A proposito dei miei amori

«Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni.»

Jesse Owens

lunedì 27 dicembre 2010

Chi non ha testa... ha gambe pesanti

Ci tenevo ad esserci a Telethon, non per particolari ambizioni, ma per semplice contributo, aiutando mentre facevo qualcosa di piacevole: correre.
Come al solito vengo iscritto dall'inossidabile Giorgio Abetini per la squadra Palme-Gonars-Jalmicco, dichiaratamente non competitiva. La mattinata è fredda ed i 950 metri del percorso sono ormai liberi dalla neve caduta sui runner del pomeriggio precedente e della notte. Con tutta calma alle 11.07 mi presento al tendone delle squadre e Giorgio mi squadra di sotto in sù e mi fa "Oh, sei arrivato..." con la classica cantilena del furlàn. Dico: "corro tra 55', che problema..." e lui "no caro, tu corri alle 11... ma sei fortunato, la manifestazione è 15' in ritardo, quindi hai 8 minuti per cambiarti e partire". Ocazzocazzocazzo... io che mi scaldo minimo 20', e poi gli spogliatoi sono a 500 metri da lì. Vabbè, apro la borsa, tiro fuori quello che mi capita, mi infilo un po' di indumenti a casaccio e tiro un sonoro porcone (sempre in tema di friulanità) perché mi rendo conto di non avere le scarpe da running. Sì, hai letto bene, non ho le scarpe per correre. Quelle "di ginnastica" come le chiama mia moglie. Essendo abituato a queste e peggiori dimenticanze (ho corso la maratona di Treviso 2009 senza chip e con il numero ritagliato dalla borsa del pacco gara e attaccato alla maglia perché avevo dimenticato tutto a casa) mi guardo i piedi e sussurro loro: "coraggio è per una buona causa". Reinfilo le massicce North Face da chilo e mezzo che uso per camminare sui sentieri (in verità molto poco) e mi fiondo alla partenza, con otto secondi di ritardo. Vado cauto il primo giro, poi vado in accelerazione pagando il mancato riscaldamento. Le gambe non girano mai fluide ma non mi aspetto certo di volare, visto il periodo di potenziamento con sprint brevi in salita che mi hanno tolto agilità di corsa. Al primo giro scorgo Laura a cui grido "Ho sbagliato tutto". Lei fa quella faccia che in un secondo mi comunica "Ma cosa fai già lì dentro... ah, ho capito, una delle tue solite pirlate". Al secondo giro le grido: "Ho dimenticato le scarpe". Alla fine mi dirà di aver suscitato l'ilarità degli astanti, che ironizzavano su tennisti che dimenticano la racchetta, sciatori senza sci, attori di film porno che dimenticano...
Insomma, non vado veloce e, se la potenza è nulla senza controllo, il controllo senza potenza mi permette di stare in piedi anche sul porfido più infido. Le maxisuole mi regalano un grip inviadiabile anche nelle curve più secche del percorso. Sono il re del cingolato e sferraglio sull'asfalto come un Panzer tedesco. Mi porto a casa solo qualche vescica sulla punta delle dita e un'ora piacevole.
Mi è successo spesso di sognare di arrivare in ritardo ad una gara e di accorgermi di non avere le scarpe, con un senso di angoscia terribile. Uno dei miei due incubi ricorrenti si è avverato. Mi è andata bene: l'altro è trovarmi seduto su un vater a fare la cacca in pubblico.

martedì 23 novembre 2010

Mezza maratona di Palmanova 2010

Mi ritengo una persona razionale e la scaramanzia non fa parte dei fattori che influenzano il mio comportamento.
Il silenzio sul blog è dovuto ad altri motivi che forse un giorno avrò modo di spiegare.
La mezza maratona di Palmanova l'avevo messa nel mirino qualche mese fa, quando avevo capito che non avrei potuto correre a Udine. Avevo iniziato a seminare nel lontano maggio, sulle salite di Colmello e su quella di Castelvecchio. In val di Fassa a fine giugno i primi germogli, stentati, innaffiati dall'acido lattico speso su salite per me terribili. A fine agosto un primo test a Velden dove appariva evidente che la pianta era cresciuta, le radici erano salde, ma i rami non ancora pronti a reggere i frutti. A fine settembre ci sarebbe stata proprio bene la mezza a Udine ma la promessa fatta di subordinare qualsiasi impegno sportivo alle nostre ferie autunnali mi ha portato a sudare in Tunisia. Ho appeso ai rami ripetute, corse a ritmo medio, stramaledettissimi IT, constatando che mi riusciva abbastanza facile stare al limite superiore del range di velocità consigliata. Un test il lunedì dopo la maratona di Venezia (come accompagnatore in borghese) aveva dato risultati talmente lusinghieri che: 1) ho dato il merito al vento, 2) ho pensato di aver sbagliato a misurare (un anello che avrò percorso almeno 200 volte in due anni, e misurato col GPS una cinquantina di volte!), 3) ho pensato di aver riposato "troppo" (ben 48 ore!).
Insomma, ieri era il momento di raccogliere.
Clima meraviglioso per correre. Vento quasi zero, 12 gradi. Tutto pronto. Mi riscaldo i soliti 20 minuti e mi sembra di non avere le gambe. A 15' dal via entro nell'unica gabbia. Mi sembra onesto posizionarmi a 20-30 metri dalla linea di partenza, lasciando circa 300 persone a precedermi. Mi guardo intorno. Una signora in fuseaux e felpona mi spintona per passare avanti. Accanto a me uno spilungone di 90 kg dichiara di voler stare sotto le due ore. Mi viene il dubbio di essere nel posto sbagliato, ma forse è il dubbio ad aver sbagliato persona. Perché non assali loro? Hanno un'aria innocente che fa capire che semplicemente NON SI RENDONO CONTO che qui non vale "chi prima arriva meglio alloggia", e soprattutto non capiscono che a stare lì danneggiano molti altri. In precedenti occasioni in questa gara sono arrivato a perdere anche 1 minuto e mezzo nel primo chilometro. Praticamente irrecuperabile.
Allo sparo, incredibile, quella dietro a me comincia a spingere. E no, cazzo. Punto i piedi e lascio che chi mi precede mi prenda un metro. Poi parto. Mi metto a lato e qui corro abbastanza libero. Ho idea di fare i primi 1000 a 4'15'', giusto per far ricircolare il sangue e poi mettermi a velocità di crociera 4'05''/km. Freno un po' e lascio che gli imprudenti sfoghino le energie. Alla porta c'è un rallentamento e già nel falsopiano successivo affianco qualcuno con il fiato 1:1, roba che neanche al ventesimo. Al cartello del 1° km riconosco la bandana rossa del Margiotta, seguito da una folta schiera di triatleti. Un po' scortesemente gli chiedo a quanto vuol portare i suoi al traguardo e mi risponde in modo strano "se ce la faccio, 1 ora e trenta". Mi viene da dirgli: "in un'ora e trenta ne fai due e ancora ti avanza", ma dico solo "grazie" e mi riprometto di chiedergli scusa di averlo disturbato senza essermi presentato. Ma forse era meglio risparmiare il fiato, per me e per lui.
E così prendo il largo immaginando che qualcuno fissi l'immagine della mia schiena nella speranza di ritrovarla nei chilometri successivi.
Da sempre mentalmente divido la mezza in tre parti: 7 km in scioltezza, 7 km tenère, 7 km spara tutto. I 4'05'' non mi costano fatica. Cerco di mantenermi decontratto. Sono su un impegno tra la corsa lenta e la corsa lunga svelta. Mi lascio passare dagli ultimi audaci e sto sulle mie.
Calcolo che devo arrivare almeno al settimo km con questo impegno respiratorio. All'ottavo il fiatone non arriva. Passo al decimo in 40'54'', con sei secondi di vantaggio sulla tabella di marcia. Al quarto di maratona sono a 43'12''. Mi basta incrementare di 3 secondi al km a l'obiettivo di stare sotto gli 86' è raggiunto. Il prossimo traguardo mentale è il km 14, qui inizia la mia gara. Ci arrivo e il fiato è quello dell'inizio. Che faccio? Incremento. Il km 15 vola a 3'47'' e allora mi do una calmata. mi assesto sui 3'52''-3'55''. Gli ultimi  km li divido in 2 parti: una prima parte da correre appena sotto i 12', l'altra, a tutta. Continua a cliccare ogni 1000 e la prima cifra è sempre 3. Al 18° smetto di guardare il crono e fisso solo quelli davanti a me. Prima vado a prendere un carnico in giallo, poi uno in scarpe arancioni. Miro ad un pelato tutto storto, e via anche lui. Mi manca solo uno spilungone, Gabriele, Libertas, ce l'ha scritto sulla schiena. Mi ha passato al quinto-sesto km ed è andato via. Poco dopo l'ho visto dietro una siepe, si è rimesso in strada e mi è andato via di nuovo, dal 15° in poi è sempre rimasto là, a 50 metri. Dal 18° ha ricominciato ad ingrandirsi. Non riesco più ad accelerare e ne passo tanti. Quasi tutti hanno il fiato peggio del mio e provano ad attaccarsi, inutilmente. Dal decimo all'arrivo saranno 62 le "vittime". Ultimo chilometro.
Provo a sfruttare un po' di discesa. Ne passo ancora qualcuno.  A 30 metri dalla porta sento un urlo selvaggio. Da sopra la porta della città sponta la testa dell'amica Manu che grida il mio nome come un ossesso. Alzo il pollice "OK!". Ormai l'"impresa", la mia impresa è fatta. Passo sotto la porta e nella salitina successiva arrivo a 2 metri da Gabriele. Lui non lo sa che ce l'ho nel mirino ma il tifo gli fa cambiare marcia. Io soffro e pago lo sforzo della salita e perdo qualche metro da lui. Negli ultimi 300 metri non allunga più ma non riesco ad avvicinarlo. Finisce che passa lui per primo e io chiudo l'ultimo mille attorno ai 3'40''. Cesare dal microfono segnala il mio arrivo e dice 1 ora 24 minuti e quarantotto secondi, mentre il mio crono segna un realtime di 84'29'', sei secondi sopra la soglia dei 4'00'' al km netti, correndo gli ultimi 11097 metri ad una media di 3'55'' al km.

Trovo la forza di sgambettare 4-5 minuti per defaticare, ma la felicità mi permetterebbe di continuare per altri 21 km (iperbole).
Da quasi due anni ero inchiodato agli 87 minuti, 30'' più 30'' meno e credevo di non riuscire più a migliorare. Raramente ho provato sensazioni di così gran benessere durante una gara e la sofferenza vera l'ho provata solo negli ultimi 3 km, dove la forza me l'hanno data i sorpassi continui.
Un'altra barriera (85') è caduta e per poco non è caduta quella dei 4'00'' al km sulla mezza. Se avessi dovuto scommettere, avrei dato un risultato così a 1:50.

Gli altri:
Matteo

Ancora molto lontano dalla massima espressione delle sue potenzialità, passeggia per un bel pezzo con i palloni dell'ora e quaranta, poi si rompe le palle e in 10 km scava un buco di 5'. La gamba fa ancora i capricci ma se la smette di voler correre a tutti i costi una 42 e si dedica seriamente a distanza minori l'ora e 30 è destinata a cadere molto molto presto.

Luca

Stop inatteso a tre settimane dalla gara. Impossibile puntare al PB, ma sostanzialmente uguaglia, seppur con grande fatica, il crono di Pordenone. Continuo a sostenere che il ragazzo ha potenzialità. Senza fretta però.

Simone
Manda serenamente a quel paese la mezza di Palmanova e dedica la domenica al piccolo Matteo. Bravo papà!

