A proposito dei miei amori

«Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni.»

Jesse Owens

mercoledì 14 dicembre 2011

Il nocciolo della questione

Invece di stare sempre a contare i problemi (alibi) che "mi hanno impedito di fare il tempone", perché non imparare a vedere le condizioni che mi hanno permesso di correre?

G. ha la mia età e lavora con me. Non corre. Ha una bambina tetraplegica. La nutre con un sondino infilato nella parete addominale. L'anno scorso alla maratona di Trieste è stata l'unica a farsi trovare sul percorso e mi è stata accanto per qualche centinaio di metri. Ha comprato un km della mia maratona con tutto il suo cuore.

L. va forte in bicicletta e quando corre allontana il pensiero del cantiere dove lavora come capo offcina. Da tempo ormai gli ordini scarseggiano. Che succederà in futuro?

A Firenze alle Cascine il mio amico Piergiovanni ha salutato uno spettatore "Hei ragazzo, in bocca al lupo". "Chi è?" ho chiesto. "Ma come, non lo conosci? E' Simone Grassi". http://www.simonegrassi.net/.

Plinio adesso avrà sì e no tre anni. Io glielo auguro, di correre, ma ancora nessuno sa se potrà farlo. (http://fendente3.wordpress.com/2011/03/05/la-forza-che-ho-dentro-il-libro-sulla-toccante-vicenda-di-plinio/)

Devo andare avanti?

Sono spaventosamente fortunato. Per ora ho un corpo sano, una famiglia solida, un figlio "perfetto", una figlia in arrivo, un lavoro dignitoso.

Se questo è la mia vita, spero di fallire altre maratone.

sabato 10 dicembre 2011

Firenze marathon 2011

Riparto un po' in ritardo a causa di due settimane di intenso lavoro e di impegni familiari che hanno assorbito quasi tutte le ore di ogni giorno trascorso dalla maratona.
La preparazione della mia prima maratona autunnale si è rivelata più ostica del solito. Due anni fa avevo tentato sempre con Firenze, ma la preparazione era naufragata subito a causa di un'infiammazione alla bandelletta ileotibiale. Quello stop ha fruttato la nascita di questo blog, probabilmente come "lenitivo" del dolore cagionato dalla forzata inattività. Stavolta invece, nonostante il problema alla fascia plantare sinistra, non ho avuto alcun problema direttamente correlato all'attività sportiva. Mi è pesato molto invece dover infilare gran parte degli allenamenti specifici tra gli innumerevoli turni lavorativi. Ogni settimana dovevo ingegnarmi, fin dal lunedì, per trovare un buco per ogni uscita, tenendo conto dell'impossibilità di sostenere sedute intense dopo una notte in piedi e tenendo conto dei turni diurni di 12 ore. Insomma, è stato un faticoso slalom e spesso i tempi erano così stretti da costringermi a rinunciare allo stretching finale o ad accorciare il riscaldamento. Poi c'è stata la botta della febbre settica odontogena che mi ha costretto a 8 giorni di antibiotico e ad un intervento chirurgico piuttosto fastidioso che ha condotto ad un tracollo della condizione a 4 settimane dalla gara (vedi post sulla maratonina di Arezzo).
Mi sono ritrovato quindi ad un mese dalla maratona in piena crisi e solo dopo il 7 novembre ho cominciato a ritrovare sensazioni "normali", nel senso che non morivo a tenere i 4'30'' al km. Mi sono moderato nell'ultimo lunghissimo di 38 km, arrivando più stanco rispetto ai precedenti corsi 10'' al km più velocemente, mentre, a due settimane dalla maratona, ho provato a tirare la CLS di 21 km senza mai trovare buone sensazioni, anzi, finendo eccessivamente stanco.
Con queste premesse, ma non con questi pensieri, ho affrontato la maratona di Firenze.
E visto che le premesse sono state lunghe, lascio parlare i numeri.


1998 - TURCHETTO STEFANO MM35

Distanza    Parziale   min/Km (media)

Km 5 -    00:22:59   4.48

Km 10 -  00:21:48   4.35

Km 15 -  00:22:16   4.32

Km 20 -  00:22:21   4.31

Km 25 -  00:22:21   4.30

Km 30 -  00:22:10   4.29

Km 35 -  00:22:13   4.29

Km 40 -  00:22:48   4.30

Arrivo -   00:10:05   4.30


A chi ha un po' d'occhio non possono sfuggire i tre principali problemi.
1- I primi 5 km risentono sia del minuto buono necessario per giungere a valicare la linea di partenza, sia del minuto perso lungo il primo km intasato da atleti più lenti.
2- Parziale tra il 5° ed il 10° piuttosto ridotto (media 4'22''/km). Sono riuscito ad agganciare i palloncini delle 3 ore e 15' all'ottavo km, troppo in là per chi punta a stare sotto le 3 ore e 10'.
3- Sensibile calo dal 35° km.

Nonostante il PB di 3.09'04'' non sono soddisfatto della mia prestazione. So di poter valere qualcosa di più ma i problemi patiti in corso di preparazione mi hanno tagliato le gambe nel punto in cui dovrebbe venire fuori il maratoneta.
Mi do un 6-, per l'impegno.

giovedì 24 novembre 2011

Mezza maratona di Palmanova 2011

Cosa dire di questa manifestazione che cresce di anno in anno e che fa della sobrietà e della facilità del percorso i due punti di forza se non che merita venire a correrla, non solo per la gara in sè, ma anche per ciò che il territorio circostante generosamente offre.

Clima buono per correre. Io esco alle sette per 12 km a ritmo maratona. L'aria è ancora frizzante e la nebbia della notte si sta alzando per lasciare spazio al cielo limpido. A casa mi aspetta Leonardo, quasi pronto per una giornata di tifo a bordo strada.
Giungo in piazza a Palmanova mezz'ora prima dello start. Oggi si può correre leggeri e, anche se la temperatura non supera gli 8°, il sole scalda e non c'è vento. La ressa è tale che riesco solo a salutare Matteo, concentratissimo, Daniele, troppo arretrato per i suoi numeri, Marco, che non mi aspettavo di vedere.
Appena dopo lo start carico Leo in passeggino e voliamo alla macchina. Riesco a portarmi al km 7, circa, prima del passaggio dei primi atleti, gente che viaggia a 3'15'' al km. Un'anziana signora si avvicina e mi fa: "Che piano che vanno!" "Signora, bisogna provare per parlare!" "Ah bè, iò cori in devant e daur dut el dì..." "vabbè buonanotte".
Il primo a passare è quel demomio di Daniele, qualche metro davanti al palloncino dell'ora e 24. Nella stessa situazione rispetto al palloncino dell'ora e 30 passa Matteo. Poi Mauro, mi sembra in lieve ritardo sulla tabella di marcia. Mi fa capire di essere dolorante, ma non capisco dove. Tra l'altro non ho idea dei tempi di passaggio perchè ho ceduto a Matteo il mio orologio, visto che il suo Garmin si è fulminato poco prima dello start. Mi fermo ancora un minuto, giusto in tempo per vedere passare Luca e Marco. Dal mio punto di vista stanno correndo tutti bene, anche Mauro.
Leo partecipa con entusiasmo al tifo "Bravi, bene così!", imitando il papà che si astiene da incitamenti eccessivamente coloriti.
Ci rimettiamo in macchina per raggiungere la corsa al km 15 ma vari impedimenti sotto forma di pensionati al volante e famigliole in viaggio per il pranzo domenicale dai suoceri limitano la velocità media a 30 km orari così, quando giungo a Clauiano, in due minuti capisco che stanno sfilando gli atleti dell'ora e 40. Non resta altro che portarsi all'arrivo. Mi perdo Daniele, ma due minuti dopo Matteo passa stantuffando come un dannato. Il palloncino dell'ora e trenta che segnava il suo obiettivo di minima passa 90'' dopo. Due minuti dopo i palloncini passa Mauro, con il suo solito stile elegante che gli invidiavo quando ancora andava in bicicletta. Perdo un po' la cognizione del tempo, visto che l'orologio è al polso del fenomeno di Motta, ma nell'arco di tre secondi mi passano davanti Luca e Marco. Luca ha lo sguardo del killer, e se la porta di Palmanova fosse chiusa sono sicuro che tenterebbe di abbatterla a spallate, pur di arrivare. Marco lo vedo solo di spalle, ma ha la lucidità di rispondere al mio incitamento. Io e Leo ci avviamo verso il traguardo e non ci perdiamo l'arrivo trionfale di Simone, che sembra partito dietro l'angolo. Dopo un po' arriva Max tossicchiando e sputazzando virus e caccole che l'hanno sopraffatto in settimana.

Andando in ordine di tempo:

Come predetto, Daniele corre sotto i 4'00'' al km, viaggiando a 3'59'' per 11 km e 3'57'' per il resto della gara. Ci sono ancora ampi margini. Ciao Daniele, d'ora in poi ti vedrò solo la schiena!

Prestazione esaltante di Matteo, che chiude in 88'30'', finalmente sotto i 90'! Seconda parte a 4'08''. Sui polpacci ho intravisto la scritta NASA. Un missile! Bravo.

Mauro sbaglia dal riscaldamento e paga fino a metà gara, dove passa ad una media di 4'29''. Praticamente gara buttata nel cesso. Il resto lo corre a 4'15'', chiudendo due minuti sopra il proprio personale che forse oggi poteva avvicinare di molto. Peccato perché ha svolto una buona preparazione. Obiettivo under 90' solo rimandato.

Esaltante Luca che chiude in un tempo da favola: 94'55''. Al telefono sembrava aver pippato tanto era felice. Sono soddisfazioni anche per me.

Marco inaspettato. 94'55''. Per lui ampi margini di miglioramento. Uomo metodico. Forse merita una preparazione più impegnativa per tirare fuori davvero il tempone.

Simone: una belva. Splittone negativo anche per lui. 5'17'' prima parte, 5'09'' nella seconda parte. Polverizzato il personale. Londra?

Max: vince la gara tra i malati. Al decimo sputa l'apice del polmone destro che non viene fatto salire sul mezzo scopa e resta in zona Trivignano. Abbiamo affisso cartelli in centro a Palmanova, chi lo trovasse può portarlo a Cervignano presso l'ottica Epis. Comunque all'arrivo, per l'orgoglio del piccolo Emanuele. Leone da sanatorio.

