Ci sarebbero tanti motivi per pensare che questo post sia stato scritto da un altro, ma la foto ne è testimonianza: io c'ero!
Sono un convinto assertore della corsa come terapia dell'invecchiamento (se l'invecchiamento si può considerare patologia non lo so, ma di certo lo è l'invecchiare male) ed il rimedio principale ritengo essere la cura della velocità. Certamente le manifestazioni a cui partecipo durante l'anno (gare dall'ora in sù) non richiedono particolare propensione alla velocità pura, ma per il 2012 ho posto rimedio iscrivendomi ad una società e quindi entrando un po' più nel giro (soprattutto CSI) di gare più corte.
E oltrettutto ammetto candidamente di essere ancora schiavo del cronometro. Ho bisogno del riscontro cronometrico come parametro di confronto e su di esso baso la stima del mio stato di forma, alla luce delle sensazioni provate in allenamento.
In tutto ciò, come si inserisce un "trail"?
Posso contare con facilità le mie gare in montagna: una partecipazione (cinque tappe) alla Traslaval nel 2010.
Ci metto vicino un fantastico allenamento collettivo organizzato alla fine del 2010 da Elena Simsig sul percorso dei 32 cippi e qualche allenamento in montagna in occasione di vacanze, estive o invernali, sulle Dolomiti. Stop. Da ciò deriva che non ho mai corso più di 15-16 km di fila in ambiente montano.
E infatti l'idea di correre 30 km sul Carso con 800 metri di D+ mi sembrava una follia, anche considerando che dalla maratona di Firenze non ho mai corso più di 20 km.
Tutta colpa di Piergiovanni, che intorno a Natale mi ha telefonato per avvisarmi che "Io ci vado".
La corsa è organizzata del gruppo vulkan http://www.gruppovulkan.com/ una società triestina che si definisce "Avanguardia nella lotta alla noia ciclistica". Le numerose proposte della società infatti si rivolgono agli appassionati di MTB, ma si sa, molti biker amano girare anche a piedi... e così 11 anni fa nasce la Lanaro granfondo. Alla partenza, un commosso responsabile della società ricorda che 10 anni fa "eravamo in 10, oggi... guardatevi!".
E' così strano fare riscaldamento tra 250 mountain bike che fanno avanti e indetro nella zona partenza. E' così strano trovarsi qui, a -4°C, senza sapere quasi nulla del percorso, con sole due sedute di sprint in salita nelle due settimane passate, ma per il resto pianura liscia come l'olio.
Massimiliano e Marco che ci accompagnano, due "muli" DOC, dapprima gigioneggiano "ma sì, non è neanche una corsa in montagna, c'è un po' di salita... ma insomma.". Poi tiro fuori l'altimetria e allora sorridono: "Sì, c'è salita fino alla chiesetta di Pese, poi sul monte dei pini, ma anche all'oleodotto c'è da correre... vabbè, poi c'è l'asfalto, che va sù, e alla fine, la vetta te la vedi lì, e hai già fatto due rampe durissime, e poi ce n'è un'altra... l'anno scorso l'ho fatta in bicicletta e facevo fatica a superare quelli a piedi..."
Cazzo, fatemi scendere, voglio andare a correre la mezza di Medea, dove il GPM è il cavalcavia sull'autostrada.
Previsioni? Io, sincero, considerando tutto: sotto le 3 ore. Marco: sotto le 2 e 30. Piergiovanni tace. Massimiliano non dice, ma l'anno scorso ha fatto 2h19' e quest'anno si è preparato.
Insomma, come ci sono finito in questa gabbia di matti, che al posto della camicia coi bottoni "perdidietro" hanno il camel bag?
Per l'occasione ho rispolverato la cinta Kalenji con le quattro borraccette da 100 ml che mi fa compagnia nei LL premaratona, ben sapendo che questi selvaggi trailer non ammettono ristori.
Non è che sia stato sempre molto lucido durante il percorso, ma qualcosa ricordo.