Il mio avversario virtuale Poiana (ma lui non lo sa)
Aveva vinto lui a Farra (7800), poi io a Medea (21097), ancora io a Fagagna (1 ora), lui a Buttrio (1 ora). Ieri ha condotto una bella gara in progressione ma gli ho rifilato 1'50''. Bravo. continua così che sei uno stimolo.

mercoledì 27 ottobre 2010

The others

La maratona. Viverla. Anche stando dall'altra parte delle transenne. Per un giorno sono stato "il pubblico", "la gente". Non quelli che corrono, ma "gli altri". Alla fine ne avevo le palle piene. La giornata è iniziata alla 5.20 e sono riuscito ad entrare in casa, dopo aver recuperato Leo dalla nonna, alle 18.30. Ero stanco e nervoso. Stanco per il poco dormire. Nervoso per la giornata podisticamente improduttiva. Mi sentivo come un animale in gabbia, stretto tra il desiderio di stare con mio figlio, il bisogno, la necessità di mettere i piedi nelle wavw precision 11 e il timore di non saper vincere la paura di fare fatica.
La scorsa settimana è stata una settimana strana. IT200, attualmente la seduta che soffro di più. Sono sempre stato lento. Alle medie vincevo i 1200 o i 1600 solo perché ero l'unico che aveva voglia di soffrire, mentre sugli 80 metri le prendevo da tanti. E l'allenamento su distanze sempre sopra i 10.000 ha aggravato il difetto. Putroppo, dalle nostre parti, gare sotto i 7 km è difficile trovarne. Giovedì una corsa in progressione sui 10 km. Poi quasi più niente. Praticamente dimezzati i km settimanali rispetto alle 6 settimane precedenti. Fermo sabato e fermo domenica, mi sono fatto assalire dall'inquietudine, dal timore, infondato, di buttare via il lavoro fatto. E davanti avevo un medio di 1 ora che temevo particolarmente e che la volta precedente mi aveva fatto male. Col senno di poi è stato un bene che sia stato fermo due giorni dopo una CLR. Lunedì mi sono scagliato contro la bora con cattiveria e ho trasformato il medio in un test a ritmo gara.
Chi ha letto "A perdifiato" di Mauro Covacich sa cosa intende lui quando scrive "si sta andando". Dice che quando senti il vento sulla faccia, l'asfalto corre sotto di te, i moscerini che si appicicano al volto, vuol dire "che stai andando". Domenica, mentre ero sul treno, lungo il ponte della libertà, ho visto Migidio correre. Ho seguito un uomo correre a 3'10'' al km. Ho visto i piedi planare sull'asfalto e rimbalzare rimanendo indietro perchè intanto il bacino era già due metri avanti, ho visto quanto deve durare un appoggio e le mani afferrare l'aria e ad essa appigliarsi per aumentare la progressione in avanti. Ho visto la differenza tra correre e tapasciare, tra spingere e trascinare, tra "calpestare" e "sfiorare", tra celere e tardo. I miei piedi sono miccette umide, mi guardo correre e sembro seduto sul cesso, con le ginocchia che non avanzano, i piedi che si incollano alla strada, il culo basso e arretrato. Sembro Willy coyote quando i razzi sui pattini si accendono e il tronco resta indietro. Mi sono sentito un bambino di 5 anni, che scarabocchia casette su fogli di carta, in visita al museo di Van Gogh.
In riva degli schiavoni mi sono arrampicato alla ringhiera dell'ultimo ponte. Chi arrivava in cima vedeva il traguardo, per la prima volta dopo 42 km, lì, a 195 metri. Sono stato lì ad aspettare prima mio fratello, poi Max. E intanto un bravo a tutti e dai che è finita, dai che è fatta. Ragazzi non mollate, un cinque a tutte le mani sudate ed appicicaticce.
Tanti, tanti, in cima al ponte strizzavano forte gli occhi e il mento tremava e le labbra si stiravano in una linea che avrebbe voluto esplodere in un espirio e in un singhiozzo. E io avrei voluto dire loro di lasciarle andare quelle lacrime, di lasciarle uscire e lasciarsi bagnare le guance. Di sfogare la gioia di essere arrivati lì con le proprie forze. Che se la meritavano quell'emozione. Ma mi sentivo così vicino che la voce non mi usciva ma mi si chiudeva la gola e appannava la vista.
Che roba!
Io non le lascio mai andare quelle lacrime anche se il singhiozzetto mi è venuto dopo Vienna, con Leo in braccio e dopo la Traslaval, per il sollievo e il panorama stratosferico. Non lo so, forse la prossima volta ce la farò. Quando càpita a me, lo sento come uno sfogo un po' isterico e me ne vergogno, così me lo tengo dentro. Mi sentirei così patetico, eppure non giudico patetico chi si commuove al traguardo.
Però... qualche anno fa, al termine della sua prima maratona, Mauro è scoppiato in un pianto dirotto. Io, che forse non avevo mai corso più di un'ora, invece di starmene zitto, non capendo ciò che stava succedendo, gli ho chiesto "Cosa c'è? Sei stanco o sei felice?". E lui mi ha detto il numero minimo di parole che esprimesse compiutamente il concetto: "Tutte e due".
Distrutto ma felice. E' forse questa la miscela esplosiva che crea il vuoto nel torace e chiude la glottide e fa uscire dalla gola di ragazzoni sfigurati, allampanati signori di mezza età, donne inzuppate di sudore e pioggia, quel suono che ci riporta al primo secondo di vita, quando questa ci ha pervaso il corpo con la prima, dolorosa e stupenda, boccata d'aria.

domenica 10 ottobre 2010

Mamma mia


Avevo promesso ed ho mantenuto: niente maratone autunnali. E va bene così, perché ho il tempo per lavorare sulla velocità e su distanze più brevi come la mezza in cui il PB non si schioda dagli 87 minuti e rotti da un paio d'anni. E così, in mancanza di appuntamenti unici ed irripetibili come una maratona, ho dato la precedenza ai desideri di Laura impostando poi i lavori sulla base del suo piano ferie. Quest ultimo ci ha condotto a fine settembre in Tunisia per una settimana che avrebbe dovuto essere di relax ma che si è trasformata in una serie di veglie notturne e sonno frammentato a causa della puntualissima infezione dell'infante. Peraltro respiratoria e non intestinale come avrebbe lasciato presagire la sede della vacanza. Per fortuna avevamo un carretto di farmaci, tra i quali non era annoverato l'antibiotico "che da meno fotosensibilità". L'abbiamo trovato in farmacia a Mahdia in una strana preparazione che comprendeva anche olio di ricino. Povero Leo, ogni volta era conati di vomito. L'ho assaggiato anch'io e ho avuto la bocca al fiele fino al mattino dopo. E ovviamente ha provocato ugualmente l'eritema. Come a dire: 16 euro di amarezza e dermatite. Ma intanto gli ultimi due giorni se li è goduti.

Obbligatorio allenarsi al mattino perché poi la temperatura saliva considerevolmente. Andata in discesa col vento a favore, praticamente uno Sputnik, ritorno... una cagoia. Seduta peggiore: 1 ora di CM. Mi sono fatto male. L'ultimo giorno ho scoperto che la sera il vento girava e quindi la discesa aveva il vento contro ma la salita vento a favore. Maledizione, eppure l'avevo studiata quella cosa della brezza di terra e di mare.

Sicuramente non ha aiutato il bicchierino serale e quotidiano offerto dal pittoresco Maurizio che affermava essere preparato da estratto di "fica secca". Leo si è innamorato di lui e delle sue filastrocche "Mamma mia, mamma mia, com'è bella Tunisia". Ancora adesso quando vede il cammello di peluche lo chiama "Izio".

Il ritorno al fresco ha rimesso pepe alle gambe e per la prima volta ho avvicinato i 40' sui 10000 in un allenamento intervallato (400 poco sopra la soglia anaerobica + 400 di recupero alla velocità del medio fino a 10000 metri totali in 40'14''). Ha detto bene Matteo che i 10000 sotto i 40' sono virtualmente fatti, ma mi manca la gara per scrivere il risultato sul mio diario.

In ogni caso settimana proficua che spero mi porti già ad un buon livello per l'ora di Marinella il 7 novembre con gli altri 5 dell'American Gigolò (ma si può chiamare così una squadra di staffetta?). Capitano quel trinoriciuto di mio cognato Giuliano, calciatore ma con la punta del piede e l'unghia nera nel podismo.

domenica 19 settembre 2010

Traduttore automatico di GoogLEO

Ba: liquido cristallino dissetante
Ua: frutto autunnale da cui si ricava bevanda a vario grado alcoolico
Ancoa: richiesta di reiterazione di gesto, frase, gioco o rimpimento bicchiere/piatto
Buffbuff: quadrupede abbaiante
Meeeow: quadrupede miagolante
Pam: termine onomatopeico per trauma cranico
Pan: complemento ai cibi ottenuto da impasto tra farina acqua lievito e sale

Si omettono termini inerenti la famiglia, per ovvietà di traduzione.

Aggiornamento al 8 ottobre
Itta: nome proprio di gatto domestico (Giuditta)
Izio: nome proprio di folkloristico tunisino conosciuto durante le recenti ferie (Maurizio)
Loglio: sostanza grassa di derivazione vegetale usata per l'idratazione della pelle
No-no: categorico rifiuto di seguire qualsiasi istruzione data. Se impropiamente iterata stimola la produzione di sculacciate e successiva insorgenza di pianto disperato.
Cicia: ancora in fase di traduzione. L'ipotesi attualmente più in voga è che indichi cibo di derivazione animale ad elevato contenuto proteico.

Updating in progress

lunedì 13 settembre 2010

A tor dal tor di Buri


Test atteso, quello dell'ora. Ad inizio giugno avevo corso una gara simile, in una pista affollata.

Stavolta il percorso è cittadino e riserva due piccole asperità per ogni giro di 874 metri.

Corro la ventiduesima ora di una staffetta, dalle 13 alle 14. Caldo, ma sopportabile. Quando arrivo al tendone della mia squadra (Palme-Gonars-Jalmicco) il mitico Giorgio mi fa notare che siamo primi e che mi basta non perdere terreno dal nostro diretto avversario dell'atletica Buja. Io lo individuo e, pur avendolo già visto, non so se sia uno che va più forte o più piano di me. Decido di partire al ritmo prefissato su un percorso a me totalmente sconosciuto. E così NON sarà.

Al via mi attesto attorno all'ottava posizione ed esagero un po', anzi un bel po'. Mi accorgo che il mio avversario si è attaccato ai miei talloni e non capisco cosa voglia fare. Credo che abbiamo almeno 3 km di vantaggio e dovrebbe attaccare, mentre io dovrei controllare. Ma non accenna a superarmi. Sul tracciato molti lo conoscono e lo incitano "Bene mauro, Vai Mauro". Io ho Leonardo che ad ogni giro mi indica col ditino e mi guarda col ciuccio in bocca. Dopo i primi tre giri decido di scoraggiare ogni iniziativa del mio avversario, anche perché io ho il vantaggio di sentire il suo fiato mentre il mio lui non lo percepisce. E comunque è meno concitato. Mi rendo benissimo conto che sto correndo oltre le mie potenzialità ma non credo che lui reggerà ancora molto. Attorno al minuto 20 un runner che mi sta davanti di pochi metri decide di aspettarmi e di mettersi in coda. Dietro di me sento lo scalpiccìo dei loro passi e non capisco se siano in due o uno solo. Per di più, questo runner che si è appena accodato si chiama Mauro, come quello di prima. Quindi tra un vai Mauro ed un forza Mauro, mi volto verso un vetrina e vedo che siamo in due. Quello davanti è un pelato in canotta azzurra, quello dietro un pelato in canotta bianca. Manca il trinoriciuto, manca il mio avversario. Non mi volto a controllare dove sia. Ormai la frittata è fatta. Attorno al minuto 32 comincio a sentire che le gambe non sono più brillanti. Il runner che è con me non ne vuole sapere di tirare, ma servirebbe a poco, visto che il poco vento è trasversale e non da fastidio. So che sto calando e che la crisi verrà inesorabile. Attorno al minuto 40 Mauro, il pelato, decide di andare e io non riesco a reagire. La sua sarà una progressione inesorabile che io non riuscirò ad arginare.

