accompagnerà e mantenere l'andatura prefissata costerà un eccessivo dispendio energetico.
Dopo le i primi 4-500 metri si riesce a correre bene, senza intoppi. La sede stradale è larga ed accoglie tutti senza problemi. Posso impostare un ritmo a sensazione e aspettare il riscontro del primo 1000: 4'01''. Al km 2 leggo ancora 4'00'' e provo a darmi una svegliata. Di qui in poi solo al km 18 leggerò 4'01'' e al 20 4'03''. Il resto sono fotocopie: dal 3'54'' dei km 3 e 6 al 3'59 del km 19 è racchiusa tutta la mia prova.
So che, se voglio stare sotto gli 83', ho bisogno di un passaggio ai 10k più veloce rispetto a quello di Pordenone (40'10'') dove però avevo trovato un bel finale con gli ultimi 2k in 7'30''. Mi ero quindi prefissato un passaggio in 39'30'', e sono passato in 39'29''. Mentre il vento in faccia mi conferma continuamente che viaggio sotto i 4'/km, alle gambe devo chiedere sempre un picccolo sforzo supplementare per mantenere l'andatura. L'asfalto però scorre e, nonostante mi renda conto che la fatica sta aumentando troppo precocemente, cerco di rimanere concentrato ed attaccato ad un duo "il volo" che, con sforzo minore al mio, mantiene la mia andatura. Al km 16 non riesco più a tenere i miei due compagni di corsa e lentamente mi stacco. Il cronometro mi consola continuando a segnare cifre incoraggianti (3'57''-3'58''). Mi rendo conto però che da qui in poi sarà una lotta per non calare e che di progressioni non se ne parla. La fatica è molta, le gambe bruciano ed anche il fiato si sintonizza sul passo con un rapporto di 1:1. Al km 18 mi ripeto che mi manca solo una ripetuta sui 3000 ma questo non mi impedisce di sforare per la terza volta la barriera dei 4'/km. Ingaggio un leale duello con un ragazzo col codino. Alla paletta del 20 (4'03'') cerco un po' di forza residua nei piedi. Leggo sul crono 1.19'20'' (split 10k 39'51'') e ricevo conferma definitiva che il primato personale è impossibile da battere. Ma almeno provo a battere codino. A tutta, davvero a tutta, non riesco a stare sotto i 3'57''. Arrivo sul traguardo finito e nei minuti successivi la piccola delusione cronometrica diventa consapevolezza di aver fatto una buona prova.
Nonostante le sensazioni di intensa fatica provate, negli ultimi 5 km sono riuscito a mantenere l'andatura iniziale (perdendo 7 secondi negli ultimi 5 km). Questo significa che la mia testa è divenuta più forte. Rendo merito ai cross che ho corso in inverno, quando l'impegno era elevato già dalle prime fasi, che mi hanno insegnato a soffrire molto e a continuare comunque.
Ritengo quindi di aver corso meglio ieri che in occasione del mio personal a Pordenone, nonostante lo split positivo tra i primi e i secondi 10k.
Tale ottimismo è rafforzato anche dal fatto che il giorno prima della gara sono comparsi mal di gola e dolori muscolari diffusi, persistenti anche dopo la gara e accompagnati da qualche linea di febbre. Stanotte la Tachipirina mi ha provocato una bella sudata e stamattina residuavano solo lievi postumi da sindrome simil-influenzale.
Insomma, dove ieri non sono arrivate le gambe, mi ha portato la testa. La speranza è che in una prossima occasione le gambe mi supportino un po' di più. L'ora e 23 cadrà in autunno.
Appuntamento il 6 Maggio alla maratonina dei due Castelli di Trieste. Percorso ostico ma stimolante, soprattutto nella parte finale del tracciato.