Menzione speciale per Leo. Tre ore a sorbirsi gente che sbuffa, impreca, suda invece di un bel giro sulle giostre o un puzzle con la mamma. Roba da veri. In macchina crolla alle ore 13 senza pranzo. Sosteneva di essere in deplezione di carboidrati. Personaggio.

martedì 1 novembre 2011

Mezza maratona di Arezzo 2011

Corro da circa 5 anni e di errori ne ho fatti tanti e continuo a  farne. E se qualcuno sono riuscito ad evitarlo, di altri non arrivo ad individuarne le cause.
Riconosco di avere molti limiti e non mi riferisco ai limiti "organici" che fanno di me un atleta mediocre, ma a veri e propri difetti di sensibilità.
Immagino che la capacità di fare previsioni di basi sulla qualità dell'informazione. Ed il messaggio, per quanto chiaramente possa essere trasmesso, conduce fatamente a previsione errata se il ricevente non è sintonizzato. Inoltre, sempre rimanendo in metafora radiofonica, posso anche essere perfettmente sintonizzato, ma se tengo il volume a 0, il messaggio non può essere decifrato e compreso.
La settimana scorsa ho ricevuto messaggi forti e chiari dal mio corpo e sono arrivati sotto forma di numeri, cosa non infrequente nel nostro sport: 6x4'34''+1x4'24''+1x4'28''+1x4'14''+1x4'14''+1x4'00''con IS10.
Decrittando: 6 km di CL e successivo tentativo di progressione risultato caotico, irregolare, caratterizzato da intensa difficoltà a mantenere i ritmi prefissati ed indice di sforzo (su una scala da 1 a 10) pari a 10. Il tutto in una seduta di allenamento che altre volte ho corso in grande scioltezza.
Quanto era forte questo messaggio? Una brezza che lasciava presagire un imminente temporale o un muro di vento che prelude alla "tempesta perfetta"?
L'uomo saggio pavido dotatodelsennodipoi avrebbe visto l'onda anomala alzarsi, magari in tempo per evitare il naufragio.
L'uomo stolto coraggioso sprovvistoanchedelsennodiprima ha oscurato i vetri di prua e si è infilato, quasi non avesse altra scelta, nell'enorme flutto. Affondando.
Per come vedo la vita, mi ci vuole più forza a ritirarmi che a finire una corsa iniziata e subito finita come quella di domenica. Ed una forza smisurata per tenere le scarpe in borsa e rimanere dall'altra parte delle transenne.
Che solo ora riconosco sarebbe stata la scelta migliore.
Dubito che la sonora sconfitta patita domenica alla mezza maratona di Arezzo, chiusa con quasi nove minuti di ritardo rispetto al mio primato personale, mi abbia reso più forte. E dubito che la prossima volta, in circostanze simili, rinuncerò a correre.
Allora non ho proprio imparato niente?
Mettiamola così: mi sono trovato a gambe larghe davanti ad un tipo con la testa rasata e gli anfibi che mi guardava insistentemente le palle. Ho deliberatamente scelto di lasciarlo calciare . Non dico che la prossima volta scappo, ma almeno metto le mani davanti.

lunedì 17 ottobre 2011

Paranormale e parafulmini

Mercoledì tocca a me andare a prendere Leonardo all'asilo nido. Nella fretta di uscire di casa, tra la doccia e l'affannosa ricerca delle chiavi della macchina mi passa per la testa un'immagine: Leonardo che dorme nella carrozzina dell'asilo. Tale posto è riservato al bambino che si addormenta "fuori orario" e quindi non può essere accompagnato nella stanza della nanna. Da "piccolo" gli succedeva quando dormiva poco la notte perché "covava" una qualche magagna infettiva.
Pochi minuti dopo arrivo all'asilo e la maestra me lo presenta addormentato nel passeggino: ha la febbre.

Ora, nessuno metta in dubbio ciò che è successo. Ciò che scrivo è assolutamente vero. Fino a prova contratria, l'accaduto ha del "paranormale".

Fino a prova contraria? Scusa, ma chi è che deve addurre le prove che si tratti di un fenomeno paranormale? Chi lo sostiene o chi lo nega? E' giusto etichettare come paranormale tutto ciò che sembra non avere una spiegazione scientifica?
"Io credo al paranormale" sembra tanto un atto di fede mentre forse dovrebbe essere un atto di conoscenza, affinchè non sia paranormale ciò che si misconosce, ma si conosca ciò che è paranormale, con il rischio che diventi "normale"... e perda il suo fascino.

Sì, perchè la storia che vi ho raccontato è successa ma ve la rendo un po' meno accattivante.

Nella notte tra martedì e mercoledì Leonardo si è svegliato almeno 5 volte, con un breve lamento, riaddormentandosi quasi subito. "Proprio come quando si sta ammalando" ho pensato. Verso le sette del mattino è venuto nel lettone e poco dopo è suonata la sveglia. Capita che qualche mattina si svegli di cattivo umore, in verità di rado, però questa è una di quelle mattine. Piange e non sappiamo perché. Gli tasto la fronte e mi sembra fresca. Poi a colazione non mangia volentieri. Lo portiamo in asilo e, diversamente dal solito, piange al momento di raggiugnere gli amichetti nella sala dei giochi. Nel corso della mattinata metto insieme gli elementi e mi dico che, se in asilo avesse avuto la febbre, ci avrebbero chiamato, ed invece niente.
Poi, uscito dalla doccia, ricordo alcune altre occasioni in cui, stanco della nottata quasi insonne a causa di disturbi che lui non sapeva riferire, all'asilo crollava e ci veniva riconsegnato assopito nel passeggino.

Ecco, sinceramente è successo così.

Ma perché a me non succede mai niente di paranormale? Non sarà mica che sono cieco e non vedo ciò che molti altri vedono? O magari vedo e non credo? O magari vedo e proprio per questo non credo...

Che nelle chiese si predichi non rende inutili i parafulmini su di esse. (Georg Christoph Lichtenberg).

