A proposito dei miei amori

«Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni.»

Jesse Owens

domenica 19 settembre 2010

Traduttore automatico di GoogLEO

Ba: liquido cristallino dissetante
Ua: frutto autunnale da cui si ricava bevanda a vario grado alcoolico
Ancoa: richiesta di reiterazione di gesto, frase, gioco o rimpimento bicchiere/piatto
Buffbuff: quadrupede abbaiante
Meeeow: quadrupede miagolante
Pam: termine onomatopeico per trauma cranico
Pan: complemento ai cibi ottenuto da impasto tra farina acqua lievito e sale

Si omettono termini inerenti la famiglia, per ovvietà di traduzione.

Aggiornamento al 8 ottobre
Itta: nome proprio di gatto domestico (Giuditta)
Izio: nome proprio di folkloristico tunisino conosciuto durante le recenti ferie (Maurizio)
Loglio: sostanza grassa di derivazione vegetale usata per l'idratazione della pelle
No-no: categorico rifiuto di seguire qualsiasi istruzione data. Se impropiamente iterata stimola la produzione di sculacciate e successiva insorgenza di pianto disperato.
Cicia: ancora in fase di traduzione. L'ipotesi attualmente più in voga è che indichi cibo di derivazione animale ad elevato contenuto proteico.

Updating in progress

lunedì 13 settembre 2010

A tor dal tor di Buri


Test atteso, quello dell'ora. Ad inizio giugno avevo corso una gara simile, in una pista affollata.

Stavolta il percorso è cittadino e riserva due piccole asperità per ogni giro di 874 metri.

Corro la ventiduesima ora di una staffetta, dalle 13 alle 14. Caldo, ma sopportabile. Quando arrivo al tendone della mia squadra (Palme-Gonars-Jalmicco) il mitico Giorgio mi fa notare che siamo primi e che mi basta non perdere terreno dal nostro diretto avversario dell'atletica Buja. Io lo individuo e, pur avendolo già visto, non so se sia uno che va più forte o più piano di me. Decido di partire al ritmo prefissato su un percorso a me totalmente sconosciuto. E così NON sarà.

Al via mi attesto attorno all'ottava posizione ed esagero un po', anzi un bel po'. Mi accorgo che il mio avversario si è attaccato ai miei talloni e non capisco cosa voglia fare. Credo che abbiamo almeno 3 km di vantaggio e dovrebbe attaccare, mentre io dovrei controllare. Ma non accenna a superarmi. Sul tracciato molti lo conoscono e lo incitano "Bene mauro, Vai Mauro". Io ho Leonardo che ad ogni giro mi indica col ditino e mi guarda col ciuccio in bocca. Dopo i primi tre giri decido di scoraggiare ogni iniziativa del mio avversario, anche perché io ho il vantaggio di sentire il suo fiato mentre il mio lui non lo percepisce. E comunque è meno concitato. Mi rendo benissimo conto che sto correndo oltre le mie potenzialità ma non credo che lui reggerà ancora molto. Attorno al minuto 20 un runner che mi sta davanti di pochi metri decide di aspettarmi e di mettersi in coda. Dietro di me sento lo scalpiccìo dei loro passi e non capisco se siano in due o uno solo. Per di più, questo runner che si è appena accodato si chiama Mauro, come quello di prima. Quindi tra un vai Mauro ed un forza Mauro, mi volto verso un vetrina e vedo che siamo in due. Quello davanti è un pelato in canotta azzurra, quello dietro un pelato in canotta bianca. Manca il trinoriciuto, manca il mio avversario. Non mi volto a controllare dove sia. Ormai la frittata è fatta. Attorno al minuto 32 comincio a sentire che le gambe non sono più brillanti. Il runner che è con me non ne vuole sapere di tirare, ma servirebbe a poco, visto che il poco vento è trasversale e non da fastidio. So che sto calando e che la crisi verrà inesorabile. Attorno al minuto 40 Mauro, il pelato, decide di andare e io non riesco a reagire. La sua sarà una progressione inesorabile che io non riuscirò ad arginare.