giovedì 5 aprile 2012

Come ti rovino la vita per sempre

Oggi mi è successo qualcosa che non mi capita spesso, diciamo da un paio di volte alla settimana ad un paio di volte al mese. Ogni volta è diverso ed è sempre difficile.
Mi sono seduto davanti al PC alla ricerca di una TAC di un paziente che seguo da qualche giorno e con il quale ho stabilito un rapporto di fiducia ed ascolto. Da un mese lui non sta bene, ha sintomi strani, mai avuti prima, fastidiosi. E' calato di peso, ma forse solo perché preoccupato. Però è ancora un uomo giovane. Mi hanno colpito subito i suoi avambracci, forti, segnati da vene bluastre in rilievo, costruiti da anni di lavoro duro. E' una persona che ha ancora tanto da dare. Me lo ricorda il disegno a tratti insicuri che tiene sul comodino, come un santino. C'è una dedica: al mio nonno.
Leggo e rileggo la TAC, chiamo il radiologo perché voglio essere sicuro di ciò che vedo. Non ci sono errori o dubbi.
Fuori dalla porta della sua camera mi fermo un attimo. Lo sento chiaccherare con il compagno di stanza. Non immagina ancora che tra qualche minuto tutto cambierà. E sarò io a doverglielo dire.
Sono qui fuori con una carta in mano e sto per distruggere la vita di un uomo, i suoi sogni e quelli della sua famiglia. Nei prossimi dieci minuti gli rovinerò la vita PER SEMPRE.
Faccio un sospiro, metto il piede in stanza, lo guardo negli occhi e lui ha già capito. Ha l'espressione di un pugile colpito da un diretto al volto e ogni mia parola, che DEVO dire, perché fa parte del mio lavoro e del suo diritto ad essere informato, sgretola tutte le sue speranze. E ogni parola è come un masso sulla sua vita e una lama sulla mia lingua.
Lo incrocio in corridoio nel pomeriggio e non mi sorride più come faceva gli altri giorni. Lo sappiamo entrambi che non è colpa mia, ma anche che quel momento e la mia faccia la sognerà centinaia di volte nei prossimi mesi e, svegliandosi, scoprirà che non è stato solo un incubo.

Una settimana fa ho incontrato una famigliola in ascensore e la mamma mi ha chiesto un parere veloce sul suo bambino. All'apertura delle porte la famiglia è uscita e una persona che era presente al dialogo mi ha detto: "Voi fate un lavoro bellissimo!".
Vorrei sapere cosa ne penserebbe se fosse stato fuori dalla porta di quella stanza, con me, stamattina.

lunedì 26 marzo 2012

E poi dicono che la corsa è uno sport solitario

Che poi mi sono sempre fatto un vanto del fatto che non ho necessità di avere un compagno di allenamenti per trovare la motivazione di uscire anche quando non ho voglia. Sono un podista che subisce il fascino dell'alba, della strada senza auto, dei fagiani e delle lepri che liberamente pascolano nei campi indisturbati. Oramai da qualche settimana non uso più la pila frontale per uscire pochi minuti prima delle sei e da alcune mattine non è più possibile correre nel magico silenzio invernale. Il cinguettio dei passeri è interrotto dal verso stridulo del fagiano, là, in mezzo a quel prato, seguito dalle due immancabili femmine dal colore meno appariscente. Al margine del fosso, controluce, si intravedono due lunghe orecchie. Poco dopo le vedo partire, sobbalzando sul capo di una lepre che sembra, col suo passo potente ed elegante, deridere la mia andatura goffa e poco efficiente. E poi i gatti che rientrano a casa quatti quatti, dopo una nottata di scorribande, numerosi rapaci che, dall'alto dagli alberi o dei tralicci delle linee elettriche, controllano l'area circostante in cerca di prede. Qualche volta calpesto le noci che i corvi dall'alto lasciano cadere sull'asfalto per romperne i guscio e gustarne il contenuto.
Quando ci siamo trasferiti da Treiste a Farra, io e Laura, stupiti dai tanti animali selavatici incontrati, abbiamo cominciato a conteggiarne gli avvistamenti. Il loro "peso" era diversificato: lepri e fagiani: 1 punto, volpi 2 punti, cuccioli 2 punti. Dopo qualche mese però abbiamo interrotto la sfida per "eccesso di superiorità" da parte mia, che passo molto più tempo all'aperto di lei. Continuamo però a raccontarci gli avvistamenti più inusuali.
Stamattina, per la concomitanza di intenso impegno lavorativo, una cena protratta fino a tardi ed il passaggio all'ora legale, sono uscito alle sette e un quarto. Sulla strada per San Lorenzo Isontino, ad una cinquantina di metri di distanza, mi attraversa la strada un bestione dal corpo marrone e capo striato di bianco e nero, sparendo dietro un cespuglio. Raggiunto il rovo mi metto a cercarlo ma non lo trovo. Impossibile che una bestia di 30 kg sia invisibile in un cespuglio di un metro quadro. E infatti, fissando il cespuglio, rischio di finire dritto dentro l'ingresso della tana del bestione: un buco sul terreno di non meno di 60 centimetri di diametro. Mi sono stupito ed emozionato e mi ci sono voluti alcuni secondi per capire che non non era un grosso cane quello che mi attraversava la strada: zampe troppo tozze, andatura troppo caracollante, aspetto troppo goffo.
Sono certo si sia trattato di un tasso, che in internet si trova sotto il nome di "tasso comune", il che starebbe a significare che lo si dovrebbe avvistare piuttosto spesso!