Primi 5 km in dolce salire, mantenendo 4'50'', non proprio con indifferenza. Svolta a sinistra nel bosco e comincia la salita. Già dal primo metro Piergiovanni ha un passo per me improponibile. Lo lascio andare e lo troverò solo all'arrivo. Si sale a strappi per un paio di km e da qui mi accodo a Davide, un triestino che, a giudicare dall'assistenza ricevuta sul percorso, è molto noto. Il mio salire è sempre patetico, ma sopporto questo incedere bradipoide perché so che sarà lunga, molto lunga. Mantengo un impegno simile a quello della corsa media. Guardo il GPS solo per controllare la FC media, che sta attorno ai 150. A Pese comincia un tratto misto e molto bello, tutto corribile a buona andatura. Un parte del percorso la conosco perché è una zona classica per gli allenamenti dei triestini, che battevo quando abitavo in città. Davide molla un po', ma non lo sorpasso perché so che in discesa mi riprende con facilità. Si fa sotto anche un altro atleta che avevamo passato su un tratto misto. Quando la strada ricomincia a salire (monte dei pini?) resto solo con Davide. Sicuramente tra i due quello che sta meglio sono io, ma resto con lui, perchè il peggio deve ancora venire. Mi hanno detto di una discesa tecnica, ed eccola. Subito Davide guadagna 30-40 metri. Per un millesimo di secondo mi passa per la mente l'idea di rischiare, ma lascio perdere. In quell'istante mi giunge il grido di Davide che vedo saltellare su una gamba. Credo si tratti di una distorsione. Lo raggiungo, gli offro dell'acqua fredda. Non vuole fermarsi. Passiamo dapprima ad un ristoro, dove avviso i volontari che si è fatto male, ma lui continua. Poi troviamo un suo amico sul percorso e Davide non si ferma. Gli chiedo un paio di volte come sta e mi dice che gla caviglia gli fa malissimo. Onestamente non so che fare. Ha avuto la possibilità di fermarsi due volte per salire in macchina e non l'ha fatto. Penso di non essere tenuto ad aspettarlo e allora procedo del mio passo perdendolo.
Il resto è salita: un lungo tratto, credo al 4%, di circa 1-1,5 km mi fiacca la gamba. Passo un atleta che beve, mi avvicino ad un altro dimezzando il distacco (da 150 metri a circa 50 metri) ma non riesco a prenderlo. Poi, dopo qualche strappo ed una ripida discesa si comincia a sentire la festa all'arrivo. Il GPS dice 24 km. Da qui dovrebbe essere tutto a salire e l'arrivo, a sinistra, è così alto e lontano... e così al sole!
Abbasso la testa. Sono solo. Davanti non vedo nessuno. Su alcune rampe passo una ragazza in MTB che mi riprende in dicesa. La mia non è una corsa, sono passetti, sono microscalini. Ma non sono "a tutta". Cominciano le rampe finali, in cemento. Mi tocca camminare e nonostante l'ulteriore calo di ritmo mi avvicino ad un atleta. Sull'ultima rampa chiedo ad un biker quanto manca "arrivati!". Riprendo a correre e incito l'atleta davanti a me. Quando lo raggiungo, a poche decine di metri dal traguardo, lo sospingo e lo lascio passare oltre la linea.
Chiudo in 2h35'. Gara condotta bene, proprio perché sottovalutata. Non dico sia facile (oggi, mercoledì, ho ancora mal di gambe), ma l'essermi trattenuto per 24 km arrivando ai piedi della salita dura con ancora un po' di energie, mi ha permesso di non arrivare strisciando.
Massimiliano chiude secondo a 1' dal primo. Piergiovanni mi rifila 5', Marco 2.
Cambio in tenda, un'occhiata veloce al panorama e giù per 20' fino al parcheggio dove ho lasciato la macchina.
E come al solito: "Bella gara, da rifare, magari più preparato!"
A casa si festeggia il compleanno di Laura. Il suocero ha preparato: salumi, formaggi, pasticcio, salama da sugo con purè, dolci... come dire: consumato 10, introdotto 20!
A proposito dei miei amori
«Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni.»
Jesse Owens
Jesse Owens
giovedì 19 gennaio 2012
mercoledì 14 dicembre 2011
Il nocciolo della questione
Invece di stare sempre a contare i problemi (alibi) che "mi hanno impedito di fare il tempone", perché non imparare a vedere le condizioni che mi hanno permesso di correre?
