A proposito dei miei amori

«Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni.»

Jesse Owens

lunedì 29 ottobre 2012

27a Venice marathon, 28 ottobre 2012

3.10
Così ho finito ieri la Venice marathon. Ma in tutta onestà dovrei dire "abbiamo finito" visto che una fatica simile l'hanno fatta Laura e il mio insostituibile fratello Mauro per permettermi di portare al traguardo il mio Leonardo. Settima maratona, terza con Leo sotto lo striscione.
Quella di Venezia è una maratona logisticamente difficile da seguire. Se poi lo vuoi fare con un bambino di 3 anni ed una bambina di 6 mesi, l'acqua fino al ginocchio, bora a raffiche e pioggia praticamente continua, diventa un'impresa titanica.

Lasciando da parte i preparativi, la visione della laguna grigia solcata da creste bianche dall'autobus che ci conduceva alla partenza ed il freddo patito nell'attesa di partire, vengo alla gara.

Partenza a sorpresa, un paio di conti alla rovescia abortiti e poi via, senza nemmeno sciogliere le gabbie, con i volontari in difficoltà, travolti dalla massa dei maratoneti.
Sono tranquillo, ho una mia strategia: gruppo delle 3.10', davanti quando il vento è sopportabile, nel gruppo, quando no. Non mi piace il gruppo, troppe incertezze, rallentamenti, pestoni e gomitate, involontarie. Prendo e do.
Il primi 25 km scorrono.

22'03''
22'15''
22'32''
22'50''
22'20''

Non una gran prestazione, nemmeno sotto il profilo della regolarità. Ma non c'è alternativa. Come dice Ligabue: testa dentro chè là fuori è un brutto mondo.
La svolta della mia gara è a Mestre, dopo il brutto lap del km 20, su cui pesa anche una sosta per un bisogno fisiologico "light" con un rientro in gruppo non proprio agevole. Non conosco il percorso, ma i volontari segnalano molto bene la presenza del sottopasso, e la loro solerzia mi lascia presagire che si tratta di un imbuto. Non voglio rimanere imbottigliato col gruppone e così mi porto davanti ai pacer affrontando il sottopasso tra le urla del pubblico e dei compagni di gara. Mi aggrego ad uno spilungone che fa l'aereoplanino e mi tengo su un passo confortevole. In pochi chilometri il distacco dai pacer delle 3.10 si dilata, anche troppo. Qualche km dopo si affronta il ponte che immette nel parco di San Giuliano. All'interno dell'area verde, dopo un altro strappo, si affrontano alcuni passaggi tortuosi con la possibilità di controllare agevolmente il distacco dal gruppo: non cresce più, anzi forse cala. I pacer si sono risvegliati. Mi rendo conto che stare 50 metri avanti al gruppone non serve a nulla e medito sulla possibilità di farmi "riassorbire", ma c'è un dato che mi fa desistere. Più precisamente una presenza che si situa a livello di basso ventre e che non credo di poter ignorare ancora per molto.

Parziale km 25-30: 22'20''

Mi do un ultimatum: se sto meglio prima del ponte della Libertà, vado avanti, altrimenti, pit-stop. E se pit-stop deve essere, almeno che sia con un po' di margine sul gruppone.
Sul cavalcavia che immette sul ponte della Libertà capisco che una sosta è necessaria e mi butto tra i rovi a lato della strada. Quando esco dalla selva spinosa, portandomi appeso sulla schiena un enorme ramo, i palloncini delle 3.10 sono a 150 metri. Davanti. Pessimo posto per rimanere da soli. Mancano 10 km all'arrivo e appena messo piede sul ponte il vento mi sferza il corpo da sinistra, impedendomi di andare dritto. Bisogna correre piegati in avanti e a sinistra per contrastare la bufera. Le gocce di pioggia pungono e l'unico sollievo sono gli autobus che ci sorpassano, facendoci da schermo per pochi istanti. Non sto a pensarci tanto. Sono ancora pimpante e le cose sono due: o mollo (e perché?) o abbasso la testa e spingo. Via allora! Avanzo zigzagando spinto dal vento laterale, con il piede sinistro che spesso urta la gamba destra. Supero decine di atleti in difficoltà. Le palette chilometriche sono state stese a terra per evitare che finiscano in laguna spinte dal vento e non si riesce a decifrarle. Dove sono? Una di queste, a stima, deve essere il 35° e schiaccio il lap. In quel momento non lo so, ma adesso sì:

Parziale km 30-35: 23'17'' (compreso il minuto perso ai box).

