A proposito dei miei amori

«Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni.»

Jesse Owens

martedì 23 novembre 2010

Mezza maratona di Palmanova 2010

Mi ritengo una persona razionale e la scaramanzia non fa parte dei fattori che influenzano il mio comportamento.
Il silenzio sul blog è dovuto ad altri motivi che forse un giorno avrò modo di spiegare.
La mezza maratona di Palmanova l'avevo messa nel mirino qualche mese fa, quando avevo capito che non avrei potuto correre a Udine. Avevo iniziato a seminare nel lontano maggio, sulle salite di Colmello e su quella di Castelvecchio. In val di Fassa a fine giugno i primi germogli, stentati, innaffiati dall'acido lattico speso su salite per me terribili. A fine agosto un primo test a Velden dove appariva evidente che la pianta era cresciuta, le radici erano salde, ma i rami non ancora pronti a reggere i frutti. A fine settembre ci sarebbe stata proprio bene la mezza a Udine ma la promessa fatta di subordinare qualsiasi impegno sportivo alle nostre ferie autunnali mi ha portato a sudare in Tunisia. Ho appeso ai rami ripetute, corse a ritmo medio, stramaledettissimi IT, constatando che mi riusciva abbastanza facile stare al limite superiore del range di velocità consigliata. Un test il lunedì dopo la maratona di Venezia (come accompagnatore in borghese) aveva dato risultati talmente lusinghieri che: 1) ho dato il merito al vento, 2) ho pensato di aver sbagliato a misurare (un anello che avrò percorso almeno 200 volte in due anni, e misurato col GPS una cinquantina di volte!), 3) ho pensato di aver riposato "troppo" (ben 48 ore!).
Insomma, ieri era il momento di raccogliere.
Clima meraviglioso per correre. Vento quasi zero, 12 gradi. Tutto pronto. Mi riscaldo i soliti 20 minuti e mi sembra di non avere le gambe. A 15' dal via entro nell'unica gabbia. Mi sembra onesto posizionarmi a 20-30 metri dalla linea di partenza, lasciando circa 300 persone a precedermi. Mi guardo intorno. Una signora in fuseaux e felpona mi spintona per passare avanti. Accanto a me uno spilungone di 90 kg dichiara di voler stare sotto le due ore. Mi viene il dubbio di essere nel posto sbagliato, ma forse è il dubbio ad aver sbagliato persona. Perché non assali loro? Hanno un'aria innocente che fa capire che semplicemente NON SI RENDONO CONTO che qui non vale "chi prima arriva meglio alloggia", e soprattutto non capiscono che a stare lì danneggiano molti altri. In precedenti occasioni in questa gara sono arrivato a perdere anche 1 minuto e mezzo nel primo chilometro. Praticamente irrecuperabile.
Allo sparo, incredibile, quella dietro a me comincia a spingere. E no, cazzo. Punto i piedi e lascio che chi mi precede mi prenda un metro. Poi parto. Mi metto a lato e qui corro abbastanza libero. Ho idea di fare i primi 1000 a 4'15'', giusto per far ricircolare il sangue e poi mettermi a velocità di crociera 4'05''/km. Freno un po' e lascio che gli imprudenti sfoghino le energie. Alla porta c'è un rallentamento e già nel falsopiano successivo affianco qualcuno con il fiato 1:1, roba che neanche al ventesimo. Al cartello del 1° km riconosco la bandana rossa del Margiotta, seguito da una folta schiera di triatleti. Un po' scortesemente gli chiedo a quanto vuol portare i suoi al traguardo e mi risponde in modo strano "se ce la faccio, 1 ora e trenta". Mi viene da dirgli: "in un'ora e trenta ne fai due e ancora ti avanza", ma dico solo "grazie" e mi riprometto di chiedergli scusa di averlo disturbato senza essermi presentato. Ma forse era meglio risparmiare il fiato, per me e per lui.
E così prendo il largo immaginando che qualcuno fissi l'immagine della mia schiena nella speranza di ritrovarla nei chilometri successivi.
Da sempre mentalmente divido la mezza in tre parti: 7 km in scioltezza, 7 km tenère, 7 km spara tutto. I 4'05'' non mi costano fatica. Cerco di mantenermi decontratto. Sono su un impegno tra la corsa lenta e la corsa lunga svelta. Mi lascio passare dagli ultimi audaci e sto sulle mie.
Calcolo che devo arrivare almeno al settimo km con questo impegno respiratorio. All'ottavo il fiatone non arriva. Passo al decimo in 40'54'', con sei secondi di vantaggio sulla tabella di marcia. Al quarto di maratona sono a 43'12''. Mi basta incrementare di 3 secondi al km a l'obiettivo di stare sotto gli 86' è raggiunto. Il prossimo traguardo mentale è il km 14, qui inizia la mia gara. Ci arrivo e il fiato è quello dell'inizio. Che faccio? Incremento. Il km 15 vola a 3'47'' e allora mi do una calmata. mi assesto sui 3'52''-3'55''. Gli ultimi  km li divido in 2 parti: una prima parte da correre appena sotto i 12', l'altra, a tutta. Continua a cliccare ogni 1000 e la prima cifra è sempre 3. Al 18° smetto di guardare il crono e fisso solo quelli davanti a me. Prima vado a prendere un carnico in giallo, poi uno in scarpe arancioni. Miro ad un pelato tutto storto, e via anche lui. Mi manca solo uno spilungone, Gabriele, Libertas, ce l'ha scritto sulla schiena. Mi ha passato al quinto-sesto km ed è andato via. Poco dopo l'ho visto dietro una siepe, si è rimesso in strada e mi è andato via di nuovo, dal 15° in poi è sempre rimasto là, a 50 metri. Dal 18° ha ricominciato ad ingrandirsi. Non riesco più ad accelerare e ne passo tanti. Quasi tutti hanno il fiato peggio del mio e provano ad attaccarsi, inutilmente. Dal decimo all'arrivo saranno 62 le "vittime". Ultimo chilometro.
Provo a sfruttare un po' di discesa. Ne passo ancora qualcuno.  A 30 metri dalla porta sento un urlo selvaggio. Da sopra la porta della città sponta la testa dell'amica Manu che grida il mio nome come un ossesso. Alzo il pollice "OK!". Ormai l'"impresa", la mia impresa è fatta. Passo sotto la porta e nella salitina successiva arrivo a 2 metri da Gabriele. Lui non lo sa che ce l'ho nel mirino ma il tifo gli fa cambiare marcia. Io soffro e pago lo sforzo della salita e perdo qualche metro da lui. Negli ultimi 300 metri non allunga più ma non riesco ad avvicinarlo. Finisce che passa lui per primo e io chiudo l'ultimo mille attorno ai 3'40''. Cesare dal microfono segnala il mio arrivo e dice 1 ora 24 minuti e quarantotto secondi, mentre il mio crono segna un realtime di 84'29'', sei secondi sopra la soglia dei 4'00'' al km netti, correndo gli ultimi 11097 metri ad una media di 3'55'' al km.