G. ha la mia età e lavora con me. Non corre. Ha una bambina tetraplegica. La nutre con un sondino infilato nella parete addominale. L'anno scorso alla maratona di Trieste è stata l'unica a farsi trovare sul percorso e mi è stata accanto per qualche centinaio di metri. Ha comprato un km della mia maratona con tutto il suo cuore.
L. va forte in bicicletta e quando corre allontana il pensiero del cantiere dove lavora come capo offcina. Da tempo ormai gli ordini scarseggiano. Che succederà in futuro?
A Firenze alle Cascine il mio amico Piergiovanni ha salutato uno spettatore "Hei ragazzo, in bocca al lupo". "Chi è?" ho chiesto. "Ma come, non lo conosci? E' Simone Grassi". http://www.simonegrassi.net/.
Plinio adesso avrà sì e no tre anni. Io glielo auguro, di correre, ma ancora nessuno sa se potrà farlo. (http://fendente3.wordpress.com/2011/03/05/la-forza-che-ho-dentro-il-libro-sulla-toccante-vicenda-di-plinio/)
Devo andare avanti?
Sono spaventosamente fortunato. Per ora ho un corpo sano, una famiglia solida, un figlio "perfetto", una figlia in arrivo, un lavoro dignitoso.
Se questo è la mia vita, spero di fallire altre maratone.
G. ha la mia età e lavora con me. Non corre. Ha una bambina tetraplegica. La nutre con un sondino infilato nella parete addominale. L'anno scorso alla maratona di Trieste è stata l'unica a farsi trovare sul percorso e mi è stata accanto per qualche centinaio di metri. Ha comprato un km della mia maratona con tutto il suo cuore.
L. va forte in bicicletta e quando corre allontana il pensiero del cantiere dove lavora come capo offcina. Da tempo ormai gli ordini scarseggiano. Che succederà in futuro?
A Firenze alle Cascine il mio amico Piergiovanni ha salutato uno spettatore "Hei ragazzo, in bocca al lupo". "Chi è?" ho chiesto. "Ma come, non lo conosci? E' Simone Grassi". http://www.simonegrassi.net/.
Plinio adesso avrà sì e no tre anni. Io glielo auguro, di correre, ma ancora nessuno sa se potrà farlo. (http://fendente3.wordpress.com/2011/03/05/la-forza-che-ho-dentro-il-libro-sulla-toccante-vicenda-di-plinio/)
Devo andare avanti?
Sono spaventosamente fortunato. Per ora ho un corpo sano, una famiglia solida, un figlio "perfetto", una figlia in arrivo, un lavoro dignitoso.
Se questo è la mia vita, spero di fallire altre maratone.
sabato 10 dicembre 2011
Firenze marathon 2011
Riparto un po' in ritardo a causa di due settimane di intenso lavoro e di impegni familiari che hanno assorbito quasi tutte le ore di ogni giorno trascorso dalla maratona.
La preparazione della mia prima maratona autunnale si è rivelata più ostica del solito. Due anni fa avevo tentato sempre con Firenze, ma la preparazione era naufragata subito a causa di un'infiammazione alla bandelletta ileotibiale. Quello stop ha fruttato la nascita di questo blog, probabilmente come "lenitivo" del dolore cagionato dalla forzata inattività. Stavolta invece, nonostante il problema alla fascia plantare sinistra, non ho avuto alcun problema direttamente correlato all'attività sportiva. Mi è pesato molto invece dover infilare gran parte degli allenamenti specifici tra gli innumerevoli turni lavorativi. Ogni settimana dovevo ingegnarmi, fin dal lunedì, per trovare un buco per ogni uscita, tenendo conto dell'impossibilità di sostenere sedute intense dopo una notte in piedi e tenendo conto dei turni diurni di 12 ore. Insomma, è stato un faticoso slalom e spesso i tempi erano così stretti da costringermi a rinunciare allo stretching finale o ad accorciare il riscaldamento. Poi c'è stata la botta della febbre settica odontogena che mi ha costretto a 8 giorni di antibiotico e ad un intervento chirurgico piuttosto fastidioso che ha condotto ad un tracollo della condizione a 4 settimane dalla gara (vedi post sulla maratonina di Arezzo).