Ogni tanto alzo la testa. I maledetti palloncini sono sempre laggiù e non si avvicinano. Ma io sto bene e continuo a spingere. Finalmente al km 36 il noto ponte finisce e la strada svolta a destra, salendo sul ponte del Tronchetto. D'improvviso i palloncini mi vengono incontro. Il vento a tratti è favorevole ed il morale alle stelle. Al km 38 guardo il crono: 2.51'. E pensare che l'ultimo lunghissimo di 38 km l'avevo chiuso in 2.50'! Poco dopo raggiungo i palloncini. Sul momento penso di stare con loro un km per riposare, ma ne ho ancora e vado via senza fatica. Il vento è di nuovo in faccia e la laguna sale sul marciapiede. I ponti li faccio di slancio spingendo con i piedi e usando l'elasticità del legno per avanzare. Non capisco nulla dei km e non ricordo in che punto della gara ho attraversato il ponte di barche, urlando tutta la grinta e la forza contro le raffiche tremende che mi spingevano indietro. Scendo il ponte ridendo di me e felice delle mie gambe che ancora non ne hanno abbastanza. In cima ad un altro ponte sento il bip del tappeto del km 40 e guardo il crono: 2'59'08''.

Parziale km 35-40: 21'32'' (media 4'18''/km)

So benissimo che il PB è possibile, ma non mi frega. Ho cose più importanti. Mi godo finalmente un po' di pubblico e mi viene da ridere, perché sto bene, perché è la degna conclusione di tre mesi di allenamento duro, perché è bello essere lì in questo momento. Meris a sinistra mi urla come un selvaggio e mi trovo a superare agevolmente altri 3-4 compagni di gara. L'ultimo ponte. A sinistra Mauro mi porge Leonardo, avvolto nel giubbotto e nella mantella sembra un pacco regalo. Grazie Mauro! Percorriamo al passo gli ultimi 100 metri, tra due ali di folla che applaudono il mio bambino, intimidito da tanta festa.

Ultimo parziale: 10'39''

Che corsa! Che vittoria! Che immensa gioia poter essere lì, avere la possibilità di correre, di gareggiare, di portare al traguardo mio figlio. Che fortuna!

Cassandra contro il Turco: vince il Turco, e vincono anche Laura, Mauro, Leonardo e Cecilia. Che squadrone di fenomeni ;)

Su segnalazione di Piergiovanni, che ringrazio, aggiungo l'intervista di Alex Zanardi all'arrivo. Sullo sfondo una pallina azzurra e verde che arriva felice.

Leo all'arrivo




9 commenti:

  1. Gran bel resoconto e super impresa. Eroici tutti i finisher di questa durissima Venice Marathon.

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  2. Grazie Drugo,
    ovviamente si sentiva la tua mancanza!
    A parte gli scherzi, ti saresti divertito, perchè il meteo era più da trail che da classica corsa su strada.
    In bocca al lupo per il tuo piede.

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    1. Crepi il lupo. Da domani dovrei saperne qualcosina in più. Speriamo bene.

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  3. Ma che bel racconto! Mi pareva quasi di essere lì, anzi, mi pareva di essere qualche buona decina di minuti dietro a te. Bella soddosfazione, tutta quanta, extracorsa in primis. Bravo il Turco!

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  4. 6 un grande! :-D ti stimo davvero...è così che va presa la corsa,e ancora una volta ce lo insegni...

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    1. Non hai niente da imparare, va là! Piuttosto... programmi?

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  5. Per come ti stai allenando mi sa che i minuti diventano sempre meno.
    Novità sul TA in questa zona? Sempre intenzionato per il 18 novembre?
    Ciao

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    1. Credo che il TA si farà durante le vacanze natalizie, potrebbe essere domenica 23 dicembre.

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  6. mi sa che siamo arrivati insieme......

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