A proposito dei miei amori

«Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni.»

Jesse Owens

mercoledì 31 ottobre 2012

A mente fredda

Sono passati tre giorni dalla maratona di Venezia e le emozioni vissute cominciano a sedimentarsi.
La mente comincia ad analizzare la gara e prendo coscienza di alcuni aspetti per me nuovi.
Sono un podista piuttosto razionale, che si affida a metodi di preparazione "scientifici" o meglio, parametrici. In gara difficilmente commetto errori grossolani perchè parto con una strategia costruita usando i dati degli allenamenti, controllo sempre molto bene l'andatura, tengo in grande considerazione i messaggi del mio corpo. In gara sono sempre lucido, ricordo gran parte delle fasi della competizione e non ricordo quasi nulla dei luoghi attraversati.
Domenica invece dal km 32 ho vissuto una nuova esperienza. Mi sono immerso totalmente in ciò che facevo, dimenticando orologio, palette chilometriche, maltodestrine e tutte le sovrastrutture che mi hanno sempre aiutato in maratona. In quel  momento avevo un solo obiettivo verso il quale tutto il mio corpo e la mia mente erano tesi: raggiungere quei palloncini. Per quasi quattro chilometri è parsa un'impresa impossibile ma non mi è mai passata per la mente l'idea di rinunciare a provarci. E' stata come un'estasi, un uscire dal mio mondo di calcoli e di sicurezze per lanciarmi verso un obiettivo e nel farlo vivevo un'assenza di pensiero quasi zen.
Da qui deriva l'entusiasmo per la mia prestazione. Non da un riscontro cronometrico ma da una situazione interiore facilitata dagli eventi e dagli agenti atmosferici che, a questo punto, non posso più definire avversi. Non sto cercando un aspetto positivo ad ogni costo. Semplicemente ho goduto del correre questa maratona complicata molto di più che di altre competizioni simili (per esempio Padova o Trieste 2011) sia perché sono arrivato ai chilometri fatidici ancora con benzina in corpo, sia perché, costretto dagli eventi a chiudere tutti i canali d'ingresso e a concentrare l'intero mio essere su di un obiettivo, ho vissuto sensazioni di buona efficienza e benessere.
L'analisi degli split ogni 5 km supporta poco il mio vissuto, sia perché comprendono tratti molto difficili a tratti più facili, sia perché sono viziati dalle soste obbligate. Tuttavia TDS rileva che tra il km 35 ed il 40 ho recuperato 114 posizioni in classifica generale, cioè un sorpasso ogni 44 metri, un sorpasso ogni 11 secondi. Questo mi dice che sono arrivato alla parte più importante della maratona ancora in ottima efficienza, capace ancora di correre e non di trascinarmi, in grado certamente, in condizioni meteo meno penalizzanti per il cronometro, di migliorare sensibilmente il mio miglior risultato sulla distanza.

lunedì 29 ottobre 2012

27a Venice marathon, 28 ottobre 2012

3.10
Così ho finito ieri la Venice marathon. Ma in tutta onestà dovrei dire "abbiamo finito" visto che una fatica simile l'hanno fatta Laura e il mio insostituibile fratello Mauro per permettermi di portare al traguardo il mio Leonardo. Settima maratona, terza con Leo sotto lo striscione.
Quella di Venezia è una maratona logisticamente difficile da seguire. Se poi lo vuoi fare con un bambino di 3 anni ed una bambina di 6 mesi, l'acqua fino al ginocchio, bora a raffiche e pioggia praticamente continua, diventa un'impresa titanica.

Lasciando da parte i preparativi, la visione della laguna grigia solcata da creste bianche dall'autobus che ci conduceva alla partenza ed il freddo patito nell'attesa di partire, vengo alla gara.

Partenza a sorpresa, un paio di conti alla rovescia abortiti e poi via, senza nemmeno sciogliere le gabbie, con i volontari in difficoltà, travolti dalla massa dei maratoneti.
Sono tranquillo, ho una mia strategia: gruppo delle 3.10', davanti quando il vento è sopportabile, nel gruppo, quando no. Non mi piace il gruppo, troppe incertezze, rallentamenti, pestoni e gomitate, involontarie. Prendo e do.
Il primi 25 km scorrono.