Mi sono ritrovato quindi ad un mese dalla maratona in piena crisi e solo dopo il 7 novembre ho cominciato a ritrovare sensazioni "normali", nel senso che non morivo a tenere i 4'30'' al km. Mi sono moderato nell'ultimo lunghissimo di 38 km, arrivando più stanco rispetto ai precedenti corsi 10'' al km più velocemente, mentre, a due settimane dalla maratona, ho provato a tirare la CLS di 21 km senza mai trovare buone sensazioni, anzi, finendo eccessivamente stanco.
Con queste premesse, ma non con questi pensieri, ho affrontato la maratona di Firenze.
E visto che le premesse sono state lunghe, lascio parlare i numeri.
1998 - TURCHETTO STEFANO MM35
Distanza Parziale min/Km (media)
Km 5 - 00:22:59 4.48
Km 10 - 00:21:48 4.35
Km 15 - 00:22:16 4.32
Km 20 - 00:22:21 4.31
Km 25 - 00:22:21 4.30
Km 30 - 00:22:10 4.29
Km 35 - 00:22:13 4.29
Km 40 - 00:22:48 4.30
Arrivo - 00:10:05 4.30
A chi ha un po' d'occhio non possono sfuggire i tre principali problemi.
1- I primi 5 km risentono sia del minuto buono necessario per giungere a valicare la linea di partenza, sia del minuto perso lungo il primo km intasato da atleti più lenti.
2- Parziale tra il 5° ed il 10° piuttosto ridotto (media 4'22''/km). Sono riuscito ad agganciare i palloncini delle 3 ore e 15' all'ottavo km, troppo in là per chi punta a stare sotto le 3 ore e 10'.
3- Sensibile calo dal 35° km.
Nonostante il PB di 3.09'04'' non sono soddisfatto della mia prestazione. So di poter valere qualcosa di più ma i problemi patiti in corso di preparazione mi hanno tagliato le gambe nel punto in cui dovrebbe venire fuori il maratoneta.
Mi do un 6-, per l'impegno.
La preparazione della mia prima maratona autunnale si è rivelata più ostica del solito. Due anni fa avevo tentato sempre con Firenze, ma la preparazione era naufragata subito a causa di un'infiammazione alla bandelletta ileotibiale. Quello stop ha fruttato la nascita di questo blog, probabilmente come "lenitivo" del dolore cagionato dalla forzata inattività. Stavolta invece, nonostante il problema alla fascia plantare sinistra, non ho avuto alcun problema direttamente correlato all'attività sportiva. Mi è pesato molto invece dover infilare gran parte degli allenamenti specifici tra gli innumerevoli turni lavorativi. Ogni settimana dovevo ingegnarmi, fin dal lunedì, per trovare un buco per ogni uscita, tenendo conto dell'impossibilità di sostenere sedute intense dopo una notte in piedi e tenendo conto dei turni diurni di 12 ore. Insomma, è stato un faticoso slalom e spesso i tempi erano così stretti da costringermi a rinunciare allo stretching finale o ad accorciare il riscaldamento. Poi c'è stata la botta della febbre settica odontogena che mi ha costretto a 8 giorni di antibiotico e ad un intervento chirurgico piuttosto fastidioso che ha condotto ad un tracollo della condizione a 4 settimane dalla gara (vedi post sulla maratonina di Arezzo).
Mi sono ritrovato quindi ad un mese dalla maratona in piena crisi e solo dopo il 7 novembre ho cominciato a ritrovare sensazioni "normali", nel senso che non morivo a tenere i 4'30'' al km. Mi sono moderato nell'ultimo lunghissimo di 38 km, arrivando più stanco rispetto ai precedenti corsi 10'' al km più velocemente, mentre, a due settimane dalla maratona, ho provato a tirare la CLS di 21 km senza mai trovare buone sensazioni, anzi, finendo eccessivamente stanco.
Con queste premesse, ma non con questi pensieri, ho affrontato la maratona di Firenze.
E visto che le premesse sono state lunghe, lascio parlare i numeri.
1998 - TURCHETTO STEFANO MM35
Distanza Parziale min/Km (media)
Km 5 - 00:22:59 4.48
Km 10 - 00:21:48 4.35
Km 15 - 00:22:16 4.32
Km 20 - 00:22:21 4.31
Km 25 - 00:22:21 4.30
Km 30 - 00:22:10 4.29
Km 35 - 00:22:13 4.29
Km 40 - 00:22:48 4.30
Arrivo - 00:10:05 4.30
A chi ha un po' d'occhio non possono sfuggire i tre principali problemi.