martedì 11 ottobre 2011

Udine, Buttrio e Pordenone

Udine e Buttrio: due gare diverse, condizioni assai simili, epilogo identico.
Come noto le gare nei dintorni tendono ad aggregarsi. E così in tre fine settimana consecutivi si disputa quasi la metà delle mezze maratone regionali. Udine 25 settembre, Città del vino 2 ottobre, Pordenone 9 ottobre.
Approfitto di questa successione per riprendere contatto con la distanza, abbandonata dalla scorsa primavera in favore di distanze più contenute.
In questo periodo l'efficienza non è al massimo e il limite viene fuori a fine gara.
A Udine ho corso "a tutta" con sensazioni di cosce legate e pesanti dal primo all'ultimo chilometro, concludendo in vistoso calo (ma quanto dura è tentare di mantenere l'andatura quando non ne hai più, e mancano ancora 3-4 km...). Tempo finale 84'36'', 35'' sopra il mio PB ottenuto però con metà fatica.
Il 2 ottobre ho corso per la prima volta la maratonina delle città del vino.
Il programma prevedeva un'andatura tra la corsa a ritmo medio e la "corsa lunga svelta", per me quindi circa 4'20'' al km. In tabella, nell'ultima colonna, quella delle note, c'era il malefico appunto: se te la senti, arriva anche a 25 km. E così, al fine di precludermi la via di fuga dopo lo striscione dell'arrivo, decido di correre circa 5 km a tale ritmo prima della partenza della gara in modo che, se avessi deciso di terminare l'allenamento a 21 km, mi sarei trovato tra i ritirati.
Salto subito alla conclusione: 4'20'' al km non è il mio "ritmo maratona". E lo è ancora meno su un percorso "fastidioso " (alla fine saranno 60 metri D+ e 120 metri D-) correndo tra le 10.35 e le 12.05.
"Cerca le sensazioni della maratona" mi era stato detto. Le ho trovate, sì, ma speravo di sorridere a quelle dei primi 27 km, non di maledire la sofferenza degli ultimi.
A dirla tutta la colpa è anche mia, che ho gestito in malo modo le energie, sottovalutando la giornata. Non ho dati da scorrere in questo momento, ma sicuramente fino al km 20 ho corso tra i 4'10'' ed i 4'15'' (vado a memoria sui lap intravisti in corsa), per poi crollare letteralmente dal 22°-23° quando mi sono trovato in seria difficoltà a mantenere i 4'30'' al km. La media finale conta poco e, nonostante sia prossima a quanto programmato, la fatica è stata troppa ed il mal di gambe dei due giorni successivi sottolinea la scarsa qualità della mia prestazione.
La corsa di rigenerazione del martedì successivo mi ha però lasciato positivamente sorpreso. Mi aspettavo gambe di legno e piedi di piombo, e invece ho corso un totale di 16 km con 10 allunghi finali che, pur non tutti in scioltezza, mi hanno fatto ritrovare un paio di piedi smarriti qualche settimana fa.
Il resto della settimana è caratterizzato da due sole uscite in vista della mezza di Pordenone, con recupero soprattutto psicologico dopo la "bambola" di Buttrio. Per dire: già martedì a pensare alla mezza non mi veniva più da vomitare.
Arrivo quindi a Pordenone scarico "il giusto". Obiettivo: 4'05'' al km, considerando che il percorso è "bigoloso" soprattutto nel finale.
I partenti sono circa 400 e non mi è difficile portarmi nelle prime 6-7 file. Allo sparo parto cauto, senza spingere, anche perché c'è un rampetta ai 500 a cui portare rispetto. Passo al km 1 in 4'02'' senza grossi patemi. Da qui comincia una bella storia, del tutto inaspettata. Un po' come quelle serate in cui uscivi senza grandi aspettative e andava a finire a casa delle studentesse Erasmus a fumare il narghilè col rhum al posto dell'acqua e chissà cosa al posto del tabacco. E tutti amici!
Non mi è difficile individuare la figura di Meris, un ragazzo che ho incontrato per la prima volta ad una non competitiva ma competitiva a Biverone, che so viaggiare comodamente più forte di me (80' in mezza, abbondante under 3h in maratona). Tendo l'orecchio "Ogi la fasso a 4". Lo prendo come riferimento e come me fanno almeno altri 6: 2 AzzanoRunner, 2 Aggrdire, un giovanotto pimpante e un simpatico portatore di pizzetto XL bianco. Subito i due AzzanoRunner coglionano Meris che a 4' al km si permette di saltare gli spartitraffico per salutare i fan. Lui se la prende e i due Azzurovestiti hanno ormai posto la firma sotto la loro condanna a morte. Infatti da lì in pochi split avranno il 4 davanti. Siccome ho capito come butta mi metto dietro e decido che perdere 5'' al km non è un delitto. Ma rischia di diventarlo nel momento in cui mi rendo conto che tenendo il gruppetto sempre a 6-7 metri, di fatica non ne faccio mica tanta. Allora giustamente pizzetto verso il settimo km mi propone di andarli a prendere, visto che dietro a noi c'è il nulla podistico. Peraltro notriamente goloso di runner imprudenti o paurosi. Un piccolo allungo ci permette di rifarci sotto e posso sfruttare la scia dei magifici 7. A questo punto si inserisce il fattore C. Che starebbe per il retrotreno di una avvenente runner in short sgambatissimo che dall'inizio della gara se ne sta là, a 150 metri. L'effetto è quello del magnete sulla limatura di ferro (ed il paragone calza a pennello, per me podista "sega") e inesorabilmente Meris tende a collassare  verso il centro di gravità del nostro universo mentale. Al km 10 il crono segna 40'10'', la lancetta del carburante è ancora abbondantemente sopra la metà serbatoio ed il mirino è incollato alla lycra che ci ondeggia davanti. Il triste panorama offertoci dalla zona industriale che attraversiamo non demoralizza il buon Meris che, sfruttando un paio di falsopiani, ottiene i due risultati sperati: salutare i due AzzanoRunner (e con loro perdiamo anche il buon pizzetto ed il giovanotto dalla corsa elastica) e raggiungere missmondo. Resto solo con Meris ed i due Aggredire che non sembrano dare segni di cedimento. Ora però si torna verso il centro e attorno al km 14 comincia la parte più dura: circa 4 km sempre a salire, con piccoli strappi, tratti di falsiopiano e qualche breve discesa da affrontare con cautela. Decido di assecondare le sensazioni e accetto l'ipotesi di lasciarmi anche un po' staccare perché è ancora lunga. Sorprendentemente mantenere l'andatura di Meris non mi causa particolari affanni ed oltretutto mi rendo conto che da qualche km il gap di 150 metri che mi divide da Piergiovanni, amico che inseguo da quando ho iniziato a correre, sta diminuendo. I due Aggredire mollano e resto solo con la mia lepre personale. Attorno al km 17 una svolta ad U ci immette su un grande viale e chiamo Pier che ormai mi precede di non più di 30 metri. Corre ancora bene e continua a farlo insieme ad un altro runner in canotta verde che lo accompagna dall'inizio della gara. Sfruttando il rettilineo e una certa fluidità di gamba piazzo un 3'52'' che mi riporta sulla coppia giusto al cartello dei 18 km. Il rettilineo sembra continuare ancora per un km e mi sembra saggio accodarmi a rifiatare. I due si voltano e dichiaro di voler "sfruttare la scia per un po'" riproponendomi di ricambiare il favore più avanti. Al km 19 mi sembra di aver rifiatato abbastanza, nonostante il cronometro segni 3'54''. A questo punto arriva la ciliegina, e ce la offre il runner in verde: "Sto per fare il mio personale..." e Meris risponde con tre parole: "E allora via!" piazzando un allungo che in tre secondi ci da dieci metri. Non ho il tempo di pensarci e agisco d'istinto: non si lascia scappare l'ultimo treno, soprattutto se gratis. Chiudo il gap. Ora gli strappetti del Corso che mi hanno visto adolescente tante domeniche pomeriggio con la mia ragazza di allora, lei che si specchiava sulle vetrine e io con i pantaloni gonfi dopo una settimana chiuso nella stanzetta della Casa delle Studente, sono rampe di lancio verso il traguardo. C'è pure un po' di timido tifo. Al cartello del km 20 lappo 3'46''. Si scende rapidamente verso il fiume, curva secca a sinistra. Cerco di affrettare il passo, che tanto all'ultimo km non si scoppia, perché o sei già scoppiato o ne hai ancora, non sai dove, ma ne hai. Gli ultimi 500 metri sono un vialone in lieve ascesa che però lascia vedere in fondo l'arco dell'arrivo e allora ti pare di stare già sul tappeto blu. Ultimi 1097 metri in 4'02'', come i primi 1000. Il cerchio si è chiuso perfettamente: 1h23'21''.
Arrivo strigendo la mano di Meris. E' l'unico modo che ho per ringraziarlo di avermi trascinato fino a lì con il mio nuovo personal best.
Il caso mi assegna il terzo posto di categoria (a chi ride gli mando il virus che fa venire le vesciche sul mignolino del piede) ma mi perdo la premiazione (senza rimpianti) per andare a mangiare in agriturismo con famiglia e amici.

sabato 24 settembre 2011

Diagnosi, terapia, guarigione

Forse stavolta l'ho scampata.
Tre giorni di riposo dall'attività sportiva (solo palestra).
Ghiaccio.
Nimesulide 100 mg 1 bust. x 2 per 2 giorni
Cambio scarpe.
Occhio esperto e mano fatata di Mauro, che dopo avermi osservato in piedi, davanti, dietro, palpato le piante, polpacci, cosce, schiena e glutei, ha messo il dito in due punti sulla pianta sinistra (neanche vicino alla zona dolente, tra l'altro) che mi hanno fatto saltare sul lettino. Lì si è accanito. Ha massaggiato, premuto, tirato, torto, stirato.
Ed ora sto bene.

Miracolo?
No. Professionalità, conoscenza, coscienza, preparazione, passione.
Peccato che stiate tutti lontani.

lunedì 19 settembre 2011

Fascite plantare

In questi ultimi giorni ho alcuni sintomi compatibili con una iniziale fascite plantare sinistra.
La sintomatologia è tipica per localizzazione ed espressione temporale (al mattino, primi passi, all'inizio della corsa), ma il dolore non è particolarmente intenso.
La causa è probabilmente duplice: un incremento del carico chilometrico nelle ultime settimane ed un paio di scarpe Saucony Jazz probabilmente finite (putroppo ho dimenticato di segnarmi quando ho iniziato ad utilizzarle, ma a spanne siamo vicini agli 800 km).
Si impongono delle scelte oculate e forse un po' dolorose.
Attendo venerdì l'opinione di Mauro.

lunedì 12 settembre 2011

Ator dal tor di Buri 2011

Aggiornamento veloce sulla 24x1 ora di Buttrio:

Ho corso dalle 5 alle 6, clima buono.
Ho percorso 17 giri, 14949 metri, ad una media di 4'01'' al km.
31° assoluto.
La mia squadra ha vinto la manifestazione.

Di seguito il tempo di percorrenza per giro (874 mt) e la media ad ogni giro:
Giro 1 00.03.39 00.04.11
Giro 2 00.03.36 00.04.08
Giro 3 00.03.38 00.04.10
Giro 4 00.03.33 00.04.04
Giro 5 00.03.36 00.04.08
Giro 6 00.03.28 00.03.58
Giro 7 00.03.31 00.04.02
Giro 8 00.03.32 00.04.03
Giro 9 00.03.32 00.04.03
Giro 10 00.03.30 00.04.01
Giro 11 00.03.30 00.04.01
Giro 12 00.03.27 00.03.57
Giro 13 00.03.28 00.03.58
Giro 14 00.03.25 00.03.55
Giro 15 00.03.24 00.03.54
Giro 16 00.03.27 00.03.57
Giro 17 00.03.22 00.03.52
+91 metri estrapolati da TDS

Qualche dettaglio in più qui:
http://www.anabuttrio.it/24x1ora/concorrenti/index/2011/314/31

giovedì 8 settembre 2011

In mezzo al guado

Fase di transizione, non facile da gestire.
Faccio comunque tesoro del consiglio datomi da Giuseppe poco tempo fa: "Finalizzare per un solo obiettivo".
La tentazione di partecipare alle mille gare in calendario tra settembre e ottobre rischia di fare disperdere tante energie e, in un periodo in cui il chilometraggio settimanale cresce e le sedute specifiche si fanno più dure, l'infortunio da sovraccarico attende il Turco come l'avvoltoio la carogna.
Decido quindi di dare la priorità assoluta alla preparazione della maratona di Firenze, correndo le varie manifestazioni intermedie con un briciolo di freno a mano tirato almeno nella prima parte. Considerato infatti che si tratta di gare comprese tra i 15 ed i 21 km, la fase di recupero post-gara non dovrebbe richiedere più di 48 ore, a meno di crisi organiche che mi costringerebbero a raschiare il fondo del barile e quindi a "cannibalizzarmi" i muscoli.
Al momento quindi è piuttosto improbabile che a Buttrio migliori il mio personale sull'ora, ma è certamente possibile che migliori il risultato dell'anno scorso, quando ho corso "in calando". Infatti corsi i primi 8 giri in 3'30'' a giro e gli ultimi 8 a 3'39'' a giro (ogni giro 874 metri, mossi). Quest'anno intendo correre i primi 8 giri a 3'34''-3'35'', accumulando 35''-40'' di ritardo rispetto allo scorso anno, e gli ultimi 8 a 3'30'', reuperando quindi il gap nei giri tra il nono e il tredicesimo e cercando di guadagnare una ventina di secondi negli ultimi due giri, che mi porterebbero a quota 14,7 e spiccioli. Condizione permettendo.
Questa andatura dovrebbe permettermi di essere in buono stato già martedì mattina per un IT(12x400) e di essere in grado di affrontare l'altra seduta specifica settimanale che è il LL di 27 km che sono costretto ad anticipare a venerdì.
Domenica 18 la squadra American Gigolò mi onora del suo invito alla 6x1 ora di Marinella in cui sarò lo staffetista finale (efficace e bello da vedere, come disse mio cognato l'anno scorso... già evidentemente provato da un paio di calici di nero). Vedremo che segni avrà lasciato il lunghissimo di venerdì, visto che sull'accidentato terreno di Marinella è necessaria buona efficienza di tricipite surale. L'anno scorso ci siamo piazzati al secondo posto nel fango che in certe zone inghiottiva mezza scarpa ed io percorsi 14,5 km con gran divertimento. A seguire spaghettata, grigliata e premi in natura generosamente offerti dall'organizzazione, spartana ma generosa.