martedì 6 marzo 2012

Maratonina di Gorizia 2012

Finisce alla grande la maratonina di Gorizia 2012, come da foto.
Ma non è tano della mia gara che voglio parlare, che per me gara non è stata. I 21 km sono stati inseriti in una seduta di 26 km corsa ad una media di circa 4'30'' (non avevo né crono né GPS) in compagnia di Mauro e Matteo impegnati in un test a RG+15'' in coda ad una tripletta. Entrambi appesantiti, come giusto, nel finale, si sono lanciati all'inseguimento di Roberto, valente sessantenne, recuperando un gap di 150 metri negli ultimi 2 km e correndo il km 20 e 21 a 3'50'', con una progressione che lascia intravedere grandi risultati alla mezza dei Dogi e chiarisce che la fatica degli ultimi km era solo "addormentamento sul ritmo" e non fondo del barile. Da parte mia si chiude una settimana importante, che segna la definitiva decisione di preparare seriamente la gara del 15 aprile. Infatti, pur essendo stato coinvolto in una situazione lavorativa molto impegnativa tra giovedì e sabato, sono riuscito comunque a totalizzare circa 75 km in 4 sedute. La settimana entrante è invece un po' meno intensa e conto di mettere in cantiere 5 uscite. Come già detto, la maggior parte degli allenamenti (tranne forse domenica) verrà svolto all'alba per scelta ma soprattutto per necessità. Questa è l'unica via che mi da la possibilità di attaccare il mio PB.
Magnifico PB di Piergiovanni alla maratona di Treviso in 3.05' che ha "ancora qualcosa da dire in questo sport". Glielo auguro di cuore.