Per quelli a cui interessa, un crollo si presenta così:

Primi 8 giri a 3'30''5 a giro

Gli altri 8 giri a 3'39'' a giro

Praticamente naufrago nell'acido lattico

Ovvio che sarei dovuto partire a 3'36'' a giro.

Concludo davvero affaticato 14613 metri, terzo di frazione, guadagnando ulteriori 360 metri sui secondi.

Una gara sconsiderata, mal gestita, corsa più sull'avversario che sulla distanza.

Unica nota positiva: 150 metri in più rispetto a Fagagna, tre mesi fa, su un percorso più mosso ma meno affollato, nel quale si poteva scegliere la traiettoria ideale.

Uno dei miei avversari "virtuali", il Poiana, mi ha dato uno schiaffo tremendo correndo la sera prima quasi 15100 metri, un'enormità più di me. Bravo!

Sono felice per Giorgio, che per la prima volta porta una sua squadra alla vittoria. Va detto però, che tra le cinque edizioni disputate finora, questa ha avuto i contenuti tecnici più scadenti. Abbiamo vinto con 332 km e poco più, mentre l'anno scorso ne sarebbero serviti 370.

Onore comunque a Giorgio, che si starà godendo questa prima indimenticabile vittoria.

mercoledì 8 settembre 2010

Diamond Gala


L'ultimo fine settimana di agosto era tanto atteso. Da mesi avevo preparato la sorpresa a Laura e allora sveglia alle 4.40, in macchina alle 5.20, a Treviso alle 7.00, in aereo alle 8.30, a Brussel alle 10. Cielo plumbeo, pioggia a tratti battente, vento, 10-12 gradi. Fino a che non entriamo allo stadio alle 19.00 lei non capisce che l'ho portata a vedere la finale del Diamond Gala. Lo so, lei sognava una giornata alle Olimpiadi, ma sarebbe tutto più difficile, anche se non è detto che un giorno...
La serata scorre rapidissima tra i pochi balzi, sbagliati, di Gibilisco, il secondo posto della Di Martino, una finale dei 100 M biamputata di Bolt e di Asafa, un 800 M fantastico con Rudisha in 1'43''50 che gioca con Kaki, secondo col pettorale rovescio, ed una piccola delusione per Elisa Cusma. I primi dieci minuti col groppo in gola in uno stadio pieno per il memorial Van Damme (http://it.wikipedia.org/wiki/Ivo_Van_Damme).
Bello bello, dalla sfilata iniziale ai fuochi d'artificio finali.
Poi cena ai baracchini dello stadio, uguali in tutto il mondo ma con le patatine fritte più buone d'Europa.
Il mattino dopo trasferimento ormai annunciato nella vicina capitale Olandese. Il treno ad alta velocità è confortevole, e davvero viaggia, meno veloce ma più costoso del Boeing della Ryanair che ci ha portato a Brussel con i piedi sulle valigie.
La città è fantastica e Laura ne è entusiasta. Non si spaventa dei "fattoni" che girano per la stazione. Visitiamo il centro storico a piedi e dopo pranzo è d'obbligo un giro sui canali con il battello. Dopo cena invece visita al quartiere a luci rosse, sempre stupefacente. Ci infiliamo in un bar da cui esce del metal favoloso e ci facciamo l'ultimo bicchiere, lontani dalle oniriche esperienze vissute con gli amici molti anni fa. La stanza d'albergo in cui siamo ospiti ha il letto addossato ad una grande vetrata che dà sul vicolo sottostante. Sembra di dormire in braccio alla notte Olandese e le gocce di pioggia che bussano al vetro ci cantano la ninna nanna. E' domenica e dopo Van Gogh ci attende lo store Desigual (in ordine cronologico e forse anche di importanza, chissà). Il rientro a casa è vicino ma siamo ancora frastornati dai tre magici giorni vissuti. La facilità con cui si possono organizzare questi weekend tutto via web e la rapidità degli spostamenti farebbero venir voglia di ripetere l'esperienza. Ma la Mastercard piange.
A casa ci aspetta Leonardo e la sua presenza rende dolce un rientro a casa che potrebbe altrimenti essere un po' malinconico. Dorme e non sa che domattina, dopo tre giorni, lo sveglieranno i bacini della mamma.