martedì 23 agosto 2011

Worthersee Viertelmarathon

Per il quinto anno consecutivo presenzio alla manifestazione carinziana ma per la prima volta corro il quarto di maratona anziché la mezza. Quest'anno infatti mi sono dedicato un po' di più alla distanza più breve, in realtà con deludenti risultati. Di certo attualmente non mi trovo nella miglior condizione possibile per correre un diecimila, avendo terminato da poche settimane un ciclo dedicato alla forza specifica e non avendo affrontato alcun lavoro finalizzato alla distanza.
In ogni caso volevo esserci.
Le prestazioni conseguite negli anni scorsi sono sempre state piuttosto inferiori ai risultati ottenuti poi nell'autunno. L'anno scorso, ad esempio, corsi la mezza in 88'31'' (media 4'11''). Successivamente affrontai tre mesi di preparazione specifica, che a Palmanova mi portò a correre la distanza in 4 minuti in meno (84'21'' media 4'00'' al km). E ' difficile, quindi, standardizzare la mia prestazione di ieri, né è possible fare delle previsioni per i prossimi mesi.
Devo dire che per 24 ore ho guardato al mio risultato con delusione, ma attualmente lo sto rivalutando alla luce di alcuni elementi, quali la fase in cui mi trovo e le caratteristiche del percorso.
La delusione non era derivata solo dal riscontro cronometrico (oltre 1 minuto al di sopra delle aspettative, evidentemente troppo ottimistiche della vigilia), ma anche dalle sensazioni provate lungo il percorso.
Per nemmeno un minuto le gambe hanno girato fluide, mai ho provato la sensazione di corsa composta e rotonda, ho sentito sempre i piedi deboli, incapaci di spinta.
La natura del percorso, ricco di saliscendi e di falsopiani, toglie ogni riferimento e lascia un po' disorientati. Per uno come me che fa della regolarità un obiettivo, riesce sorprendente percorrere un km in 4'14'' e il successivo in 3'42'' senza sostanziali variazioni nelle sensazioni.
Sono giunto all'arrivo dei 10550 metri in 41'30'', alla media di 3'56'' al km. Nella seconda parte ho subìto almeno 4 sorpassi a cui non ho saputo reagire e sono passato sotto l'arco del traguardo davvero molto affaticato.
Mi piacerebbe poter applicare la regola dei 10'' alla prestazione di domenica, che vorrebbe un gap di 10'' al km tra i 10000 e la mezza. Questo mi proietterebbe ad una media nella mezza di 4'06'' al km, 5'' al km più veloce rispetto all'anno scorso. Putroppo l'esperienza insegna che questi calcoli "da un anno all'altro", lasciano un po' il tempo che trovano e soprattutto l'amaro in bocca.
Appuntamento allora per il prossimo test a Buttrio, dove correrò la mia frazione della staffetta 24x1 ora (orgogliosamente con il pettorale numero 1) delle 5 alle 6 del mattino.

domenica 14 agosto 2011

En plein!

Titolo quasi perfetto, se non fosse che l'impresa difficile non è stata coronata dal massimo successo.
Mi riferisco a questa settimana in cui ho infilato un rarissimo 7 su 7 (7 uscite in 7 giorni). E pensare che è cominciata con lunedì, smontante notte, stimbrando 19 ore e 40 alle 9 del mattino. Il Medio è stato una vera sofferenza, corso senza aver riposato per non dover uscire a temperature sahariane. Martedì e Mercoledì sono stati due giorni di discreta grazia, con un rigenerante di poco più di 8 km ed un lento di 14 senza sensazioni di eccessivo affaticamento anche grazie alla temperatura mattutina. Giovedì non si sono presentate le migliori condizioni per correre un 7x1000: notte interrotta da una crisi di pianto di Leonardo durata quasi un'ora, mattinata di guardia, uscita alle 18 a Grado in pieno sole e sulla ciclabile dove ho trovato segnati 700 metri e poi più nulla. Da vero pivello ho esagerato nelle prime, "tracollando" a 3'57'' nell'ultima ripetuta. Poi ancora rigenerante (8,5 km) e CL 13 km, sempre nella canicola pomeridiana per raggiunti limiti di stanchezza al suono della sveglia. Oggi, di nuovo di guardia per 11 ore, ho strappato al materasso 100' minuti di sonno per un LL in progressione caratterizzato da due eventi: primi 10 km corsi con Elena Simsig della nazionale di 100 km. Ultimi 11 km in progressione (5,5 a 4'35'', 5,5 a 4'15'') con benzina agli sgoccioli.
98 km in 7 giorni, credo mai corsi se non in rarissime occasioni nel corso di preparazione di martatona, ma con un lunghissimo ben oltre i 30.
Non so se è sprecata, ma sicuramente è fatica. Le ultime tre uscite le ho finite sui quadricipiti e hai voglia a dar la colpa al caldo...
La prossima settimana si scarica un po', con un solo "semicarico" giovedì, in vista del quarto di maratona di Velden, da correre sotto i 3'50'', percorso permettendo.
E intanto tra un esercizio di stretching ed un altro ascolto Saetta McQueen che fa training autogeno prima della gara... " Velocità...". Fa bene a me e distrae per qualche minuto Leonardo.

domenica 24 luglio 2011

5 miglia di Torviscosa

Ieri sera si è svolta la più bella gara a cui abbia mai preso parte. Magari questo non fa molto testo, non essendo io un "garomane", ma vi assicuro che il prezzo, non trascurabile (per me 18 euro e spiccioli compreso il tesserino FIDAL giornaliero), genera delle attese che non restano deluse.
Il paesaggio è strano. Torviscosa fa impressione specie di notte. Il suo assetto viario è inequivocabilmente evocativo della razionalità imposta dall'idea di autarchia fascista, così come l'aspetto severo degli edifici permette con difficoltà la distinzione tra abitazioni e fabbriche come quella deputata alla produzione di cellulosa attorno alla quale nel Ventennio è sorto il piccolo comune.
In questo scenario suggestivo è risorta la 5 miglia, alla sua quinta edizione.
Da subito si capisce che l'organizzazione ha fatto le cose in grande. Il palco all'arrivo è una macchia di luce e colore, il ritiro dei pettorali è rapido, i volontari sono gentili e friulanamente simpatici, c'è un bar dietro al quale si alza una nuvoletta di fumo che porta profumo di salsiccia arrostita, una grande struttura permette di ripararsi dalla pioggia ed un gruppo musicale ci fa compagnia con vari pezzi che fanno venire voglia di muovere le gambe ed anche qualcos'altro. Purtroppo la festa è rovinata dalla pioggia e dalla temperatura non propriamente estiva, che non ci permetteranno di godere, dopo la corsa, del bagno in piscina.
Come al solito sono lì in largo anticipo, cosa che mi da la possibilità di scambiare qualche parola con l'amico Max, presente grazie all'apertura improvvista di un piccolo asilo nido gestito da Laura che ha accolto il piccolo Emanuele.
Non sarebbero state necessarie le anticipazioni di alcuni amici circa il parterre dei partenti per rendersi conto che c'è quasi tutto il gotha podistico regionale, con l'aggiunta di qualche illustro ospite.
Nonostante gli sprint in salita della mattina precendente, forse grazie ai 10 allunghi finali, in riscaldamento le gambe corrono agili e non danno sintomi di pesantezza.
La linea di partenza è piuttosto lunga e ci disponiamo, qualche minuto dopo la partenza delle donne, sotto lo striscione. Nonostante sia in quinta fila allo sparo vengo sommerso da una folla di runner animati dal sacro fuoco della competizione, per la gran parte presto sopito da una bella innaffiatura di metaboliti anaerobici.
Qualche centinaio di metri dopo lo start mi accorgo di avere vicino Daniele che oggi ha discrete possibilità di arrivarmi davanti. Corre ad un ritmo che per me è accettabile: 3'51'' primo km. Mi accodo a lui e cerco di ascoltare le sensazioni che provengono da sotto la cintura (intendo dalle gambe). Sono comodo, molto comodo. Troppo comodo, ed infatti passo al km 2 in 3'59''. Che pirla! Al giro due il percorso cambia un po' e ci ritroviamo a fare una breve escursione sull'asfalto di un parco con rientro sulla via principale attraverso un bypass angolato e ripido che si supera con un paio di falcate. Km 3: 3'54''. Sto bene, ma l'andatura non va mica bene... Si rientra in zona arrivo per il secondo lap: km 4: 3'55''. Niente. Sto proprio dormendo. Sto bene di gambe e di fiato, ma è come se avessi paura di finire la benzina anzitempo. Però sono a metà gara ed è ora di sudare un po': km 5 e 6: 3'52'' e 3'52''. Comincia il quarto ed ultimo giro e finalmente decido che è ora di soffrire (troppo tardi, ma cosa aveva dentro il gelato di oggi pomeriggio, alotano?): km 7: 3'47''. Uh-uh la gamba gira e il piede fa grip anche sullo sterrato. Volata finale a tutta, con gamba ancora reattiva: 3'52'' per gli ultimi 1050 metri.
Dopo 15'' ho recuperato il fiato. Sono partito troppo cauto, come al solito, aggiunge Piergiovanni, che mi è arrivato davanti 20'' partendo come uno smidollato (da tanto non usavo questo aggettivo da telefilm e finalmente ne ho l'occasione) a 3'25''. Devo trovare il giusto chimerismo tra il mio controllo e la sua esuberanza.
Passo medio 3'53''/km. Mi faccio una pernacchia da solo. Ho corso così venti giorni fa 12 km. Per dare l'idea del livello della gente: 31'04'' sulle 5 miglia mi sono valsi il 55° posto. Ziugghèn! Mi sono divertito come un bambino!

Gli altri:
Piergiovanni: smidollato (e due!), però alla fine ha ragione lui. Sempre un grande! Gebre.
Luca: bravo-bravissimo. 4'22'' di media. Dai che quest'anno diamo una botta al PB in mezza! Gneur!
Max: riscaldamento a ritmi elevati, forse troppo, sulle ali dell'entusiasmo cede all'ultimo giro finendo deluso. Dai, a Buttrio ti riscatterai! Leone, un po' rauco.
Daniele: cavallo pazzo mi lascia andare via dopo il primo km per poi rimanere a distanza e chiudere con 15'' di distacco. Non ho ancora capito se mi ha mollato per darmi l'ultima soddisfazione o per risparmiare in vista della salita del giorno dopo. Inarrestabile.