Per quelli a cui interessa, un crollo si presenta così:

Primi 8 giri a 3'30''5 a giro

Gli altri 8 giri a 3'39'' a giro

Praticamente naufrago nell'acido lattico

Ovvio che sarei dovuto partire a 3'36'' a giro.

Concludo davvero affaticato 14613 metri, terzo di frazione, guadagnando ulteriori 360 metri sui secondi.

Una gara sconsiderata, mal gestita, corsa più sull'avversario che sulla distanza.

Unica nota positiva: 150 metri in più rispetto a Fagagna, tre mesi fa, su un percorso più mosso ma meno affollato, nel quale si poteva scegliere la traiettoria ideale.

Uno dei miei avversari "virtuali", il Poiana, mi ha dato uno schiaffo tremendo correndo la sera prima quasi 15100 metri, un'enormità più di me. Bravo!

Sono felice per Giorgio, che per la prima volta porta una sua squadra alla vittoria. Va detto però, che tra le cinque edizioni disputate finora, questa ha avuto i contenuti tecnici più scadenti. Abbiamo vinto con 332 km e poco più, mentre l'anno scorso ne sarebbero serviti 370.

Onore comunque a Giorgio, che si starà godendo questa prima indimenticabile vittoria.

mercoledì 8 settembre 2010

Diamond Gala


L'ultimo fine settimana di agosto era tanto atteso. Da mesi avevo preparato la sorpresa a Laura e allora sveglia alle 4.40, in macchina alle 5.20, a Treviso alle 7.00, in aereo alle 8.30, a Brussel alle 10. Cielo plumbeo, pioggia a tratti battente, vento, 10-12 gradi. Fino a che non entriamo allo stadio alle 19.00 lei non capisce che l'ho portata a vedere la finale del Diamond Gala. Lo so, lei sognava una giornata alle Olimpiadi, ma sarebbe tutto più difficile, anche se non è detto che un giorno...
La serata scorre rapidissima tra i pochi balzi, sbagliati, di Gibilisco, il secondo posto della Di Martino, una finale dei 100 M biamputata di Bolt e di Asafa, un 800 M fantastico con Rudisha in 1'43''50 che gioca con Kaki, secondo col pettorale rovescio, ed una piccola delusione per Elisa Cusma. I primi dieci minuti col groppo in gola in uno stadio pieno per il memorial Van Damme (http://it.wikipedia.org/wiki/Ivo_Van_Damme).
Bello bello, dalla sfilata iniziale ai fuochi d'artificio finali.
Poi cena ai baracchini dello stadio, uguali in tutto il mondo ma con le patatine fritte più buone d'Europa.
Il mattino dopo trasferimento ormai annunciato nella vicina capitale Olandese. Il treno ad alta velocità è confortevole, e davvero viaggia, meno veloce ma più costoso del Boeing della Ryanair che ci ha portato a Brussel con i piedi sulle valigie.
La città è fantastica e Laura ne è entusiasta. Non si spaventa dei "fattoni" che girano per la stazione. Visitiamo il centro storico a piedi e dopo pranzo è d'obbligo un giro sui canali con il battello. Dopo cena invece visita al quartiere a luci rosse, sempre stupefacente. Ci infiliamo in un bar da cui esce del metal favoloso e ci facciamo l'ultimo bicchiere, lontani dalle oniriche esperienze vissute con gli amici molti anni fa. La stanza d'albergo in cui siamo ospiti ha il letto addossato ad una grande vetrata che dà sul vicolo sottostante. Sembra di dormire in braccio alla notte Olandese e le gocce di pioggia che bussano al vetro ci cantano la ninna nanna. E' domenica e dopo Van Gogh ci attende lo store Desigual (in ordine cronologico e forse anche di importanza, chissà). Il rientro a casa è vicino ma siamo ancora frastornati dai tre magici giorni vissuti. La facilità con cui si possono organizzare questi weekend tutto via web e la rapidità degli spostamenti farebbero venir voglia di ripetere l'esperienza. Ma la Mastercard piange.
A casa ci aspetta Leonardo e la sua presenza rende dolce un rientro a casa che potrebbe altrimenti essere un po' malinconico. Dorme e non sa che domattina, dopo tre giorni, lo sveglieranno i bacini della mamma.

martedì 24 agosto 2010

Mezza Maratona del Wörthersee

Domenica, ultimo giorno di un bel weekend lungo in Austria, ho corso la mezza sul lago Wörther, tra Velden e Klagenfurt. E' la quarta edizione consecutiva che corro dopo che Matteo me l'ha fatta scoprire nel 2007, trascinandomi al traguardo dopo due mesi di quasi totale inattività. E' un appuntamento che non voglio mai perdere per molte ragioni. La prima è che dalle nostre parti non è facile trovare una mezza nei mesi estivi. La seconda è che il fine settimana successivo a ferragosto è un bel momento per spezzare un mese in cui di solito non prendo ferie. La terza, ma non ultima, è che la manifestazione è davvero splendidamente organizzata ed il percorso è molto stimolante.
Per quanto riguarda la mia gara, mi sento di dire di aver sostanzialemente mantenuto ciò che mi proponevo. L'ho chiusa infatti in 88'31'' (RT) , 11'' più tardi dell'anno prima. Fino al 14° ho cercato di tenere il freno tirato, controllando le sensazioni più che il cronometro. Quest ultimo, su un percorso ondulato come quello della gara austriaca, tende ad essere "capriccioso". Ad esempio il secondo km è quasi tutto in discesa (3'58'') mentre il dodicesimo è quasi tutto in salita (4'28''). Al 14° km il crono segnava 59'19'', in linea con quanto desiderato. Di lì in poi ho tentato un cambio di ritmo che le gambe non hanno supportato a dovere (28'54'' i successivi 7 km, per una media di circa 4'08''/km). Sensazioni di appesantimento e di scarsa agilità mi hanno accompagnato nel finale di gara, frutto probabilmente del mancato lavoro, ad oggi, sulla capacità aerobica. Del resto mancano ancora 3 mesi all'appuntamento del 28 novembre, giornata in cui vorrei giungere ad uno stato ottimale per correre la rinomata mezza maratona di Palmanova.

Matteo
Gara intelligente dopo più di 80 km negli ultimi 6 giorni, tutti in montagna. Corsa a ritmo maratona, nelle intenzioni, ma quel 4'38'' al km nei primi 9000 metri è un po' veloce. Flessione ai 2/3 di gara, per poi riprendersi grazie ad una avvenente runner che l'ha affiancato. come dire... tira più un pelo eccetera eccetera :)
Un po' deluso nel finale, a mio parere a torto. Non è periodo per esprimere velocità. I frutti verranno e grossi. Basta saper aspettare che maturino.
In crescita.

Piergiovanni
Anche lui in fase di costruzione con attenzione più alla velocità che alla tenuta. Imposta una gara a parti invertite rispetto alla mia, guadagnando su di me 60'' ai 9000 e 90'' ai 15000. All'arrivo saranno 38''. Fuga riuscita. Come al solito!

Simone
Navigando nel mare infido della mancanza di obiettivi non si incaglia nella secca di Krumpendorf giungendo al porto di Klagenfurt vivo. Uomo avvisato mezzo salvato ha fatto tesoro dell'esperienza di Latisana. A Vienna troppo piano, sul Tagliamento troppo forte. La testa c'è, le gambe no, o almeno non ancora. Obiettivo Palmanova.

Max
Lui sì che si spiaggia a Krumpendorf, vittima anche del caldo. Invoca l'aiuto dei Sanitari che fanno l'unica cosa impensabile per lui: invitarlo al ritiro. Ancora lontano dal migliore stato di forma viene iscritto contro la volontà (della moglie) e in classsifica compare come March Giani. Appannato. Ma sempre leone.

Alessia
"Passeggia" per buona parte della gara. A quando una mezza al massimo? Sottoritmo. Grandi potenzialità.

Luca
Perde il traino di Alessia, forse vittima del termometro. La sensazione è che con un allenamento migliore sia quello che, nel gruppo, può osare di più. A quando il salto di qualità?

Laura
Atteso esordio di Pimpi sul quarto di maratona. Vittima del dolore al fianco destro non osa all'inizio e va in progressione. Gara timorosa ma intelligente. Accetta la sfida di un'avversaria e la semina, ritrovando la carica agonistica dell'adolescenza.
Splendido coronamento di un anno di allenamenti tutti in solitudine, che già in sè vale la medaglia.
I risultati verranno.
Meravigliosa.

domenica 15 agosto 2010

All'ombra dell'ara pacis

Altra garetta Ballaben, animatore del circuito podistico estivo nel Goriziano. Molti lo criticano ma dimenticano che se non ci fosse lui le possibilità di gareggiare in porvincia sarebbero più che dimezzate, o peggio, se consideriamo solo la stagione estiva.

La corsa si svolge a Medea, all'ombra dell'ara pacis.

Parco partenti ristretto, ma stavolta c'è qualità. Riscaldamento frettoloso perché sono arrivato un po' in ritardo ma lo start tarda molto più di me, tanto che mi trovo a stare fermo un quarto d'ora ad attendere il via.

Partenza a razzo di molti ma purtroppo per me so che stavolta pochi di loro si spegneranno lungo il percorso. Io parto del mio passo, ascoltando gambe e respiro e assestandomi attorno alla quindicesima posizione. Il percorso è ondulato, per l'ottanta per cento su sterrato, dichiarato 7,7 km. Dopo un primo km di apparente stabilità, mentre i primi hanno già preso il largo, cominciano i primi cedimenti. Le mie gambe non sono brillanti ma non soffro particolarmente i saliscendi continui, anche perché si corre al fresco dell'ombra del bosco. Al terzo chilometro svolta secca a sinistra su una stradaccia piena di pozzanghere. Raggiungo un runner della Friulintagli, dal fisico e dal passo evidentemente più avvezzi alla corsa di quanto non mostri il mio. Sembra sottoritmo, probabilmente per scelta, chissà. Resto a qualche metro da lui per il successivo rettilineo e poi mi affianco nell'ultimo tratto diritto che conduce ai meno tre all'arrivo. In questo tratto, tra i campi, spira un forte vento contrario e io mi sposto dalla sua scia. Non sono un "succhiaruote" e non intendo farmi facilitare dalla sua presenza. Viaggiamo costanti, ma non so a quanto. Di certo il mio passo si è appesantito e da qualche minuto è comprso un dolore, lieve, al fianco destro. Dietro c'è un runner che ho superato un paio di km prima e che non sembra mollare. Restro con l'uomo Friulintagli e sento dal suo respiro che ne ha abbondantemente più di me. Lui non allunga e io non accenno a superarlo perché so che non posso permettermelo.

Intanto davanti c'è uno spilungone in arancione che se ne sta là, a duecento metri, senza dare segno di cedimento. In prossimità dell'ultimo km il mio compagno di corsa comincia ad andare in progressione, io vado con lui ma prendo rapidamente 5-6 metri che non recupererò più. Intanto dietro si è fatto il vuoto. Ad una svolta vedo l'uomo in arancione a 100 metri. Evidentemente ha ceduto, ma troppo tardi.

