A proposito dei miei amori

«Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni.»

Jesse Owens

sabato 24 aprile 2010

La doccia col cappotto

C'è gente che ci studia sopra!
Ad ogni runner sarà capitato di correre sotto la pioggia e, tutto sommato, dopo un po' che sei a mollo, non ci fai nemmeno più caso, a meno che la pioggia non sia battente o non si associ a vento gelido che penetra fino all'intestino cagionando indesiderati e vivaci movimenti peristaltici che culminano in una volatona di fine allenamento per raggiungere il cesso.
Dopo queste 8 subordinate, torno al tema principale per dire che un fisico di Udine ha provato a rispondere alla seguente domanda: per bagnarsi meno, conviene correre o camminare?
Partiamo da un presupposto: solitamente per bagnarsi meno conviene munirsi di un ombrello, ma raramente mi è capitato di vedere runner con l'ombrello, se non a qualche non competitiva domenicale.
Il problema va diviso in due sottoproblemi: parità di tempo e parità di spazio.

Parità di tempo:
E' la classica situazione del giovane maschio non convivente non automunito, che va a prendere la morosa a casa e non ha il permesso dei geronti di salire. Quindi non riguarda nessuno di voi che leggete, perché siete tutti notevolmente più vecchi. Ma potrebbe capitarvi di aspettare un autobus ad una fermata senza una pensilina...
Poichè l'unica costante è il tempo che dovete passare sotto il nubifragio considerate che, se la pioggia cade verticale, a stare fermi sotto l'acqua vi bagnate solo il cranio e le spalle (o qualsiasi altra parte del corpo dotata di una superficie orrizontale), mentre a passeggiare ve ne prendete anche sul muso, sul torace e sulle gambe. Quindi, se ve ne state a bestemmiare sotto la pioggia contro la lungaggine dei preparativi femminili e la stronzaggine dei vostri futuri desiderati suoceri, sappiate che vi conviene turpiloquiare DA FERMI.

Parità di spazio:
E' la situazione tipica del runner in allenamento o dello sprovveduto che deve attraversare una strada sotto un acquazzone. E' lo spazio ad essere costante, mentre il tempo di esposizione all'ossido di idrogeno dipenderà dalla vostra velocità. Se però tenete conto del fatto che più si va veloci maggiore è la quantità d'acqua che si schianta sulla parte anteriore del vostro corpo (avete presente quando andate in autostrada, e più accelerate più dovete velocizzare il tergicristallo?), ne deriva che a correre forte si prende tanta acqua in poco tempo, mentre a camminare si prende poca acqua per molto tempo. Siccome a scambiare i termini, il prodotto non cambia, ne deriva che indipendentemente dalla mia velocità, in faccia mi prendo sempre una quantità d'acqua costante. Quello che cambia è invece la quantità d'acqua che prendo sulla capoccia. Più vado veloce, meno sto sotto l'acqua, meno mi bagno. Ne deriva che, a parità di spazio, per bagnarsi di meno, conviene correre più velocemente possibile.

Tutto il ragionamento da per scontato che uno non voglia bagnarsi.
Se la cosa vi sembra ragionevole, sappiate che avete appena confermato la mia ipotesi che siete dei vecchi. Infatti i bambini amano stare sotto la pioggia.
Non ci credete? http://www.youtube.com/ cerca "la doccia col cappotto".
Coraggio!

Liberamente tratto dal libro "l'algoritmo del parcheggio" di Furio Honsell

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