Vincono Scaini e Incerti. Quelli che corrono.

martedì 19 luglio 2011

Biverone 2 luglio 2011

L'amico Alberto organizza da tre anni una bella non-non-competitiva (sic) all'ombra (si fa per dire) dell'argine del fiume Livenza, in una zona dove non manca la concorrenza di altre manifestazioni anche in paesi limitrofi.
Va da sè che la partecipazione non è mai esagerata e le gare si fanno interessanti, in termini di piazzamenti, anche per noi tapascioni, non tanto per merito, quanto per l'effetto "diluizione" che la concomitanza di tante garette ha sulla presenza di podisti forti.
Prima nota positiva: con 5 euro ti porti a casa iscrizione e un bel salame. E già questo vale la strada percorsa in un pomeriggio di sabato, sempre delicato sulla A4 (che è un'autostrada, non una scarpa).
C'è anche Matteo, in rapida ripresa dopo un lungo infortunio agli ischiocrurali (così pensiamo entrambi), con il quale mi scaldo per qualche chilometro. Alla partenza mi guardo intorno e di belle gambe ne vedo un certo numero, che diviso due fa certamente più di 5, posizione limite per il premio in natura.
Distanza dichiarata 12, corretta a circa 11 per una deviazione, ma il Garmin dirà 10,860.
Prontivia. Sono quarto, ma manca il favorito, che mi passa e se ne va. Con lui la punta di diamante della squadra "Aggredire". Il favorito l'avevo visto ad una staffetta 6x1 ora sul fango di Marinella lo scorso settembre. Aveva corso 15.5 km buona parte dei quali a piedi scalzi. Hai presente quelli che ti fanno venire il nervoso tanto sono elastici e belli da vedere mentre corrono? Ecco. Io rimango in un gruppetto di 3, dopo che qualche adolescente avventato è annegato nell'acido lattico dopo i primi cinque minuti di gara. Facciamo le presentazioni di rito e sull'asfalto si va sul filo dei 3'50''. Io comincio ad andare un po' in affanno appena comincia lo sterrato. La strada è di ghiaia su fondo duro e le punte mi scivolano indietro mancando il grip utile alla spinta di avampiede, così avanzo più di coscia che di polpaccio e spendo di più. Andiamo avanti insieme fino al quinto km quando, dopo il ristoro, in un breve tratto di asfalto, uno dei due compagni di corsa allunga. Io so di essere al limite e soprattutto so che è uno che in maratona mi da venti minuti, e quindi me ne sto buono. Resta con me Tiziano, che da un po' si lamenta di non farcela. Su un'altra zona di prato sconnesso la velocità cala e ci avviciniamo ai 4' al km, ma poi torna lo sterrato duro e regolare che permette di rifiatare. Emergiamo dai campi e dopo una esse su asfalto Tiziano da i primi segni di vero cedimento. Io però non posso permettermi fughe. Lui mi incita ad andare ma io gli dico "Sono a tavoletta" ed è la verità. Attorno al km 8, in corrispondenza di una curva secca a sinistra, mi piego come Valentino Rossi e spingo con i piedi per non rallentare ed affrontare la successiva lieve discesa già in accelerazione. E' qui che capisco di aver fatto un piccolo gap e ne approfitto. Non mi volto mai a guardare indietro, anche perché so che se arriva qualcuno non ho la forza per reagire. Guardo il crono solo al km 10 e segna 39'16'', solo 21'' in più di Brescia, dove il fondo non presentava difficoltà. Chiudo in 42'10'' al quarto posto. Podio ad un minuto. Arriva Tiziano, stanco, forse un po' rabbuiato, ma poi passa a complimentarsi. Poco dopo arriva Matteo, in bella spinta, sicuramente a tutta, undicesimo.
Guadagno un altro salame che scarico, insieme al fratello gemello, ai miei genitori che vado a trovare qualche ora dopo.
Se è vero che non si valuta il valore di un atleta solo dai risultati (quasi tutti altrimenti dovremmo trovare migliori passatempi) è vero anche che un piazzamento solleva un po' il morale.
Complimenti ad Alberto per l'organizzazione e per il bel clima familiare che è stato capace di creare senza però trascurare alcuni importanti dettagli quali il presidio degli incroci e le segnalazioni chilometriche. Bello anche il percorso, vario e mai noioso.

venerdì 17 giugno 2011

24x1 ora di Fagagna 2011. PB amaro.


Secondo tentativo di commentare la gara di domenica mattina, dopo che il precedente se l'è inghiottito il PC due notti fa.
E secondo obiettivo fallito in questa stagione: dopo Trieste anche la bella pista di Fagagna mi vede deludere le previsioni, anche se di soli 85 metri.
In effetti già nelle sedute di fine maggio avevo ravvisato un rallentamento di 5''-7'' al km. Poi, a cavallo del fine settimana precedente la staffetta, Leonardo ha pensato bene di "rastrellare" dall'asilo una miliardata di Herpes virus e di scaricarmela addosso. Dopo tre giorni di febbre sono comparse dolorosissime lesioni del cavo orale che mi hanno costretto a ricotta e gelato per alcuni giorni. Il lento di lunedì è stato un calvario, martedì era l'ultima possibilità di testarmi sul ritmo gara, ma un violento nubifragio con grandine ha interrotto un chilometro prima la seduta di corto veloce, che comunque avevo condotto in modo non brillante a 4'03'' al km. Poi sono stato meglio, anche se non "al meglio".

Domenica mattina a Fagagna c'era un bel fresco, umido ma ventilato. Arrivare in pista alle cinque, con il cielo tinto dal sorgere del sole è stata una bella emozione. Abbassare l'asticella non avrebbe avuto senso e poi, anche ad esagerare un po', in una gara realtivamente corta è difficile che schianto.
Decido solo di partire cauto, concedendomi una ventina di secondi nei primi 5 giri. Mi acquatto dietro al pettorale numero 1, che corre per la squadra che ci è davanti, giusto per vedere cosa fa. Verso il quinto giro comincia a mettersi sui 100'' e allora capisco che qualcosa recupererò. Mi metto fisso a 1'36'' a giro, che non mi viene proprio spontaneo. Durante i primi giri riesco a capire di essere nono, poi, con i doppiati, comincio a perdere il conto. Alla mezz'ora lo speaker mi nomina come quinto e penso che sto bene e che forse , se vedo il quarto, posso provarci. Ma non so dov'è e non sono riuscito a cogliere a quanto viene data la sua proiezione visto che la voce è portata via dal vento. Dopo poco lo individuo e in alcuni giri chiudo il gap che ci separa. Mi rendo conto però che corre ancora bene mentre io sto scadendo. Infatti dal minuto 45 circa lui mette una piccola progressione e io una piccola regressione. Il resto è sofferenza. Non ho cali considerevoli (non perdo mai più di 1-2 secondi a giro), ma nemmeno riesco a recuperare quei venti secondi che mi sono giocato all'inizio. Chiudo con 14915 metri, quinto di una batteria dai riscontri molto modesti (il primo mi raggiunge al minuto 59 e 55'', percorrendo 400 metri più di me).
La squadra chiude terza, miglior risultato di sempre. Le prime due sono inarrivabili.

Note:
- Sempre una gara bella, ben organizzata, con i volontari gentilissimi. Purtroppo 75 squadre rendono difficile seguire la traiettoria "ideale".
- Mio fratello Mauro sta lentamente tornando in forma. Ha chiuso con 13600, facile. A Buttrio a settembre mi aspetto di vederlo oltre i 14. Ho notato che finalmente sta mettendo cosce e questo lo aiuterà su distanze in cui ancora non ha dato il meglio (dalla mezza in giù).
- Impressionato dallo stile di corsa e dall'efficienza di Daniele. A parte i 3 km in più dell'anno scorso, ho visto una bella progressione, sempre composta. Mi sa che con Buttrio si dovrà cercare un competitor diverso dal Turchetto.

PS: mi scuso con chi ha commentato il post precedente, ma ho problemi ad inserire la risposta ai vostri riscontri. Spero di risolverli al più presto.

martedì 7 giugno 2011

In sintesi

Poche parole. Giusto per rassicurare i parenti che non sono morto e gli amici che non sono scappato con i soldi.

- Raccolti 1166,06 euro
- Obiettivo "di minima" (3h10') fallito alla maratona di Trieste (3h11' e spiccioli)
- Forma a picco la scorsa settimana
- Virosi bastarda da giovedì scorso che ancora tiene duro e renderà difficile i 15 km nell'ora di Fagagna domenica 12 all'alba. Oggi sono uscito per 14 km di CL e ho fatto la fatica di un medio.

Tre su quattro sono brutte notizie.




Cosa è successo a Trieste?
Nulla che non fosse previsto. Pur "reso edotto" delle difficoltà del percorso, mi sono schiantato al "bivio", sede della paletta del 35° km. Fino al km 19 sono andato via facile mantenedo la media prestabilita senza difficoltà. Poi, dal 19° km al 25°, ho ignorato il cronometro e corso a sensazione. Ho perso circa 20'' al km e mis embrava di stare bene. Che qualcosa non andava l'ho capito dopo la fine della salita. I 4'25'' al km non mi venivano più "spontanei" e dovevo sempre forzare un po' per tenerli. Dopo un paio di km ho capito che le mie sensazioni erano in anticipo di una decina di km rispetto all'abituale e che ci sarebbe stato da piangere. La spia si è accesa al 34° e a poco è servita la discesa. Dal 35° in poi è stata pura sofferenza. Gambe di legno e, cosa mai capitata, contrattura dei polpacci con brevi ma inequivocabili crampi. L'andatura ha cominciato a calare e non c'è stato niente da fare. Gli ultimi 7 km mi sono costati 3 minuti circa. Se mai mi è venuto in mente di ritirarmi , talvolta la tentazione di camminare mi ha assalito. Ma pensare di far camminare Mauro che mi ha aspettato 4 ore al bivio nella convinzione di accompagnarmi a 4'25'' al km mi sembrava un delitto. A urla chiedeva alla folla runner della mezza di lasciarmi strada e ad ogni scarto dalla mia traiettoria i polpacci mi avvisavano che non ce n'era più. Esattamente alla paletta del 41° km ho fatto un decina di metri con le gambe a burattino e le punte dei piedi "all'insù" per alleviare un crampo corale di tutto ciò che può contrarsi sotto al ginocchio.
In piazza Unità la solita meravigliosa cornice di pubblico, stavolta con tanti amici e familiari, ma ero troppo sofferente per goderne. Leonardo, serio nel suo ruolo, mi ha accompagnato per gli ultimi 20 metri al traguardo della maratona più sofferta della mia breve carriera di podista.