22'03''
22'15''
22'32''
22'50''
22'20''

Non una gran prestazione, nemmeno sotto il profilo della regolarità. Ma non c'è alternativa. Come dice Ligabue: testa dentro chè là fuori è un brutto mondo.
La svolta della mia gara è a Mestre, dopo il brutto lap del km 20, su cui pesa anche una sosta per un bisogno fisiologico "light" con un rientro in gruppo non proprio agevole. Non conosco il percorso, ma i volontari segnalano molto bene la presenza del sottopasso, e la loro solerzia mi lascia presagire che si tratta di un imbuto. Non voglio rimanere imbottigliato col gruppone e così mi porto davanti ai pacer affrontando il sottopasso tra le urla del pubblico e dei compagni di gara. Mi aggrego ad uno spilungone che fa l'aereoplanino e mi tengo su un passo confortevole. In pochi chilometri il distacco dai pacer delle 3.10 si dilata, anche troppo. Qualche km dopo si affronta il ponte che immette nel parco di San Giuliano. All'interno dell'area verde, dopo un altro strappo, si affrontano alcuni passaggi tortuosi con la possibilità di controllare agevolmente il distacco dal gruppo: non cresce più, anzi forse cala. I pacer si sono risvegliati. Mi rendo conto che stare 50 metri avanti al gruppone non serve a nulla e medito sulla possibilità di farmi "riassorbire", ma c'è un dato che mi fa desistere. Più precisamente una presenza che si situa a livello di basso ventre e che non credo di poter ignorare ancora per molto.

Parziale km 25-30: 22'20''

Mi do un ultimatum: se sto meglio prima del ponte della Libertà, vado avanti, altrimenti, pit-stop. E se pit-stop deve essere, almeno che sia con un po' di margine sul gruppone.
Sul cavalcavia che immette sul ponte della Libertà capisco che una sosta è necessaria e mi butto tra i rovi a lato della strada. Quando esco dalla selva spinosa, portandomi appeso sulla schiena un enorme ramo, i palloncini delle 3.10 sono a 150 metri. Davanti. Pessimo posto per rimanere da soli. Mancano 10 km all'arrivo e appena messo piede sul ponte il vento mi sferza il corpo da sinistra, impedendomi di andare dritto. Bisogna correre piegati in avanti e a sinistra per contrastare la bufera. Le gocce di pioggia pungono e l'unico sollievo sono gli autobus che ci sorpassano, facendoci da schermo per pochi istanti. Non sto a pensarci tanto. Sono ancora pimpante e le cose sono due: o mollo (e perché?) o abbasso la testa e spingo. Via allora! Avanzo zigzagando spinto dal vento laterale, con il piede sinistro che spesso urta la gamba destra. Supero decine di atleti in difficoltà. Le palette chilometriche sono state stese a terra per evitare che finiscano in laguna spinte dal vento e non si riesce a decifrarle. Dove sono? Una di queste, a stima, deve essere il 35° e schiaccio il lap. In quel momento non lo so, ma adesso sì:

Parziale km 30-35: 23'17'' (compreso il minuto perso ai box).

Ogni tanto alzo la testa. I maledetti palloncini sono sempre laggiù e non si avvicinano. Ma io sto bene e continuo a spingere. Finalmente al km 36 il noto ponte finisce e la strada svolta a destra, salendo sul ponte del Tronchetto. D'improvviso i palloncini mi vengono incontro. Il vento a tratti è favorevole ed il morale alle stelle. Al km 38 guardo il crono: 2.51'. E pensare che l'ultimo lunghissimo di 38 km l'avevo chiuso in 2.50'! Poco dopo raggiungo i palloncini. Sul momento penso di stare con loro un km per riposare, ma ne ho ancora e vado via senza fatica. Il vento è di nuovo in faccia e la laguna sale sul marciapiede. I ponti li faccio di slancio spingendo con i piedi e usando l'elasticità del legno per avanzare. Non capisco nulla dei km e non ricordo in che punto della gara ho attraversato il ponte di barche, urlando tutta la grinta e la forza contro le raffiche tremende che mi spingevano indietro. Scendo il ponte ridendo di me e felice delle mie gambe che ancora non ne hanno abbastanza. In cima ad un altro ponte sento il bip del tappeto del km 40 e guardo il crono: 2'59'08''.

Parziale km 35-40: 21'32'' (media 4'18''/km)

So benissimo che il PB è possibile, ma non mi frega. Ho cose più importanti. Mi godo finalmente un po' di pubblico e mi viene da ridere, perché sto bene, perché è la degna conclusione di tre mesi di allenamento duro, perché è bello essere lì in questo momento. Meris a sinistra mi urla come un selvaggio e mi trovo a superare agevolmente altri 3-4 compagni di gara. L'ultimo ponte. A sinistra Mauro mi porge Leonardo, avvolto nel giubbotto e nella mantella sembra un pacco regalo. Grazie Mauro! Percorriamo al passo gli ultimi 100 metri, tra due ali di folla che applaudono il mio bambino, intimidito da tanta festa.