1- I primi 5 km risentono sia del minuto buono necessario per giungere a valicare la linea di partenza, sia del minuto perso lungo il primo km intasato da atleti più lenti.
2- Parziale tra il 5° ed il 10° piuttosto ridotto (media 4'22''/km). Sono riuscito ad agganciare i palloncini delle 3 ore e 15' all'ottavo km, troppo in là per chi punta a stare sotto le 3 ore e 10'.
3- Sensibile calo dal 35° km.
Nonostante il PB di 3.09'04'' non sono soddisfatto della mia prestazione. So di poter valere qualcosa di più ma i problemi patiti in corso di preparazione mi hanno tagliato le gambe nel punto in cui dovrebbe venire fuori il maratoneta.
Mi do un 6-, per l'impegno.
giovedì 24 novembre 2011
Mezza maratona di Palmanova 2011
Cosa dire di questa manifestazione che cresce di anno in anno e che fa della sobrietà e della facilità del percorso i due punti di forza se non che merita venire a correrla, non solo per la gara in sè, ma anche per ciò che il territorio circostante generosamente offre.
Clima buono per correre. Io esco alle sette per 12 km a ritmo maratona. L'aria è ancora frizzante e la nebbia della notte si sta alzando per lasciare spazio al cielo limpido. A casa mi aspetta Leonardo, quasi pronto per una giornata di tifo a bordo strada.
Giungo in piazza a Palmanova mezz'ora prima dello start. Oggi si può correre leggeri e, anche se la temperatura non supera gli 8°, il sole scalda e non c'è vento. La ressa è tale che riesco solo a salutare Matteo, concentratissimo, Daniele, troppo arretrato per i suoi numeri, Marco, che non mi aspettavo di vedere.
Appena dopo lo start carico Leo in passeggino e voliamo alla macchina. Riesco a portarmi al km 7, circa, prima del passaggio dei primi atleti, gente che viaggia a 3'15'' al km. Un'anziana signora si avvicina e mi fa: "Che piano che vanno!" "Signora, bisogna provare per parlare!" "Ah bè, iò cori in devant e daur dut el dì..." "vabbè buonanotte".
Il primo a passare è quel demomio di Daniele, qualche metro davanti al palloncino dell'ora e 24. Nella stessa situazione rispetto al palloncino dell'ora e 30 passa Matteo. Poi Mauro, mi sembra in lieve ritardo sulla tabella di marcia. Mi fa capire di essere dolorante, ma non capisco dove. Tra l'altro non ho idea dei tempi di passaggio perchè ho ceduto a Matteo il mio orologio, visto che il suo Garmin si è fulminato poco prima dello start. Mi fermo ancora un minuto, giusto in tempo per vedere passare Luca e Marco. Dal mio punto di vista stanno correndo tutti bene, anche Mauro.
Leo partecipa con entusiasmo al tifo "Bravi, bene così!", imitando il papà che si astiene da incitamenti eccessivamente coloriti.
Ci rimettiamo in macchina per raggiungere la corsa al km 15 ma vari impedimenti sotto forma di pensionati al volante e famigliole in viaggio per il pranzo domenicale dai suoceri limitano la velocità media a 30 km orari così, quando giungo a Clauiano, in due minuti capisco che stanno sfilando gli atleti dell'ora e 40. Non resta altro che portarsi all'arrivo. Mi perdo Daniele, ma due minuti dopo Matteo passa stantuffando come un dannato. Il palloncino dell'ora e trenta che segnava il suo obiettivo di minima passa 90'' dopo. Due minuti dopo i palloncini passa Mauro, con il suo solito stile elegante che gli invidiavo quando ancora andava in bicicletta. Perdo un po' la cognizione del tempo, visto che l'orologio è al polso del fenomeno di Motta, ma nell'arco di tre secondi mi passano davanti Luca e Marco. Luca ha lo sguardo del killer, e se la porta di Palmanova fosse chiusa sono sicuro che tenterebbe di abbatterla a spallate, pur di arrivare. Marco lo vedo solo di spalle, ma ha la lucidità di rispondere al mio incitamento. Io e Leo ci avviamo verso il traguardo e non ci perdiamo l'arrivo trionfale di Simone, che sembra partito dietro l'angolo. Dopo un po' arriva Max tossicchiando e sputazzando virus e caccole che l'hanno sopraffatto in settimana.