Lezioni imparate:
- Bere di più nelle giornate soleggiate anche se il vento asciutto non ti fa avvertire il caldo
- Non pretendere di fare il tempone su un percorso insidioso e mai affrontato in gara
- Rispettare la maratona perché, quando pensi di averla dominata, quello è il momento in cui lei ti uccide

lunedì 28 marzo 2011

Solidarietà alla maratona di Trieste

Il 23 aprile Leonardo compirà due anni. E' un bambino fortunato per molti motivi. E' sano. Ha la sicurezza che non gli mancheranno mai una casa ed un pasto. Ha una famiglia solida. E' circondato dall'amore di tante persone. Ha la possibilità di ricevere un'istruzione di qualsiasi grado. Ha già fatto alcuni viaggi. Potrà realizzare i suoi sogni. Insomma, vive tutte le condizioni che lo facilitano nel raggiungimento della felicità. Tutte cose che ho sempre dato per scontate, ma che tali non sono.
Potrebbe essere nato qualche migliaio di chilometri più a sud e vivere nella guerra civile. Oppure essere nato in una favela del Sudamerica o dell'Africa, dove la vita di un bambino vale meno di una confezione di augmentin o di una vecchia pompa d'infusione.
E' un vulcano in attività. Ogni giorno impara qualcosa di nuovo e plasma il suo carattere, cambia, amplia la sua sfera di interazione. E' lui stesso un mondo che io sto vedendo strutturarsi, complicarsi, arricchirsi. Fare il papà è un'esperienza meravigliosa che riesce ad affievolire il peso della responsabilità ed il terrore per il suo domani.

Ho conosciuto la famiglia Pecorari all'inizio del 2011. Qualche anno fa ha vissuto la tragedia della perdita repentina e violenta del mondo immenso e meraviglioso che è una figlia di 20 anni. E nel deserto che ha lasciato la scomparsa di Francesca, in suo nome e nel suo ricordo, hanno cominciato ad arare, a seminare, ad irrigare. E adesso, dove la furia ha sradicato un albero, l'amore fa germogliare una miriade di piccole piante che diverranno una verde foresta.
La fondazione Francesca Pecorari non solo ha mantenuto in vita il mondo di Francesca, ma da la possibilità a centinaia di bambini in Myanmar, in India, in Uganda di accedere ad una adeguata istruzione, di crescere con gli strumenti necessari per raggiungere la felicità, di diventare a loro volta un mondo complesso, bellissimo, pieno di sogni, desideri, progetti e speranze.

Il giorno 8 maggio 2011, alla maratona di Trieste, sarò "ambasciatore" della fondazione Francesca Pecorari. Correrò in nome suo, correrò per mio figlio Leonardo e per i bambini che non hanno avuto la sua fortuna.
Mi impegno a raccogliere fondi da destinare alla fondazione Francesca Pecorari.
Chiedo a tutti gli amici e familiari di "acquistare" 1 chilometro della mia maratona versando 10 euro: sono a disposizione 43 quote: 1 per ogni chilometro+1 aggiuntiva per i 195 metri finali.
Io mi impegno a versare ciò che manca per arrivare a 500 euro più 10 euro per ogni minuto al di sotto del mio primato personale in maratona (3 ore e 11 minuti).
Il chilometro verrà assegnato al versamento della quota. Non è possibile "prenotare" un chilometro senza versare la quota.
La quota deve essere versata a me personalmente.
Chi, per motivi logistici, non può consegnarmi la quota, può contattarmi all'indirizzo e-mail sotto riportato per accordi.
Si può scegliere il chilometro da "acquistare" tra quelli disponibili. Ognuno verrà informato sull'orario del mio passaggio al chilometro "acquistato".

I partecipanti all'iniziativa sono invitati all'Azienda Lis Neris di San Lorenzo Isontino, via Gavinana 5, il giorno 30 aprile dalle ore 16 alle ore 19 per assistere alla relazione annuale sull'attività della Fondazione: al termine è prevista una bicchierata con la famiglia Pecorari.

Conto sul vostro aiuto e sono sicuro che parteciperete in molti all'iniziativa.

Contattatemi all'indirizzo e-mail:
oppure al mio cellulare. Gli amici hanno il numero.

Per informazioni sulla Fondazione:
telefono: 0481.80105

Non esitate a chiamare o a contattare la Fondazione per verificare ciò che vi propongo.


Poichè queso blog è un modo per mantenere i contatti con amici e compagni di corse e poiché questa iniziativa si basa su un rapporto di fiducia tra me e tali persone, invito chi non mi conosce, chi non ha sufficienti elementi per fidarsi di me o chi abbia qualsiasi dubbio sulla buona fede di questa iniziativa, ad ignorare questo appello.

Aggiornamento al 3 aprile:
Trovandomi nella insperata situazione di aver ricevuto più adesioni di quanti non siano i chilometri, avviso tutti che alcuni chilometri verranno condivisi da più sostenitori. Da parte mia, poiché i 500 euro sono al momento virtualmente superati (ho ricevuto molte "promesse" ma non tutti ancora hanno versato la somma), io mi impegno a versare sempre 10 euro per ogni minuto sotto le tre ore e 11 minuti e comunque non meno dell'offerta massima ricevuta, che attualmente ammonta a 100 euro.

lunedì 21 marzo 2011

Ed è subito salita

Dopo la 10 k di Brescia, un po' deludente sotto il profilo del risultato, ho dovuto stringere i tempi ed anticipare le sedute di questa settimana di un giorno perché sapevo che domenica, oggi, non avrei potuto correre per impegni di lavoro.
Lunedì seduta di tonificazione del tronco in palestra, martedì sono uscito per una corsa lenta di 14 km e mercoledì ho svolto con discreta soddisfazione un seduta di corsa media della durata di 61 minuti ad una media di 4'15'' al km. Giovedì di nuovo in palestra in mattinata e nel pomeriggio, forse l'errore: 16 km di corsa di rigenerazione. Intanto non sono abituato a correre tanto in una seduta rigenerante, che tale non è stata visto che il giorno dopo avevo sensazioni di precoce affaticamento nel salire i due piani di scale di casa. Venerdì, dopo una mezza giornata di dubbi, ho rinunciato alla corsa e ho dedicato un'ora alla preparazione di un dolce da portare a casa di amici. Ho cercato di mangiare solo carboidrati la sera, ma avevo il dubbio che la seduta di 16 km del giovedì avesse svuotato le riserve, già impoverite dal medio del giorno prima.
Sabato mattina simulo la colazione premaratona (tè verde + due fette biscottate con marmellata + gelatina  Enervit condivisa con Leo). In macchina ci ascoltiamo i nostri due pezzi preferiti: Sandman e Everyone I meet is from California degli America che ci portano alla piscina di Villesse per la nostra oretta di gioco in acqua.
Alle 12 sono in strada per il primo vero lunghissimo (che io intendo come superiore ai 32 km). Sono ottimista, ma non così tanto da mettermi su un percorso ondulato. Non è che c'ho tutta 'sta voglia di soffrire. Così da casa della suocera prendo la strada per Villesse. Ripasso davanti alla piscina e vado verso Ruda. La strada Provinciale è dritta, le macchine vengono incontro veloci. Sono abbastanza sensibile al ritmo e mi assesto sui 4'35''-4'40'' al km. E' subito chiaro che le gambe non sono al 100%. Avverto un vago senso di pesantezza. Quando sto bene la prima ora dei lunghissimi non passa, vola via. Mi sembra di trovare un po' di giovamento da un cavalcavia autostradale che mi costringe a cambiare assetto di corsa. Al centro di Ruda sono 40' che corro. Conosco qualcuno a Ruda e mi piacerebbe incrociarlo, anche solo per un saluto. La prospettiva di correre altre due ore un po' mi scoraggia. Mi immetto sulla ciclabile che conduce più decisamente verso sud, verso Villa Vicentina. Il vento è sempre un po' contrario ma devo ammettere che è di modesta intensità e che la fatica che sento viene da cause "interne". Attraverso la strada statale Triestina e proseguo verso Fiumicello. Qui la ciclabile si interrompe e mi riporto sul ciglio sinistro. Un idiota con una monovolume mi fa il pelo con lo specchietto che riesco ad evitare solo torcendo il busto. Il movimento mi mette in posizione ideale per mandare a quel paese lui e la sua incolpevole madre, che ha messo al mondo un demente che manda SMS mentre guida. In centro a Fiumicello scocca l'ora esatta e il cartello dice "Monfalcone 12 km". Da qui non ci sono molte alternative, ma so che intorno alla capitale della Bisiacherìa molte sono le strade che posso scegliere per allungare o accorciare a piacere il percorso che mi riporterà a Gradisca. Ora la strada ritorna verso est, verso Trieste. Per qualche km sono costretto a percorrere la Statale 14 che però è interrotta da numerosi semafori in corrispondenza dei tanti piccoli centri abitati. Appena posso lascio la strada principale e mi immetto su una strada tra i campi che mi dovrebbe condurre a San Canzian d'Isonzo. Attorno al ventesimo km (95') bevo mezzo Enervit, avidamente. Mi ferma un'anziana signora con fazzoletto in testa e la bicicletta per mano carica di fascine di legna raccolta chissà dove. I rami secchi sono avvolti in una tovaglia e distribuiti tra il portapacchi posteriore ed il manubrio. Mi chiede di tendere l'elastico che fissa l'involto al manubrio in modo che non si muova e già mi figuro una frattura di femore in diretta, io che vado alla casa più vicina e chiamo il 118 e passo la prossima ora ad aspettare l'ambulanza con il sudore che si ghiaccia sulla schiena. Ovviamente la aiuto, ma quando mi chiede di portarle la bici fino a casa le dico che non posso. Quando mi allontano mi parla ancora per venti secondi comunicandomi, oltre la sua precaria situazione patrimoniale (senza pensione a novant'anni), anche il suo augurio che si possa avverare ogni mio desiderio, facendomi sentire irrimendiabilmente e definitivamente una grandissima merda.
All'incrocio successivo leggo il nome di una via che conosco a causa dei miei trascorsi lavorativi in quella zone (tempo di gavetta). La viabilità è un po' cambiata ed infatti sbuco su una nuova rotonda da dove scorgo una ciclabile che avevo già in passato intravisto dall'automobile. La pista passa sotto la ferrovia e la salita mi taglia le gambe. La vedo nerissima ed il cronometro non segna neanche due ore di corsa. A Ronchi dei Legionari ingollo il rimanente Enervit e due pasticche da 5 grammi di maltodestrine. Ho la bocca impastata, le gambe che cominciano a far male e non riesco ad aprire il cassonetto della spazzatura per gettarvi gli involucri vuoti. Riparto ed ho un attimo di annebbiamento. Km 26. Sono in deplezione di carboidrati, la sensazione la conosco. So che avrei dovuto bere già da un po', anche perché la giornata è soleggiata e ci saranno 15-16 gradi. Ma da queste parti fontane non ce ne sono. Da Ronchi la strada è un nastro di asfalto di 2,5 km fino a Redipuglia. La salitella del celebre monumento mi succhia le ultime energie ed non trovo consolazione nella discesa successiva. Suddivido i successivi due km e mezzo in tratti più brevi, ma il rettilineo può illudere gli occhi, non le gambe. A Fogliano la strada comincia a salire leggermente, ma a questo punto anche i marciapiedi mi sembrano passi dolomitici. Sono alla fine delle energie. Il respiro è a 1:1 col passo, ma so di non aver calato troppo l'andatura. Arrivo comunque fino a casa dei suoceri correndo. Finisco la seduta in 2 ore e 32', con sette minuti e 1500 metri di anticipo sul programma, ma sono distrutto.
La verifica su GoogleMaps dirà 32,5 km, media 4'40''.
Ci metto un quarto d'ora per recuperare e non mi azzardo a fare stretching.
Dopo la doccia riesco a bere. Tra aminoacidi, sali acqua e tè mando giù almeno due litri di liquidi nelle due ore successive, ma andrò a far pipì solo in serata. Gli gnocchi alla salsiccia della suocera meritavano un bicchiere di rosso, ma non mi sono azzardato.
Se dovessi dare retta alle sensazioni ed ai numeri direi che è andata male.
Tenendo conto però che il mio corpo deve reimparare queste "lezioni" e che sono riuscito a far fronte ad una crisi importante senza riportare danni, non sono poi tanto pessimista.
A Trieste mancano 7 settimane e la forma verrà.

