A proposito dei miei amori

«Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni.»

Jesse Owens

martedì 11 ottobre 2011

Udine, Buttrio e Pordenone

Udine e Buttrio: due gare diverse, condizioni assai simili, epilogo identico.
Come noto le gare nei dintorni tendono ad aggregarsi. E così in tre fine settimana consecutivi si disputa quasi la metà delle mezze maratone regionali. Udine 25 settembre, Città del vino 2 ottobre, Pordenone 9 ottobre.
Approfitto di questa successione per riprendere contatto con la distanza, abbandonata dalla scorsa primavera in favore di distanze più contenute.
In questo periodo l'efficienza non è al massimo e il limite viene fuori a fine gara.
A Udine ho corso "a tutta" con sensazioni di cosce legate e pesanti dal primo all'ultimo chilometro, concludendo in vistoso calo (ma quanto dura è tentare di mantenere l'andatura quando non ne hai più, e mancano ancora 3-4 km...). Tempo finale 84'36'', 35'' sopra il mio PB ottenuto però con metà fatica.
Il 2 ottobre ho corso per la prima volta la maratonina delle città del vino.
Il programma prevedeva un'andatura tra la corsa a ritmo medio e la "corsa lunga svelta", per me quindi circa 4'20'' al km. In tabella, nell'ultima colonna, quella delle note, c'era il malefico appunto: se te la senti, arriva anche a 25 km. E così, al fine di precludermi la via di fuga dopo lo striscione dell'arrivo, decido di correre circa 5 km a tale ritmo prima della partenza della gara in modo che, se avessi deciso di terminare l'allenamento a 21 km, mi sarei trovato tra i ritirati.
Salto subito alla conclusione: 4'20'' al km non è il mio "ritmo maratona". E lo è ancora meno su un percorso "fastidioso " (alla fine saranno 60 metri D+ e 120 metri D-) correndo tra le 10.35 e le 12.05.
"Cerca le sensazioni della maratona" mi era stato detto. Le ho trovate, sì, ma speravo di sorridere a quelle dei primi 27 km, non di maledire la sofferenza degli ultimi.
A dirla tutta la colpa è anche mia, che ho gestito in malo modo le energie, sottovalutando la giornata. Non ho dati da scorrere in questo momento, ma sicuramente fino al km 20 ho corso tra i 4'10'' ed i 4'15'' (vado a memoria sui lap intravisti in corsa), per poi crollare letteralmente dal 22°-23° quando mi sono trovato in seria difficoltà a mantenere i 4'30'' al km. La media finale conta poco e, nonostante sia prossima a quanto programmato, la fatica è stata troppa ed il mal di gambe dei due giorni successivi sottolinea la scarsa qualità della mia prestazione.
La corsa di rigenerazione del martedì successivo mi ha però lasciato positivamente sorpreso. Mi aspettavo gambe di legno e piedi di piombo, e invece ho corso un totale di 16 km con 10 allunghi finali che, pur non tutti in scioltezza, mi hanno fatto ritrovare un paio di piedi smarriti qualche settimana fa.
Il resto della settimana è caratterizzato da due sole uscite in vista della mezza di Pordenone, con recupero soprattutto psicologico dopo la "bambola" di Buttrio. Per dire: già martedì a pensare alla mezza non mi veniva più da vomitare.
Arrivo quindi a Pordenone scarico "il giusto". Obiettivo: 4'05'' al km, considerando che il percorso è "bigoloso" soprattutto nel finale.
I partenti sono circa 400 e non mi è difficile portarmi nelle prime 6-7 file. Allo sparo parto cauto, senza spingere, anche perché c'è un rampetta ai 500 a cui portare rispetto. Passo al km 1 in 4'02'' senza grossi patemi. Da qui comincia una bella storia, del tutto inaspettata. Un po' come quelle serate in cui uscivi senza grandi aspettative e andava a finire a casa delle studentesse Erasmus a fumare il narghilè col rhum al posto dell'acqua e chissà cosa al posto del tabacco. E tutti amici!
Non mi è difficile individuare la figura di Meris, un ragazzo che ho incontrato per la prima volta ad una non competitiva ma competitiva a Biverone, che so viaggiare comodamente più forte di me (80' in mezza, abbondante under 3h in maratona). Tendo l'orecchio "Ogi la fasso a 4". Lo prendo come riferimento e come me fanno almeno altri 6: 2 AzzanoRunner, 2 Aggrdire, un giovanotto pimpante e un simpatico portatore di pizzetto XL bianco. Subito i due AzzanoRunner coglionano Meris che a 4' al km si permette di saltare gli spartitraffico per salutare i fan. Lui se la prende e i due Azzurovestiti hanno ormai posto la firma sotto la loro condanna a morte. Infatti da lì in pochi split avranno il 4 davanti. Siccome ho capito come butta mi metto dietro e decido che