A proposito dei miei amori

«Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni.»

Jesse Owens

mercoledì 13 febbraio 2013

La via stretta

Nel conto tra i momenti tristi e quelli felici, cioè tra le partenze ed i ritorni, il massimo a cui si possa aspirare è un pareggio. Quello di oggi è il terzo distacco. Durerà 9 giorni, stavolta, la lontananza e si arriverà al primo mese di questa nuova esperienza per la mia famiglia.
Finora è stato più difficile di quanto avessi sperato (o mi ero illuso potesse essere), per tutti. Non certo il lavoro. Quello lo sapevo che mi avrebbe dato da fare.
Non è questo il luogo ed il momento per dichiarare le priorità nella mia vita, ma riconosco che la scelta fatta possa essere interpretata (e così è stato fatto) come una una inversione nell'ordine dei valori di famiglia e lavoro. Allora mi tocca spiegare perché non è così.
Una tale visione richiede che:
- Non si tenga conto di una scelta di vita e di famiglia progettata e iniziata quasi dieci anni fa (progettata, ho detto, non capitata, non iniziata per "una svista" o per mancanza di alternative, ma proprio voluta)
- Non si tenga conto che da sempre il lavoro per me è stato una necessità sulla quale, per scelta, ho investito per non morire di noia e frustrazione in quelle otto ore quotidiane
- La scelta fatta verrà riesaminata tre 8 mesi e, ammesso che le cose qui vadano bene, l'impossibilità di ricongiungermi con la mia famiglia in modo stabile costituirà criterio ostativo per la permanenza in Albania
-  Si ignori che preferirei di gran lunga starmene a casa con mia moglie ed i bambini (crescendo, però, questi ultimi con la convinzione che tra la via stretta e quella larga...)

Chi ritiene che la mia scelta dipenda dalla necessità di soddisfare una mia personale ambizione lo fa ignorando le mie caratteristiche più evidenti e tutte le mie scelte precedenti.
Prima di affrontare questa avventura mi sono interrogato spesso su cosa mi spingesse ad accettare la sfida. E le critiche, ovviamente riferite, mi hanno fatto riflettere ancora sulla vita che ci siamo scelti. Tra la mia prima partenza ed oggi ci sono state numerose sere in cui mi sono domandato se ciò che sto facendo sia giusto. Forse non è passato giorno in cui non abbia rimpianto la comodità di uscire di casa alle 7.30 e rientrare alle 16.30 e le ore passate in ospedale tra volti noti, procedure conosciute, sicurezze costruite in anni di lavoro.

Ma poi penso alla possibilità di far crescere i miei figli in ambiente internazionale, estranei agli insensati campanilismi che paralizzano la vita sociale e politica dalle nostre parti, liberi di scegliere una qualsiasi scuola superiore nel mondo, capaci di vedersi "persone", "uomini" e non friulani, gradiscani, concordiesi, italiani, albanesi, extracomunitari, omo- o eterosessuali, crisitiani, mussulmani, ortodossi.

Tanto per chiarire: ho scelto di condividere la mia vita con Laura e di avere con lei due figli per renderli felici ed essere felici, insieme. E l'unico fine di tutte le nostre scelte, come genitori, è la loro felicità.
Chi non capisce questo concetto può tornare alla sua poltrona, con le sue frustrazioni, i suoi alibi, il suo mondo "filtrato", le sue prediche, il suo concetto di vita (ormai dimostratosi irreparabilmente perdente), le sue infelicità che non riuscirà mai a scacciare, perché quando era giovane non ha avuto le possibilità e adesso che è vecchio non può più. E intanto la vita è passata e non resta che parlare.

Per il resto, liberi di dire: "Io non lo farei".

1 commento:

  1. Ca**o se apprezzo questa presa di posizione chiara e schietta. Non ho mai dubitato che la tua scelta fosse condivisa e supportata dalla tua dolce metà. Mi rattrista leggere che qualcuno la pensi in maniera diversa. Corri&lavora che il tempo appiattisce anche i sassi. Un salutone PierG

    RispondiElimina