martedì 15 marzo 2011

Brescia Ten

Cade a fagiuolo questa visita-parenti  a Brescia, proprio quando si tiene la Brescia art marathon. Come lasciarsi sfuggire un'occasione così? Non è che sia né abiutato né propenso a gareggiare ogni settimana, ma immaginarmi domenica mattina senza pettorale in contromano rispetto ai quasi tremila delle tre gare bresciane (42,2-21,1-10) mi metteva di malumore. Reduce dal PB di Gorizia, mentirei se dicessi che non speravo in un risultato che poi non è arrivato. Iscritto alla 10K, strapazzo un po' l'antivigilia con un pirlo (da noi sarebbe una cosa tipo spritz, ma il conte Dodo Sormani mi prepara una Negroni per fortuna "sbagliato" con il frizzantino al posto del gin che comunque mi va subito in testa). Poi si pasteggia a Bianco di Mosnel, Franciacorta, e nero dei fratelli Berlucchi, giusto per accompagnare i casoncelli e gli ottimi formaggi offerti dai nostri impeccabili ospiti. Poi si finisce a bollicine col dolce e mirto bianco con le palpebre che si abbassano ed il gomito che scivola dal bordo del tavolo.
Il sabato sono a posto. Il ritiro pettorali mi sembra un po' convulso. Siamo in dieci al banco e attendo comunque un quarto d'ora, forse perché i volontari si stanno ancora organizzando. Con il pranzo finiscono gli stravizi (non prima di aver assaporato un pirlo classico) e la sera costringo tutti a pasta al pomodoro. Fissato!
Domenica mattina mi alzo che il vento fa sbattere le imposte ed il cielo non promette una giornata propriamente agostana. In realtà non fa freddo e la pioggia risparmerà chi corre sotto i 4' al km, almeno sui 10K. In zona partenza vedo che sono predisposte delle gabbie pur non essendo stato richiesto, in fase di iscrizione, un crono indicativo sulla distanza. Mi guardo il torace e mi rendo conto di essere stato assegnato alla zona a ridosso della non competitiva. Praticamente parto da Verona. Comunque i limiti tra le gabbie non sono netti, per lo meno nelle retrovie, e riesco a portarmi in posizione più consona. Sulla gara sarò breve: il ritmo di 3'50'' al km mi è stato da subito ostico. Mantenerlo mi costa fatica, tendo ad adagiarmi sui 3'55''-4'00'', come se avessi acceso il cruise control. Corro come al solito in lieve rimonta da metà gara ma dall'ottavo in poi non recupero più molte posizioni. Chiudo in 38'55'' RT con una media di 3'54'' al km.
Semplicemente il 3'50'' non ce l'avevo nelle gambe.
Un minuto dopo il mio passaggio sotto il traguardo comincia a piovere e Laura con Leo nel passeggino è costretta ad abbandonare la non competitiva. Mi ritrovano, non so come, tra le decine di matelline dorate che ci rendono tutti uguali.
E così, traditi chi dal tempo cronometrico, chi dal tempo atmosferico, ci rifugiamo in ristorante dove mi uccido con soutè di cozze e vongole, grigliata mista di pesce e meringata passata in forno al cioccolato.
Condizione: lieve flessione.
Bilancio calorico: vergognoso.
Bilancio relazionale: faccina che ride. Bel fine settimana in cui siamo stati coccolati dai nostri ospiti e, caso raro, mi sono goduto la mia famiglia per tre giorni filati.
Progetti per il futuro: stop con le garette e sotto con i lunghissimi che a Trieste manca poco più di una Quaresima (in realtà giovedì ci sarebbe una 7km saliscendi qui vicino... no no, giuro che non ci vado).

PS: venerdì in pista a Gradisca c'era uno che girava in macchina. Seat Ibiza. Giuro. Altro che il motorino di nicolap.

lunedì 7 marzo 2011

Maratonina transfrontaliera Gorizia 2011

33a edizione della mezza maratona di Gorizia, ben organizzata dal gruppo marciatori Gorizia.
Giunge in un momento buono lungo la via che mi porterà alla maratona d'Europa di Trieste, 8 maggio 2011. Nell'ultimo mese infatti mi sono dedicato ad un "richiamo" della capacità aerobica che in vista della maratona mi servirà per reggere i carichi dei prossimi due mesi. Le sedute di ripetute medie e le uscite a ritmo medio fino ai 15 km mi davano in uno stato di forma più che buono, anche se non ottimale. In realtà il confronto con sedute analoghe sostenute ad ottobre-novembre non era semplice perché quelle più recenti le ho corse spesso con le gambe stanche. Insomma, mi aspettavo di correre una gara sovrapponibile alla mezza di Palmanova in termini di prestazione almeno fino al 14° km (4'05''/km) ma di non essere poi in grado di accelerare nell'ultimo terzo di gara. A rendermi cauto con le previsioni c'era anche la conoscenza del tracciato di gara, non proprio piatto. A mio vantaggio giocava invece una situazione atmosferica ideale per correre: soleggiato, 8° C alla partenza, poco vento.
Stavolta le gambe in riscaldamento le sento. Non ho la sensazione di leggerezza che avevo a Palmanova.
Siccome non sono venuto qui per fare il personale ma per confermare la prestazione precedente, decido di non badare troppo al cronometro e di cliccare ogni 5 km.
PIMPUMPAM via tutti. Stavolta ho ascoltato il consiglio di Franchino e ci ho messo "solo" 13 secondi a passare sotto lo striscione della partenza. I primi 3 km sono un budello dentro le vie della città ma non ci sono problemi. Riesco a scorgere il cartello dei 2 km, butto l'occhio all'orologio che segna 8'04''. Alla fine del terzo km ci immettiamo sul corso Italia, da percorre in andata e in ritorno per un totale di un paio di km. E' un tratto bello perché incrocio i primi, quelli scuri, quelli che vanno forte, quelli depilati, quelli che vanno viaggiano ma sono già in acido lattico. A questo punto la folla si è già diradata, ma davanti ho ancora un bel serpentone folto folto. Svolta ad U e cerco di mettere a fuoco un po' di amici. Prima Riccardo, pacer dell'ora e 30'. Poi Luca e Daniele (11111) che dovrebbero correre a ritmo maratona. Poi Max, re leone, ed infine, 20 metri dietro al king, Simone. Ci incitiamo a vicenda. Al quinto km clicco: 20'05''. Sto bene. Non in scioltezza, ma bene. Oltrepassiamo il vecchio confine con la Slovenia e entriamo nel paesino di San Pietro (Sempeter), ampiamente ignorati dai paesani che entrano in chiesa per la messa. Dopo un giro intorno all'abitato ripassiamo davanti alla chiesa e ci dirigiamo a destra, verso la ciclabile accanto alla ferrovia e poi al lungo rettilineo nella zona industriale di Nova Gorica. Qui aggancio due runner, uno saggio e uno stolto. Lo stolto comincia a gridare fonemi incomprensibile e a fare l'elastico. Accelera, guadagna due metri e poi cede, mezzo minuto dopo fa lo stesso. Al terzo colpo, ovviamente, lo perdiamo. Il saggio continuerà ad andare del suo ritmo e alla fine arriverà al traguardo quasi con me. Lo dico con orgoglio: per chilometri ho lentamente guadagnato qualche metro nei confronti degli altri runner, per poi perderli ad ogni incrocio. Questo perché tutti tagliavano su marciapiedi, spartitraffico, parchetti cittadini, mentre io rimanevo sempre sulla strada. Sarò pirla? Io non la penso così. Comunque, passo al decimo km appena sotto i 40', poi il 15 me lo perdo, ma al sedicesimo sono a 1 ora e 4 minuti. Media tonda tonda. La parte difficile arriva a desso. Ci immettiamo su una stradina di periferia con alcuni tratti in sterrato, qualche ondulazione, un po' di vento. Il km 17 lo faccio in 3'53'' ma sento che non riuscirò a tenere questo ritmo. Mi limito un po' e cerco di restare sul filo della soglia anaerobica. Divido ciò che mi resta in due tratti di 2 km e tengo duro. Clicco al km 20 e vedo 1 ora 19' 12'' (sbagliando. Poi saprò che che i secondi ammontavano a 42). Non serve essere dei geni per capire che finirò sotto l'ora e 24. Poi do tutto. Sono al massimo. Al traguardo il mio timex da 1.24'01'', da correggere in 1.24'03'', meno irritante. Inaspettato, ma frutto di una gestione di gara meno timorosa rispetto a Palmanova.
Al di là dei numeri, mi sono divertito. A tratti, probabilmente aiutato dal vento e incoraggiato dalla rassicurante presenza del runner saggio, correvo con facilià sui 4'00'' al km. Gli ultimi due chilometri ho sofferto, ma il giusto, senza cali considerevoli (ultimi 1097 in 4'18'') ma senza nemmeno capacità di reagire allo scatto del ragazzino che, scoprirò poi, risponde al nome di Lorenzo Paussa, corrispondente regionale di "Correre". Senza falsa modestia, mi sembra di poter migliorare ancora qualcosa.

