Scrivo
su un foglio di NeoOffice, perché sono troppo pippa per crackare
l'originale e installarlo nel mio MacBook, comprato da uno studente
di scuola superiore smanettone e un po' nerd qualche anno fa e che
non mi ha ancora dato un problema che sia uno.
Scrivo offline perché
il mio abbonamento ad internet è scaduto e non riesco ad andare a
pagare la quota perché l'ufficio è aperto dalle 9 alle 17 e non
esiste alcuna alternativa rispetto al presentarsi allo sportello
soldi alla mano. Anche questa è Albania.
Scrivo dal mio letto, come
facevo poco meno di 2 anni fa, quando la mia esperienza qui era
appena cominciata. Da solo, come allora.
In due anni sono cambiate
molte cose. Non quelle importanti, però. I maligni appassionati di
pettegolezzi possono anche fermarsi alle prossime due righe dove
scrivo che non mi sono trovato un'amante albanese, non vado per
locali a donne e con mia moglie va ancora alla grande, anche se non è
sempre stato così.
Ai veri affezionati del blog, quelli che ogni
tanto sono passati di qui, quelli che un po' di nostalgia ce l'hanno
avuta (pur riuscendo a sopravvivere ugualmente felici), a quelli che,
alla fine, qui si sentivano un po' a casa, ho un po' di cose da
raccontare.
Mi
conosco abbastanza bene per non illudermi che questo sia un nuovo
inizio. In poche cose ho avuto costanza nella mia vita. Una di queste
è la corsa, ma le dita di una mano sono già troppe per enumerarle.
Il blog certamente non fa parte del gruppo.
Vorrei
raccontarvi della mia nuova vita da runner salutista, ma non esiste,
o quasi. Però abbiate pazienza, ve ne parlo tra un po'. Quindi sì,
esiste. O almeno, faccio di tutto perché esista. Vorrei raccontarvi
che, dopo che il mio Cardiologo mi ha concesso il certificato di idoneità all'attività sportiva agonistica e raccomandato di gareggiare a 140 bpm
(non rendendosi conto che i due termini, "gareggiare" e "140 bpm", nella mia testa non
potevano che elidersi a vicenda), ho ritrovato il gusto della corsa e
dell'incontro con molti podisti nelle gare della domenica. Ed
invece no. Pettorali non ne ho più indossati. Niente più sveglie
alle 4.40 per sedute di allenamento mattutino. Poche corse al lago, divenutomi
odioso per la continua derisione di cui ero oggetto. Un paio di volte
ho reagito ed ho capito che non conviene.
Sono una vittima del
cronometro. Per me la corsa era sacrificio finalizzato a conseguire
un risultato cronometrico. Immaturo. Sì.
Ma non
abbastanza per non essere capace di guardarmi dentro e capire che ciò
che mi manca è la sfida. Tutto sta nel trovarne una nuova, che però
non può andare slegata dal mio gusto per la forma fisica.
Qualcuno mi ha proposto di dedicarmi alla cucina, oppure a suonare
uno strumento, ma nessuno di questi hobby consiste in attività che
mantengono il fisico in uno stato di forma accettabile. A meno che
non usi un pianoforte con tasti larghi un metro e quindi per
suonare la canzone della pasta Barilla devi farti l'equivalente di un
mezzo giro di pista. Andante, con brio.
Stante
che la bicicletta a Tirana è il mezzo che con maggior sicurezza ti conduce in
ortopedia e che non ho mai praticato il nuoto a livello tale da
poterlo considerare attività sportiva, ho ripiegato sulla palestra (un minuto
da casa a piedi, 28 euro abbonamento mensile, 4 ingressi a settimana,
anche questo è Albania). Dopo poche settimane ho cominciato a notare
dei cambiamenti nel mio corpo. Delle rotondità “di pregio” se
vogliamo dire così, che in qualche modo mi hanno fatto dimenticare i
miei fianchi non più concavi (diciamocelo, quando corri 60-70 o
anche 100 km alla settimana per anni, puoi anche fare il porco a
tavola che comunque i pantaloni ti cadono sempre, ma appena smetti,
maledici quella volta che hai preso il 48 al posto del 50). Viene da
sé che, partendo da una bassa percentuale di massa grassa e da
muscoli della parte alta del corpo poco sviluppati, piccoli risultati
saltano subito all'occhio. Ecco allora che nasce una nuova sfida:
ottenere un corpo armonico, esteticamente soddisfacente. Il vantaggio
è che a tal fine non è necessario spaccarsi di pesi (cosa che non
posso fare, al pari della corsa competitiva) e nel frattempo è
indispensabile mantenere bassa la massa grassa con l'attività
aerobica. Il mio nuovo obiettivo mi da la forza di allenarmi in
palestra 4 volte alla settimana strutturando l'allenamento in una
parte aerobica (almeno 10 km di corsa) ed una parte dedicata alla
cura di diversi gruppi muscolari. La domenica, quando possibile,
faccio ritorno alle mie origini di podista: le marce
FIASP. Qui ho la possibilità di percorrere 13-15 km (ora non sarei
in grado di correre di più senza poi avere necessità di due
stampelle per i giorni successivi, attrezzi che mi sarebbero di non
poco impiccio al controllo di sicurezza del lunedì mattina, in
aeroporto) totalizzando, nelle settimane migliori, circa 50 km (cosa
che è più un'utopia che una realtà, visto che spesso 1 o 2
allenamenti alla settiman saltano per cause lavorative o, raramente,
sociali). Ma della realtà poco mi importa. Essa non è altro che la
combinazione della mia forza di volontà e degli eventi che ad essa
si oppongono. E la prima l'ho ritrovata.
Ecco,
da domenica mi ronzava in testa di riprendere il blog (grazie amico
omonimo incontrato a Starazano) e cose da dire ne avrei tante. Avrei
potuto dar loro un ordine, oppure enunciare i temi per poi esporli
nei post successivi. Ed invece, come al solito, ho lasciato correre i
pensieri (almeno loro possono farlo senza limiti di bpm), anzi le
dita sulla tastiera. Non sono il tipo che mette i post in una
cartella e poi li legge, li corregge, li rilegge e poi, quando
sono "perfetti" li pubblica. Io non li rumino. Li vomito. E mi
piacerebbe anche dare una direzione nuova al blog (un nuovo tema?
Libri letti? Medicina? Cucina balcanica?) ma lo so che non sarò in
grado di farlo. Del resto qui dentro ci ho messo la mia vita, fatta
soprattutto di corsa, almeno fino ad un anno fa. E continuerò a
farlo, con i nuovi equilibri che la mia vita mi ha imposto,
inevitabilmente.
Forse
perderò qualcuno dei miei (pochi) lettori e qualcuno lo guadagnerò
(anche meno) ma a dire il vero è un bel po' che non mi interesso a
quanti leggono.
Senza offesa per nessuno, io scrivo perché e quando
mi piace farlo e poco mi importa (poco eh, non ho detto “niente”)
se pochi leggono e nessuno commenta. In questo non ho bisogno né di
obiettivi, né di sfide.
Peccato solo che a battere tasti si
consumano, ad essere ottimisti, le calorie di un Pavesino.