domenica 26 febbraio 2012

3a prova trofeo cross gorizia - Aquileia

Si è concluso oggi con la terza prova il trofeo cross Gorizia in comune di Aquileia. L'illusione di una corsa "facile" è svanita subito all'arrivo nel parcheggio, sferzato da un vento fastidioso alzatosi pochi minuti prima.
Luca G. infatti si presenta in canotta e pantaloncino scrotale. Roba da cianosi periferica.
E' la mia terza esperienza in questo tipo di gara ed oggi il percorso è un po' più "cross" del precedente di Staranzano. La partenza è facilitata dal vento alle spalle e, dopo il salto di un fosso, si procede ancora per un centinaio di metri. Si incontra quindi un ponte con una stretta curva a destra ed una breve ripida discesa sull'erba. Immediatamente dopo ci si arrampica  per un paio di metri su uno stretto sentiero che porta ad una salita di una trenitna di metri con fondo sabbioso. La discesa curva verso sinistra e le scarpe affondano i quello che sembra più un arenile che un tracciato da percorrere (è un cross, bello!). Uno strappetto ci porta all'ingresso di una vigna che verrà percorsa nella sua lunghezza tra i filari per tre volte (discesa-salita-discesa). All'uscita da questa lunga esse schiacciata si incontrano due tratti con forte vento contrario per un totale di circa 6-700 metri e l'anello si chiude con 300 metri facili con vento da destra, favorevole, parallelo al primo fosso. Tre giri così, da circa due km, poi di nuovo nel fosso per il rettilineo finale di 250 metri, controvento.
Totale: circa 6 km.
Sparo. Se non parte troppo forte, penso, provo a tenere d'occhio l'amico Riccardo Brumat, sicuramente più forte i me (1.17' in mezza), ma in fase di scarso allenamento. Invece parte forte e, dopo le solite prime fasi convulse, mi trovo a pochi metri da un gruppetto che viaggia abbastanza compatto. Nel secondo rettilineo a vento contrario mi metto davanti a proporre di tirare e rientriamo su un terzetto dove c'è Filippo, uno dei riferimenti per le mie andature. So che sto forzando, anche se non conosco la velocità di crociera. Nel secondo giro tengo il gruppetto anche se non riesco a dare una mano nei tratti controvento. Al terzo giro rientra un atleta della Sportiamo di Trieste e tra le vigne comincio a perdere contatto con quello che a questo punto è un quartetto. Mi trovo quindi nei tratti con il vento in faccia tutto solo e l'andatura si fa davvero pietosa. Nei tratti in vigna ho notato che anche dietro a me sono sgranati e se continuano così faranno fatica anche loro. In particolare temo il rientro di Nicola che a Dobbia mi ha passato e si è tirato dietro il Demonio, oggi impegnato nella Roma-Ostia (84' e rotti). Devo sopravvivere all'ultimo tratto duro e poi mi immetto nel tratto di vento laterale. Qui le gambe ricominciano ad alzarsi e dopo il fosso mi volto indietro e non vedo pericoli imminenti. Filippo è ormai lontano, con una marcia in più (24 i secondi di distacco all'arrivo) e davanti a me non c'è nessuno da prendere di mira. Chiudo in 24'04'', se non sbaglio 13° di batteria, 21° assoluto.
Note positive: davanti a Nicola, davanti a Fulvio Babich, arzillissimo MM50, "solo" 32'' da Claudio Cabbai, forte atleta compagno di squadra e "solo" 1' da Stefano Chiabai (vincitore della batteria precedente). Non c'era Andrea Poiana.
Inoltre sono contento di avere trovato il coraggio di provare a forzare un po' fin dall'inizio, cosa che non faccio mai. Alla fine sono arrivato in calo anche se solo nei tratti controvento e nelle salite mi sono fatto valere. Ora un gran mal di polpacci, che sigifica che ho smesso di tirare solo di coscia.
Note negative: corsa in calo e non all'inseguimento. Sensazione di morte imminate nell'ultimo giro.
Luca R. DolceNordEst (a cui ho avuto il piacere di stringere la mano) chiude secondo, un secondo dietro ad un compagno si squadra, sempre lontanissimi (più di 2'30'' prima di me).
Luca G., 81° su 123 con andatura, stimata con metodo "spannometrico", sotto i 4'30''.
Chiuso il capitolo cross, ora si guarda alla mezza dei Dogi.
Domenica LL di 25-27 km a Gorizia infilandoci la mezza, in compagnia di Mauro e Matteo con andatura stimata di 4'35''/km.

Il Demonio tra Roma ed Ostia

Il turco vede prevede stravede: Daniele oggi alla Roma Ostia solo come test non va sopra gli 83'. In bocca al lupo.