Ultimo parziale: 10'39''

Che corsa! Che vittoria! Che immensa gioia poter essere lì, avere la possibilità di correre, di gareggiare, di portare al traguardo mio figlio. Che fortuna!

Cassandra contro il Turco: vince il Turco, e vincono anche Laura, Mauro, Leonardo e Cecilia. Che squadrone di fenomeni ;)

Su segnalazione di Piergiovanni, che ringrazio, aggiungo l'intervista di Alex Zanardi all'arrivo. Sullo sfondo una pallina azzurra e verde che arriva felice.

Leo all'arrivo




venerdì 26 ottobre 2012

Verso Venezia - Controvento

OK, mi arrendo all'evidenza. Domenica non sarà per nulla una giornata facile.

Anche le ultime 3 settimane di preparazione mi hanno dato alcune conferme e pochi dubbi. L'unica vera seduta "test" era il bigiornaliero di 21 + 21 concluso con una media appena inferiore ai 4'30'' al km, conclusa in buona efficienza ed il recupero ha richiesto non più di un giorno di riposo.
La condizione è buona, non eccellente, anche se minata da una nuova virosi comparsa negli ultimi due giorni. Però è inutile mentirsi e illudersi che domenica vi saranno le condizioni per una prestazione ottimale.

Cassandra contro il Turco

Resta la certezza di essere riuscito ad affrontare una preparazione lunga ed impegnativa, svolta quasi totalmente prima dell'alba. E se questo non sarà sufficiente a fare di me, domenica, un maratoneta migliore, mi ha reso certamente un podista (e un uomo) più forte.

Ci vediamo in riva Sette Martiri.

