A proposito dei miei amori

«Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni.»

Jesse Owens

lunedì 13 settembre 2010

A tor dal tor di Buri


Test atteso, quello dell'ora. Ad inizio giugno avevo corso una gara simile, in una pista affollata.

Stavolta il percorso è cittadino e riserva due piccole asperità per ogni giro di 874 metri.

Corro la ventiduesima ora di una staffetta, dalle 13 alle 14. Caldo, ma sopportabile. Quando arrivo al tendone della mia squadra (Palme-Gonars-Jalmicco) il mitico Giorgio mi fa notare che siamo primi e che mi basta non perdere terreno dal nostro diretto avversario dell'atletica Buja. Io lo individuo e, pur avendolo già visto, non so se sia uno che va più forte o più piano di me. Decido di partire al ritmo prefissato su un percorso a me totalmente sconosciuto. E così NON sarà.

Al via mi attesto attorno all'ottava posizione ed esagero un po', anzi un bel po'. Mi accorgo che il mio avversario si è attaccato ai miei talloni e non capisco cosa voglia fare. Credo che abbiamo almeno 3 km di vantaggio e dovrebbe attaccare, mentre io dovrei controllare. Ma non accenna a superarmi. Sul tracciato molti lo conoscono e lo incitano "Bene mauro, Vai Mauro". Io ho Leonardo che ad ogni giro mi indica col ditino e mi guarda col ciuccio in bocca. Dopo i primi tre giri decido di scoraggiare ogni iniziativa del mio avversario, anche perché io ho il vantaggio di sentire il suo fiato mentre il mio lui non lo percepisce. E comunque è meno concitato. Mi rendo benissimo conto che sto correndo oltre le mie potenzialità ma non credo che lui reggerà ancora molto. Attorno al minuto 20 un runner che mi sta davanti di pochi metri decide di aspettarmi e di mettersi in coda. Dietro di me sento lo scalpiccìo dei loro passi e non capisco se siano in due o uno solo. Per di più, questo runner che si è appena accodato si chiama Mauro, come quello di prima. Quindi tra un vai Mauro ed un forza Mauro, mi volto verso un vetrina e vedo che siamo in due. Quello davanti è un pelato in canotta azzurra, quello dietro un pelato in canotta bianca. Manca il trinoriciuto, manca il mio avversario. Non mi volto a controllare dove sia. Ormai la frittata è fatta. Attorno al minuto 32 comincio a sentire che le gambe non sono più brillanti. Il runner che è con me non ne vuole sapere di tirare, ma servirebbe a poco, visto che il poco vento è trasversale e non da fastidio. So che sto calando e che la crisi verrà inesorabile. Attorno al minuto 40 Mauro, il pelato, decide di andare e io non riesco a reagire. La sua sarà una progressione inesorabile che io non riuscirò ad arginare.

Per quelli a cui interessa, un crollo si presenta così:

Primi 8 giri a 3'30''5 a giro

Gli altri 8 giri a 3'39'' a giro

Praticamente naufrago nell'acido lattico

Ovvio che sarei dovuto partire a 3'36'' a giro.

Concludo davvero affaticato 14613 metri, terzo di frazione, guadagnando ulteriori 360 metri sui secondi.

Una gara sconsiderata, mal gestita, corsa più sull'avversario che sulla distanza.

Unica nota positiva: 150 metri in più rispetto a Fagagna, tre mesi fa, su un percorso più mosso ma meno affollato, nel quale si poteva scegliere la traiettoria ideale.

Uno dei miei avversari "virtuali", il Poiana, mi ha dato uno schiaffo tremendo correndo la sera prima quasi 15100 metri, un'enormità più di me. Bravo!

Sono felice per Giorgio, che per la prima volta porta una sua squadra alla vittoria. Va detto però, che tra le cinque edizioni disputate finora, questa ha avuto i contenuti tecnici più scadenti. Abbiamo vinto con 332 km e poco più, mentre l'anno scorso ne sarebbero serviti 370.

Onore comunque a Giorgio, che si starà godendo questa prima indimenticabile vittoria.

1 commento:

  1. Bravissimo comunque! Il percorso è insidioso e va gestito in un certo modo... è la terza volta che la corro, e ancora mi chiedo perchè sia tanto dura! Noi femminucce della GS Natisone siamo arrivate prime della 6x1h...
    Allora hai visto l'orologio?
    ciaooo
    Agnese

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