domenica 19 febbraio 2012

Questione di ore

A ridurla all'osso, restano 5 cose per cui vale la pena di vivere: amici, corsa, famiglia, lavoro, lettura. In puro ordine alfabetico. Se volessi stilare una classifica sulla base del tempo "libero" dedicato ad ognuna di queste cose, sarebbe questa: lavoro, famiglia, corsa, lettura, amici. Per tempo libero intendo tutto il tempo non occupato da occupazioni necessarie: cioè 37 ore di lavoro settimanale come da contratto, 49 ore di sonno, X ore da utilizzare per il disbrigo pratiche varie (uffici, banche, spesa, ordine in casa ecc ecc), 14-16 ore settimanali per nutrire e lavare il corpo.
Fino a pochi mesi fa cercavo di ridurre al minimo le ore di straordinario al lavoro (inutile dire che non vengono e non verranno mai pagate) a favore di famiglia e corsa. Ora però, con un sempre maggiore coinvolgimento nelle attività collaterali a quella di corsia (che sta diventando per il 90% routine, non noiosa, ma spesso ripetitiva), il volume di ore passate tra le mura dell'ospedale oltre alle famose 37 si sta facendo sostanzioso. E a rimetterci è tutto il resto: un po' la famiglia, un po' la corsa. La lettura è putroppo relegata in un angolino al termine della giornata in cui il sonno fa sbiadire le righe del mio kindle e ciondolare la testa. Gli amici? Vergognosamente trascurati.
Certo, è una scelta consapevole. Sedersi in cima al piccolo monticello di sicurezze acquisite in 10 anni di frequentazione della Medicina Interna è una tattica fallimentare, nel breve e nel lungo termine. Sia in termini professionali che in termini umani. Per un periodo ho coltivato l'idea di lavorare "per necessità" e di fare tutto il resto per "la gioia di farlo". E se ciò permette di evitare errori, allo stesso modo non concede la possibilità di eccellere né di crescere professionalmente. Credo che non potrei tollerare per molti anni una situazione del genere. Ecco perchè allora sto investendo tempo ed energie in varie direzioni, a scapito anche della corsa.
E' vero che ottimizzando i tempi (che per me vuol dire uscire almeno un paio di volte alla settimana alle 6.30) riesco ad allenarmi 5 giorni su 7, che però spesso diventano 4. Ed è vero che con queste frequenze di allenamento ottenere dei miglioramenti è utopico. Ma la coperta è corta. 24 ore sono 24 e sarebbero poche anche se fossero 25.
E' difficile accettare di smettere di rincorre un obiettivo "prestazionale".
Oggi mio fratello mi ha scritto di essere riuscito a correre 5k in 20' in allenamento. E' un bell'obiettivo raggiunto che lo proietta verso grandi  traguardi in mezza. Credo che molti di noi podisti dalle prestazioni comuni abbiano compiuto lo stesso percorso: prima tappa: 1 ora a 5' al km. Passa un po' di tempo (a volte qualche anno) e si arriva a distanze più lunghe. Il sogno di correre la mezza sotto i 90' (4'17'' al km) deve passare attraverso il test dei 5k in 20' (4' al km). Quando la mezza scorre a 4'10'' si tenta un 10.000 in 40' (o viceversa). E, visto che sembra che migliorare all'infinito sia possibile, la tappa successiva sono i 21.1 in 84.24 (4' al km). Dove volgere la mira a questo punto? Il mio programma, dopo aver corso la mezza di Pordenone a 3'57'' al km (83'20''), era cercare di avvicinare gli 82' e di consolidare la prestazione per provare la piccola impresa in maratona: sotto le tre ore. Questi due mesi sono quelli cruciali visto che il primo tentativo lo farò alla mezza dei Dogi il 15 aprile. Ma so che devo tendere la coperta. E quando la tensione è alta il rischio di rottura non è trascurabile. E' il momento di decidere.

domenica 12 febbraio 2012

Errata corrige

Per dare a Luca quel che è di Luca: al cross di Dobbia è andato fisso a 4'25'' e non a 4'35'' come erroneamente riportato per errore di battitura. Vai leprotto!

martedì 7 febbraio 2012

2° cross della boschetta: la sfida.