Trovo la forza di sgambettare 4-5 minuti per defaticare, ma la felicità mi permetterebbe di continuare per altri 21 km (iperbole).
Da quasi due anni ero inchiodato agli 87 minuti, 30'' più 30'' meno e credevo di non riuscire più a migliorare. Raramente ho provato sensazioni di così gran benessere durante una gara e la sofferenza vera l'ho provata solo negli ultimi 3 km, dove la forza me l'hanno data i sorpassi continui.
Un'altra barriera (85') è caduta e per poco non è caduta quella dei 4'00'' al km sulla mezza. Se avessi dovuto scommettere, avrei dato un risultato così a 1:50.

Gli altri:
Matteo

Ancora molto lontano dalla massima espressione delle sue potenzialità, passeggia per un bel pezzo con i palloni dell'ora e quaranta, poi si rompe le palle e in 10 km scava un buco di 5'. La gamba fa ancora i capricci ma se la smette di voler correre a tutti i costi una 42 e si dedica seriamente a distanza minori l'ora e 30 è destinata a cadere molto molto presto.

Luca

Stop inatteso a tre settimane dalla gara. Impossibile puntare al PB, ma sostanzialmente uguaglia, seppur con grande fatica, il crono di Pordenone. Continuo a sostenere che il ragazzo ha potenzialità. Senza fretta però.

Simone
Manda serenamente a quel paese la mezza di Palmanova e dedica la domenica al piccolo Matteo. Bravo papà!

Il mio avversario virtuale Poiana (ma lui non lo sa)
Aveva vinto lui a Farra (7800), poi io a Medea (21097), ancora io a Fagagna (1 ora), lui a Buttrio (1 ora). Ieri ha condotto una bella gara in progressione ma gli ho rifilato 1'50''. Bravo. continua così che sei uno stimolo.