A proposito dei miei amori

«Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni.»

Jesse Owens

domenica 3 febbraio 2013

Back to 20's

Stamattina il muezzin non mi sveglia. Sono troppo stanco. 'Sta scimmia dei libri di alpinismo non mi lascia in pace e vado a vanti a leggere sempre fino a oltre la mezzanotte e va a finire che una mattina gli occhi sono più pesanti del solito. Tanto per informazione, dopo "la morte sospesa" di Joe Simpson di qualche mese fa, "la scalata impossibile" di Jennifer Jordan mi ha catapultato sulle tracce delle epiche imprese sul K2, finendo in questi giorni in "No way down". Gli alpinisti ed i maratoneti hanno una cosa in comune: la scarsa comprensione da parte della moglie nei confronti della loro passione/ossessione. Solo che i primi rischiano la pelle molto di più dei secondi, soprattutto se si tratta di alpinismo d'alta quota.
Per tornare a stamattina, mi svegliano tuoni e grandine. Fuori dalla finestra tutto è grigio e neanche le galline si azzardano a mettere zampa nel prato sottostante. Penso che il suolo di Tirana sia foderato di gore-tex perché in un minuto si formano delle pozzanghere mondiali e più tardi vedo le galline tirare su i vermi con la canna da pesca.
Non soffro di meteoropatia, ma stamattina il mio umore era più grigio del cielo. Sono a metà di questo periodo di due settimane a Tirana e la prospettiva di lavorare per il settimo giorno consecutivo, e domani ricomincia la settimana, mi avvilisce. Ma c'è un caso delicato e devo essere lì. Dopo quattro ore in ospedale e la comparsa dei primi segni di schiarita mi avvio con poca voglia verso la "villa" e rimango 10 minuti sul cesso a leggere. Ma poi le parestesie ai piedi mi fanno mollare il colpo e finalmente mi cambio ed esco. Quarta uscita settimanale, anche se una andrebbe conteggiata come mezza (solo 6 km). Mi propongo di viaggiare a sensazione, soprattutto i primi 10 km, perché ormai conosco il percorso e le sue insidie. Le gambe rispondono bene e non spingo mai eccessivamente. In onore di Matteo e Mauro che oggi hanno corso la mezza di Preganziol a ritmo maratona, decido di correre un fondo lento in quarta marcia. Ne vengono fuori quasi 21 km a 4'32'', spingendo solo gli ultimi due km sul falsopiano che porta a Tirana e che sotto i 4'35'' mi fa gonfiare i quadricipiti che neanche squatting. Tutto sommato di questi tempi non è da sputarci sopra. Dopo vari mesi torno sopra ai 50 km in una settimana ma la forma è un concetto al momento astratto. Per fare 21 km mi sparo un triplo giro della vergogna con varianti fangose e ad ogni passaggio ricevo ciò che mi aspetto. Ma stavolta penso che anche i grandi atleti che vanno a prepararsi sugli altipiani devono subire gli sfottò dei ragazzetti del luogo. E così mi sento in buona compagnia e trotterello tra bar semideserti, "lavazh" aperti in cui lava la macchina solo il padrone ed un asino mezzo avvolto in un telo in plastica che mi fa pentire per l'ennesima volta di non essermi portato la macchina fotografica.

Lavaggio con acqua... il resto non lo capisco...

Strada di Kashar, Tirana. Questo spiega perché qui ci sono ancora i lustrascarpe.

Saluti dal paese delle contraddizioni.



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