A proposito dei miei amori

«Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni.»

Jesse Owens

venerdì 15 novembre 2013

887

Può essere ma anche no, che correva l'anno 1992. A 17 anni lavorare a 30 chilometri da casa mi permetteva di tornare al mio paese una due volte al mese.
Che da gennaio di quest'anno ad una distanza 40 volte superiore tornavo più spesso.
Autobus di linea ce n'erano pochi, a fine luglio, e quel giorno avevo perso quello buono. E per la prima volta ho provato a mettere fuori il pollice e vedere quello che succedeva. E non ci è voluto tanto che un Golf grigia si fermasse e tre giovani mi caricassero sul sedile posteriore. Certo, poteva andare meglio, ma tutto sommato anche peggio.
Quel viaggio mi è rimasto stampato nella mente. Un po' perché l'autista si credeva il re del Mugello, un po' perché, per non fare troppo la figura dello sfigato, trangugiavo birra da una bottiglia che continuavano a far girare e che gentilmente mi porgevano (e dai, Stè, passala). In quel viaggio non poteva mancare lo stereo a palla ed i finestrini abbassati. Dalle casse uscivano brani che non avevo mai sentito, ma che dovevano essere il tormentone dell'estate, soprattutto quella che diceva "non me la menare, non capisco cosa vuoi...". Timidamente sono riuscito a desumere trattarsi di un gruppo il cui nome era costituito da dei numeri che, a causa della necessità di organizzarmi per una telefonata da una cabina e dello sforzo per inventarmi un paio di balle per non far insospettire mia mamma circa il mio mezzo di trasporto, si sono irrimediabilmente cancellati dalla mia mente annebbiata.
Poi è arrivato agosto con le sue 330 ore di lavoro e le albe al mare, e la mia prima "nave scuola" (benedetta lei) e i sensi di colpa e i drammi di una fidanzatina tradita che quando sono tornato a casa stava già con un altro (giustamente) e tante cose.
A settembre nella mia testa erano rimasti gli 887, 4 in più del dovuto, ma per sempre sarebbero rimasti legati a quell'estate di nuova nascita, di nuove esperienze.
Da allora sono passate molte estati diverse, le "stagioni" al mare non erano più un periodo di isolamento perché gli amici avevano le macchine e la domenica qualche ora al mare la facevamo insieme. E c'era sempre Luca Flaborea che portava lo stereo con cinquanta batterie di riserva e un po' di 883 c'era sempre.
Ancora oggi, riascoltando la voce di Max Pezzali, il cuore torna a quelle estati, alla cumpa dell'oratorio, all'odore del forno delle pizze o della macchina del caffè, al vento umido della spiaggia di notte, al rumore della strada sotto l'appartamento di Bibione.
Ancora oggi su Grooveshark cerco gli album degli 883 e me li canto e dentro si muove qualcosa che, voglia o no, nessun altra musica muove nello stesso  modo.

Che anni , quegli anni


1 commento:

  1. nostalgiaaaaaa! per quello che era, bello o brutto, ma che non sarà più...

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