Chiudo dodicesimo in 31'51'', deluso ed appesantito. Mi autoinfliggo altri 5 km di defaticamento e mi cambio sull'asfalto umido che esala vapore appiccicoso.

A quanto sono andato? Se sono 7,7...

Nel pomeriggio controllo sul pedometro di google. Un pezzettino non figura nelle mappe, ma nella peggiore delle ipotesi sono 8,4 km, che vuol dire che li ho chiusi in 3'48''/km. La medesima andatura l'avevo fatta sui 3000 in staffetta a Jalmicco circa 1 mese fa ad onor del vero con un clima diverso.

Domenica prossima mezza di Velden in relativa tranquillità: 4'15'' per 15 km e poi 4'00''-4'05'' nel finale. L'anno scorso, nello stesso intento, l'ho chiusa affaticato in 88'19'' . Quest anno mi andrebbe bene fare lo stesso, magari faticando un po' meno. Giusto per dire che sto meglio.

Il vero test sarà la 24x1 ora di Buttrio, 12 settembre.

domenica 8 agosto 2010

Memorial Renato Grilj

Chiuso il momento no con la staffetta di Jalmicco con una prestazione piuttosto deludente (3000 mt di fondo misto erba-asfalto-cemento in 11'24'' con gambe vuote, fuorigiri), la stagione fresca mi ha regalato un periodo di discrete sensazioni con gambe pimpanti anche a fronte di un certo incremento del chilometraggio settimanale.

Ieri, in coda ad una settimana aperta con un LL di 21 km, inframezzata da un IT15x200, ho corso la prima edizione del Memorial Renato Grilj, tenutasi nel bosco di Plessiva, nei pressi di Cormons. Atmosfera familiare tipica delle corse targate Cesare Ballaben, pochi partecipanti alla competitiva, qualcuno in più alla non competitiva. Peccato, perché la corsa era solo una scusa per raccogliere fondi per la ricerca sulla sclerosi multipla e peccato perché il percorso ed il clima erano davvero piacevoli. L'anello di 4300 metri andava completato per due volte. Partenza subito in dolce salita asfaltata dai 70 metri dell'ingresso del parco ai 110 metri del confine di Stato, dove si transitava ai 1500 scollinando. Poi discesa per 500 metri in asfalto e svolta su strada in ghiaia in lievissimo falsopiano che porta all'abitato di Plessiva. Ai 2300 metri dalla partenza si rientra nel parco e riprende la salita, questa volta nel bosco. Per 1100 metri la strada sale costante, per un totale di 60 metri di dislivello per poi ridiscendere alla partenza. Inutile parlare di prestazioni e posizioni di fronte ad un parterre di partenti davvero modesto (me compreso). Sottolineo solo il fatto che, ancora una volta, la partenza "a razzo" dei soliti ma ha permesso una buona rimonta già dalla prima salita. Un'ulteriore posizione l'ho guadagnata sul falsopiano e quindi consolidata nella successiva salita. Terminato il primo giro avevo circa un minuto sull'atleta che mi precedeva, ridottosi all'arrivo a 18 secondi. Una rimonta quindi non portata a termine, costruita sulle salite ma non rafforzata in discesa. Forse mi manca la testa. Di certo non sono abituato a far gara "sull'uomo".

Dopo la gara ho fatto un altro giro del percorso a ritmo defaticante. Nè è quindi uscita una buona prova di corto veloce collinare (200 mt di dislivello positiva) per 8500 mt, corsi a circa 4'14''/km, che in pianura sarebbe un ritmo medio, ma su un percorso collinare è stato un impegno massimale.

Mi resta un rammarico: non essere riuscito a portare Leonardo, che doveva venire in passeggiata con la nonna e che sarebbe stato in compagnia di qualche altro bambino presente. Ma purtroppo il fenomeno dormiva da poco e non ho avuto cuore di svegliarlo.

Sono invece felice di aver conosciuto, prima della gara, Moreno, che poi avrebbe vinto, e Alessandro, due simpatici Vigili Urbani che mi hanno accompagnato nel riscaldamento.
Un in bocca al lupo ad Alessandro, in pieno recupero dopo un infortunio al ginocchio e a Moreno, in fase di preparazione della Maratona di Venezia con ambizioso obiettivo di correrla tutta a 4'00'' al km.







lunedì 12 luglio 2010

Nera

E' proprio crisi nera.
Piedi incollati all'asfalto, gambe pesanti come il piombo. Anche il falsopiano mi fa sbuffare come una locomotiva.
Oggi portare a termine 19 km di LL è stato un sacrificio. Gli ultimi km li ho trascinati a 5'30'', a occhio. Sofferenza pura.
Sarà il salasso? Sarà la faringite? Sarà il caldo? Sarà l'antibiotico?
Sarà che uscire è sempre un sacrificio.
Passerà?

giovedì 8 luglio 2010

Traslaval 2010

Solo ieri sono riuscito a non piangere durante la corsa lenta. Questa corsa a tappe in montagna ha lasciato dolori da post-maratona, forse anche peggio.
Patisco soprattutto ai muscoli posteriori di coscia e gamba. Continuo ad essere imballato ed i cambi di ritmo mi comportano dolori, fiatone e sensazione di gambe legate, lente, impacciate.
Traslaval, gara sui generis, almeno per me, che non corro in montagna, che non corro a tappe.
Ciò che rimane è soprattutto la sensazione di aver partecipato ad una manifestazione al cui centro c'è il runner, con pochi fronzoli e tanta sostanza.
Organizzazione praticamente impeccabile, tanti ristori, anche nelle tappe più brevi e nei posti più impervi. Tanti volontari ad avvisare dei punti pericolosi o difficili e ad incitarti, a dirti che la parte dura è finita. Trasporti gratuiti in navetta ed in seggiovia quando start e finish si venivano a trovare in luoghi difficili da raggiungere altrimenti. Il presidente a 100 metri di ogni arrivo a dirti "bravo" e all'ultima tappa era dopo la linea del traguardo a dare il 5 a tutti. 5 tappe. Bella maglia tecnica. Iscrizione 37 euro.
Alla fine mi è venuto un groppo. Non solo per il panorama dalla Baita Paradiso (un nome in perché) ma per la sensazione di aver portato a termine una piccola impresa.
Nulla di sensazionale a livello prestativo, anzi, rispetto alle gare in pianura mi sono piazzato ben più indietro. Il primo ha chiuso in 3 ore 45' io in 5 ore 15'. Un abisso, peraltro pieno di arzilli sessantenni dai polpacci d'acciaio che in salita non c'era modo di staccare, e spesso neanche di raggiungere.
Ho gestito discretamente bene le energie. Dopo un prima tappa cauta, nella seconda e terza ho recuperato molte posizioni (circa una ventina), assestandomi attorno alla ottantesima posizione.
Ho patito forte solo nella quinta tappa, caratterizzata da tre salite dure, non durissime, ma sulle quali i piedi non volevano proprio alzarsi.
Il verdetto di questa Traslaval è frutto di due elementi divenuti evidenti già dalla prima tappa: in salita non faccio la differenza e nelle discese tecniche mediamente perdo terreno. Che poi sono i due elementi caratteristici della corsa in montagna. Ma se delle discese tecniche me ne frego (una caviglia vale molto di più di una posizione in classifica, a tutti i livelli), per la salita mi rendo conto di quanta strada separi il runner di pianura dal montanaro. Probabilmente ci sarà una certa propensione e sicuramente chi va fortissimo in pianura andrà abbastanza bene anche inmontagna. Ma per la salita, quella dura, quella sopra il 18-20% ci vuole un allenamento specifico e prolungato. Utopia prepararsi per la Translaval facendo ripetute di 1 km su salite al 7%. Che comunque mi distruggevano, ma che probabilmente richiedono un impegno muscolare diverso dalle ascese di 500 metri in 2-3 km che abbiamo affrontato in Val di Fassa.
Ne esco bastonato, ma felice. Perché l'esperienza di correre in montagna ti lascia sfinito, ma pieno di meraviglia per il posto in cui sei immerso, entusiasta per un modo di correre che non è soltanto avanzare, ma anche salire.
Unica e maiuscola nota negativa, i soliti imbecilli.
Calca alla partenza di ogni tappa, con decine di persone piantate alla prima asperità e grossissime difficoltà al sorpasso sui sentieri. Per cinque tappe ho superato dopo i primi 2-3 km le stesse 100-150 persone sfinite da una partenza a razzo. Mi chiedo come sia possibile non imparare dagli errori e commetterne di identici ogni giorno, soffrendo come cani per 2/3 della gara e finire sulle ginocchia prendendo mezz'ora anche dagli scarsi come me. E poi, pacchetti di maltodestrine gettati lungo i sentieri, bicchieri di plastica lanciati fuori dai sacchi dell'immondizia ai ristori. E gomitate sulle strettoie per conquistarsi due posizioni, puntualmente perse nei 30 metri successivi.
Se vi raccontano che nelle corse in montagna "si respira un'aria diversa, c'è meno 'agonismo', si instaura più solidarietà tra partecipanti..." non ci credete. I cretini sono anche là, anzi prosperano, nella speranza che in queste gare un po' particolari, con una partecipazione limitata, la furbata frutti una bella bottiglia di vino ed un paio di calzini. Bravi. Tapascioni non consapevoli.

mercoledì 16 giugno 2010

Aggiornamento 24x1 ora

Breve aggiornamento per dire:
14460 mt percorsi,
quinto posto della mia ora (il quarto era a 110 metri, troppi, anche ad averlo saputo),
quinto posto nella squadra,
106° assoluto su 1820 partecipanti (non tutti seri),
la squadra è arrivata quinta assoluta su 76 squadre con un chilometraggio complessivo di 328,308 km con una media pro capite di 13,680 km/h.
335 metri di distacco dal quarto posto nella classifica a squadre.

Benino.

sabato 12 giugno 2010

24x1 ora di Fagagna

Non è certo il momento di mettersi a fare gare corto-veloci, visto che sono imballato e duro come uno scoglio di Barcola. Ma da tempo desideravo fare l'esperienza della staffetta e finalmente l'occasione si è presentata. Mi sono davvero divertito. E' bello correre con una preda da inseguire sempre diversa e io stesso ho fatto da preda per i più veloci. Unico neo è il fatto che praticamente mi sono trovato costretto a correre sempre in 3a o addirittura 4a corsia a causa del l'affollamento della pista. Le squadre in gara erano infatti una settantina e pochi avevano l'accortezza di correre lasciando libera la prima corsia. La giornata era più da spiaggia che da gara e l'asfalto della pista non aiutava certo a ridurre la temperatura dell'aria. A me è andata anche abbastanza bene perché ho corso dalle 18 alle 19 ed il sole non batteva più inferocito sulla mia zucca pelata, ma alle 19.40, quando sono salito in macchina il termometro segnava ancora 27°C.
Riscaldamento abbastanza oculato, come faccio sempre, nonostante la calura, poi punzonatura e... 5-4-3-2-1 colpo di pistola. Ovviamente tutti come pazzi. Nei primi 100 metri mi hanno passato in venti. Tanto lo so che la vendetta l'avrei servita dopo, né fredda, né calda, ma arroventata dal sole implacabile che lentamente ha cotto i più imprudenti. I primi giri sono andati via lisci, con un impegno respiratorio modesto, e con tempi congelati (beati loro) tra i 99 ed i 100 secondi a giro. Dopo i primi due giri mi ha passato un giovincello dalla corsa facile, facile. Mattia, canotta gialla. Mi sono attaccato a lui, pur con qualche difficoltà negli slalom tra gli altri concorrenti. Intanto già da un pezzo avevo perso la cognizione della mia posizione. Questo è un po' il problema di partire piano. Ti scavalcano in 1000 e poi, quando cominci la rimonta, non capisci quanti ne hai davanti e su chi veramente puoi fare la gara per guadagnare una posizione, che comunque vale meno della prestazione chilometrica. Dopo 15' mi doppia il primo. E capisco che il podismo è roba per altri.

