A proposito dei miei amori

«Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni.»

Jesse Owens

lunedì 21 marzo 2011

Ed è subito salita

Dopo la 10 k di Brescia, un po' deludente sotto il profilo del risultato, ho dovuto stringere i tempi ed anticipare le sedute di questa settimana di un giorno perché sapevo che domenica, oggi, non avrei potuto correre per impegni di lavoro.
Lunedì seduta di tonificazione del tronco in palestra, martedì sono uscito per una corsa lenta di 14 km e mercoledì ho svolto con discreta soddisfazione un seduta di corsa media della durata di 61 minuti ad una media di 4'15'' al km. Giovedì di nuovo in palestra in mattinata e nel pomeriggio, forse l'errore: 16 km di corsa di rigenerazione. Intanto non sono abituato a correre tanto in una seduta rigenerante, che tale non è stata visto che il giorno dopo avevo sensazioni di precoce affaticamento nel salire i due piani di scale di casa. Venerdì, dopo una mezza giornata di dubbi, ho rinunciato alla corsa e ho dedicato un'ora alla preparazione di un dolce da portare a casa di amici. Ho cercato di mangiare solo carboidrati la sera, ma avevo il dubbio che la seduta di 16 km del giovedì avesse svuotato le riserve, già impoverite dal medio del giorno prima.
Sabato mattina simulo la colazione premaratona (tè verde + due fette biscottate con marmellata + gelatina  Enervit condivisa con Leo). In macchina ci ascoltiamo i nostri due pezzi preferiti: Sandman e Everyone I meet is from California degli America che ci portano alla piscina di Villesse per la nostra oretta di gioco in acqua.
Alle 12 sono in strada per il primo vero lunghissimo (che io intendo come superiore ai 32 km). Sono ottimista, ma non così tanto da mettermi su un percorso ondulato. Non è che c'ho tutta 'sta voglia di soffrire. Così da casa della suocera prendo la strada per Villesse. Ripasso davanti alla piscina e vado verso Ruda. La strada Provinciale è dritta, le macchine vengono incontro veloci. Sono abbastanza sensibile al ritmo e mi assesto sui 4'35''-4'40'' al km. E' subito chiaro che le gambe non sono al 100%. Avverto un vago senso di pesantezza. Quando sto bene la prima ora dei lunghissimi non passa, vola via. Mi sembra di trovare un po' di giovamento da un cavalcavia autostradale che mi costringe a cambiare assetto di corsa. Al centro di Ruda sono 40' che corro. Conosco qualcuno a Ruda e mi piacerebbe incrociarlo, anche solo per un saluto. La prospettiva di correre altre due ore un po' mi scoraggia. Mi immetto sulla ciclabile che conduce più decisamente verso sud, verso Villa Vicentina. Il vento è sempre un po' contrario ma devo ammettere che è di modesta intensità e che la fatica che sento viene da cause "interne". Attraverso la strada statale Triestina e proseguo verso Fiumicello. Qui la ciclabile si interrompe e mi riporto sul ciglio sinistro. Un idiota con una monovolume mi fa il pelo con lo specchietto che riesco ad evitare solo torcendo il busto. Il movimento mi mette in posizione ideale per mandare a quel paese lui e la sua incolpevole madre, che ha messo al mondo un demente che manda SMS mentre guida. In centro a Fiumicello scocca l'ora esatta e il cartello dice "Monfalcone 12 km". Da qui non ci sono molte alternative, ma so che intorno alla capitale della Bisiacherìa molte sono le strade che posso scegliere per allungare o accorciare a piacere il percorso che mi riporterà a Gradisca. Ora la strada ritorna verso est, verso Trieste. Per qualche km sono costretto a percorrere la Statale 14 che però è interrotta da numerosi semafori in corrispondenza dei tanti piccoli centri abitati. Appena posso lascio la strada principale e mi immetto su una strada tra i campi che mi dovrebbe condurre a San Canzian d'Isonzo. Attorno al ventesimo km (95') bevo mezzo Enervit, avidamente. Mi ferma un'anziana signora con fazzoletto in testa e la bicicletta per mano carica di