sabato 5 marzo 2011

Giro veloce

Giovedì scorso seduta di IT300 "per ritrovare le giuste tensioni" in vista della mezza di domani, in un periodo in cui le gambe rischiano di sedersi sui ritmi del lunghissimo. Siccome ho una velocità di base che andrebbe misurata in "millimetri al millennio" piuttosto che in chilometri orari, queste sono le sedute che soffro di più. O meglio, che ho imparato meno a soffrire. Sì, perché il disagio che provoca un 10x300 è diverso dalla sofferenza di un LL con variazioni di ritmo nel finale. E io sono più abituato a gestire la seconda. E così mi metto in pista in una giornata molto ventilata, con l'unica consolazione che, per ogni 200 contro vento, ne ho duecento a favore. L'obiettivo e 62'' con 200 metri di recupero in 56''. Come al solito i primi son un pelo più veloci, ma proprio un pelo, poi mi assetto e mi preparo a soffrire davvero solo nelle ultime 2-3 ripetute. Alla sesta-settima vedo comparire sulle tribune della magnifica pista asfaltata di Gradisca (con tanto di fango che percola dal campo di calcio in prima corsia) Laura con al seguito il piccolo Leo. Lo saluto ma non mi fermo. Sento solo: "Anche Nano coe-e" (trad.: anche Leonardo correre). Al giro successivo comunico che mi mancano 5 minuti e siccome il campo è un deserto battuto dalla bora dico alla mia famiglia di entrare. Al giro successivo Leonardo mi aspetta sul rettilineo dei 100 metri e comincia a correre in seconda corsia. I giri si susseguono e lo trovo all'arrivo dei 100, poi in curva, quindi all'uscita della prima curva. Quando finisco la seduta sulla linea di arrivo non riesco più a vederlo. Aguzzo la vista e scorgo, alla fine del rettilineo opposto, un puntino viola che balzella felice. Lo raggiungo tagliando attraverso il campo e mi sembra il bambino più felice del mondo. Ma forse sono io il papà più felice del mondo. Corriamo insieme fino a metà curva e poi mi chiede di prenderlo in braccio.
So bene che presto snobberà il papà e la corsa per finire a giocare a calcio in qualche squadra locale i cui dirigenti scapperanno con 3000 euro e manderanno in fallimento la società (succede, succede). E non sarò certo io ad ostacolarlo in questo, nè ad indirizzarlo e tanto meno a costringerlo verso l'altetica. Sarà libero e per questo responsabile.
Però, a 22 mesi, ha già fatto qualcosa che buona parte degli adulti sovrappeso non ha mai fatto in una vita intera: quasi un giro di pista di corsa!

mercoledì 23 febbraio 2011

11111

                 My brother Mauro all'arrivo della Traslaval 2010


Questo post è dedicato ad un giovane bravo runner che tra qualche giorno correrà la prima maratona della sua breve carriera podistica.
Si allena seriamente, sa ritagliare uno spazio quotidiano da dedicare alla corsa. Ha degli obiettivi precisi, un corpo ed una mente che lo aiutano a perseguirli. Manca ancora di esperienza, ma questa non è certo una colpa. Insomma, una persona che vive l'innamoramento per questo sport e che viene da esso ricambiato da risultati in costante miglioramento.
Incoraggiato da un amico, ha deciso di correre per la prima volta una 42 chilometri e forse, di fronte a questa nuova sfida, qualche insicurezza è sorta. Forse.
Credo che nessuno di noi possa dire che il giorno prima dell'esordio in maratona si sentisse assolutamente sicuro di portare a termine la gara... "la maratona è l'unica gara che si può perdere anche correndo da soli...", ma con sicurezza posso affermare che la gioia più grande è di poter dire "Ho fatto del mio meglio.".

Allora, caro 11111, se vuoi succhiare il 100% del midollo della maratona, bisogna avere il coraggio di dirsi la verità.
Perché vuoi correre la tua prima e, probabilmente ancora per un bel po', unica maratona sottoritmo? Davvero vuoi caricare il tuo fucile a pallettoni e poi sparare gommini? Davvero vuoi passeggiare per 42 km per fare compagnia al tuo amico? Tre mesi con il freddo, il buio, la nebbia a mettere a punto un motore da competizione e poi il giorno di raccogliere i frutti metti il limitatore a 50 km/h? Sicuro che l'idea di impostare la corsa a velocità ridotta non sia un modo per ridurre il rischio di soffrire o di andare in crisi? Sicuro che al tuo amico serva davvero averti accanto? O non sarebbe forse meglio per lui vivere la sua prima maratona nel modo più bello: ascoltando dal primo all'ultimo i suoi 30.000 passi. Andare in crisi ed uscirne da solo, affrontare il mal di gambe e continuare a correre, forte solo del suo allenamento e della sua volontà?

Ascoltami: la città te la godrai nei giorni precedenti, ma QUEL GIORNO goditi la maratona. QUEL GIORNO metti in strada il cuore e lascia che sia lui a frustare i cavalli, metti in strada il cervello e lascia che sia lui ad agire sul morso. Lascia che le gambe diventino pesanti ed i dubbi ti assalgano perché stai correndo al TUO ritmo. E poi continua a spingere con i piedi, ad avanzare, ad inseguire i dubbi fino a costringerli a stancarsi e lasciarti.
Solo così sarai più forte.
Solo così compirai il tuo capolavoro.
Solo così avrai CORSO una maratona.

lunedì 14 febbraio 2011

Essere donna oggi

Mia moglie corre.
Ed ogni volta che viene a casa mi riporta i commenti che riceve per la strada da: ciclisti, spesso attempati, gruppi di operai, camionisti, varie ed eventuali.
Ieri è stato il turno di: "Attenta a Berlusconi" e "Attenta alle quote latte".
In passato ci sono state anche parole più pesanti o addirittura offensive.

E poi tutti giù a dire che "basta con la mercificazione del corpo della donna" e "etica-morale-rispetto nella politica e fuori". Parole, buonismo, luoghi comuni, fatti per mostrare che siamo "diversi" da quelli là.

Forse solo nel reddito, mi sembra.

domenica 6 febbraio 2011

Fissàti con la corsa

Lo so, non è che sia uno scrittore molto prolifico. La realtà è che se non ho niente di interessante da dire, preferisco tacere.
Sto maturando il concetto della corsa come fenomeno ciclico, fatto di Quaresime di sacrificio e di brevi ma splendidi fasti Pasquali. Personalmente preferisco finalizzare gli allenamenti in vista di due grossi appuntamenti annuali. Uno autunnale, solitamente una mezza, uno primaverile, solitamente una maratona. Poi càpitano appuntamenti intermedi, che uso come test per sondare la mia preparazione. Finora mi sembra che questo atteggiamento abbia dato i suoi frutti e tale evidenza mi aiuta ad affrontare i perodi di "magra" che durano un semestre. In ogni caso essere costanti con gli allenamenti durante le settimane che distano molto dall'appuntamento clou non è facile, e richiede una certa forza di volontà che alcuni chiamano "fissazione".
Come leggo in molti blog, il reperire uno spazio per l'allenamento quotidiano richiede a tutti doti di slalomista non indifferenti. E così càpita che qualche mattina finisca la seduta prima che il sole spunti dietro il Carso, con la stessa sensazione che mi accompagna quando smonto dal turno di notte: sono le prime ore del mattino e ho già portato a termine l'impegno più importante. Questo pensiero però rischia di non essere sufficiente a farmi scivolare fuori da sotto le coperte alle 5.45, soprattutto dopo notti come l'ultima in cui Leo ha richiesto cinque o sei risvegli, sia per la sete provocata dalla febbre, sia per poggiargli le labbra sulla fronte nel più classico dei gesti di diagnosi e di affetto. Stamattina ho lottato contro una forza oscura che mi vincolava al piumone ma ne sono uscito, nel vero senso della parola, vincitore. 13 km di medio, per me a 4'15'', forse un pelo meno, che mi sono costati fatica, tanta fatica. A chi dare la colpa? All'ora? Al freddo (0°-2° C)? Alla settima seduta in otto giorni?
Il 6 marzo correrò la mezza di Gorizia, cercando di rimanere sui tempi di Palmanova (85') o qualcosa di più, visto che il percorso è piuttosto mosso e spesso ventilato. Un mese prima di quella gara ho corso un 16 km attorno ai 4' netti/km con relativa facilità. Il medio di oggi mi dice che la gamba non è quella di novembre ma lo stesso medio, che ha rubato un'ora al lettone, mi ha reso un po' più forte, almeno nella testa. Quanto vale in secondi al chilometro? Forse niente, ma oggi preferisco pensare che non sia così.
Ciao fissàti ;-)