In ogni caso dopo una ventina di minuti il giovincello mi cede di schianto e rimango da solo a schivare gomiti tra le corsie lontane dal cordolo. Bevo due volte, piccoli sorsi, ma mi affanno e allora mi sciacquo solo la bocca, secca come la moquette della camera dei nonni.

Al minuto 30 mi ripassa il primo. E porco cane.

Comunque vado col mio ritmo. E paga. Mi pare di andare bene. Al minuto 45 sento i quadricipiti un po' rigidi, ma il primo non lo sento arrivare. Avanti. 99'' a giro, 1 a 98'', 1 a 100'' ma più o meno tengo. Dal minuto 50 in poi è pura sofferenza. Ogni volta che passo sotto il cronometro calcolo quanti giri devo ancora fare. Mi scordo di clickare il crono un paio di volte. Passo per l'utima volta sotto il cronometro che segna 58'20''. Ho tempo per un altro giro. Ai 120 metri eccolo, mi ripassa per la terza volta il primo, ed ha fiato per incitarmi. E io glielo dico: è la terza volta! Sul rettilineo finale cambia passo, io no, dovrei cambiar gambe. Riesco a passare sotto il cronometro e poi metto in tasca un'altra cinquantina di metri, che dovrebbero essere quindi 14450. Con una media tra i 4'09'' ed i 4'10''.

Considerati il periodo ed il tipo di allenamenti che sto conducendo, lo considero un buon allenamento di CV.

Sono contento, più che per il risultato, su cui non mi ero fatto particolari illusioni, per l'ambiente simpatico che ho scoperto. Mamme con bambini pascolavano nel campo da calcio, donzellette in costume da bagno si sollazzavano vicino ai gazebo, frighi carichi di birra e ottimo vino attendevano di essere alleggeriti dalle bottiglie, dai salami e dalle mezze forme di formaggio. Durante la gara sono stato più volte investito da zaffate di succulente griglie crepitanti e gocciolanti adipe suino e cariche di polenta abbrustolita.

Insomma, molto più che una manifestazione sportiva... una Woodstock salutista!


PS: a proposito, ho visto il Poiana dell'Intrepida Mariano, super tatuato e mio riferimento a tutte le gare qui intorno. Non so come si è piazzato, ma devo dargli atto che, avendo corso dalle 16 alle 17, ce l'ha avuta più dura di me.

martedì 4 maggio 2010

Bavisela 2010

Missione compiuta.
Domenica alla Bavisela avevo promeso di tirare Matteo e Mauro per un crono di 1h35'. Ho chiuso in 1h34'41''. Ho sottovalutato il traffico del primo chilometro, illudendomi di correrlo a 4'45'', invece l'abbiamo chiuso a 5'10''. Poi quei 30'' me li sono voluti portare fino al 16°, perché mi sembrava che da lì ci fosse tutto il tempo per recuperarli. Ed infatti c'è stato, ma solo per Matteo, che è andato via negli ultimi 5 km con buona progressione saldando non solo i 30'' di debito ma mettendoci pure la mancia di altri 40'' con una media poco oltre i 4'15'' al km nel finale. Mauro invece ha accusato la fatica dal 15° in poi, il tratto più delicato perché alla fne del discesone di Miramare. Tra il 15° ed il 16° è rimasto indietro di un paio di metri, nonostante avessi frenato correndo appena sopra i 4'30'' ed il sintomo era inequivocabile. Io sono rimasto sulle andature prefissate in modo da fare da riferimento, perdendo perciò contatto sia con l'uno che con l'altro.
Ho invece trovato un arzillo sessantenne che puntava all'ora e trentotto ed invece mi si è attaccato chiudendo in solitaria sotto l'ora e 35', tredicesimo di categoria: niente male!
Il dispiacere per aver visto Mauro cedere è alleviato dalla gioia di aver ritrovato finalmente un Matteo non solo soddisfatto ma raggiante per la prestazione, peraltro ottenuta con margine.
Per quanto mi riguarda posso dire di aver raggiunto l'obiettivo al 95% e di aver sbagliato solo al 18° km, dove, preso dall'entusiasmo, sono passato in 4'17''. Se l'avessi corso in 4'30'' avrei chiuso a 6 secondi dall'obiettivo. Attualmente l'andatura dei 4'30'' al km (ritmo maratona) è un'impostazione di default in gara e richiede davvero poco sforzo (l'impegno è quello della corsa lunga svelta).
Da questa settimana comincio a lavorare in vista della Traslaval. Oggi primo allenamento con saliscendi. I piedi mi hanno assistito e io mi sono davvero divertito, come un bambino, sotto la pioggia.

martedì 27 aprile 2010

Semel lepus...


Domenica si corre la maratonina dei due castelli di Trieste. Dal 2007, quando ho corso la prima mezza della mia vita in 1h 40' 44'', non ho mai mancato un appuntamento. Ricordo bene tutto di quel giorno, in particolare l'ansia per i primi 4 km, meno difficili di quel che sembra, e l'errore bagnarmi testa e la pancia (solo perché mi sembrava un gesto tipico del runner). E poi la nausea terribile, dovuta all'emozione.


Nel 2008 esperienza fallita di portare l'amico Max al traguardo sotto l'ora e 45', risoltasi in una via crucis di crampi di 10 km per l'amico impegnato nel tentativo, partito già sconvolto dal trasloco del giorno precedente.


L'anno scorso maratona a staffetta con l'Alessandra, con gli ultimi 2000 metri in salita a gambe completamente finite (1h 30' e spiccioli nella mia frazione).


Sarà che Trieste viene sempre a stagione inoltrata, sarà che il percorso è difficilino, va a finire che non la corro mai seriamente. La mezza, dico. Per la maratona ci ho fatto un pensierino, ma dovrò rimandarla ancora di un po', soprattutto se il progetto per l'anno prossimo (London) va in porto.


Nel 2010 2nd May sarò onorato di fare la lepre a Mauro e Matteo, entrambi impegnati nella difficile fase di recupero dopo uno stop prolungato per motivi diversi.


Il progetto è quello di portarli all'arrivo con un real time di 1h 35', con media di 4'30'' al km. Velocità di crociera da correggere in eccesso di 10-12'' per i primi 4 km, per una perdita di 40-50'', da recuperare con calma sfruttando il falsopiano e la discesa che termina a Miramare. Vorrei portarli al 15° km già in linea con il tempo finale, cioè in 1h07'30'', poi io proseguo a 4'30'', lorsignori vedano in base alla gamba.

Programma di massima:

km 1 4'45'' 4'45'' (+15")
km 2 4'40'' 9'25'' (+25")
km 3 4'40'' 14'05'' (+35")
km 4 4'40'' 18'45'' (+45")
km 5 4'30'' 23'15'' (+45")
km 6 4'26'' 27'41" (+41")
km 7 4'26'' 32'07" (+37")
km 8 4'26'' 36'33" (+33")
km 9 4'26'' 40'59" (+29")
km 10 4'26'' 45'25" (+25")
km 11 4'26'' 49'51" (+21")
km 12 4'26'' 54'17" (+17")
km 13 4'26'' 58'43" (+13")
km 14 4'20'' 1h03'03" (+3")
km 15 4'27'' 1h07'30" (=)
km 16 4'30'' 1h12'00" (=)
km 17 4'30'' 1h16'30" (=)
km 18 4'30'' 1h21'00" (=)
km 19 4'30'' 1h25'30" (=)
km 20 4'30'' 1h30'00" (=)
km 21 4'30" 1h34'30" (=)
finish 26" 1h34'56" (=)

Forza volpi!

sabato 24 aprile 2010

La doccia col cappotto

C'è gente che ci studia sopra!
Ad ogni runner sarà capitato di correre sotto la pioggia e, tutto sommato, dopo un po' che sei a mollo, non ci fai nemmeno più caso, a meno che la pioggia non sia battente o non si associ a vento gelido che penetra fino all'intestino cagionando indesiderati e vivaci movimenti peristaltici che culminano in una volatona di fine allenamento per raggiungere il cesso.
Dopo queste 8 subordinate, torno al tema principale per dire che un fisico di Udine ha provato a rispondere alla seguente domanda: per bagnarsi meno, conviene correre o camminare?
Partiamo da un presupposto: solitamente per bagnarsi meno conviene munirsi di un ombrello, ma raramente mi è capitato di vedere runner con l'ombrello, se non a qualche non competitiva domenicale.
Il problema va diviso in due sottoproblemi: parità di tempo e parità di spazio.

Parità di tempo:
E' la classica situazione del giovane maschio non convivente non automunito, che va a prendere la morosa a casa e non ha il permesso dei geronti di salire. Quindi non riguarda nessuno di voi che leggete, perché siete tutti notevolmente più vecchi. Ma potrebbe capitarvi di aspettare un autobus ad una fermata senza una pensilina...
Poichè l'unica costante è il tempo che dovete passare sotto il nubifragio considerate che, se la pioggia cade verticale, a stare fermi sotto l'acqua vi bagnate solo il cranio e le spalle (o qualsiasi altra parte del corpo dotata di una superficie orrizontale), mentre a passeggiare ve ne prendete anche sul muso, sul torace e sulle gambe. Quindi, se ve ne state a bestemmiare sotto la pioggia contro la lungaggine dei preparativi femminili e la stronzaggine dei vostri futuri desiderati suoceri, sappiate che vi conviene turpiloquiare DA FERMI.

Parità di spazio:
E' la situazione tipica del runner in allenamento o dello sprovveduto che deve attraversare una strada sotto un acquazzone. E' lo spazio ad essere costante, mentre il tempo di esposizione all'ossido di idrogeno dipenderà dalla vostra velocità. Se però tenete conto del fatto che più si va veloci maggiore è la quantità d'acqua che si schianta sulla parte anteriore del vostro corpo (avete presente quando andate in autostrada, e più accelerate più dovete velocizzare il tergicristallo?), ne deriva che a correre forte si prende tanta acqua in poco tempo, mentre a camminare si prende poca acqua per molto tempo. Siccome a scambiare i termini, il prodotto non cambia, ne deriva che indipendentemente dalla mia velocità, in faccia mi prendo sempre una quantità d'acqua costante. Quello che cambia è invece la quantità d'acqua che prendo sulla capoccia. Più vado veloce, meno sto sotto l'acqua, meno mi bagno. Ne deriva che, a parità di spazio, per bagnarsi di meno, conviene correre più velocemente possibile.

Tutto il ragionamento da per scontato che uno non voglia bagnarsi.
Se la cosa vi sembra ragionevole, sappiate che avete appena confermato la mia ipotesi che siete dei vecchi. Infatti i bambini amano stare sotto la pioggia.
Non ci credete? http://www.youtube.com/ cerca "la doccia col cappotto".
Coraggio!

Liberamente tratto dal libro "l'algoritmo del parcheggio" di Furio Honsell

mercoledì 21 aprile 2010

Vienna City Marathon 2010



Di ritorno dalla mia prima maratona internazionale sono pieno di entusiasmo.

La città di Vienna è molto bella e, anche se il clima non è stato sempre favorevole, siamo riusciti a passeggiare per le vie del centro e tra i maestosi palazzi di cui la capitale austriaca è ricca.