perdere 5'' al km non è un delitto. Ma rischia di diventarlo nel momento in cui mi rendo conto che tenendo il gruppetto sempre a 6-7 metri, di fatica non ne faccio mica tanta. Allora giustamente pizzetto verso il settimo km mi propone di andarli a prendere, visto che dietro a noi c'è il nulla podistico. Peraltro notriamente goloso di runner imprudenti o paurosi. Un piccolo allungo ci permette di rifarci sotto e posso sfruttare la scia dei magifici 7. A questo punto si inserisce il fattore C. Che starebbe per il retrotreno di una avvenente runner in short sgambatissimo che dall'inizio della gara se ne sta là, a 150 metri. L'effetto è quello del magnete sulla limatura di ferro (ed il paragone calza a pennello, per me podista "sega") e inesorabilmente Meris tende a collassare  verso il centro di gravità del nostro universo mentale. Al km 10 il crono segna 40'10'', la lancetta del carburante è ancora abbondantemente sopra la metà serbatoio ed il mirino è incollato alla lycra che ci ondeggia davanti. Il triste panorama offertoci dalla zona industriale che attraversiamo non demoralizza il buon Meris che, sfruttando un paio di falsopiani, ottiene i due risultati sperati: salutare i due AzzanoRunner (e con loro perdiamo anche il buon pizzetto ed il giovanotto dalla corsa elastica) e raggiungere missmondo. Resto solo con Meris ed i due Aggredire che non sembrano dare segni di cedimento. Ora però si torna verso il centro e attorno al km 14 comincia la parte più dura: circa 4 km sempre a salire, con piccoli strappi, tratti di falsiopiano e qualche breve discesa da affrontare con cautela. Decido di assecondare le sensazioni e accetto l'ipotesi di lasciarmi anche un po' staccare perché è ancora lunga. Sorprendentemente mantenere l'andatura di Meris non mi causa particolari affanni ed oltretutto mi rendo conto che da qualche km il gap di 150 metri che mi divide da Piergiovanni, amico che inseguo da quando ho iniziato a correre, sta diminuendo. I due Aggredire mollano e resto solo con la mia lepre personale. Attorno al km 17 una svolta ad U ci immette su un grande viale e chiamo Pier che ormai mi precede di non più di 30 metri. Corre ancora bene e continua a farlo insieme ad un altro runner in canotta verde che lo accompagna dall'inizio della gara. Sfruttando il rettilineo e una certa fluidità di gamba piazzo un 3'52'' che mi riporta sulla coppia giusto al cartello dei 18 km. Il rettilineo sembra continuare ancora per un km e mi sembra saggio accodarmi a rifiatare. I due si voltano e dichiaro di voler "sfruttare la scia per un po'" riproponendomi di ricambiare il favore più avanti. Al km 19 mi sembra di aver rifiatato abbastanza, nonostante il cronometro segni 3'54''. A questo punto arriva la ciliegina, e ce la offre il runner in verde: "Sto per fare il mio personale..." e Meris risponde con tre parole: "E allora via!" piazzando un allungo che in tre secondi ci da dieci metri. Non ho il tempo di pensarci e agisco d'istinto: non si lascia scappare l'ultimo treno, soprattutto se gratis. Chiudo il gap. Ora gli strappetti del Corso che mi hanno visto adolescente tante domeniche pomeriggio con la mia ragazza di allora, lei che si specchiava sulle vetrine e io con i pantaloni gonfi dopo una settimana chiuso nella stanzetta della Casa delle Studente, sono rampe di lancio verso il traguardo. C'è pure un po' di timido tifo. Al cartello del km 20 lappo 3'46''. Si scende rapidamente verso il fiume, curva secca a sinistra. Cerco di affrettare il passo, che tanto all'ultimo km non si scoppia, perché o sei già scoppiato o ne hai ancora, non sai dove, ma ne hai. Gli ultimi 500 metri sono un vialone in lieve ascesa che però lascia vedere in fondo l'arco dell'arrivo e allora ti pare di stare già sul tappeto blu. Ultimi 1097 metri in 4'02'', come i primi 1000. Il cerchio si è chiuso perfettamente: 1h23'21''.
Arrivo strigendo la mano di Meris. E' l'unico modo che ho per ringraziarlo di avermi trascinato fino a lì con il mio nuovo personal best.
Il caso mi assegna il terzo posto di categoria (a chi ride gli mando il virus che fa venire le vesciche sul mignolino del piede) ma mi perdo la premiazione (senza rimpianti) per andare a mangiare in agriturismo con famiglia e amici.

1 commento:

  1. evvaiiiii...sono davvero contetno di questo nuovo traguardo che hai raggiunto...era da un'po che aspettavo scrivessi...bravo!un abbraccio, a presto dani

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