Andando in ordine di tempo:
Come predetto, Daniele corre sotto i 4'00'' al km, viaggiando a 3'59'' per 11 km e 3'57'' per il resto della gara. Ci sono ancora ampi margini. Ciao Daniele, d'ora in poi ti vedrò solo la schiena!
Prestazione esaltante di Matteo, che chiude in 88'30'', finalmente sotto i 90'! Seconda parte a 4'08''. Sui polpacci ho intravisto la scritta NASA. Un missile! Bravo.
Mauro sbaglia dal riscaldamento e paga fino a metà gara, dove passa ad una media di 4'29''. Praticamente gara buttata nel cesso. Il resto lo corre a 4'15'', chiudendo due minuti sopra il proprio personale che forse oggi poteva avvicinare di molto. Peccato perché ha svolto una buona preparazione. Obiettivo under 90' solo rimandato.
Esaltante Luca che chiude in un tempo da favola: 94'55''. Al telefono sembrava aver pippato tanto era felice. Sono soddisfazioni anche per me.
Marco inaspettato. 94'55''. Per lui ampi margini di miglioramento. Uomo metodico. Forse merita una preparazione più impegnativa per tirare fuori davvero il tempone.
Simone: una belva. Splittone negativo anche per lui. 5'17'' prima parte, 5'09'' nella seconda parte. Polverizzato il personale. Londra?
Max: vince la gara tra i malati. Al decimo sputa l'apice del polmone destro che non viene fatto salire sul mezzo scopa e resta in zona Trivignano. Abbiamo affisso cartelli in centro a Palmanova, chi lo trovasse può portarlo a Cervignano presso l'ottica Epis. Comunque all'arrivo, per l'orgoglio del piccolo Emanuele. Leone da sanatorio.
Menzione speciale per Leo. Tre ore a sorbirsi gente che sbuffa, impreca, suda invece di un bel giro sulle giostre o un puzzle con la mamma. Roba da veri. In macchina crolla alle ore 13 senza pranzo. Sosteneva di essere in deplezione di carboidrati. Personaggio.
Clima buono per correre. Io esco alle sette per 12 km a ritmo maratona. L'aria è ancora frizzante e la nebbia della notte si sta alzando per lasciare spazio al cielo limpido. A casa mi aspetta Leonardo, quasi pronto per una giornata di tifo a bordo strada.
Giungo in piazza a Palmanova mezz'ora prima dello start. Oggi si può correre leggeri e, anche se la temperatura non supera gli 8°, il sole scalda e non c'è vento. La ressa è tale che riesco solo a salutare Matteo, concentratissimo, Daniele, troppo arretrato per i suoi numeri, Marco, che non mi aspettavo di vedere.
Appena dopo lo start carico Leo in passeggino e voliamo alla macchina. Riesco a portarmi al km 7, circa, prima del passaggio dei primi atleti, gente che viaggia a 3'15'' al km. Un'anziana signora si avvicina e mi fa: "Che piano che vanno!" "Signora, bisogna provare per parlare!" "Ah bè, iò cori in devant e daur dut el dì..." "vabbè buonanotte".
Il primo a passare è quel demomio di Daniele, qualche metro davanti al palloncino dell'ora e 24. Nella stessa situazione rispetto al palloncino dell'ora e 30 passa Matteo. Poi Mauro, mi sembra in lieve ritardo sulla tabella di marcia. Mi fa capire di essere dolorante, ma non capisco dove. Tra l'altro non ho idea dei tempi di passaggio perchè ho ceduto a Matteo il mio orologio, visto che il suo Garmin si è fulminato poco prima dello start. Mi fermo ancora un minuto, giusto in tempo per vedere passare Luca e Marco. Dal mio punto di vista stanno correndo tutti bene, anche Mauro.
Leo partecipa con entusiasmo al tifo "Bravi, bene così!", imitando il papà che si astiene da incitamenti eccessivamente coloriti.