domenica 7 ottobre 2012

Verso Venezia - settimane 7, 8 e 9: i lunghissimi

Involontario silenzio negli ultimi 10 giorni in cui la preparazione per la maratona di Venezia sta ormai assumendo la forma definitiva.
Le ultime 3 settimane sono state caratterizzate di chilometraggi sempre sostanziosi (105-85-108) e da una intercorrente infezione delle alte vie respiratorie che mi ha fatto propendere per un giorno di riposo in più nella settimana di mezzo. All'inizio di questa settimana ho avuto qualche difficoltà in un paio di uscite facili, probabilmente per qualche strascico della virosi.
La settimana 7 è stata caratterizzata da due sedute specifiche: una costituita da variazioni di ritmo (10x1000 a 4'10'' e rec a 1000 a 4'40'') tutto in gran facilità, ed una rappresentata dal primo lunghissimo "alla Tergat", domenica, come già annunciato. All'alba di domenica mattina 23 settembre, concentrato e riposato, mi immetto sul circuito di Farra-San Lorenzo (5 km) e, senza contare i giri, comincio a macinare km con le solite piccole difficoltà a raggiungere il passo adeguato nei primi km. Lentamente però mi porto a regime e raggiungo senza mai spremermi il km 32. Di lì 2 km a 4'/km con ottime sensazioni nei primi 6' e affaticamento, neanche eccessivo, per gli ultimi 500 metri, dove ho netta la sensazione di aver bruciato anche gli ultimi grammi di glicogeno. Media dei 32 km: 4'31'' come da programma. E via il primo lunghissimo.
Lunedì e martedì le gambe dolgono, anche più di quanto mi aspettassi. Esco comunque per un paio di sedute di 12 km in tranquillità. Mercoledì mi attende l'unica seduta piuttosto impegnativa, almeno mentalmente. Correre 20 km, seppur al ritmo del fondo lento, ed essere al lavoro alle 8 del mattino richiede una levataccia anche per chi è abituato alla sveglia ben prima delle sei. Praticamente mi butto giù dal letto alle 4.47 e alle cinque e mezza sono già a ritmo. La seduta va e le gambe finalmente smettono di pungere. E' la gola però che brucia e nel pomeriggio dolori muscolari diffusi mi fanno propendere per il riposo sia venerdì mattina che sabato. Solito virus d'importazione made in Scuola dell'Infanzia. La settimana è comunque una settimana a carico chilometrico contenuto e non mi pereoccupa aver saltato un fondo lento di 10 k. Domenica mi attende un 3x7000 a ritmo gara, con recuperi di 1 km tranquillo a 4'55''. La seduta scivola via senza sforzo e l'ultimo 7000 passa velocemente ad un ritmo un pelo più allegro del dovuto. So bene però che i malanni si pagano la settimana successiva ed infatti lunedì e martedì è una pena tenere i 4'40'' per 1 ora. Mercoledì 3 ottobre soffro nei 10+10 (10 km a 4'45'' + 10 km a 4'20'') e solo sul finale riesco a correre a ritmo senza dover spingere più del dovuto. La seduta mi impegna più dell'atteso. Per fortuna giovedì mi attendono solo 10 km e venerdì qualche km solo per muovere la gamba. In verità venerdì mi trovo ad un Congresso e quando arrivo vedo che qualche volenteroso ha organizzato la "maratona" (4 km circa) (testuale). Mi iscrivo e, come previsto, è una garetta piacevole tra Colleghi, purtroppo corsa nel centro di Vicenza alla 18 facendo slalom tra gli ignari passanti. Tre giri di circa 1300 metri. In autobus qualcuno fa pretattica e si raggiunge l'accordo di correre tutti insieme per due giri e poi, ognuno al suo passo. Partiti a 6' al km facciamo un certo effetto sulla gente. L'organizzatore del Congresso ha infatti fornito pantaloncini e maglietta sponsorizzati e 13 podisti vestiti uguali in centro provocano non pochi commenti (e non tutti lusinghieri). Al termine del primo giro il vincitore della gara precedente (due anni fa) cambia passo e se ne va. Gli accordi non erano tali e non lo seguo. Ma gli altri podisti, anche un po' contrariati, mi incitano ad andarlo a prendere. Accelero e mi tengo a distanza per vedere quanto regge. Ha un vantaggio di 30 metri e non corre male. Dopo circa 700 metri, pur mantenedo lo stesso ritmo, comincio ad avvicinarlo rapidamente e quando si gira a sinistra lo passo a destra e lo avviso che ci sono. Procedo del mio ritmo ma lui è già da un pezzo al 100% e mancano ancora 1500 metri. Non lo rivedrò più e non mi volterò più nemmeno per vedere dove sia, anche spendendo un briciolo troppo per quello che era necessario. Terminata la simpatica gara comincia il calvario del rientro in albergo che mi porterà a ritardare all'appuntamento con mia moglie che mi ha raggiunto in treno in città. La serata è piacevolissima, aperitivo, cena in risotrantino tipico, Mojito per lei e Negroni per me e arrivo in albergo vagamente allegro ;-). E che strano cenare senza il frastuono dei figli (grazie alle due nonne!).
Sabato non lo vivo proprio come una vigilia di lunghissimo. Passiamo la giornata in giro per Vicenza, la mattina alla mostra "Raffaello verso Picasso" nella belllissima Basilica Palladiana appena restaurata (consigliatissima la visita) ed il pomeriggio... shopping selvaggio. In tutto sono 6-7 ore in piedi. Sono un po' preoccupato perchè il giorno dopo ho "l'esame finale".
Stamattina... sveglia alle 6 ma mi concedo 10' a godermi il rumore dell'acquazzone sul tetto in legno. Mi preparo lentamente per lasciare il tempo alle gambe (e alla testa) di svegliarsi. Alle 7 sono in strada e, dopo 10' di riscaldamento, mi immetto sull'ormai tradizionale circuito da lunghissimo. Stavolta mi porto ad andatura di crociera quasi subito ed il tempo passa tra mille pensieri scatenti dalla selva di schippettate che riempiono l'aria e i tanti animali terrorizzati che mi attraversano la strada per gettarsi tra le vigne. Ragazzi, difficile non tifare per la lepre quando è inseguita da tre cani e da due cacciatori armati...
Non penso ai 7 giri da completare ma rimango concentrato sul ritmo. Per i primi 10 km cerco di gestire un dolore al tricipite surale destro che mi infatidisce da una settimana, ma dopo i primi due giri mi sciolgo e corro con facilità. Il ritmo è sempre spontaneamente lievissimamente più veloce del dovuto e mi devo continuamente frenare con il pensiero che, fino ai 30, tutto serve solo per svuotare il serbatoio. Infatti dal km 30 (2h15' e spiccioli) la corsa si fa un po' meno rotonda ma non devo forzare per mantenere il ritmo. Al km 35 allungo il passo e faccio girare le gambe. 3'55'' il km 36 senza spingere eccessivamente, 4'03'' il km 37 lasciando andare un po' le gambe nel finale. Tengo il ritmo del fondo lento nell'ultimo km che mi separa da casa, facile, anche perché un po' in discesa e cammino gli ultimi 2-300 metri. Chiudo 38 km in 2 ore 50', stanco, ma sicuramente in grado di correre altri 4 km dignitosamente.
Mi sento soddisfatto, l'ultimo vero lunghissimo è andato maglio del previsto. Adesso c'è da vedere come lo recupererò, visto che stanotte lavoro. Giovedì 10x1000, poi domenica bigiornaliero 21+21 e quindi si comincia a calare un po' i carichi chilometrici.
Cauto ottimismo.