L'impressione è quella di un'opulenza eccessiva, di una grandiosità fine a se stessa, frutto di una insaziabile fame di apparenza e lusso da parte degli Asburgo. Abbiamo goduto poco dei musei e dell'arte esposta a Vienna a causa della presenza dei bambini ma abbiamo cercato di viverla per le strade ed i parchi. Certo, non è mancata la visita al cafè Sacher con l'assaggio dell'omonima torta (la cui ricetta segreta si dice sia custodita dai propietari della pasticceria) ed un giro sulla ruota panoramica al Prater.

L'accoglienza di giovedì pomeriggio non è stata delle migliori: pioggia e 40' minuti in coda in tangenziale. La pioggia ed il vento freddo ci hanno accompagnato per tutta la serata, costringendo i bambini dietro un telo impermeabile. Cena a base di carboidrati, cosa non facilissima da trovare a Vienna se non frammista ad enormi quantità di formaggi e uova, con la Pimpi che si getta sulla prima delle numerose wienerschnitzel della nostra vacanza.
Notte di sonno difficile, più per il materasso duro e per la rumorosità della stanza che per questioni emotive. Leonardo si comporta benissimo e dorme tranquillo tutta la notte.
Da due settimane mi alzo alle 6.30 per adattarmi all'orario di sveglia del giorno X e così faccio anche venerdì. Appuntamento con Max alle ore 7.00 in reception e sgambatina lungo il canale Danubio che passa a pochi metri dal nostro hotel, con deviazione al Prater e giro del mitico stadio. Le gambe stanno abbastanza bene e mi diletto con tre km in progressione a sensazione, chiudendo l'ultimo a 3'53'' senza eccessivi affanni. Quello che un po' disturba è il vento, costante e fastidioso, freddo.
In mattinata passeggiata per le vie di Vienna con famiglie al seguito e nel pomeriggio ritorno al Prater con giro del luna park e successivo ritiro del pettorale.
Tutto è sistemato in un'area coperta della fiera. Coda per ritiro pettorale=0, coda per ritiro chip=0, coda per ritiro pacco gara=0. Rapido giro per gli stand, tra l'altro molto numerosi e discretamente forniti, acquisto regalo per Pimpi (maglia tecnica UnderArmour molto bella) e via verso casa.
Sabato è la vigilia. Ho notato un borbottio delle mogli circa il fatto che tutto ruoti attorno a questa benedetta maratona. Sulle prime mi sembra una critica, e forse è uno sfogo, ma poi capisco che hanno ragione. In fondo sono qui per correre. Mi alzo comunque abbastanza presto e portiamo i bambini al museo a loro dedicato (zoom-kindermuseum). Per inciso, sotto l'anno e mezzo il posto è poco godibile, se poi ci mettiamo che le animatrici parlano solo in tedesco ed inglese, posso dire che Leonardo ha usufruito poco del biglietto. In ogni caso il costo è modesto (3.5 euro per un'ora).
Nel pomeriggio io e Max rientriamo in albergo con i bambini e le mogli se ne vanno per negozi. Mi sforzo di non dormire e fatico a leggere nella penombra della stanza dedicata al sonno di Leo.
Verso le sei sveglio il guerriero ed approfitto del rientro di Pimpi per dedicarmi al rito della preparazione della borsa. La mattina sono uscito verso le otto e mezza per saggiare la temperatura e sono andato incontro a Laura che era uscita per una sgambata di un'ora. Fidandomi anche delle sue impressioni, decido di correre in maniche corte con un'intimo contro il vento freddo. Inoltre metto in borsa i manicotti ed i ciclisti, abbandonando definitivamente l'idea del pantaloncino ed il rischio di abrasioni a livello di adduttori.
Si conclude qui la riflessione sul ritmo gara da tenere e mi scrivo sull'avambraccio sinistro i passaggi ogni 5 km, secondo uno schema di obiettivo di minima (4'35'' fino al 25°, quindi 4'30'' fino al traguardo) con una proiezione di passaggio al 40° di 3 ore e 2'.
Cena in un locale consigliatoci dall'albergo, da dimenticare. Il cameriere (o era anche gestore proprietario?) ci ha odiati dal primo momento (forse perché noi italiani abbiamo questa pessima abitudine di cenare alle 20.30 e non alle 18 come loro) fino a quando siamo usciti (e probabilmente anche oltre, visto il disastro che Leo ed Ema hanno lasciato sotto il tavolo).
Io scelgo un piatto di gnocchi al formaggio e Max, coraggiosamente, spaghetti in bianco per la modica cifra di 9 euro e 80! Alle 23 sono a letto e dormo il sonno del maratoneta, quello tranquillo, però, con solo 3 risvegli fugaci, a ridosso della sveglia (l'avrò messa giusta? funziona?).
Colazione: 2 Wasa con marmellata, 1 bicchiere d'acqua, un tazza piccola di tè. Due sedute al cesso, come da copione. La prossima nei cessi chimici.
Alle 7 sono in metro con Max. In cinque minuti siamo alla partenza. C'è ancora poca gente, mancano due ore allo start. Mi metto al sole. Preparo i sacchi dell'immondizia da indossare. Ci saranno 7-8 gradi con vento in aumento. Max si prepara le munizioni al cinturone Kalenji. Lo vedo teso. Oggi vuole correre nettamente sotto il suo personale, ottenuto l'anno scorso a Treviso con 22 km di lunghissimo sulle gambe (!) in una giornata meteorologicamente terribile. Gli chiedo l'ultima cortesia: tienimi la borsa che vado al cesso (e tre!). Di ritorno dalla deposizione dell'orrido contenuto dei visceri ritrovo Simone, Luca ed Alessia. Simone, al suo esordio sulla distanza, con grande coraggio. Solo un anno fa derideva chi correva più di un quarto d'ora. Luca, mezzo maratoneta di primo pelo, al rientro da un guaio come calciatore si è convertito al running, da subito con risultati più che buoni. Alessia, brava maratoneta, già con una certa esperienza, alla ricerca del personale sui 42.195. In quel momento non penso che è davvero un bel regalo per tutti essere lì insieme, a vivere un'esperienza che abbiamo sognato e preparato per mesi. In quel momento vedere quei volti è la cosa più normale del mondo. Mi rendo conto che lì, alla partenza, tutte le mie energie, anche quelle emotive, sono rivolte alla corsa. Non ho paura, non penso all'andatura, non penso alla distanza, non penso al vento. Sono pronto.
Ci salutiamo con una stretta di mano. Max lo abbraccio. Sarà dura, per lui più di tutti.
Mi metto in gabbia. Ho fatto 1 km di riscaldamento, un po' di stretching. Chiudo gli occhi. Intorno a me non c'è nessuno che io conosca. Per un quarto d'ora mi rilasso, mi concentro. Ogni tanto apro gli occhi e vedo l'elicottero che gira, la gente affacciata alle finestre dei grattacieli e al muretto della sopraelevata della metro, un tipo a piedi scalzi davanti a me, una ragazza in top e short, piena di freddo.
Start.
Nonostante i 30.000 partenti, io sono in una buona posizione, grazie al mio 3.17 dichiarato come miglior tempo (Treviso 2009) e perdo solo un paio di minuti per raggiungere il tappeto. Clicco e comincia l'avventura, la mia prima in terra straniera. Non mi passa nulla per la testa. Me ne frego dell'andatura e penso solo a rimanere in piedi nella folla. Già dopo poche centinaia di metri posso godere della vista sul Danubio e sulla città. Km 1: 5'05''. Lento. Chissenefrega. Mi strappo i sacco nero e lo tengo in mano. Il secondo km arriva subito: 4'35''. Ok. Ho 30'' da recuperare entro il 25° km, per cui niente paura. Sfrutto il vento a favore lungo i vialoni del Prater e lungo il canale, senza spingere sui saliscendi che sfiorano i numerosi ponti. resto tra i 4'30'' e i 4'35''. Al 5° km ho ancora una ventina di secondi di ritardo e sto bene. Stiamo correndo su un tratto in cui compaiono anche i cartelli del 37°-38° km. Mi dico: arrivo. Verso il 10° passiamo nelle vicinanze del nostro albergo. Chissà se Laura è qui... mi sforzo di cercarla tra la folla che forma un muro ad entrambi i lati della strada. Poco dopo lascio stare. Devo essere concentrato sulla gara. Al km 13 comincio a sanguinare dalla narice destra. Percorro 1 km con il naso tappato. Poi ricomincia. Inghiotto il liquido denso ma non voglio farlo troppe volte per non avere problemi di digestione. Comprimo ancora ed il flusso si riduce. Verso il sedicesimo km scende solo qualche goccia. Ho le mani rosse, non oso pensare la faccia. Ci immettiamo su un lungo rettilineo in lieve ascesa, con le spalle al castello di Schonnbrunn (l'ho scoperto dopo, però). Questo è un tratto duro perché c'è un forte vento traverso che mi accompagnerà fino alla mezza. Il ritmo però e buono. Dopo il 20° la merea umana si dirada, perché il percorso della mezza si divide da quello della maratona. Sto bene. Al tappeto della mezza mi aspettano Laura, Leo, Elo ed Ema. Chiamo Leonardo e lo vedo un po' stordito da tutto quel movimento. Il passaggio è in linea con le aspettative (1h 36' 47'') e sento di poter cominciare a muovermi un po'. I crono successivi sono un po convulsi perché non vedo bene i cartelli dei km. Prendo un 14'04'' ad un parziale di 3 km che mi sembra decisamente lento ma non mi sembra di aver rallentato. Sto sereno. Comincio a mangiare, con qualche difficoltà di fiato. Ai ristori mi fermo in tre passi, butto giù un sorso d'acqua ed in tre passi sono già a regime. Perdo forse 5-6 secondi. I km scorrono e si torna sul lungofiume, con vento forte contrario tra il 25° ed il 30°. Questo sarà l'unico split dei 5 km in leggero calo. Quindi verso il 32° si rientra al Prater. Il vento è traverso e siamo ancora lontani dall'arrivo. C'è un lungo rettilieno di circa 2,5 km, infinito, da fare in andata e poi in ritorno, ma l'organizzazione ci ha messo il tocco da maestro. Incrociamo runner sotto le tre ore e ogni 400-500 metri c'è una cassa dai cui escono musiche epiche, fiati, timpani, grancasse, violini. Insomma roba da Signore degli anelli o Brevehart. Mi vieno un groppo in gola che devo sputare fuori, ma le energie, quelle nervose, è meglio che le tengo. Alla fine del rettilineo si torna indietro. Ora il vento è a favore e la musica spinge. Oltre il 34° km mi sembra di volare. Faccio un paio di km attorno ai 4'17'' e mi costringo a rallentare. E faccio bene. In uscita dal Prater mi attendono altre salite, brevi, ma salite. Cerco di spingere senza esagerare. Ormai da molti chilometri sto rimontando centinaia di posizioni. Sono rari i runner che mi superano e quasi esclusivamente staffettisti. Al 38° si sale sull'ultimo ponte. Per la prima volta accorcio il passo e abbasso la testa. Ho ancora energie ma non le sprecherò certo a 4 km dalla fine. Sento la voce di Max. Lo incrocio nella marea dei runner che transitano al 28° km e lo vedo bene, molto bene.
Da qui in poi è dura, ma la strada scorre. Mi pongo piccoli obiettivi: 40° km. Non so bene dove stiamo passando ma le gambe vanno, non proprio in scioltezza, ma ci sono. Passo al 40° in 3h01'12''. Obiettivo di minima ampiamente raggiunto, capisco però che non potrò stare sotto le 3h10'. Questo non vuol dire però che mollo. Dopo una svolta la strada comincia a salire. Ricordavo, dallo schema altimetrico, che gli ultimi 2 km erano a salire. Si tratta di falsopiano, in rettilineo, interrotto da tre leggere curve. Le gambe sono pesanti, legate, ma non mollo. Il fiato c'è, la testa anche. E poi ho un tesoro da raccogliere al 42°. Passa il cartello del 41° e mi impongo di non gurdare l'orologio. Lo guardo dopo un tempo che mi sembra mezz'ora e segna 2'15'' dall'ultimo click. Do fondo alle energie, a 200 metri dal 42° caccio un urlo, vedo la curva finale. Non clicco al 42°, prendo in braccio Leonardo e me lo porto all'arrivo. Lo guardo in faccia e lui è raggiante. Ride come un matto e si guarda in giro. La folla assiepata urla ed applaude, sembra uno stadio. Lo devo cambiare di braccio due volte, corricchio e cammino per i 195 metri più belli di tutta la mia breve carriera podistica. Oltre il traguardo me lo abbraccio e Leonardo ride, felice. Sto bene, faccio mettere la medaglia al collo del piccolo. Mi godo 2 minuti con lui dopo l'arrivo, lo faccio camminare. Mi vengono anche due singhiozzi e gli occhi lustri. Poi lo riconsegno a Laura che, credo, si renda conto che sto meglio rispetto a precedenti gare.
Il resto è scambio di emozioni con gli amici. Attendo Max a 500 metri dal traguardo. Lo vedo affaticato e gli urlo che è un leone. Anche stavolta ha sofferto, ma ha abbassato di 4' il suo personale, entrando in difficoltà al 36° km.
Simone, al grande esordio, chiude in 2h05', sottovalutandosi e partendo troppo piano. Luca, un po' deluso, chiude in 1h47', con ampio margine. Alessia chiude in 3h40' di tutto rispetto (e anche per lei è PB).
L'onda dell'emozione è lunga ed arriva ad oggi e proseguirà ancora per tanti giorni. Quest anno ho fatto pace con la maratona dopo due liti a Treviso nel 2008 e 2009. Ora so quanti sono 42 km e finalmente mi rendo conto che riesco a correrli tutti, senza che la fatica rovini la festa.
La sera finalmente mi ammazzo con una wienerschitzel ed 1 litro di birra. Me li merito.