Domenica mi concedo il bis.
Il secondo cross della mia breve vita sportiva mi porta in località Dobbia di Staranzano (GO). Strano posto per un cross. La pianura ricoperta da vigne e campi arati lascia libertà al vento che spira con forza. Fa freddo anche qui, come in tutta Italia, anche se c'è un pallido sole.
Il percorso è articolato su tre giri da 2250 metri + 200 metri tra partenza e arrivo: totale 6950. Oggi corro sull'uomo e non sul crono. Daniele infatti mi ha lanciato un'amichevole sfida e io ho accettato.
La partenza è come sempre impressionante. Una marea umana mi circonda e mi sopravanza. Non servono molti metri per schiarire la fila e io mi metto del mio passo, senza forzare ma nemmeno senza risparmiarmi. Il percorso è disposto in modo da vere il vento in faccia solo per due tratti relativamante brevi, per il resto è a favore o trasversale e non particolarmente fastidioso. Nei tratti controvento cerco di mantenermi coperto, ma al primo passaggio non riesco a stare sotto a chi mi precede. Al termine del primo giro Daniele mi è davanti di un centinaio di metri. Se continua così mi doppia. Dimentico completamente il crono e mi concentro sulle mie sensazioni. All'inizio del secondo giro mi affianca e supera un runner al quale mi accodo, sperando che mi tiri almeno nel primo tratto ventilato. Così fa e nel secondo tratto duro mi metto davanti proponendogli di tirare a turno. Putroppo nel rettilino delle vigne lo perdo. Noto però che il berretto rosso di Daniele ha smesso di allontanarsi. Finisco il secondo giro con una piccola speranza di acchiapparlo. Sfrutto bene il tratto in favore di vento avvicinando un trenino di tre runner che sta rientrando su Daniele. Uno lo passo subito ma da dietro arriva veloce Nicola, che a Mariano avevo superato negli ultimi 300 metri. Manca circa un km all'arrivo e invece di accodarmi a lui resto coperto. E questo è l'errore tattico del principiante. All'uscita dal tratto ventoso Nicola supera anche Daniele che ormai è a dieci metri da me. Se si attacca, per me è finita, se cede, per me è fatta. Ma il Demonio si attacca e non solo, rilancia. Io riesco a passare ancora  un atleta, Filippo, e resto dietro ad un altro, Giovanni. Daniele intanto se ne va con Nicola. Lo sprint sul rettilineo finale mi vede piantato. Filippo passa all'interno sia me che Giovanni, io resto dietro, fuorigiri. Daniele chiude in 26'32'', Nicola 26'33'', Filippo 26'38'', Giovanni 26'39'', io in 26'40'' (media 3'50''/km).
Col senno di poi, dovevo attaccarmi a Nicola, anche se probabilmente sarei arrivato morto alla volata e gli altri mi avrebbero comunque mangiato.
Mi sono divertito tanto e, nonostante il risultato dia ragione a Daniele, continuo ad essere un convinto assertore della corsa in progressione, o almeno non in calo. Ora, non so se ho accelerato io o è calato Daniele (non ho i parziali) ma vederlo avvicinarsi ad ogni curva mi ha messo il pepe al culo e questo mi è servito.
Alla grande anche Luca, a 4'35'', prossimo ritmo mezza! Gneur, alla prossima ti voglio vedere davanti ad Ivan (è lo spilungone che ti ho presentato prima del riscaldamento).
Nota irrinunciabile: stavolta la spunto io sul Poiana (il solito che sul corto mi ammazza). Arriva dietro di 70'', molto atipico per lui. Quindi: ai cross Turco-Poiana: 1-1. Mentre Turco-Demonio: 0-1.

martedì 24 gennaio 2012

14° cross dai tarampenz

Non chiedetemi cosa sono i tarampenz. Ma non chiedetemi neanche cosa sia un cross.
Prima eseprienza su questo tipo di gara... sono sconvolto.
Il percorso non era nemmeno tanto diffiicile, a dire degli altri: 5680 metri totali. Prato, boschetta, un fosso, vigna, un salto da un piccolo argine, un paio di svolte strette, per 4 volte.
Tutti partono a razzo e io resisto alla tentazione. Primo giro resto dietro ad un duo: 5'45''. Al secondo giro uno dei due resta un po' indietro ma aspetto per passarlo: 5'51''. Al terzo giro rompo gli indugi, ma mi sembra di morire. Passo il primo e raggiungo un compagno di squadra in difficoltà. Non prendo il parziale. Al quarto giro vado a riprendere anche quello dei due che se n'era andato e già che ci sono raggiungo anche Nicola, altro compagno della GS Jalmicco. Il prossimo, a 50 metri, è il solito Poiana, che, come da regola, sul breve mi mette dietro. Ultimi due giri in 11'42'' (5'50'' a giro, circa).
Sensazioni di gambe di truciolare impiallacciato, un po' di palta sotto le scarpe da trail (devo resistere e non comprare le chiodate... per tre cross all'anno... ma se si trova veramente la melma...). Ho recuperato qualche posizione solo perché più avveduto degli altri.
Alla fine: 23.19, media 4'06''/km.
Molto, molto da migliorare... ma siamo qui per questo!