Ci rimettiamo in macchina per raggiungere la corsa al km 15 ma vari impedimenti sotto forma di pensionati al volante e famigliole in viaggio per il pranzo domenicale dai suoceri limitano la velocità media a 30 km orari così, quando giungo a Clauiano, in due minuti capisco che stanno sfilando gli atleti dell'ora e 40. Non resta altro che portarsi all'arrivo. Mi perdo Daniele, ma due minuti dopo Matteo passa stantuffando come un dannato. Il palloncino dell'ora e trenta che segnava il suo obiettivo di minima passa 90'' dopo. Due minuti dopo i palloncini passa Mauro, con il suo solito stile elegante che gli invidiavo quando ancora andava in bicicletta. Perdo un po' la cognizione del tempo, visto che l'orologio è al polso del fenomeno di Motta, ma nell'arco di tre secondi mi passano davanti Luca e Marco. Luca ha lo sguardo del killer, e se la porta di Palmanova fosse chiusa sono sicuro che tenterebbe di abbatterla a spallate, pur di arrivare. Marco lo vedo solo di spalle, ma ha la lucidità di rispondere al mio incitamento. Io e Leo ci avviamo verso il traguardo e non ci perdiamo l'arrivo trionfale di Simone, che sembra partito dietro l'angolo. Dopo un po' arriva Max tossicchiando e sputazzando virus e caccole che l'hanno sopraffatto in settimana.
Andando in ordine di tempo:
Come predetto, Daniele corre sotto i 4'00'' al km, viaggiando a 3'59'' per 11 km e 3'57'' per il resto della gara. Ci sono ancora ampi margini. Ciao Daniele, d'ora in poi ti vedrò solo la schiena!
Prestazione esaltante di Matteo, che chiude in 88'30'', finalmente sotto i 90'! Seconda parte a 4'08''. Sui polpacci ho intravisto la scritta NASA. Un missile! Bravo.
Mauro sbaglia dal riscaldamento e paga fino a metà gara, dove passa ad una media di 4'29''. Praticamente gara buttata nel cesso. Il resto lo corre a 4'15'', chiudendo due minuti sopra il proprio personale che forse oggi poteva avvicinare di molto. Peccato perché ha svolto una buona preparazione. Obiettivo under 90' solo rimandato.
Esaltante Luca che chiude in un tempo da favola: 94'55''. Al telefono sembrava aver pippato tanto era felice. Sono soddisfazioni anche per me.
Marco inaspettato. 94'55''. Per lui ampi margini di miglioramento. Uomo metodico. Forse merita una preparazione più impegnativa per tirare fuori davvero il tempone.
Simone: una belva. Splittone negativo anche per lui. 5'17'' prima parte, 5'09'' nella seconda parte. Polverizzato il personale. Londra?
Max: vince la gara tra i malati. Al decimo sputa l'apice del polmone destro che non viene fatto salire sul mezzo scopa e resta in zona Trivignano. Abbiamo affisso cartelli in centro a Palmanova, chi lo trovasse può portarlo a Cervignano presso l'ottica Epis. Comunque all'arrivo, per l'orgoglio del piccolo Emanuele. Leone da sanatorio.
Menzione speciale per Leo. Tre ore a sorbirsi gente che sbuffa, impreca, suda invece di un bel giro sulle giostre o un puzzle con la mamma. Roba da veri. In macchina crolla alle ore 13 senza pranzo. Sosteneva di essere in deplezione di carboidrati. Personaggio.
martedì 1 novembre 2011
Mezza maratona di Arezzo 2011
Corro da circa 5 anni e di errori ne ho fatti tanti e continuo a farne. E se qualcuno sono riuscito ad evitarlo, di altri non arrivo ad individuarne le cause.
Riconosco di avere molti limiti e non mi riferisco ai limiti "organici" che fanno di me un atleta mediocre, ma a veri e propri difetti di sensibilità.
Immagino che la capacità di fare previsioni di basi sulla qualità dell'informazione. Ed il messaggio, per quanto chiaramente possa essere trasmesso, conduce fatamente a previsione errata se il ricevente non è sintonizzato. Inoltre, sempre rimanendo in metafora radiofonica, posso anche essere perfettmente sintonizzato, ma se tengo il volume a 0, il messaggio non può essere decifrato e compreso.