martedì 23 marzo 2010

Il tarlo

E' una bestiolina che mi è entrata dentro dopo Treviso e scava scava, nutrendosi delle mie incertezze.
Aver fatto il PB a Treviso con facilità dovrebbe indurmi a riflettere sulla non adeguata preparazione in occasione delle due precedenti maratone. Sicuramente quello che è cambiato è il volume settimanale, che quest anno cerco di tenere alto anche nelle settimane senza lunghissimo.
Ed invece, l'indolenzimento persistente fino a giovedì ha ingrassato la bestia. Un lunghissimo lo recupero in due tre giorni non in quattro cinque, ne deriva che a Treviso mi sono lasciato prendere da un entusiasmo che forse potevo riservare per Vienna. E così la scorsa settimana, complice anche un carico di lavoro piuttosto pesante con oltre 50 ore di cui 26 di notte, se n'è volata con circa 40 km, anche meno. Ieri ho recuperato l'allenamento di domenica, saltato per un altro turno di 19 ore in reparto, questa volta con giudizio. Oggi avevo in programma un defaticamento, non solo per defaticare, ma anche per tenere il peso basso e il chilometraggio settimanale alto. Questa volta però sono stati "impegni familiari" -ma come, vai ogni giorno a correre? Non possimao pranzare insieme?- a rinvigorire il tarlo.
Lui mastica e ingrassa, e più ingrassa, più mastica, più i tunnel che scava sono ampi e più la mia sicurezza vacilla. Ed il fine settimana prossimo va anche peggio perché sono a Firenze per un congresso. Sulla cartina ho visto che l'albergo è vicino al parco delle cascine. Mi toccherà andare a correre prima dell'alba a dare il cambio alle donnine che vanno a dormire. Io runner, loro passeggitrici. Non siamo poi così diversi.

lunedì 15 marzo 2010

Treviso marathon

Ore 8.00 in macchina con Matteo e Alex Piergiovanni ci racconta del giorno del suo PB a Padova 2009: "Hai presente quando arrivi e ti sembra di averne ancora ed ancora... ho fatto gli ultimi chilometri in costante progressione, ne avrò superati 100 e le gambe andavano da sole.". Hai presente? No, non ho presente. Due maratone, due massacri. Piccoli cali nel finale ma mantenere la velocità prefissata mi era costata una fatica immane. E poi nessuna voglia di ripetere l'esperienza, almeno per qualche mese.
Oggi, all'indomani della mia prima vera corsa sui 42 km, ho presente.
333 posizioni recuperate dal 10° al 42° km, gli ultimi 12 km a 4'29''. Una soddisfazione enorme.
Oggi le gambe fanno male. Doveva essere un lunghissimo di allenamento e fino al 32° km è stato così. Poi ho deciso di provare le gambe, visto che fino a lì mi era sembrato di passeggiare. Raggiunta una velocità che mi sembrava di poter reggere senza problemi, il crono mi diceva 4'30'' ad ogni km. Per la prima volta i cartelli dei km mi si gettavano incontro e non fuggivano verso l'orizzonte.
Penso di avere ancora margine. Quanto?
Non lo so, ma voglio arrivare e poter dire ancora: "ho presente, ho presente!" per avere la forza di caricarmi sulle spalle Leonardo e portarlo sotto il traguardo a Vienna.

venerdì 26 febbraio 2010

KO

Stavolta sono davvero a terra. Dopo la gara sono entrato in un tunnel di malessere che forse solo oggi accenna a diminuire. La faringite è progredita in otite e stanotte in sinusite. Si dorme poco e male perché Leonardo si sveglia 8-10 volte per notte e io non riprendo sonno perché non respiro e se mi addormento ad ogni deglutizione mi risveglio per il dolore. Stanotte mi sono rotto le palle e ho cominciato la terapia antibiotica. Così sono stato fermo tre giorni, niente di grave, certo, ma la ripresa è cauta. oggi 7 km tranquillo, domani allungo un po'. Domenica salta il lunghissimo e farò una seduta di variazioni di ritmo in programma per oggi. Il lunghissimo è rimandato alla prossima settimana e sarà di tipo "alimentare": 13 km di medio la sera del sabato, cena proteica e mezza di gorizia la domenica mattina a RG-RG+5''. Spero di recuperare per la settimana successiva alla maratona di treviso, sempre a RG+7''-10''.
Che rottame!

martedì 23 febbraio 2010

Vittoria alata 2010

Giornata amara, nonostante il PB.
Hai presente quando le previsioni dicono sole splendido e poi il cielo è velato? Non è una brutta giornata in sè, ma l'osservato si discosta così tanto dall'atteso da lasciarti deluso.
L'obiettivo era correre attorno ai 4'05''/km per portare a casa un prestazione sotto l'ora e 27' e così non è stato.
Il tempo era ottimo per correre, nulla in confronto alla giornata dell'anno scorso, davvero difficile.
Riscaldamento un po' in fretta nel finale, discreta posizione in partenza, sempre un po' indietro. Parto seguendo Pier che stimo possa andare più o meno come me. Non so a quanto vado perché i cartelli dei chilometri sono messi malissimo (passo al km 1 in 1'46''!) ma da subito sento i quadricipiti appesantiti, nonostante i primi 4 km siano quasi totalmente in lieve discesa. Lascio andare Pier per non forzare e si svolta verso sinistra per immettersi nella parte più movimentata del percorso. Piccoli tratti in lieve salita si alternano a ponticelli e strappi di qualche metro sui quali io non riesco mai a salire di slancio. Mi lascio sfilare da qualcuno e da un paio di ragazzi che corrono i 10 km. Il ritorno sulla strada principale verso il 10° km mi rinfranca. Passo ai 10000 (saranno giusti?) in 41' e al quarto di maratona appena sopra in 43', in realtà secondo "tabella" ma le sensazioni non sono "da tabella". Comunque nei successivi 4 km rifiato un po', mi attacco ad un trenino di tre che corrono bene, tutti con maglie di maratone degli anni passati, quindi probabilmente gente che gestisce bene. Di nuovo svolta a sinistra, di nuovo sul misto. Se prima non andavo di slancio, adesso trascino le gambe. Non so assolutamente a quanto vado, ma il trenino resta indietro. Un tipo che canta a squarciagola mi passa facile ma poi resta lì a 5-6 metri. Mi pare di potergli stare dietro ma solo perché ha deciso di non spingere. Al diciannovesimo di solito parto, ma stavolta sono piantato e mi passano in due, anche facilmente. Riesco ad incrementare solo negli ultimi 500 metri in cui conservo la posizione e chiudo in 1h 27' e 21'' RT, deluso ed affaticato.
Per la seconda volta (la prima alla mezza di TS nel 2009) chiudo con uno split positivo, oltre 80'', cosa per me non abituale.
Ci sarebbero degli alibi, ma non contano. Questo è quello che valgo ora in mezza. Chiuso.
Pier... l'ho cercato con gli occhi per tutta la seconda parte della gara. L'anno scorso l'ho visto a 5 km dalla fine e mi ha dato lo spunto per accelerare, ma quest'anno proprio non l'ho visto. Ed infatti ha chiuso a 1h 25'45'', mostruoso ed inarrivabile.
E come al solito nel pomeriggio parte il mal di gola e oggi ho un chiodo piantato in faringe.
Riposo lunedì e poi si riprende in vista di Vienna, un po' abbattuto ma mi passa presto.

sabato 13 febbraio 2010

Lunghisssssimo

Di nuovo a correre lunghissimi. Era da un po' che non stavo in strada per più di due ore. Precisamente... da prima dell'infortunio e l'ultimo lunghissimo, quella volta è stato un incubo, finito camminando con il ginocchio destro che non ne poteva più.
Due settimane fa il primo: 26 km dovevano essere. Purtroppo, come già successo in passato, impegni dell'ultima ora mi hanno costretto ad anticiparlo di un giorno. Sabato primo pomeriggio con, nell'ordnie tre possibili problemi: 13 km di lento la sera prima , cena in scarico di carboidrati e colazione e pranzo saltati per problemi vari. Paticamente già dal terzo chilometro ho capito che avrei purgato e così è stato. Seduta terminata a 24 km, stravolto dalla fame e dalla mia imprudenza, incapace di incrementare nel finale. C'ho messo mezz'ora a recuperare il fiato, da fermo.
Lezione imparata.
Questa volta c'era la possibilità che dovessi nuovamente anticipare di un giorno il lunghissimo ed ho impostato la settimana alla luce di questa evenienza. Ho anticipato la seduta specifica al mercoledì, 14 km di medio a 4'17'', giovedì 13 km di lento e venerdì riposo.
E oggi era tutto un altro correre.
17 km a 4'44'' con vento sempre contro o laterale + 15 km a 4'34'' circa, chiudendo, affaticato a 4'39'' al km. Unico neo: troppo veloce tra il 17° ed il 21°, in cui ho abbattuto la media a 4'40'', senza poi sostanzialmente modificarla negli ultimi 10 km.
Un po' di disciplina non guasterebbe.
Però stasera mi gusto, purtroppo al lavoro, il primo lunghissimo dell'anno fatto benino.