giovedì 19 gennaio 2012

Lanaro granfondo

Ci sarebbero tanti motivi per pensare che questo post sia stato scritto da un altro, ma la foto ne è testimonianza: io c'ero!
Sono un convinto assertore della corsa come terapia dell'invecchiamento (se l'invecchiamento si può considerare patologia non lo so, ma di certo lo è l'invecchiare male) ed il rimedio principale ritengo essere la cura della velocità. Certamente le manifestazioni a cui partecipo durante l'anno (gare dall'ora in sù) non richiedono particolare propensione alla velocità pura, ma per il 2012 ho posto rimedio iscrivendomi ad una società e quindi entrando un po' più nel giro (soprattutto CSI) di gare più corte.
E oltrettutto ammetto candidamente di essere ancora schiavo del cronometro. Ho bisogno del riscontro cronometrico come parametro di confronto e su di esso baso la stima del mio stato di forma, alla luce delle sensazioni provate in allenamento.
In tutto ciò, come si inserisce un "trail"?
Posso contare con facilità le mie gare in montagna: una partecipazione (cinque tappe) alla Traslaval nel 2010.
Ci metto vicino un fantastico allenamento collettivo organizzato alla fine del 2010 da Elena Simsig sul percorso dei 32 cippi e qualche allenamento in montagna in occasione di vacanze, estive o invernali, sulle Dolomiti. Stop. Da ciò deriva che non ho mai corso più di 15-16 km di fila in ambiente montano.
E infatti l'idea di correre 30 km sul Carso con 800 metri di D+ mi sembrava una follia, anche considerando che dalla maratona di Firenze non ho mai corso più di 20 km.
Tutta colpa di Piergiovanni, che intorno a Natale mi ha telefonato per avvisarmi che "Io ci vado".
La corsa è organizzata del gruppo vulkan http://www.gruppovulkan.com/ una società triestina che si definisce "Avanguardia nella lotta alla noia ciclistica". Le numerose proposte della società infatti si rivolgono agli appassionati di MTB, ma si sa, molti biker amano girare anche a piedi... e così 11 anni fa nasce la Lanaro granfondo. Alla partenza, un commosso responsabile della società ricorda che 10 anni fa "eravamo in 10, oggi... guardatevi!".
E' così strano fare riscaldamento tra 250 mountain bike che fanno avanti e indetro nella zona partenza. E' così strano trovarsi qui, a -4°C, senza sapere quasi nulla del percorso, con sole due sedute di sprint in salita nelle due settimane passate, ma per il resto pianura liscia come l'olio.
Massimiliano e Marco che ci accompagnano, due "muli" DOC, dapprima gigioneggiano "ma sì, non è neanche una corsa in montagna, c'è un po' di salita... ma insomma.". Poi tiro fuori l'altimetria e allora sorridono: "Sì, c'è salita fino alla chiesetta di Pese, poi sul monte dei pini, ma anche all'oleodotto c'è da correre... vabbè, poi c'è l'asfalto, che va sù, e alla fine, la vetta te la vedi lì, e hai già fatto due rampe durissime, e poi ce n'è un'altra... l'anno scorso l'ho fatta in bicicletta e facevo fatica a superare quelli a piedi..."
Cazzo, fatemi scendere, voglio andare a correre la mezza di Medea, dove il GPM è il cavalcavia sull'autostrada.
Previsioni? Io, sincero, considerando tutto: sotto le 3 ore. Marco: sotto le 2 e 30. Piergiovanni tace. Massimiliano non dice, ma l'anno scorso ha fatto 2h19' e quest'anno si è preparato.
Insomma, come ci sono finito in questa gabbia di matti, che al posto della camicia coi bottoni "perdidietro" hanno il camel bag?
Per l'occasione ho rispolverato la cinta Kalenji con le quattro borraccette da 100 ml che mi fa compagnia nei LL premaratona, ben sapendo che questi selvaggi trailer non ammettono ristori.
Non è che sia stato sempre molto lucido durante il percorso, ma qualcosa ricordo.