La settimana scorsa ho ricevuto messaggi forti e chiari dal mio corpo e sono arrivati sotto forma di numeri, cosa non infrequente nel nostro sport: 6x4'34''+1x4'24''+1x4'28''+1x4'14''+1x4'14''+1x4'00''con IS10.
Decrittando: 6 km di CL e successivo tentativo di progressione risultato caotico, irregolare, caratterizzato da intensa difficoltà a mantenere i ritmi prefissati ed indice di sforzo (su una scala da 1 a 10) pari a 10. Il tutto in una seduta di allenamento che altre volte ho corso in grande scioltezza.
Quanto era forte questo messaggio? Una brezza che lasciava presagire un imminente temporale o un muro di vento che prelude alla "tempesta perfetta"?
L'uomosaggio pavido dotatodelsennodipoi avrebbe visto l'onda anomala alzarsi, magari in tempo per evitare il naufragio.
L'uomostolto coraggioso sprovvistoanchedelsennodiprima ha oscurato i vetri di prua e si è infilato, quasi non avesse altra scelta, nell'enorme flutto. Affondando.
Per come vedo la vita, mi ci vuole più forza a ritirarmi che a finire una corsa iniziata e subito finita come quella di domenica. Ed una forza smisurata per tenere le scarpe in borsa e rimanere dall'altra parte delle transenne.
Che solo ora riconosco sarebbe stata la scelta migliore.
Dubito che la sonora sconfitta patita domenica alla mezza maratona di Arezzo, chiusa con quasi nove minuti di ritardo rispetto al mio primato personale, mi abbia reso più forte. E dubito che la prossima volta, in circostanze simili, rinuncerò a correre.
Allora non ho proprio imparato niente?
Mettiamola così: mi sono trovato a gambe larghe davanti ad un tipo con la testa rasata e gli anfibi che mi guardava insistentemente le palle. Ho deliberatamente scelto di lasciarlo calciare . Non dico che la prossima volta scappo, ma almeno metto le mani davanti.
Riconosco di avere molti limiti e non mi riferisco ai limiti "organici" che fanno di me un atleta mediocre, ma a veri e propri difetti di sensibilità.
Immagino che la capacità di fare previsioni di basi sulla qualità dell'informazione. Ed il messaggio, per quanto chiaramente possa essere trasmesso, conduce fatamente a previsione errata se il ricevente non è sintonizzato. Inoltre, sempre rimanendo in metafora radiofonica, posso anche essere perfettmente sintonizzato, ma se tengo il volume a 0, il messaggio non può essere decifrato e compreso.
La settimana scorsa ho ricevuto messaggi forti e chiari dal mio corpo e sono arrivati sotto forma di numeri, cosa non infrequente nel nostro sport: 6x4'34''+1x4'24''+1x4'28''+1x4'14''+1x4'14''+1x4'00''con IS10.
Decrittando: 6 km di CL e successivo tentativo di progressione risultato caotico, irregolare, caratterizzato da intensa difficoltà a mantenere i ritmi prefissati ed indice di sforzo (su una scala da 1 a 10) pari a 10. Il tutto in una seduta di allenamento che altre volte ho corso in grande scioltezza.
Quanto era forte questo messaggio? Una brezza che lasciava presagire un imminente temporale o un muro di vento che prelude alla "tempesta perfetta"?
L'uomo
L'uomo
Per come vedo la vita, mi ci vuole più forza a ritirarmi che a finire una corsa iniziata e subito finita come quella di domenica. Ed una forza smisurata per tenere le scarpe in borsa e rimanere dall'altra parte delle transenne.
Che solo ora riconosco sarebbe stata la scelta migliore.
Dubito che la sonora sconfitta patita domenica alla mezza maratona di Arezzo, chiusa con quasi nove minuti di ritardo rispetto al mio primato personale, mi abbia reso più forte. E dubito che la prossima volta, in circostanze simili, rinuncerò a correre.
Allora non ho proprio imparato niente?
Mettiamola così: mi sono trovato a gambe larghe davanti ad un tipo con la testa rasata e gli anfibi che mi guardava insistentemente le palle. Ho deliberatamente scelto di lasciarlo calciare . Non dico che la prossima volta scappo, ma almeno metto le mani davanti.
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