fascine di legna raccolta chissà dove. I rami secchi sono avvolti in una tovaglia e distribuiti tra il portapacchi posteriore ed il manubrio. Mi chiede di tendere l'elastico che fissa l'involto al manubrio in modo che non si muova e già mi figuro una frattura di femore in diretta, io che vado alla casa più vicina e chiamo il 118 e passo la prossima ora ad aspettare l'ambulanza con il sudore che si ghiaccia sulla schiena. Ovviamente la aiuto, ma quando mi chiede di portarle la bici fino a casa le dico che non posso. Quando mi allontano mi parla ancora per venti secondi comunicandomi, oltre la sua precaria situazione patrimoniale (senza pensione a novant'anni), anche il suo augurio che si possa avverare ogni mio desiderio, facendomi sentire irrimendiabilmente e definitivamente una grandissima merda.
All'incrocio successivo leggo il nome di una via che conosco a causa dei miei trascorsi lavorativi in quella zone (tempo di gavetta). La viabilità è un po' cambiata ed infatti sbuco su una nuova rotonda da dove scorgo una ciclabile che avevo già in passato intravisto dall'automobile. La pista passa sotto la ferrovia e la salita mi taglia le gambe. La vedo nerissima ed il cronometro non segna neanche due ore di corsa. A Ronchi dei Legionari ingollo il rimanente Enervit e due pasticche da 5 grammi di maltodestrine. Ho la bocca impastata, le gambe che cominciano a far male e non riesco ad aprire il cassonetto della spazzatura per gettarvi gli involucri vuoti. Riparto ed ho un attimo di annebbiamento. Km 26. Sono in deplezione di carboidrati, la sensazione la conosco. So che avrei dovuto bere già da un po', anche perché la giornata è soleggiata e ci saranno 15-16 gradi. Ma da queste parti fontane non ce ne sono. Da Ronchi la strada è un nastro di asfalto di 2,5 km fino a Redipuglia. La salitella del celebre monumento mi succhia le ultime energie ed non trovo consolazione nella discesa successiva. Suddivido i successivi due km e mezzo in tratti più brevi, ma il rettilineo può illudere gli occhi, non le gambe. A Fogliano la strada comincia a salire leggermente, ma a questo punto anche i marciapiedi mi sembrano passi dolomitici. Sono alla fine delle energie. Il respiro è a 1:1 col passo, ma so di non aver calato troppo l'andatura. Arrivo comunque fino a casa dei suoceri correndo. Finisco la seduta in 2 ore e 32', con sette minuti e 1500 metri di anticipo sul programma, ma sono distrutto.
La verifica su GoogleMaps dirà 32,5 km, media 4'40''.
Ci metto un quarto d'ora per recuperare e non mi azzardo a fare stretching.
Dopo la doccia riesco a bere. Tra aminoacidi, sali acqua e tè mando giù almeno due litri di liquidi nelle due ore successive, ma andrò a far pipì solo in serata. Gli gnocchi alla salsiccia della suocera meritavano un bicchiere di rosso, ma non mi sono azzardato.
Se dovessi dare retta alle sensazioni ed ai numeri direi che è andata male.
Tenendo conto però che il mio corpo deve reimparare queste "lezioni" e che sono riuscito a far fronte ad una crisi importante senza riportare danni, non sono poi tanto pessimista.
A Trieste mancano 7 settimane e la forma verrà.

2 commenti:

  1. ciao..allenamento intenso..so cosa stai provando...io ho appena finito.:)
    E' stupendo poter dire "Anchio ho corso una Maratona"...è un mix di emozioni condito dalla paura e dalla voglia di scoprire che cosa accada...
    Buona preparazione.
    Ciao ciao daniele 11111

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  2. caro Daniele, non ho seguito la vostra gara con il live-tracking di TDS perché nel PC del lavoro non funzionava, ma dalle 12 in poi ho aggiornato continuamente la classifica fino a veder comparire i vostri nomi. Complimenti a tutti per la gara e attendo di parlarti di persona per sentire direttamente dalla tua voce le emozioni che hai vissuto.
    A presto.

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