Primi 5 km in dolce salire, mantenendo 4'50'', non proprio con indifferenza. Svolta a sinistra nel bosco e comincia la salita. Già dal primo metro Piergiovanni ha un passo per me improponibile. Lo lascio andare e lo troverò solo all'arrivo. Si sale a strappi per un paio di km e da qui mi accodo a Davide, un triestino che, a giudicare dall'assistenza ricevuta sul percorso, è molto noto. Il mio salire è sempre patetico, ma sopporto questo incedere bradipoide perché so che sarà lunga, molto lunga. Mantengo un impegno simile a quello della corsa media. Guardo il GPS solo per controllare la FC media, che sta attorno ai 150. A Pese comincia un tratto misto e molto bello, tutto corribile a buona andatura. Un parte del percorso la conosco perché è una zona classica per gli allenamenti dei triestini, che battevo quando abitavo in città. Davide molla un po', ma non lo sorpasso perché so che in discesa mi riprende con facilità. Si fa sotto anche un altro atleta che avevamo passato su un tratto misto. Quando la strada ricomincia a salire (monte dei pini?) resto solo con Davide. Sicuramente tra i due quello che sta meglio sono io, ma resto con lui, perchè il peggio deve ancora venire. Mi hanno detto di una discesa tecnica, ed eccola. Subito Davide guadagna 30-40 metri. Per un millesimo di secondo mi passa per la mente l'idea di rischiare, ma lascio perdere. In quell'istante mi giunge il grido di Davide che vedo saltellare su una gamba. Credo si tratti di una distorsione. Lo raggiungo, gli offro dell'acqua fredda. Non vuole fermarsi. Passiamo dapprima ad un ristoro, dove avviso i volontari che si è fatto male, ma lui continua. Poi troviamo un suo amico sul percorso e Davide non si ferma. Gli chiedo un paio di volte come sta e mi dice che gla caviglia gli fa malissimo. Onestamente non so che fare. Ha avuto la possibilità di fermarsi due volte per salire in macchina e non l'ha fatto. Penso di non essere tenuto ad aspettarlo e allora procedo del mio passo perdendolo.
Il resto è salita: un lungo tratto, credo al 4%, di circa 1-1,5 km mi fiacca la gamba. Passo un atleta che beve, mi avvicino ad un altro dimezzando il distacco (da 150 metri  a circa 50 metri) ma non riesco a prenderlo. Poi, dopo qualche strappo ed una ripida discesa si comincia a sentire la festa all'arrivo. Il GPS dice 24 km. Da qui dovrebbe essere tutto a salire e l'arrivo, a sinistra, è così alto e lontano... e così al sole!
Abbasso la testa. Sono solo. Davanti non vedo nessuno. Su alcune rampe passo una ragazza in MTB che mi riprende in dicesa. La mia non è una corsa, sono passetti, sono microscalini. Ma non sono "a tutta". Cominciano le rampe finali, in cemento. Mi tocca camminare e nonostante l'ulteriore calo di ritmo mi avvicino ad un atleta. Sull'ultima rampa chiedo ad un biker quanto manca "arrivati!". Riprendo a correre e incito l'atleta davanti a me. Quando lo raggiungo, a poche decine di metri dal traguardo, lo sospingo e lo lascio passare oltre la linea.
Chiudo in 2h35'. Gara condotta bene, proprio perché sottovalutata. Non dico sia facile (oggi, mercoledì, ho ancora mal di gambe), ma l'essermi trattenuto per 24 km arrivando ai piedi della salita dura con ancora un po' di energie, mi ha permesso di non arrivare strisciando.
Massimiliano chiude secondo a 1' dal primo. Piergiovanni mi rifila 5', Marco 2.
Cambio in tenda, un'occhiata veloce al panorama e giù per 20' fino al parcheggio dove ho lasciato la macchina.
E come al solito: "Bella gara, da rifare, magari più preparato!"
A casa si festeggia il compleanno di Laura. Il suocero ha preparato: salumi, formaggi, pasticcio, salama da sugo con purè, dolci... come dire: consumato 10, introdotto 20!