mercoledì 10 febbraio 2010

Giro del Collio

7 febbraio, Brazzano di Cormòns, 8.850 mt, un centinaio di partecipanti. C'è gente svelta, si vede dal riscaldamento. Continuo a tossire, reduce da una bronchite presa da Leonardo. Il percorso è ondulato per 4 km, poi 800 metri di salita seria, almeno per me, poi discesa e riotrno per la strada d'andata. Parto a sensazione, credo a 4' al km. Vado sereno alla mia andatura. Dopo 20' comincia la salita. La prendo con calma e subito i due tre che mi precedono prendono il largo. Tengo dietro un runner che mi sembra si avvicini. Breve falsopiano dove recupero qualcosa ma di nuovo riprende la salita e ancora mi stacco. Va bene, non vado mal 100%, ma al 95.... e le prendo praticamente da tutti. LAssù, oltre il tornante, vedo il solito runner di Mariano che cammina. Mi illudo di poterlo prendere ma stavolta vincerà lui. In cima la strada spiana, di nuovo mi riprendo un po' ma il peggio deve ancora venire: in discesa non solo perdo da tutti quelli che mi precedono, ma mi riprende anche uno che viene da dietro. Non mi agito. Mancano tre chilomentri e c'è tempo per scoppiare. Ed infatti... in pianura recupero 3 posizioni in 1500 metri ma poi c'è l'abisso. Finisco in 37'34'', ad una media di 4'12''-4'13'', non so in quale posizione e le classifiche non sono presenti in rete.
In definitiva, mi rendo conto di essere scarsissimo in salita, manco di forza. Uno di quelli che mi andavano via in salita è un ex calciatore che corre sui miei livelli. Di certo non mi metto a lavorare adesso su questa grandezza, a due mesi dalla maratona, ma dedicherò l'estate a migliorare sulle salite.
Il giorno dopo 7 km di rigenerazione con le nuove Cumulus 11, dato che le precedenti hanno 800 km e ho cominciato ad avere dolori ai quadricipiti. I dolori della gara si fanno sentire e martedì sono rimasto fermo per affrontare la seduta di oggi: 14 km a 4'17'' sotto pioggia, neve e vento. Un bell'inverno di merda per correre, questo.

giovedì 28 gennaio 2010

Alti e bassi

Alti, i miei, bassi, di Leonardo.
Dopo il semiscarico successivo alla gara di Medea, mi si sono accese le miccette nelle gambe. Mi sembra di poter andare tanto e forte. Che sensazione! Ieri sera ho corso 14 km sotto i 4'15'' e ho finito che ne avevo ancora. Due mesi fa scoppiavo dopo 4 km a quell'andatura. Indubbiamente è un momento positivo, ma viene un po' alla cazzo, visto che la prossima gara è tra più di tre settimane e per allora lo stato di forma sarà già in calo. Ma non mi lamento. Spero solo che per il 18 aprile le miccette si siano ricaricate.
Leonardo si è fatto invece la prima febbre della sua vita. Laringotracheite o poco più, febbre modesta. Inappetente e un po' fastidioso di notte. Nulla più. Però fa strano vederlo così. Mi sembra che stasera stia già meglio, ma non canto vittoria troppo presto.
Per Vienna ho in mente qualcosa...

venerdì 22 gennaio 2010

Mezza di Medea

Freddo. Freddo cane. A Medea si battono i denti ma decido di vestirmi leggero ugualmente. Sono tranquillo, in riscaldamento le gambe girano bene. Temevo che la settimana in montagna mi avrebbe appesantito, ma al momento non sembra. Altro dubbio deriva dalla tenuta. L'ultimo lungo doveva essere di 24 km, un paio d'ore, poco meno, ma a Canazei non ce l'ho fatta, stremato dalla neve e dalle salite ho chiuso 17 km ad un'andatura assurda: 5'45''.
Solito petardo alla Ballaben e via. Mi sono messo abbastanza davanti. Siamo in circa 400 e io sono lì, attorno alla centesima posizione. Davanti a me le solite culone che tirano le cuioia dopo 100 metri. Mah! Non ci sono intoppi al primo km come succede nelle gare affollate. Salitina della chiesa, supero Margiotta che trotterella come lepre accanto ad una ragazza attorno ai 4'15''. Mi viene la tentazione di stare un po' con loro, ma desisto. Alla fine scoprirò di aver fatto bene visto che loro avrebbero fatto la 30 km a 4'30''. Poco dopo mi passa come un fulmine il solito podista di Mariano. Tutina azzurra Asics, va come un treno. Lo lascio andare, ma non credo possa andare tanto lontano. Chiudo i primi 1000 a 4'16''. Ottimo. Poi via così: 4'13''-4'12''-4'12'' in buon relax. Fino al sesto passeggio. Individuo un paio di obiettivi che raggiungo e lascio indietro, non tanto per una mia netta progressione, ma per un loro precoce cedimento. Un baffino sui 50 importuna una trentenne in short... imbarazzante. Viaggio costantemente sotto i 4'10'', più vicino ai 4'00'' che ai 4'05''. Verso l'ottavo i chilometraggi vanno un po' a puttane e qualche runner sbarella. Passo in 4'30'' e un trevisano davanti continua a cercare rassicurazioni dai compagni di corsa "No go mia raentà!?". Si fa prendere un po' dal panico e allunga. Io sto lì, perché è evidente che il km precedente era sbagliato. Infatti il successivo se ne va in 3'30''. E così la media è risatabilita. Per la cronaca il trevisano allungherà ancora per tutta la gara e lo perderò di vista. Poi scoprirò che stava correndo la 30 km. Un altro pianeta rispetto a me. Anello di 5 km con due cavalcavia auostradali spezza-ritmo. La strada ha piccole pendenze. Fatico a tenere il ritmo. Ma siamo tra il 14° ed il 15° km e la fatica è messa in conto. Recupero alcuni runner, piano piano. Poi si entra in rettilineo, sulla stessa via dell'andata. D'ora in poi sono strade note. Mi trovo un po' isolato e, lo sapevo, controvento. I trevisani davanti a me hanno una ventina di metri e decido di non forzare per mettermi in scia ma di correre da solo, col vento in faccia, che poi non è così forte. L'andatura un po' ne risente, ma non forzo. A 100-150 metri vedo il marciatore di Mariano, che da un pezzo ormai non mi va più via. Obiettivo identificato. In poco meno di due km lo vedo avvicinarsi sensibilmente. Verso il 17° lo vedo camminare. Ok, sfida finita. Non si gareggia contro un morto. Da qui è pura sofferenza. Recupero 3-4 runner, ma i distacchi tra l'uno e l'altro sono importanti (40-50 metri). Corro gli ultimi 3 km in completa solitudine, avvicinandomi di pochi metri al km ad un altro runner che non credo recuperò. Chiudo in 1ora 26' 40'', personal best su un percorso che, nonostante le rassicurazioni degli organizzatori, sembra corto. Ma anche calcolando 200 mt in meno ( i Garmin dicono così) la proiezione è di 1ora 27' 30'', comunque personal best.
Bella gara, duretta a causa dei cavalcavia, ma mi sembra di essermi espresso bene, sinceramente aldilà delle mie aspettative.
E adesso... Vienna!

venerdì 8 gennaio 2010

Secondo test

Oggi secondo ed ultimo test. 3x5000 a RG+5'' con recupero di 1500 mt a 4'45'', ma il secondo recupero non si fa. Praticamente viene un 5000+10000. giornata splendida per correre. Provo anche l'abbigliamento per la gara anche se il clima è così instabile da non poter fare alcuna previsione. Durante il riscaldamento le gambe sono indolenzite ed i quadricipiti sono gonfi. Parto e so subito che ci sarà da soffrire. I primi 5000 vanno via veloci. Il timex mi fa sempre un po' arrabbiare perché, nonostante sappia di essere costante mi segna 4'35'', 3'48'', 4'12'', 4'24''... un sù e giù irritante! Verificherò che sia attivata la funzione di "appiattimento" delle rilevazioni. Durante il recupero non mi riprendo totalmente (e del resto l'andatura programmata non lo può permettere) e riparto per i 10000. Il giro è lo stesso: Farra-San Lorenzo-Villanova-Farra 5550 mt (http://www.gmap-pedometer.com/?r=3399391) . I primi 2 km e poco più sono in lieve salita ed il vento spira da sinistra o contrario. Soffro come un cane. Riprendo un po' di coraggio con il vento alle spalle ma all'inizio del secondo giro, verso il 7° km, ricomincia la sofferenza e mi viene una crisi vera. In allenamento non mi era mai successo. Un po' di ansia mi chiude la gola, ma la vinco inspirando a labbra socchiuse. Sono affaticato ma mancano 2500 metri. Penso a quando vedrò il cartello del 19° km in gara e lì non vorrò mollare. Allora stringo i denti, passo il cimitero di San Lorenzo, entro a Villanova, giro a destra alla Colombina, rettilineo, curva secca a destra col rischio di impattare il pulman delle scuole, quello giallo con i sedili a panchina. Ormai mancano 800 metri ed il vento mi sospinge.
Così i parziali: 5000 a 4'13'', 10000 a 4'16'' con una media di 4'15'' come da programma.
Adesso ci sono tre giorni per recuperare un po' (domani CLR, sabato una CL). Domenica poi si parte per la montagna. Credo che manchi solo una seduta specifica ad inizio settimana, per il resto mi dedicherò a scoprire la val di Fassa.
A Medea partirò con l'obiettivo di correre ai 4'10'' al km con accelerata finale che di solito mi riesce per una proiezione finale di 1h28'' (allineato al risultato di Klagenfurt, ultima mezza corsa, nell'ormai lontano agosto 2009, prima dell'infortunio).

martedì 5 gennaio 2010

Così parlò Albanesi

Dopo l'infortunio a carico del ginocchio destro ho sospeso la richiesta di consulenza a Pizzolato. Infatti il primo mese è stato di lento recupero ed i soldi, seppur pochi, sarebbero stati proprio sprecati. Una volta recuperata la capacità di correre senza dolori e per almeno 50 km alla settimana, ho cominciato una tabella di preparazione alla mezza, obiettivo Medea 17 gennaio. Ho preso spunto dalla tabella proposta sul sito di Roberto Albanesi. Da subito mi sono accorto che era tosta, se non altro per i km in programma. A grandi linee l'ho rispettata, soprattutto per quanto riguarda le sedute specifiche, magari ridistribuendole un po' per adattarle ai miei turni di lavoro. La scorsa settimana e questa sono quelle di test e di messa a punto delle caratteristiche utili a correre la mezza, prima fra tutte la capacità anaerobica, cioè la capacità di correre a lungo al ritmo della soglia anaerobica. Sabato era una brutta giornata, con vento di bora e pioggia e mi aspettava una seduta terribile: 15 km a ritmo gara. Sinceramente non so che valore allenante abbia una seduta del genere. Sicuramente può avere un valore sul piano psicologico se portata a termine secondo le intenzioni di Albanesi: arrivare "avendone ancora". Pura illusione, ovviamente, visto che in allenamento tenere un ritmo gara, vuoi perché non hai scaricato i giorni prima, vuoi perché la motivazione non mai quella della gara, costa molta, molta più fatica. Insomma: 15 km a 4'10''. Scelgo di fare 8 giri del circuito di Farra, per un totale di 14,8 km. Il circuito non è totalmente piano, misura 1850 metri, di cui la metà in falsopiano in salita è rigorosamente contro vento. Velocità media 4'14''/km, un po' deludente, visto il grave appesantimento di gambe e fiato con cui sono arrivato. Trovo un po' di giustificazione nel clima ingrato e nel percorso nervoso. Il timore è di aver esagerato e di faticare a recuperare. Domenica 7.5 km ad andatura turistica e oggi sotto la neve progressivo di 15 km, con 7.5 km a 4'45'', 4.5 km a 4'25'' e 3 km a 4'05''. E finalmente, sorprendentemente, buone sensazioni. Che stia finalmente finendo il periodo di flessione dello stato di forma?